LETTERA
CONSIGLI UTILI PER MIA MADRE OPERATA DI CARCINOMA MAMMARIO
Buongiorno Valdo, visitando il suo blog, consigliata da un’amica, ho visto che lei potrebbe darmi dei consigli utili per quanto riguarda il problema che adesso le esplicherò. Mia mamma ha subito nel mese di Novembre 2014 un intervento di Mastectomia per carcinoma duttale infiltrante G3. A seguito si è sottoposta a 4 cicli di Adriamicina 60mg/mq più ciclofosfamide. Successivamente, per 12 settimane, Paclitaxal 80mg/mq. Ha completato il ciclo in Giugno e adesso per 5 anni assumerà IA, ovvero inibitori delle aromatasi.
URGENTE VOGLIA DI DISINTOSSICARSI DALLA CHEMIO
Lei adesso credo che avrebbe bisogno di disintossicarsi dalla chemio. Le stanno ricrescendo i capelli, anche se a rilento, mentre le unghie dei piedi probabilmente le perderà. Ho visitato mercatini biologici per cercare alimenti sani non trattati da farle provare, ma non so se è la strada giusta. Mi chiedevo se lei potrebbe darmi qualche consiglio solo per questo primo periodo post-chemio? La ringrazio immensamente in anticipo. Buon lavoro. Flavia
RISPOSTA
BASTA CHEMIO INUTILI, OVVERO LE LACRIME DI COCCODRILLO DEI MEDICI
Ciao Flavia. Emergono nuove strategie terapeutiche e due nuovi test per la lotta contro il tumore al seno dal V Simposio Internazionale “Primary Systemic Treatment of Operable Breast Cancer” con la straordinaria partecipazione come partner, per la prima volta in Italia, di ASCO (American Society of Clinical Oncology), la più grande società oncologica del mondo. Il simposio si è tenuto dal 5 al 7 ottobre 2014 a Cremona. Tra le evidenze emerse dal congresso, la messa a punto di nuovi metodi diagnostici nella cura del cancro al seno e l’introduzione di nuovi farmaci nella chemioterapia preoperatoria.
DUE TEST RIVOLUZIONARI A DETTA DEGLI ONCOLOGI
Di fronte ad una platea di più di 200 oncologi provenienti da tutto il mondo, gli esperti hanno presentato in anteprima mondiale due test rivoluzionari che consentono di prevedere con maggiore precisione l’evoluzione della malattia, permettendo di capire già in fase di diagnosi o durante il trattamento la validità della cura senza attendere l’intervento, con l’obiettivo di fornire al paziente il più efficace trattamento terapeutico.
VALUTAZIONI NON DOPO L’INTERVENTO MA PRIMA E DURANTE IL MEDESIMO, CON POSSIBILITÀ DI INTERROMPERE O MODIFICARE LA TERAPIA
Il carattere innovativo di questi test consiste nel fatto che fino ad oggi l’efficacia del trattamento poteva essere valutata esclusivamente ex-post, ovvero dopo l’intervento. Ora invece sarà possibile durante il trattamento o addirittura in fase di diagnosi, modificare o interrompere la terapia nei casi in cui non si stiano ottenendo miglioramenti significativi, evitando la tossicità derivante da cure inefficaci.
ORA SI PARLA DI CHEMIOTERAPIA PREOPERATORIA O NEOADIUVANTE
Negli ultimi decenni il trattamento chirurgico di questa patologia è divenuto sempre più conservativo favorendo interventi meno invasivi e operazioni meno mutilanti. In tal senso la chemioterapia preoperatoria o neoadiuvante sta prendendo sempre più piede, dal momento che presenta numerosi vantaggi rispetto al classico trattamento adiuvante post-operatorio.
INTERVENTO PIÙ EFFICACE E MENO DEMOLITIVO
Anticipare il trattamento chemioterapico permette di controllare meglio la risposta del paziente. La terapia preoperatoria consente di ridurre il volume della massa tumorale rendendo l’intervento più efficace, meno demolitivo, e aumentando le possibilità di conservare la mammella. Infine riduce l’estensione di tumori inoperabili, permettendo interventi curativi.
DIMINUZIONE TOSSICITÀ DEI TRATTAMENTI E ACCORCIAMENTO DEI TEMPI DI RECUPERO
Si tratta, ha sottolineato Clifford A. Hudis, Presidente ASCO, di una scoperta importantissima nel campo della lotta al tumore del seno, che migliorerà l’indice di sopravvivenza alla patologia, consentendo di definire terapie sempre più personalizzate sulle singole pazienti, con indubbi benefici in termini economici e una significativa diminuzione della tossicità dei trattamenti e dei tempi di guarigione.
UN MILIONE DI NUOVI CASI L’ANNO, 42 MILA DEI QUALI IN ITALIA
Per le donne di età superiore ai 35 anni il tumore al seno è ancora la prima causa di morte. Parliamo di una patologia che nel mondo registra 1 milione di nuovi casi l’anno, 42 mila dei quali in Italia. Oggi nel nostro paese 1 donna su 13 è a rischio tumore, con il 41% dei casi diagnosticati nella fascia d’età compresa tra 0-49 anni, il 35% tra i 50 e i 69 anni e il 21% oltri i 70 anni. Tuttavia la mortalità è in continua diminuzione. Un numero crescente di pazienti arriva alla guarigione e l’aspettativa di vita è in costante aumento. Oltre l’85 delle malate sopravvive dopo i 5 anni dalla diagnosi, grazie alla diagnosi precoce e a terapie sempre più mirate ed efficaci.
NUOVE MOLECOLE CONTRO LE FORME PIÙ AGGRESSIVE DI CARCINOMA MAMMARIO TIPO HER2 POSITIVO, CHE RAPPRESENTA IL 20-30% DI TUTTE LE DIAGNOSI
Sono in corso esperienze di chemioterapia neoadiuvante che prevedono, oltre all’utilizzo dei farmaci convenzionali, anche l’impiego di nuove molecole nel trattamento delle forme più aggressive di tumore al seno, quali il tipo HER2 positivo che rappresenta il 20-30% di tutte le diagnosi di carcinoma mammario. Una forma molto aggressiva, con una progressione più rapida e un’età d’insorgenza sempre più bassa. Le nuove sostanze, come ad esempio l’Ertumaxomab e il Neratinib, bloccano l’HER2 stesso o le molecole che interagiscono con esso. Con risultati promettenti quali il blocco irreversibile della proliferazione del tumore.
TROPPA GRAZIA SIGNORI ONCOLOGI
Oggi, grazie alla chemioterapia preoperatoria l’80% delle pazienti ottiene una riduzione delle dimensioni tumorali e può essere sottoposta a interventi molto meno demolitivi con esiti psicologici, funzionali, estetici meno invalidanti per le pazienti. Tutto bello, tutto esaltante, tutto attraente. Roba da fare la corsa e farsi diagnosticare al più presto un carcinoma o un Paget, tanto si guarisce e si sopravvive, e magari si ottiene persino di mantenere intatto il proprio seno.
L’AVANGUARDIA DELLA RETROGUARDIA
Peccato che tra tutti i 200 oncologi e senologi intervenuti a nessuno sia venuto il dubbio di essere non l’avanguardia vera e propria della nuova rivoluzione, ma l’avanguardia della retroguardia, ossia una categoria quanto mai mediocre e conservatrice che continua a credere negli interventi e nelle asportazioni, per quanto migliorate in alcuni aspetti, una categoria che non si sogna nemmeno di mettere in discussione l’uso di sostanze chemio tout-court, una categoria che parla di blocco proliferante del tumore senza però conoscere nulla sui motivi e sui meccanismi della insorgenza.
IL TUMORE È UN SINTOMO CHE SI RISOLVE CORREGGENDO I DISORDINI COSTITUZIONALI CHE LO HANNO CAUSATO
Pretendere che tra questi oncologi ce ne fosse qualcuno simile o della stessa pasta del dr Charles Huggins, Nobel della Medicina e docente a Chicago, che non ebbe alcun timore nel dire che ci sono al mondo cose assai peggiori della morte, e che una di esse si chiama chemioterapia, poco importa ovviamente se normale o se nella versione ultima moda. Pretendere che tra questi oncologi ce ne fosse qualcuno come Lambe, Gerson, Moerman, che a partire dal lontano 1809 trattarono con sempre maggiori successi il cancro semplicemente correggendo i disordini costituzionali dei loro pazienti.
IGNORANZA PROFONDA DELLA GENTE E IGNORANZA COLPEVOLE DELLA CLASSE MEDICA
Come mai la popolazione mondiale è tuttora ignorantissima sui fatti fondamentali della medicina, ben noti ormai da un paio di secoli? La risposta è chiara. A meno che un ricercatore non sia in linea approvata e collusa col potere, le sue carte avranno grosse difficoltà ad essere pubblicate e a circolare, soprattutto sulle riviste mediche più importanti e conservatrici. Questo è il motivo per cui la professione medica stessa è così ignorante di molte informazioni vitali, non solo relative al cancro. I fatti vitali sul diabete e sulle cardiopatie, sono stati a disposizione del pubblico e della comunità scientifica mondiale per oltre cento anno grazie a medici come I. M. Rabinowitch e Lester Morrison, ma ben pochi medici ne sono a conoscenza.
TERAPIA ORMONALE PER IL TUMORE AL SENO IN PRESENZA DI RECETTORI
Molti tumori al seno hanno sulla superficie delle loro cellule recettori per gli estrogeni, per il progesterone o per entrambi. Questa caratteristica emerge dall’esame istologico effettuato sul materiale prelevato nel corso di una biopsia o dell’intervento chirurgico e permette di definire il tumore come estrogeno-positivo o progesterone-positivo. Ciò significa che gli ormoni sessuali femminili stimolano la sua crescita ed è quindi possibile scegliere una cura che agisca a questo livello.
NIENTE RECETTORI NIENTE TERAPIA ORMONALE
Se invece il tumore non presenta questi recettori viene detto negativo e la terapia ormonale non è indicata. La scelta del tipo di trattamento da adottare nei singoli casi, oltre che dal grado di avanzamento della malattia, dipende dal fatto che la donna sia già entrata o meno in menopausa. Nelle donne prima della menopausa la maggior parte degli ormoni sessuali femminili circolanti è liberata nel sangue dalle ovaie. Nelle donne dopo la menopausa le ovaie non producono più ormoni. Gli estrogeni circolanti sono prodotti da tessuti periferici dell’organismo, soprattutto il tessuto adiposo, i muscoli, la pelle, a partire dagli androgeni prodotti dalle ghiandole surrenali.
PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ
Nella scelta del tipo di trattamento incidono anche l’età della donna e il suo desiderio di poter eventualmente avere dei figli dopo le cure. Non si deve esitare a discutere con i propri medici di questo aspetto prima dell’inizio del trattamento perché esistono vari modi per preservare, quando possibile, la fertilità. La menopausa precoce indotta da alcuni di questi trattamenti, infatti, può essere reversibile e le nuove tecniche di crio-conservazione degli ovociti prelevati prima dell’inizio delle cure offrono nuove prospettive.
TRATTAMENTI CHE PROSEGUONO PER CINQUE ANNI IN FUNZIONE ANTI-RECIDIVA
In alcuni casi il trattamento viene prescritto prima dell’operazione, per ridurre le dimensioni del tumore da asportare, ma nella maggior parte dei casi si inizia dopo l’intervento e si prosegue per cinque anni, per contrastare un possibile ritorno della malattia. Se i medici ritengono sia necessaria anche la chemioterapia, la cura ormonale subentra dopo la fine di questa. In altri casi la terapia ormonale viene intrapresa in seguito alla ricomparsa della malattia o quando questa viene diagnosticata già in fase avanzata.
USO ASSAI CONTESTATO DEL TAMOXIFENE
È ancora dibattuta invece l’opportunità di somministrare questi medicinali per la prevenzione della malattia in donne sane ma che sono ad alto rischio, per esempio a causa di una forte familiarità per la malattia. Il Tamoxifene, in particolare, si è dimostrato efficace a questo riguardo, ma non tutti sono d’accordo che i suoi effetti collaterali ne controbilancino i benefici.
GLI INIBITORI DELL’AROMATASI NEL TRATTAMENTO ENDOCRINOLOGICO DEL CARCINOMA MAMMARIO
Il farmaco principale utilizzato nel trattamento endocrinologico del carcinoma mammario è stato per molti anni, ed è per molti versi tuttora, il Tamoxifene. Nuove evidenze cliniche stanno imponendo gli inibitori dell’aromatasi, specie quelli di nuova generazione, come farmaci ormonoterapici del futuro, potenzialmente anche in chiave preventiva.
ESTROGENI E CARCINOMA MAMMARIO
Gli estrogeni hanno un ruolo definitivamente riconosciuto nella genesi e nello sviluppo del carcinoma mammario. Ormai a più di cento anni fa risale la prima osservazione che la ovariectomia bilaterale, e dunque la deprivazione estrogenica, è in grado di determinare la regressione di carcinomi mammari in fase avanzata in donne in premenopausa. Gli esatti meccanismi attraverso cui gli estrogeni esercitano un ruolo oncogenetico a livello mammario non sono ancora stati completamente chiariti.
AZIONE BIOLOGICA DELL’AROMATASI
L’aromatasi è un enzima della famiglia del citocromo P-450, che catalizza la reazione di sintesi degli estrogeni a partire dagli androgeni, in particolare produzione di estrone da androstenedione e di estradiolo da testosterone. L’aromatasi è presente nelle cellule della granulosa dei follicoli ovarici e, in modo meno rilevante, nel grasso sottocutaneo, nel fegato e nel muscolo. La produzione di estrogeni nelle donne in post-menopausa è da ascrivere quasi completamente all’azione delle aromatasi periferiche, cioè non ovariche. Un ruolo determinante è svolto in questo senso dalle aromatasi del grasso sottocutaneo. Esiste infatti una relazione diretta tra body-mass index e livelli ematici di estrogeni in donne in post-menopausa. La maggior parte dei carcinomi mammari esprimono un’attività aromatasica intratumorale. Tale attività condiziona fortemente i livelli intratumorali di estrogeni, giustificando una concentrazione di estradiolo, all’interno del tessuto tumorale, superiore talora di 10 volte ai valori plasmatici.
AZIONE BIOLOGICA DEGLI INIBITORI DI AROMATASI
Gli inibitori dell’aromatasi inibiscono o inattivano l’enzima aromatasi, determinando conseguentemente una soppressione totale della sintesi di estrogeni, in particolare nelle donne in post-menopausa. Gli inibitori dell’aromatasi hanno una azione antiestrogenica totale e dunque sono privi dell’attività agonistica parziale propria del Tamoxifene, responsabile di un effetto protettivo a livello di mineralizzazione ossea, ma anche di un aumentato rischio di neoplasie uterine e di tromboembolie venose. Gli inibitori dell’aromatasi sono classificati in inibitori di tipo 1 (o inattivatori enzimatici steroidei, ed in inibitori di tipo 2 (o inibitori enzimatici non steroidei).
L’ESPERIENZA SCONVOLGENTE DI UNA DONNA
Scoprire di avere un tumore al seno è un’esperienza sconvolgente per una donna e per tutti i parenti e gli amici che la circondano. Una volta conosciuta la diagnosi e fatto l’intervento, spesso la strada per tornare al tran tran quotidiano è ancora lunga, perché di mezzo ci sono terapie e riabilitazione, diverse a seconda del tipo di tumore. Ma in tutto questo lungo iter la donna si trova tutti i giorni, volente o nolente, a pensare a cosa mangiare, come nutrirsi in questo momento e nel futuro. Molte si chiederanno se hanno sbagliato in passato, se hanno commesso errori alimentari che abbiano contribuito alla formazione del tumore.
NECESSITÀ DI REAGIRE EVITANDO LA DEPRESSIONE
Bisogna reagire. Buttarsi giù peggiora solo le cose. Ma, come sempre, è più facile a dirsi che a farsi, soprattutto se, terminato l’intervento, si scopre che non è finita lì, ma che tocca fare la chemio-terapia, la radioterapia, le terapie adiuvanti. E poi, finite le cure, ci vorrà del tempo prima di sentirsi finalmente a posto e pronte a riprendere la routine. Dopo un evento così drammatico la voglia di cambiare c’è, va colta al volo e coltivata.
NUTRIRSI BENE È FONDAMENTALE
Un organismo ben nutrito si difende meglio. È quindi importante ricordare che anche nel periodo post operatorio è fondamentale nutrirsi bene, con una dieta equilibrata e varia. Se macro e micronutrienti arrivano nelle giuste dosi, l’organismo avrà tutto ciò che gli serve per riparare e ricostruire i tessuti danneggiati dal tumore e dall’intervento, per combattere il cancro e per evitare le infezioni, che potrebbero attaccare i tessuti danneggiati.
UNA DIETA VEGETARIANA PIACEVOLE E SOSTENIBILE
Quindi alla base di tutto c’è una dieta varia, equilibrata e densa di nutrienti. In pratica è importante non farsi mai mancare verdure crude e cotte, frutta fresca, legumi e cereali, optando preferibilmente per una dieta vegetariana a prevalenza fruttariana, memore dei grandi risultati ottenuti con la frutta dal dr Max Gerson, capace di rimettere in carreggiata pazienti che la medicina oncologico aveva ormai scaricato tra i malati terminali e senza speranza.
CONSIGLI PRATICI PER EVITARE LO SCONFORTO
Per chi sta bene e ha voglia di mangiar sano, tutto questo è facile. Ma non sempre lo è per chi ha appena subito un intervento. Ci si può sentire stanchi, non aver voglia di mangiare, e addirittura sentire nausea al solo odore del cibo, specie in concomitanza della chemioterapia, o avere altri disturbi, come la stitichezza o la diarrea. Come fare per rendere il tutto più facile? Ecco qualche suggerimento per non farsi prendere dallo sconforto e cominciare a mangiar bene da subito, anche quando il cibo sarebbe l’ultimo dei pensieri. Chiedere aiuto per fare la spesa e magari anche per cucinare a mariti, compagni, figli, altri parenti o vicini di casa.
FARE LA SPESA È UN MODO IMPORTANTE DI AIUTARE
Spesso chi sta intorno ha voglia di aiutare, ma potrebbe non venirgli in mente che aiutare a fare la spesa può essere un grande contributo. Sia in città che nei paesini è possibile contattare i negozianti e chiedere la consegna a domicilio. Conviene approfittarne, sono soldi ben spesi. Tenere sempre in casa un po’ di scorte di alimenti non deperibili. Ci sarà sempre qualcosa a portata di mano per non dover per forza uscire nei giorni negativi. Il congelatore è un grande alleato. Potete riempirlo anche di verdure surgelate, frutti di bosco, frutta secca, per aver sempre a portata di mano gli ingredienti per arricchire pasti e spuntini di minerali, vitamine e altre sostanze antiossidanti.
SFRUTTARE AL MEGLIO I MOMENTI POSITIVI
Cucinare in abbondanza quando ci si sente bene, surgelando le dosi extra per i momenti di difficoltà. Fate congelare qualche porzione per i giorni in cui sarete sole e non avrete voglia di mettervi ai fornelli. Si congelano facilmente i condimenti per i primi piatti, i piatti unici come lasagne vegetali, crespelle, zuppe, passati di legumi, minestroni, verdure cotte, peperonate. Una delle cose essenziali è tamponare il senso di nausea. Se l’odore del cibo vi causa dei problemi, chiedete aiuto ad altri per cucinare. Mentre si cucina, tenere le finestre della stanza aperte e la porta chiusa. Meglio ancora se potete uscire di casa. Non formalizzarsi. Non tutti i momenti della giornata sono uguali, come pure non tutte le giornate. Non rinunciare a un pasto completo quando veramente si sente fame.
UN ORGANISMO BEN NUTRITO SI DIFENDE MEGLIO
Potrebbe essere mattina presto, metà pomeriggio o, nei periodi più caldi, anche di notte, non im- porta! Quel pasto fornirà i prin-cipali nutrienti e le altre sostanze protettive necessarie. Se nel resto della giornata l’appetito è scarso, si possono fare piccoli spuntini cercando di renderli invitanti e vari. Un gelato di buona qualità per esempio, possibilmente fatto in casa col supporto di banane congelate, fornisce un importante contributo proteico alla dieta, nonché calcio ed energia. Una manciata di noci, mandorle e uvetta è un’integrazione calorica non indifferente ed è pure densa di importanti minerali, come il potassio e il magnesio. Una bella macedonia di frutta di stagione, con una spruzzata di limone o arancia, sarà un modo piacevole per fare il pieno di vitamine e antiossidanti.
MANGIARE SOLO QUELLO CHE PIACE E QUELLO CHE SI DIGERISCE FACILMENTE
Oltre alla stanchezza e all’inappetenza, problemi frequenti sono la nausea ed il vomito, dati dalla chemioterapia o da alcuni farmaci specifici. Mangiare qualcosa di secco, come un cracker o un paio di grissini o un pezzetto di pane, aiuta a non dover per forza sentire l’odore del cibo in preparazione. Evitare i cibi che causano nausea e mangiare solo quel che piace.
UNA DIETA CHE TENGA LONTANO IL CANCRO?
I protagonisti di importanti sperimentazioni sono soia e isoflavoni, cavoli, broccoli, vegetali in generale, diete vegetariane. Negli USA si è notata una minor frequenza di recidive nelle donne, soprattutto quelle che consumavano più vegetali in generale ed in particolare quelli del genere brassica o crocifere (cavoli, crescione e affini). Qualsiasi stile si scelga, ricordiamo che verdura fresca, cotta e cruda dovranno essere sempre presenti, a tutti i pasti. Broccoli, cavoli e simili più volte volte alla settimana. Gli spuntini fuori dai pasti principali saranno a base di frutta fresca e frutta secca. Chi ama il pesce e sta a ridosso del mare può ricorrere alle alici e al pesce azzurro. In ogni caso non è necessario che le proteine assunte siano di origine animale. Consumando più legumi, compresa la soia e i suoi derivati, la quota proteica viene rispettata abbondantemente. Le stesse verdure crude, incluso il radicchio, hanno contenuti altissimi di proteine che superano il 20% (American Standard).
DEPURARE, DETOSSIFICARE, ASPORTARE LA TUMOROSITÀ E NON I TUMORI
Ascessi, tumori, adenomi, carcinomi, recidive, non sono che conseguenze degli stessi meccanismi in cui il corpo incapsula tossine interne con l’intenzione di espellerle mediante il nostro aiuto, oltre che mediante la depurazione naturale delle ore notturne e della prima mattina, quando l’ipotalamo trova modo e tempo per imporci un digiuno obbligato. Parliamo di accumulazioni di sostanze estranee localizzate in determinate zone del corpo che si manifestano con gonfiori ed infiammazioni dei tessuti e che evidenziano una intossicazione generale dell’organismo.
SUGGERIMENTI FINALI
Serve in questi casi stimolare un processo eliminativo con bagni genitali o semicupi da 20 minuti (2-3 volte al giorno), con attivazione della pelle, con normalizzazione delle digestioni grazie a un regime vegetariano di frutta e di insalate crude, con esposizione solare, con aria pura a tutte le ore. Vietati rigorosamente caffè, cole, carni, fumo, alcol, latticini, zucchero. Cibi naturali particolarmente amici sono piantaggine, ortica, tarassaco, salvia, radici di fitolacca, succo fresco di celidonia, pomodoro, melanzane, prezzemolo (antimastite), mirtillo, ribes, uva, bietola, carota, rapa, sedano, acetosa, cipolla, porro, aglio, rafano, ravanelli.
Valdo Vaccaro
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