LETTERA
FORSE VALDO VACCARO NON ESISTE NEMMENO
Salve! Sono abituata a rivolgermi al muro e a parlare con lo stesso lungamente. L’ho fatto per quasi vent’anni durante il mio matrimonio, si figuri! Ergo, sapendola molto impegnata (la seguo ormai da eoni), non mi attendo una risposta. Forse Valdo Vaccaro non esiste. Forse è un super eroe di qualche comics americano, una figura archetipica junghiana che si aggira fra noi comuni mortali. Ma io non desisto mai e perciò m’azzardo a scriverLe.
IL DISPREZZO PER LA BIOMEDICA È UNA REGOLA DI FAMIGLIA
Vengo da una famiglia che nutre un odio profondo, oserei dire un disprezzo, per la biomedica, una di quelle famiglie dove si è vegetariani sin da piccini, non si va dal pediatra ma bensì dall’iridologo e non si assumono dei medicinali, se non in casi estremi. Quattro anni or sono, assistendo mia madre in ospedale, cominciai ad accusare dolori ovunque. Le articolazioni cominciarono a bloccarsi, con piedi, mani, caviglie, polsi, gomiti tutti gonfi. Diagnosticarono un’artrite reumatoide e mi prescrissero la solita trafila.
MANCAVA SOLO IL PRETE
Io, testarda, decisi di non assumere farmaci ed affrontai la salita del Golgota con coraggio. Feci il giro di tutte le chiesette. Omeopata, nutrizionista, iridologo e chi più ne ha più ne metta. Mancava solo il prete confessore per ultimare la trafila. Alcuni mesi fa, convinta da amici, ulteriore visita dal luminare. Duecento euri per sentirmi dire qualcosa che avevo già supposto, pur non essendo io medico. Ovverosia che l’artrite potrebbe non essere reumatoide ma post infettiva. Qualcosa di compatibile con la sindrome di Reiter, malgrado io abbia il fattore reumatoide positivo e non negativo come dovrebbe essere invece in quel caso.
SINDROME DI REITER LEGATA ALLE MIE TANTE URETRITI
Una patologia legata alle uretriti di cui vado soggetta da quando sono adolescente e che si sono rese frequentissime dal 2001, data a partire dalla quale ho cominciato ad avere comunque problemi alle ginocchia ed al piede che, dopo un lasso di tempo, rientravano fino però a sfociare nella succitata artrite cronica. Fin qui tutto bene (si fa per dire). Intendiamoci: avendola seguita nel corso degli anni ho letto tutto ciò che riguarda le mie problematiche ma c’è un ma. Da circa otto mesi sono in regime vegano ristretto, tranne per il pesce che assumo ogni tanto. Mi nutro prevalentemente di frutta, verdura e riso o fiocchi d’avena.
IL LAVORO MI RICHIEDE DI ESSERE IN FORMA
Malgrado questo da due mesi l’uretrite è ridiventata un’amica stabile e questo ha comportato un peggioramento dei dolori che invece, in un primo tempo e grazie alla dieta, erano notevolmente migliorati. Potrebbe essere forse il pesce? C’è qualcosa di più mirato che dovrei fare? Non mi lamento del mio stato: è comunque una grande lezione di vita, mi ha insegnato molto circa i miei limiti. Ma ho due figli ed un ex marito senza molta voglia di lavorare e di conseguenza debbo cercare di mantenermi abile al lavoro, se non altro per loro.
SONO PURE UNA TIPA SPARTANA A CUI NON PIACCIONO LE RITIRATE
Altra cosa da considerare è che sono di tempra spartana, per cui non accetto le ritirate trovandole disonorevoli. Vivendo in condizioni di difficoltà estrema e di stress, e non potendo evitare questo stato di cose in alcun modo, mi chiedo se è veramente possibile guarire e non somatizzare, pur mantenendo per altri versi uno stile di vita sano?
CERCO UN SUO BREVE COMMENTO
Credo questo sia quanto. Nessuna paura, nessuna speranza ma in compenso un bel po’ di dolori a far compagnia. Sarò grata anche solo per due righe da parte sua. La ringrazio per il suo lavoro, per la sua passione indomabile e per la sua franchezza salvifica.
Evamarie
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RISPOSTA
DEFINIZIONE MEDICA DEL TERMINE URETRITE
Ciao Evamarie. L’uretrite è un processo infiammatorio acuto o cronico a carico dell’uretra, il piccolo canale che porta l’urina dalla vescica verso l’esterno. La medicina ipotizza le solite cause idiopatiche, traumatiche e iatrogene, ma propende con decisione per quelle batteriche, virali e fungine, prediligendo com’è ovvio per la versione che crea più scompiglio, spavento e sconcerto, quella monatta del contagio, tanto per intenderci. Quella versione terroristica poi che permette la prescrizione di farmaci, seguita da un buon livello di assunzione dei medesimi.
TENERE IN STATO DI ALLARME COME REGOLA FISSA
Se un medico non spaventa per bene il paziente di turno, o peggio ancora se si azzarda a dare qualche consiglio rassicurante di tipo igienista, va fuori del seminato e del protocollo, e arrischia pure di essere radiato dall’Ordine. In quel modo riduce pure il suo tornaconto, essendo legato a doppia mandata con i sofisticati meccanismi di Big Pharma.
VERSIONE TOSSICOLOGICA DELL’IGIENE NATURALE
La risposta dell’igienismo è diversa. Qualunque sia l’eziogenesi, si tratta di un problema tossicologico dovuto essenzialmente a stato di stitichezza e di sangue denso. L’eventuale presenza di batteri o di virus o di micotossine non comporta alcuna responsabilità di questi microrganismi, ma testimonia soltanto la loro compresenza intasante (nel caso di virus), liberante (nel caso di batteri e candide intervenuti a banchettare sulle sostanze nocive e intasanti).
EVITIAMO DI GIOCARE ALLO SCARICABARILE
Inutile dunque scaricare le colpe su una partner sessuale, o su un fungo di troppo. Chi ha un metabolismo efficiente e sta in forma fisica accettabile non inciampa per niente in queste situazioni.
Il mondo è poi pieno di gente che vive chiusa nel suo chiostro, priva di contatti a rischio, e carica ciononostante di uretriti e di alterazioni di tipo simil-sessuale.
LA PROVA DEL NOVE CHE HA RAGIONE L’IGIENISMO
La cura della non cura, e in particolare la cura del digiuno ad acqua distillata, è la prova del nove che l’igienismo naturale ha ragione al 100% e che la medicina ha torto marcio sulla questione del contagio e della infezione batterico-virale-fungina. Se avessero senso logico le teorie monatte, mettersi a letto, riposare, bere acqua e attendere la guarigione, senza prendere alcun antibiotico, alcun antivirale ed alcun antifungino, significherebbe morte garantita, significherebbe essere divorati da quegli orribili mostri chiamati virus (in realtà innocenti detriti cellulari morti e inerti che gli errori alimentari del soggetto hanno costretto a rimanere all’interno del corpo), e da quelle canaglie di batteri opportunisti (in realtà preziosi soci collaboratori che vanno a consumare le sostanze velenose prodotte in ogni organismo già malfunzionante ed intossicato). La realtà invece dimostra che, dopo 3 o 4 giorni di digiuno igienistico, il paziente si ritrova sfebbrato e guarito completamente, senza effetti collaterali, coi batteri che sono rientrati ordinatamente e intelligentemente nei ranghi (visto che il cibo con cui banchettare si era esaurito digiunando), e coi virus che sono stati finalmente espulsi.
PER ADESSO ESISTO ANCORA E TI DO PURE QUALCHE SUGGERIMENTO
Parlare di uretrite in termini di sintomi significa dunque parlare di infiammazione, di arrossamento, di edema uretrale e vescicale, di dolore all’orinazione. In termini di eziologia significa intossicazione da cibi irritanti, da medicamenti e da farmaci. In termini di terapia significa:
- Riposo,
- Semicupi caldi e freddi,
- Niente sale-zucchero-alcol-caffè,
- Irrigazioni uretrali con decotto di rovo (foglie) o corteccia di quercia,
- Infuso di foglie di lamio, una manata per litro d’acqua, 2 tazzine al giorno fino a obiettivo raggiunto,
- Infuso di foglie di mirtillo una manciata per mezzo litro d’acqua, 4-5 bicchieri al giorno fino a obiettivo raggiunto,
- Inserire nel proprio menu cavolo, cicoria, crescione, fico, lampone, lattuga, orzo, porro, portulaca, ribes, soffione o tarassaco, uva, zucca.
Valdo Vaccaro
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