SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO
A sentire certe statistiche, oggi si vive meglio e si vive di più. Non me la danno da bere.
Negli anni passati non si stava poi così male.
Non è per fare del facile amarcord.
La gente aveva certamente i suoi acciacchi.
C’era anche allora chi si ammalava e chi moriva prima del tempo.
Ma non si veniva certo falcidiati in modo sistematico dalle mille patologie odierne.
Mi riferisco agli anni 50 e 60, non certo a quelli del Medioevo, e ancor meno a quelli di Roma Antica, quelli basati sul cavolo crudo, quelli di Catone il Censore, di Tito Lucrezio e di Marco Aurelio, quelli dei 600 anni senza la presenza di un singolo medico e di un singolo farmaco, essendo vietata per legge, a quei tempi, ogni forma di professione medica e terapeutica.
IL DRAMMA DEL VIVERE MALE, COL SANGUE DENSO E IL RESPIRO CORTO
Quello di oggi è un autentico disastro, un fioccare continuo e catastrofico di patologia e di malessere.
Trovare qualcuno che ti confessi, in tutta sincerità, di stare bene, e di essere felice e pimpante, com’è giusto esserlo quando si è veramente in forma, pare un’impresa di Sisifo.
Ma cos’è poi che frega l’uomo e lo fa stare male?
Già ho scritto articoli globali tipo “La salute umana parte dal colon”, spiegando i meccanismi perversi che, partendo dai cibi sbagliati (carni, pesci, uova, formaggi, proteine animali, bevande farabutte) e dagli stress micidiali del vivere quotidiano, compromettono la basilare funzione gastrico-assimilativa-evacuativa, creano stitichezza, addensano il sangue, accorciano il respiro e producono tutta quella lunga serie di enervazioni ed indebolimenti locali che portano via-via alle infiammazioni locali chiamate iti (gastrite, colite, flebite, nefrite, epatite, tiroidite, e chi più ne ha più ne metta).
L’ACIDIFICAZIONE URICA E IL FREDDO
Il quadro appena tracciato rimane purtroppo valido e confermato.
Vorrei però andare un po’ oltre e focalizzare la nostra attenzione su due lanzichenecchi di cui si parla spesso, ma forse non abbastanza e mai con sufficiente chiarezza.
Due autentici diavoli che sono l’acido urico e il freddo, e che stanno alla base di grosse complicazioni renali, epatiche, pancreatiche, circolatorie e vescicali.
Al punto di dover dire che tutte le malattie portano in qualche modo all’acidificazione, e in particolare all’acidificazione urica.
L’INVERNO RIMANE UNA BRUTTA BESTIA PER TUTTI
Per il freddo non c‘è molto che possiamo fare, se non imitare gli uccelli migratori che da sempre, con le loro ali piumate, si fanno migliaia di kilometri verso le zone più riscaldate e soleggiate.
Chi ha i mezzi per farlo, e va a trascorrere l’inverno in località più secche e più calde delle nostre, ne ricava sicuramente dei benefici.
Un altro valido stratagemma è quello di copiare il ghiro, lo scoiattolo e la marmotta, animaletti che nonostante la loro pelliccia protettiva, hanno capito che l’inverno è una brutta bestia da evitare e si ritirano tranquilli nei loro rifugi a fare una lunga dormita chiamata letargo.
L’uomo, unico animale a sangue caldo e a pelle nuda, avrebbe cento motivi per ridurre le sue attività durante l’inverno, ma se ne guarda ben bene dal farlo.
CI MANCA IL CONFORTO DELLE PIUME E DEL PELO
D’accordo che sui rilievi alpini ed appenninici si praticano gli sport invernali, attività fisiche utili e divertenti tra i pini, la neve e il sole che, alla alte quote, brilla meglio che in pianura.
Ma per la gente comune, inchiodata al tran-tran quotidiano dei paesi e delle città, il clima freddo non è certamente un amico.
L’essere umano è stato di sicuro concepito per vivere in zona sub-tropicale.
Pur appartenendo all’ordine dei Primati, l’uomo è un bipede potenzialmente evoluto e intelligente, ma è anche una scimmia nuda e improtetta, mancandogli il conforto delle piume e del pelo.
D’INVERNO VIAGGIAMO A BATTERIE SCARICHE
Siamo pertanto costretti a giocare in difesa. Dobbiamo coprirci, dobbiamo ripararci, dobbiamo scaldarci e difendere il nostro delicatissimo equilibrio termico, che sta intorno ai 37 °C, o qualche linea di meno.
Strategie protettive contro le intemperie esistono.
Dormire di più la notte è basilare. Qualche mezz’oretta di riposo anche durante il giorno, al riparo di una coperta, è soluzione saggia, per chi ha la possibilità di farlo. Serve a ripristinare le calorie perse, e a dare una piccola ricarica alle nostre batterie che, in questa stagione, segnano costantemente rosso, col sole che latita e con i cibi, anche quelli migliori, che stanno ai minimi livelli in contenuto enzimatico, vibrazionale e mineral-vitaminico.
L’ERRORE DI SCALDARCI COI CIBI E CON LE BEVANDE DOPANTI
La cosa peggiore da farsi è quella di volersi scaldare coi cibi caldi, coi cibi energetici ma morti, e coi cibi grassi e proteici, corredandoli di bevande dolcificate, alcoliche, pastorizzate, nervine.
Questo non è nutrirsi ma doparsi, cioè diventare preda e servi dell’assuefazione, della dipendenza e delle crisi di astinenza. L’unico cibo possibile è quello in linea armonica e logica col nostro disegno progettuale, e quindi il cibo vegano e tendenzialmente crudista.
ALIMENTARSI A ZERO COSTI DIGESTIVI E COL MASSIMO RENDIMENTO
Il tendenzialmente permette un certo compromesso col cibo amidaceo naturale cotto in modo conservativo (patate e tuberi, zucche, melanzane, legumi, cereali integrali, paste integrali, pizze, creme di verdura). Le uniche bevande possibili sono l’acqua pura senza gas e senza troppi minerali, nonché i succhi di frutta e di verdure prodotti e bevuti all’istante.
Questo tipo di alimentazione garantisce zero costi digestivi e quindi massimo rendimento.
LA FORMULA EHRETIANA DELLA VITALITÀ
L’uomo, lo ribadiamo ancora, è un animale a sangue caldo (36.7 °C) e a pH alcalino (7.30-7.50), e quindi un essere fruttariano, dotato di un motore pneumatico-elettrico-biochimico che funziona perfettamente (cioè senza effetti collaterali e patologici) ad aria azoto-ossigenata e a carboidrati naturali mineralvitaminizzati, secondo la formula ehretiana V = P – O, dove la vitalità si ottiene con la potenza (o meglio con le calorie totali introdotte) meno l’ostruzione (o meglio i costi digestivi e i prelevamenti di micronutrienti interni da parte dei cibi-junk).
UN MONDO COALIZZATO PER FARCI AMMALARE FIN DAL PRIMO GIORNO
La patologia più grave dell’essere umano è di tipo ideologico-comportamentale e, ai nostri giorni, si chiama essenzialmente proteinomania, ed è corredata dalle sue immancabili ancelle che sono la zucchero-mania, la sodio-mania, la caffe-mania, l’alcol-mania, la fumo-mania e la farmaco-mania.
Trattasi di una grave eresia promossa da determinati circoli agricoli-industriali-farmaceutici-politici a chiaro scopo di lucro.
La salute è vietata, in quanto non porta guadagno e non porta reddito.
Viviamo in un mondo nemico, coalizzato per farci ammalare pesantemente fin dal primo giorno e dal primo vagito.
IL GRAVISSIMO SOVVERTIMENTO DEL PH SANGUIGNO
La proteinomania conduce dritto-dritto all’acidificazione, alla toxemia, cioè all’intossicazione del sangue. Possiamo dunque affermare, senza ombra di dubbio e di smentita, che la patologia più grave dell’essere umano, in termini sintomatologici e consequenziali, è l’acidificazione, ovvero il sovvertimento del pH sanguigno.
Per essere più precisi ancora, il diavolo con le corna più acuminate è l’acidificazione urica chiamata iperuricemia, in quanto produce altre malattie a grappoli.
NESSUNA IMPUTAZIONE E NESSUNA BESTEMMIA CONTRO IL CREATORE
Iperuricemia significa incremento patologico di acido urico nel sangue.
Fabbricante distratto e superficiale? No di certo. Al Creatore, Dio o Natura o Anonima Evoluzione che sia, non possiamo imputare proprio niente.
L’uccellino che vola ama le sue ali e non si permette di maledirle.
Il pesce che nuota è grato a Nettuno per le sue pinne.
L’uomo, essere teoricamente dotato di coscienza e di intelletto divino, usa male il suo cervello e va contro natura, bestemmiando l’opera divina e compromettendo la sua stessa realtà funzionale.
UN RUGGITO AL POSTO DELLA PAROLA
Il Creatore ci ha dato un motore fruttariano, totalmente privo di enzima uricasi.
Ma non certo per sua dimenticanza.
Se avesse inserito tale enzima, avrebbe dovuto modificare e stravolgere l’intero progetto umano. Avrebbe in tal caso dovuto darci degli artigli al posto delle mani, delle mascelle fisse e non mobili, degli intestini corti, lisci e tozzi, niente duodeno per digerire la frutta, e magari un ruggito al posto della parola. Avrebbe insomma dovuto fare di noi un essere peloso, aggressivo, quadrupede, ed affamato di viscere e carni altrui.
NESSUN CAMBIAMENTO E NESSUN ADATTAMENTO AL CARNIVORISMO
Tant’è che, più un animale è carnivoro e più enzima uricasi possiede.
Felini, canidi, rettili, condor, aquile, iene e sciacalli, sono dotati di uricasi in abbondanza, per cui possono disgregare, digerire ed assimilare tutte le carni, tutte le parti putrefatte e tutte le ossa che vogliono. L’uomo ha cercato invano di scimmiottare le belve feroci, cullando la folle ambizione di diventare come loro. Ma, anni e secoli di frequenti trasgressioni carnivore, non hanno portato a nulla.
Nessun cambiamento del suo sangue e delle sue 1000 caratteristiche fruttariane, persino nessun adattamento, visto che chi mangia carne continua a cadere nelle sabbie mobili della putrefazione e della acidificazione urica, del diabete, della dialisi, della cardiopatia e del cancro.
LE PURINE E L’ACIDO URICO
Cosa è mai questo acido urico? Chimicamente, l’acido urico è un derivato della purina. È una sostanza estremamente tossica. Un composto chimico che si trova nell’urina degli uomini e di tutti gli animali.
Rappresenta uno dei prodotti terminali del metabolismo degli acidi nucleici, e anche un prodotto terminale del metabolismo delle proteine (nei pesci, nei rettili e negli uccelli).
I nucleoprotìdi (o nucleoproteìdi) si trovano nel timo, nella milza, nel cervello e nel fegato.
Le purine, sostanze fortemente azotate, hanno origine da nucleoproteìdi cellulari e danno origine all’acido urico. Sono l’adenina, l’ipoxantina, la guanina e la xantina.
Dalla xantina derivano la teofillina (the), la caffeina (caffè, cole) e la teobromina (cacao, cioccolato).
PER L’ACIDO URICO ENDOGENO NON ESISTONO GROSSI PROBLEMI
Il normale ricambio dei nucleoproteìdi cellulari, cioè la moria normale delle cellule, dà luogo a detriti cellulari endogeni (chiamati impropriamente virus). Trattandosi di fenomeno fisiologico e previsto, l’acido urico endogeno non provoca guai, finchè il metabolismo funziona e le cellule morte vengono prontamente riciclate (vedi recupero minerali utili) e poi espulse.
I MICIDIALI CRISTALLI DI URATO MONOSODICO
Le difficoltà sorgono invece quando l’acido urico viene introdotto con gli alimenti non-compatibili.
A questo il corpo non è preparato e non è protetto.
In diverse condizioni patologiche (malattie renali, epatiche, ecc) la concentrazione di insolubile acido urico aumenta, e il sangue non possiede altre opzioni per liberarsene, se non quella di depositarlo, sottoforma di aghi detti UMS (cristalli di urato monosodico), nei tessuti e nelle articolazioni, dando luogo a disturbi (gotta) e deformazioni (artrite reumatoide).
IL FREDDO È UN ACCELERATORE DELL’IPERURICEMIA
A bassi livelli, e a temperature accettabili, esiste una qualche tolleranza, per cui la presenza dell’acido urico non presenta grossi problemi.
I valori normali di acido urico vanno da 2,1 a 8,5 mg/dL per l’uomo, e da 2,4 a 6,6 mg/dL per le donne. Fino al limite di 8,5 mg/dL, con temperatura corporea del sangue di 37 °C, l’acido urico rimane in sospensione nel sangue e non va a fare disastri altrove. Ma, se scendiamo alla temperatura di 34 °C, sono sufficienti 4 mg/dL per causare una precipitazione e una formazione dei terribili cristalli aghiformi nelle articolazioni. Spesso, le estremità sono soggette a temperature molto più basse dei 37 °C corporei, ed è proprio questo fatto a generare la precipitazione degli urati.
NON ESISTONO ALTERNATIVE AL DIGIUNO IGIENISTICO E ALLA DIETA VIRTUOSA
Una persona sana, che non assuma purine nella dieta, elimina 340-500 mg al giorno di acido urico tramite le urine, mentre circa 200 mg vengono versati nella bile nelle 24 ore, e una quantità minima esce pure col sudore.
Chi è molto acidificato e ha vecchi depositi di UMS da smaltire, ed anche chi è obeso, deve per forza passare attraverso la trafila disgregativa e riduttiva.
Non esistono alternative al digiuno igienistico seguito da dieta virtuosa, vegana e crudista, e quindi anche da crisi eliminativa.
LE CRISI ELIMINATIVE VANNO CAPITE E COADIUVATE
Se i primi 5 o 10 kg di adipe se ne andranno facilmente, essendo semplici acque stagnanti di ritenzione, il sovrappeso successivo implicherà scioglimenti di UMS e alta presenza provvisoria di acido urico nel sangue, nonchè nei materiali espulsivi (urine, feci, sudore, respiro).
Questo non deve preoccupare, trattandosi di un percorso riparatorio e costruttivo.
Né devono preoccupare eventuali dermatiti, causate dalle crisi eliminative che spesso sollecitano l’epidermide ad aprire dei canali aggiuntivi di escrezione veleni.
L’andar fuori dei veleni è cosa ben diversa dal mandarli dentro.
VIETATISSIMI GLI OMEGA3 DI ORIGINE ITTICA, AUTENTICHE BOMBE URICHE
Occorre semmai, in queste circostanze, incrementare gli aiuti all’espulsione, evitando rigorosamente ogni forma di compromesso con proteine animali, cibi cotti, farine raffinate, zuccheri, sali, the, caffè, cacao, alcol, birra, farmaci, ed incrementando nel contempo frutta e centrifugati di carote, tuberi vari, mele ed ananas.
Vietatissimi sempre gli Omega3 di origine ittica, autetiche bombe uriche dannose ai sani e ai malati.
Chi ha dei problemi a sostenere i periodi di intensa espulsione, in quanto legato ai suoi impegni di lavoro, potrà sicuramente modulare l’espulsione con dieta di compromesso, meno drastica in termini di crudismo. Disapprovo però il ricorso anche parziale a farmaci anti-infiammatori. Trattasi di cedimenti psicologici che prolungano e ritardano la guarigione, un vero e proprio mandar fuori l’acidificazione dalla porta e farla rientrare per la finestra.
IL RECUPERO RICHIEDE PAZIENZA
Il problema riguarda molto di più i maschi delle femmine, assistite in questi casi dal ciclo mestruale, finchè non sono entrate in menopausa.
La dieta vegana tendenzialmente crudista non è solo il miglior modo di alimentarsi, ma è anche il perfetto schema risolutivo di tutte queste malattie al 100% e in tempi brevi, ma non brevissimi.
Non puoi accumulare veleno per 30 anni e poi pretendere di mandarlo fuori in 3 settimane.
UN OTTIMO SCHEMA ANTIURICO
Un ottimo schema alimentare antiurico seguito con successo da un caro amico, nonchè maestro di arti marziali, è il seguente:
- Prima colazione: un kg di arance, o 1 kg di melone o anguria, a seconda della stagione.
- Pranzo: gran piatto di verdure miste crude condite con olio extravergine e patè di olive, senza sale e aceto (insalata verde, pomodori, carote, peperoni, cipolle, zucchine, finocchi, carciofi, a seconda della stagione e non più di 3 tipi per volta), con fetta di pane integrale fatto in casa.
Se c’è ancora appetito, poca pasta integrale con olio extravergine più verdure crude. - Merenda: frutta fresca o centrifugati di tuberi-mele-ananas.
- Cena: verdura cruda come a pranzo, seguita da minestra di verdure e fetta di pane integrale.
– Patate ed altre verdure cotte conservativamente sono di uso frequente a pranzo o cena.
– La pizza sottile con verdure e senza formaggio è sempre gradita. - A fine pasto, una manciata di mandorle, noci o pinoli è d’obbligo una volta al giorno.
QUALCHE AGGIUNTA È CONSIGLIABILE
A tale profilo, si possono aggiungere sicuramente alcuni alimenti-base come il miglio, il saraceno, il quinoa e il riso-nero, nonchè i semini di chia, di sesamo, di lino, di girasole, di papavero, di finocchio, di amaranto (psillo), nonché le farine di castagna, di manioca e di carruba, e il germe di grano.
La crema di avena, con fiocchi ricavati a crudo, andrebbe a mio avviso approvata, per il suo alto valore nutritivo. Anche il pop-corn fatto in casa è ottimo. Pure il mais da pannocchie dolci e tenere va bene.
GLI ACCELERATORI DELLA DISINTOSSICAZIONE URICA
Ma per dare una forte accelerazione all’opera espulsiva, ribadiamo la necessità di una dieta rigorosa crudista e il frequente ricorso a succhi di carota-bietola-rapa-sedano-mele-ananas-zenzero-topinambur e altri succhi combinati (mai più di 4 combinazioni per volta), mantenendo sempre una prima colazione di tipo acidognolo (arance, limoni, pompelmi, clementine, angurie, fragole, pesche, uva, meloni vari).
Miracolose alcune piante come il tarassaco crudo e cotto al vapore, il radicchio con la sua radice, le radici amare, la selene, le ortiche, la malva, le primule, la cipolla e il porro, i carciofi, la bardana, la borragine e il pungitopo. Nel periodo invernale, la produzione di germogli in proprio, è consigliata.
CIBI SÌ E CIBI NO
Piano invece coi cavoli, i cavolfiori, l’acetosa, il rabarbaro, le melanzane, i pomodori, i peperoni, gli asparagi, gli spinaci, i funghi, i cereali tradizionali, i legumi. Ciliegie, ribes, uva spina, lamponi, mirtilli e more, melograni, anguria e meloni, pomeli, manghi, papaie, longan e litchi, sono da preferirsi tra i frutti. Grandi eliminatori urici rimangono il sedano, il prezzemolo, le carote e i carciofi. Vietatissimi il the, il caffè, il fumo, le aspirine, le cole, le bibite gassate, la birra in particolare e gli alcolici tutti.
NIENTE SMORFIE E NIENTE FRENO A MANO TIRATO
Vale la pena avere tutte queste attenzioni? Vogliamo sì o no vivere la vita in modo normale, e non trascinarla penosamente, caricati di patologie metaboliche croniche?
Ricordiamoci che reumatismi, gotta e artrosi sono malattie terribili, dolorose e disabilitanti.
L’acido urico significa infiammazioni e rigididità articolare alle mani e ai piedi.
L’acido urico produce emicrania, arteriosclerosi, angina pectoris, calcoli renali, calcoli epatici, calcoli biliari, malattie alla vescica.
Vogliamo camminare e muoverci col sorriso e senza problemi, o amiamo forse procedere col freno a mano tirato e una immancabile smorfia di dolore?
Valdo Vaccaro
Proprio ora sono indaffarato a vestirmi bene bene per uscire fuori e fare una passeggiata ma ti posso dire che è davvero difficile fare movimento all'aria aperta in certe zone d'inverno. Qui a Ravenna è molto umido quindi il freddo viene amplificato e arriva fin sotto i vestiti. L'alta umidità copre anche quel pochissimo Sole che c'è e quindi anche il metabolismo ne risente. È il primo inverno da vegano e solo ora mi accorgo di quanto sia difficile l'inverno.
sulla parte cibi si cibi no, non si capisce bene quali sono i cibi che non vanno bene.
Ciao a tutti sono Vincenzo
cerchero di essere breve: soffro di gotta da circa dieci anni (ne sono certo da 3) ho 60 anni magro e faccio tanto sport odio le medicine ospedali e dottori e ne ho fatto almeno per buona parte della mia vita ma dopo 7 attacchi di gotta non ne posso piu’ di sopportare il dolore in piu’ gli attacchi sono sempre piu frequenti
il medico, dopo un accurato esame (urine sangue ecografie ecc) mi dice che la mia alimentazione e ok (sono sono anni che mangio verdura cruda frutta e pochissime proteine pollo sogliola yogurt), mi dice che ho dei residui di acidi urici enormi soprattutto nei piedi e mi vuole curare con medicine per anni ..io chiaramente sono spaventatissimo da questo e la mia domanda e’ come posso togliere questi residui in modo naturale?
Grato per qualsiasi suggerimento.
il vostro blog e’ fantastico peccato averlo scoperto solo ora ma non e’ mai troppo tardi…grazie ancora (la mia mail e’ ciambrelliv@yahoo.com)
Sono prossimo agli 83 “carnevali” e godo ancora di una più che discreta salute. E’ vero : sono considerato un diabetico cronico perché la glicemia oscilla tra i 135 e i 155 ( con apparecchio riconosciuto valido in quanto fornito gratuitamente, strisce comprese per il controllo, dal servizio sanitario, quindi riconosciuto affidabile). Si dà però il caso che questi valori me li “trascino” da sempre, ovvero dalla nascita. 30 e passa anni or sono ero considerato “normale”. Infatti la soglia di pre-allarme era di 150; ora stanno già decidendo che sopra i 100 si è (si sarebbe) già nella fascia dei (quasi?) diabetici.
Senza abusarne, mi godo la buona tavola, qualche buon bicchiere di vino, qualche dolce (ammetto : a volte abbondando !) e “tutto il resto” non più con l’assiduità dei bei tempi passati, ma non mi lamento, anche perché nel frattempo è arrivato “l’angelo azzurro” sotto forma di pastiglia ( chi vuol comprendere, comprenda). Ho uno scheletro nel mio armadio : NON ho mai fumato in vita mia. Con quanto leggo, non solo in questa sede, dovrei trarre la conclusione che è solamente il fumo che porta a essere ( soprattutto a sentirsi) ammalati e a seguire le diete più strane, tipo quella del maestro di arti marziali? “Ma mi facci un piacere” direbbe il mai compianto abbastanza Totò. Mio nonno, oltre a tutto il resto, si fumava 5-6 toscani al giorno. E’ morto a 97 anni perché, accanito cacciatore, durante una battuta di caccia, tutto sudato, a torso nudo, in pieno inverno, si rinfrescò in un torrente semighiacciato. Lasciò questa terra in due-tre giorni a causa di una polmonite (non erano ancora in uso la penicillina e la marea di antibiotici di oggidì) e non per il troppo bere o fumare o cattiva alimentazione. Semplicisticamente scrivendo e non volendo però generalizzare, i medici e le medici sono una necessità , non lo nego: ma quando sono veramente necessari, non come il malato immaginario di Moliére.
Concludo: controllarsi va benissimo, non abusare di cibi e bevande è necessario, ma non finire con il vivere da ammalati per morire sani: a che prò?