LETTERA
NESSUNA LAMENTELA SUL PIANO FISIOLOGICO
Salve, la seguo ormai da molto tempo. Ho 22 anni e sono vegetariana crudista e biologica al 100% da 4 anni. Ogni tanto bevo anche il latte biologico di capra appena munto da mio cugino. Fisicamente sto benissimo, zero dolori, non ho preso influenza e febbre in questi anni, ma ho ciononostante qualche problema serio.
DEPRESSIONE, PIGRIZIA ED INSICUREZZA
È da un bel po’ che sono depressa, pigra, insicura. Non ho voglia di fare sport, dormo molto, soffro di insonnia, esco poco, non sento il desiderio di uscire con i miei amici, sto sempre davanti al pc per leggere, e a volte mi capita di avere una grande voglia di fare ciò che desidero di fare, ma poi mi blocco e cado di nuovo in depressione. Ho sbagliato qualcosa?
VORREI DARE UNA SCOSSA ALLA MIA VITA
Non la considero un medico e nemmeno un mago, bensì un uomo normale ma esperto di medicina naturale. La prego pertanto di consigliarmi qualcosa perché sono stanca di vivere in questo modo e vorrei tanto cambiare la mia vita ma non ci riesco. Sarà perché ho bisogno di cibi cotti per avere un giusto equilibrio tra cibo crudo e cibo cotto? Sono confusa. Attendo una sua risposta con ansia. Grazie mille.
S.B.
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RISPOSTA
VEGAN-CRUDISMO AL CENTO PER CENTO NON È NECESSARIAMENTE IL MASSIMO
Ciao S.B. Per quanto importante sia l’alimentazione, il cibo non è tutto. Pensare di poter risolvere il tuo particolare momento di depressione con una semplice modifica del menu mi pare cosa troppo semplicistica. Tuttavia non è da escludere che, nel tuo caso specifico, una adesione troppo intensa e senza compromessi a una dieta vegana e crudista al 100%, abbia qualche ruolo e qualche responsabilità.
LA VALIDITÀ DI UN METODO VA MISURATA SUL CAMPO
La mia opinione sul vegan-crudismo spinto ai massimi livelli è che si può anche fare nella misura in cui esso comporta e produce alla resa dei conti dei risultati positivi, soddisfacenti, privi di effetti collaterali sul piano fisico, psicologico e spirituale. Un vegan-crudismo stretto e rigoroso lo trovo valido:
- Per un breve periodo di tempo
- Per motivazioni terapeutiche particolari
- Attuabile preferibilmente in clima tropicale con a disposizione una ampia gamma di frutta, verdura, radici, legumi e cereali freschi e carichi di energia solare.
UNA DIETA DEVE RISPONDERE A CRITERI DI DIVERTIMENTO E DI SOSTENIBILITÀ
Come mai la mia scelta per una alimentazione tendenzialmente vegetariana-crudista, con percentuali variabili a seconda delle possibilità, delle esigenze e dei gusti di ognuno? Proprio per evitare che uno vada prima o poi in tilt. Le insidie esistono anche nella purezza eccessiva delle diete. Un eccesso di alimenti naturali, leggeri e ripulenti può portare per apparente paradosso a conseguenze aberranti ed impreviste. La dieta deve essere piacevole, sostenibile e personalizzabile. Stare inchiodati su criteri di eccessiva rigidità non è a mio avviso una scelta oculata e praticabile nel lungo periodo.
SE CI SONO RIPERCUSSIONI NEGATIVE OCCORRE APPORTARE PRONTAMENTE DELLE MODIFICHE
Uno può finire in condizioni di fame eccessiva e di carenze energetiche, visto che il cibo naturale e crudo non la concentrazione necessaria a garantire l’apporto minimo di calorie in concomitanza col clima invernale. Una sottoalimentazione sul piano calorico comporta ripercussioni negative sul piano psicologico e comportamentale.
TROVARE MOTIVAZIONI E OBIETTIVI CAPACI DI DARE LE GIUSTE EMOZIONI
Ovvio che esistono di sicuro altri fattori di tipo caratteriale, famigliare e sociale da prendere in considerazione. La mancanza di motivazioni va dunque curata intervenendo sul piano culturale e su quello etico. Dedicarsi a degli hobby divertenti, a un lavoro motivante, a delle cause che appassionano ed appagano, rende la vita accettabile e degna di essere vissuta. Sprecare tempo prezioso nella noia e nella assenza di obiettivi è disdicevole ad ogni età, ma in particolare quando si sta intorno ai vent’anni, carichi di prospettive e di porte aperte per chi se le sa cercare.
Valdo Vaccaro
Può darsi che la tua dieta (che tuttavia non mi pare vegan crudista visto che bevi latte di capra; a proposito, non sarebbe meglio lasciarlo alle neonate caprette?) sia ipocalorica: per stabilirlo devi soltanto fare il computo delle calorie consumate (un sistema molto semplice è quello di utilizzare la tabella delle calorie/grassi messa a disposizione da Marco Urbisci nel suo sito dietaenergiaalta.com scaricandola sul tuo p.c.). Come probabilmente saprai, il nostro fabbisogno calorico si aggira sulle 2000 calorie (anche 2500 e più per un giovane che faccia esercizio fisico). E' facile, come ricorda Valdo, che un crudista inesperto tenda a sottoalimentarsi, visto che i cibi crudi sono scarsamente concentrati (fanno peso e volume e danno poche calorie rispetto ai cibi concentrati). Una mia amica crudista mi raccontava dei suoi inizi, quando credeva di mangiare tantissimo, poi però ad una verifica si rese conto che non arrivava alle 1200 calorie giornaliere. Quando non si consumano calorie a sufficienza (di cui oltre l'80% costituito da zuccheri, che sono il carburante della nostra macchina/organismo), il corpo va in denutrizione e in deficit energetico, con conseguenze anche molto serie specie nella stagione fredda quando il nostro umore tende a peggiorare. Il problema è tuttavia facilmente risolvibile, e non necessariamente come ti suggerisce Valdo, ossia ricorrendo ai cibi concentrati (cereali e legumi), ma mangiando più frutta, specie quella zuccherina (banane, cachi ecc). Io ad esempio mangio circa tre chili di frutta al giorno, di cui 1 chilo di frutta zuccherina, e non mi verrebbe mai in mente di compensare un eventuale minor quantitativo di frutta con un piatto di pastasciutta (anzi io credo che lo sforzo che ciascuno dovrebbe fare è proprio quello opposto, cioè di ridurre il cereale compensandolo con più frutta). L'unica concessione che io faccio al cotto in periodo invernale è quello della verdura cotta, che io lascio al pasto serale dopo la verdura cruda. C'è poi una seconda, diciamo, scorrettezza in cui il crudista inesperto rischia d'incorrere, che è quella della quota eccessiva dei grassi. Succede infatti che, mangiando poco e quindi essendo abitualmente in deficit energetico, si ricorra istintivamente ai grassi in funzione compensativa (olio, noci varie, semi vari, cremine biologiche varie molto ricche di grassi). Anche qui la soluzione è semplice, basta fare un conteggio dei grassi con la solita tabella, ricordando che occorre stare dentro il 10%. Quindi le cose sono due: mangiare frutta a sufficienza e contenere i grassi nel 10%. Non è affatto difficile, non più di quanto tu stia già facendo ora. (continua)
(segue)
Dopo di che è pacifico che la vita non si riduce al cibo, specie alla tua età in cui si ha la vita davanti e tanti possibili progetti meritevoli di tutta la tua dedizione. Ma non vi è comunque dubbio che il cibo costituisca una parte importante, se non altro perchè un'alimentazione corretta ci mette nelle migliori condizioni di partenza, sgomberando il campo dalle noie fisiche e persino psichiche dovute a cibo malsano (che sono una vera calamità per la nostra povera umanità ).
Un'ultimo suggerimento, se mi posso permettere, l'importanza dell'esercizio fisico, specie in periodo invernale. L'attività fisica libera le famose endorfine, che sono sostanze chimiche (proteine) prodotte dal nostro organismo quando facciamo sport, le quali sostanze costituiscono un nutrimento eccezionale sotto un duplice aspetto: 1) per il nostro corpo perchè essendo facilmente assimilabili dal nostro corpo diventano nutrimento della migliore specie e qualità ; 2) per lo spirito perchè funzionano come delle droghe che ci mettono di buon umore, droghe però sane naturali e che ci fanno bene. Quindi esci di casa e fai attività fisica, ma anche la tua stanza può diventare una palestra quando serve.
L'importante è non demordere. Più il tempo passa e più si diventa felici di essere crudisti, perchè i benefici sul piano fisico e mentale continuano ad aumentare ad ogni anno che passa, tu sei solo all'inizio, se ti ritiri ora non sai quel che ti perdi. Però bisogna esserlo nella maniera giusta e corretta, con tanta tanta frutta.
Uno psicoterapeuta saprà aiutarti, se lo vuoi.
Saluti e buona fortuna.
Cara S.B. non entro nel merito del crudismo al 100% perché non l' ho mai provato. Posso dirti che purtroppo a volte essere anche solo vegane per un certo numero di ragazze è la "scusa"per coprire i problemi di anoressia. Lo dico da vegan tendenzialmente raw e convinta, ma è una cosa che personalmente ho constatato. Oltre al fatto che spesso poi continuano a bere caffé zuccherato e bibite varie. Io non riesco personalmente ad immaginare un inverno di crudismo totale e penso che esistano cibi cotti che fanno bene all'umore e non danneggiano la salute (se te li gusti, senza sensi di colpa). Quando si parla di depressione non si può, per quanto il cibo sia fondamentale, non investigare su altre cause e perdere così tempo prezioso.
Credo tu debba farti aiutare. Un abbraccio e un in bocca al lupo:)
quello che dice Elisabetta risulta pure a me, il crudismo cioè come scelta di copertura e di fuga da problemi di anoressia. In questo caso la motivazione di una scelta così importante e radicale come il crudismo può mancare della base necessaria ed essere insomma insufficiente e alla lunga non sostenibile. Se è questo il tuo caso, S.B., allora il crudismo potrebbe non essere la soluzione giusta per te in questo momento, meglio passare attraverso un percorso più soft e meno duro sotto il profilo psicologico, certamente più consono ai tuoi attuali problemi, in cui il cotto può costituire una giusta gratifica. Ci sarà sempre tempo per riprendere in mano questo tuo vecchio progetto, ogni cosa insomma a suo tempo. Tutto questo naturalmente nell'ipotesi, peraltro tutt'altro che peregrina, avanzata da Elisabetta e in certo qual modo dallo stesso Valdo.
E’ forse il caso di precisare che il crudismo non costituisce, beninteso, di per sé stesso un pericolo per la salute, ma il rischio è caso mai rappresentato da una versione scorretta di esso che ne fa una caricatura da cui è ovviamente bene prendere le distanze. Mi riferisco a certe versioni del crudismo che pongono l’accento esclusivamente sul carattere crudo dei cibi, senza preoccuparsi della qualità e della quantità degli stessi, le quali finiscono per sdoganare un’idea di crudismo a bassissimo regime calorico (pochissima frutta, un po’ di verdure magari un po’ strane), salvo poi andare a recuperare le calorie mancanti con abbuffate di stuzzichini stracolmi di grassi. Una simile idea di crudismo, purtroppo in voga in certi ambienti americaneggianti, può effettivamente essere strumentalizzata da una persona che soffra di DCA (disturbi del comportamento alimentare). Ma questo non ha nulla a che vedere col crudismo in sé e per sé quando correttamente inteso e interpretato, che non ha mai fatto male a nessuno; anzi il crudismo sano e corretto potrebbe perfino tornare utile a chi soffrisse di qualche disturbo psichico causato da una dieta non corretta, che si tratti di depressione o di disturbo bipolare o quant’altro. Del resto la stessa sorte, vale a dire la storpiatura a fini strumentali e di copertura, potrebbe subire qualsiasi altro regime alimentare più o meno virtuoso, non è una prerogativa del crudismo, anche se questo si presta facilmente in talune circostanze, come ad esempio quando si voglia tenere molto basso il tenore calorico.
Visto che qualcuno parla di psicoterapia, espongo brevemente cosa è accaduto ormai anni fa ad una quarantenne, divenuta vegana da poco tempo. Si era rivolta ad un professionista strizzacervelli per ricevere aiuto per risolvere problemi personali. Dopo un pò il tizio le fece capire che sotto la scelta alimentare estrema, si nascondeva una fuga; era insomma un rifugio al quale lei era ricorsa non avendo chiaro in testa cosa volesse veramente e cose di questo tipo. Per fortuna lei uscì da questa scelta estrema (chiamasi "percorso interiore di consapevolezza ! ), ricominciando a mangiare bene, come tutti gli altri, smettendo di fuggire. E capì anche che non era più il caso di demonizzare le medicine, accettando subito dopo un "intervento" farmacologico di supporto…..antidepressivi, insomma. Un paio d'anni dopo, (credo, più o meno, visto che non la frequentavo più da anni e ne avevo perso le tracce), si suicidò ingerendo un bel mucchi di farmaci. Conobbi la storia diverso tempo dopo, parlando casualmente con una signora d'una certa età che la frequentava per vari motivi.
Pur cosciente del fatto che questo è stato un caso particolare, limite, e del fatto che nelle scelte ( anche alimentari) delle persone si celano spesso reconditi motivi sui quali il soggetto deve senz'altro fare chiarezza, considero tanti professionisti della mente alla stessa stregua di numerosi medicastri in camice bianco, ne più ne meno. Anzi, a volte più pericolosi. Poi le scelte sono tutte interamente a carico di chi le fa. Però per tanti di loro, aprirei volentieri un settore del carcere di Guantanamo, visto anche il fatto che non è neanche facile trovarne qualcuno con le rotelle al posto giusto. E so che Valdo non la pensa in modo troppo differente.
Tutte le branche della medicina ufficiale sono obsolete ed estremamente nocive nei confronti della salute umana, e la psichiatria non fà certo eccezzione.
Di sicuro, lassù, l'avrà capito anche il povero (non economicamente) Pino Daniele che sicuramente si sarà affidato per anni a "fior di cardiolologi" col risultato di una fine prematura.
no, confermo, la psichiatria non fa eccezione, un mio famigliare ne ha fatto purtroppo esperienza a sue spese. Davvero ammirevole in proposito è l'opera (di informazione e non solo) di Pietro Bisanti a sostegno dei malati di mente grazie al suo blog "alimentazione e salute", impegnato in una lotta senza quartiere agli psicofarmaci e ai loro devastanti effetti. Quanto ai cardiologi, bisognerebbe seguire l'esempio del dr Esselstyn o del dr Ornish, la cui terapia ho avuto modo di sperimentare con successo su me stesso e che consiglio vivamente ai molti soggetti interessati.
Secondo me, uno psicologo non dovrebbe mai prescrivere od accettare gli psicofarmaci come strumento di risoluzione per le problematiche dei propri pazienti. E' come ammettere che non sai fare il tuo lavoro, per cui non ti resta altro che appellarti alla chimica salvatrice.
Purtroppo oggigiorno si fa sempre più ricorso agli antidepressivi, anche perchè gli odierni inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono molto meglio tollerati dei vecchi triciclici, ma questo in pratica non cambia di molto le regole del gioco.
Gli antidepressivi sono il farmaco più venduto dopo l'aspirina.. E comunque la gente spesso annega il proprio male di vivere nel cibo, ragione per cui si consumano ancora i dolci, gli zuccheri e le varie porcherie droganti che danno soddisfazioni effimere ed allentano la sofferenza mentale….Togliere quel cibo significa spesso dover sostenere una crisi detox severa che si ripercuote soprattutto a livello psichico-umorale, crisi che puo' incidere ancor più pesantemente della classica detox organica.
Riferendomi ad Arvo, non condivido che la scelta di suicidarsi di un paziente in "cura" sia totalmente a suo carico. I maltrattamenti psichiatrici sono all' ordine del giorno e – per ovvi motivi – molto sotto denunciati. Ed è una colpa grave non essere all'altezza di aiutare qualcuno a non rinunciare alla propria vita, anzi spesso peggiorarne le condizioni. Davvero spesso capita che questi "professionisti" spingano il paziente alla scelta estrema, pur di non avere più a che fare con loro, perché si sentono intrappolati in un incubo peggiore del disturbo per cui malauguratamente erano entrati in "cura". Ho letto di diversi casi di questo tipo. E anche di farmaci che letteralmente ti spingono a suicidarti. Storie molto tristi, però un aiuto da uno psicologo, un terapeuta, una ragazza di 22 anni che pare non sapere cosa farsene della propria vita, sarebbe meglio lo cercasse. Almeno io la penso così.
il guaio è che il cibo drogante di cui parli (ma direi un pò tutta l'alimentazione convenzionale) non solo non annega il male di vivere se non per una breve parentesi, ma è spesso all'origine di tante patologie della mente per le quali si fa poi ricorso allo psichiatra, il quale risolve a suo modo prescrivendo questi psicofarmaci SSRI, che diventano la tomba del povero malcapitato, perchè sono vere e proprie droghe dalle quali diventa di fatto impossibile staccarsi in ragione delle paurose crisi detox cui tu accenni e che insorgono durante l'astinenza.
secondo Pietro Bisanti, la scelta del suicidio è quasi sempre l'effetto di qualche farmaco antidepressivo, dunque c'è una responsabilità molto stretta dello psichiatra, che è colui che in certo qual modo mette nelle mani del paziente l'arma con cui questo si toglie la vita (sua o di altri). Io sono molto scettico anche sulla psicoterapia, per quel poco che ho potuto vedere intorno a me, anche se non mi sento di pronunciarmi in termini definitivi. Spesso le cause del disturbo stanno in qualche disordine dello stile di vita, cui non si annette alcuna importanza pratica e con ciò commettendo un grave errore che può costare anche molto caro. Basterebbe correggere per tempo lo stile di vita, prima che la patologia degeneri e che a quel punto si cada nelle maglie di qualche strizzacervelli. Questa è almeno la mia esperienza, poi certo la casistica sarà molto più articolata, ma spesso le cose stanno così.
Anche io sono molto scettico nei confronti della psicoterapia. I relativi professionisti, raramente non sono subalterni rispetto alle pratiche psichiatriche. Ne ho avuto una testimonianza diretta, quando un conoscente andò in cura da una psicoterapeuta la quale si rifiutò, ad un certo punto, di continuare i colloqui col paziente finché questi non avesse ripreso a prendere i tranquillanti che aveva smesso di assumere in seguito a miglioramenti che sembravano essere intervenuti. Questi tranquillanti erano stati prescritti dal medico di famiglia. C'è tutto un altro ordine di considerazioni che tralascio per non farla troppo lunga. Si tratta di una serie di risultati ottenuti recentemente in campo psicologico da non addetti al settore, i quali smentiscono chiaramente gli assunti della psicologia classica e psicanalitica. Gli assiomi che costituiscono l'anima di queste ultime negano risolutamente che quei risultati si possano ottenere. Dunque sono, a mio avviso, falsi. In ogni caso, per concludere, basta indagare un pò a fondo attorno alla storia delle "pratiche" delle analisi psicologiche e ci si accorge che molto spesso le situazioni dei pazienti si aggravano invece di migliorare…un pò come accade per le pratiche prettamente psichiatriche. Poi ognuno si regoli come crede.
se la causa del disturbo psichico sta nel disordine dello stile di vita (alimentazione in particolare), che ci può fare lo psicoterapeuta? O questi è anche provvisto di cultura igienista, cosa assai improbabile, oppure è solo tempo perso, nella migliore delle ipotesi. Se poi la psicoterapia è solo il primo passo verso gli psicofarmaci, è molto peggio che tempo perso, è l'accompagnamento verso il baratro. Potrei avere un atteggiamento meno severo nei confronti della psicoterapia solo se mi desse la certezza che non vi sarà nessuno sconfinamento nel ricorso agli psicofarmaci, ma sappiamo purtroppo che questo confine è molto labile.
Lungi da me incoraggiare qualcuno ad incagliarsi nelle maglie della psichiatria! Se come dice Arvo esistono non addetti al settore (quindi non solo non psichiatri, ma nemmeno psicologi) che ottengono risultati, spero vengano "pubblicizzati". Davo per scontato, avendo già scritto il mio parere sulle medicine e seguendo Valdo, che escludevo a priori gli psicofarmaci. Speravo solo ci fossero eccezioni tra gli psicologi, avendo sentito di terapie che funzionano senza medicine. Ad esempio la mindfulness, che poi è l'applicazione scientifica della meditazione buddista e pare funzioni anche per la depressione. Si trovano manuali e CD di autoaiuto in commercio.
Ho un'amica poco più grande di S.B. che in pratica è appena stata "ricusata" (GIURO PROPRIO IERI) dalla sua psicologa, dopo un anno di psicoterapia (e psicofarmaci prescritti dal medico di base) perché (testuali parole) "Non serve a niente la psicoterapia se non si ha un progetto di vita", dopo di che sono seguiti 40 minuti di silenzio (!!!). Ora, mi piacerebbe sapere chi non sa cosa farsene della propria vita e sta male, diagnosticato con depressione maggiore (quindi una brutta situazione) cosa deve fare se i terapeuti ti lasciano a piedi, e oltretutto imbottita di psicofarmaci (chi ti aiuta a smetterli? Devi prenderli dal medico di base senza avere più qualcuno con cui parlare?). Ecco da ieri ho una preoccupazione in più per un' amica, se Arvo può dare maggiori dettagli sull'aiuto di cui parlava, sarebbe molto utile e lo ringrazio.
Chiedo venia per il pessimo consiglio sui terapeuti.
Vedo che Valdo aveva avuto le sue buone ragioni per non consigliarli. Sempre così limpido e onesto, una rarità ormai:(
Nel tentativo di rimediare…
Cara S.B., qui trovi i nomi degli istruttori di mindfulness presenti nella tua zona e anche comodi corsi online:
http://www.centromindfulness.net
esiste anche questo sito:
http://www.mindfulnessitalia.it
In bocca al lupo di cuore!:)
uno che può aiutare a smettere con gli psicofarmaci (scalaggio graduale) è Pietro Bisanti, anche solo la lettura parziale del suo blog può dare utili suggerimenti alla tua amica
Grazie Francesco, sempre sollecito:) Il problema è che lei i farmaci se li vuole tenere stretti, da quanto ho capito. E' lontanta mille miglia dalla visuale igienista, puoi capire cosa sia per me parlarle. Comunque segnalerò se la vedrò un po' disposta.
Resta il fatto che un terapeuta non può scaricarti così. Anche perché il problema esistenziale grave era presente da sempre, non è mai riuscita a trovare la sua strada, quindi…. perché tenerla in trappola tanto tempo? Mah, più mi guardo intorno più penso che la vita, l'universo, abbia una forza sua. E che voglia che ci rendiamo davvero indipendenti (pur sempre in un'ottica di solidarietà e collaborazione con gli altri) per quanto riguarda la salute in tutti i suoi aspetti. Ogni altra cosa: medicine, diete inventate, teorie psicologiche raffazzonate varie sembra davvero fallimentare sulla maggior parte delle persone. La meditazione è però una pratica riconosciuta e valida, la toglierei dal mucchio di cretinerie che chi sta male purtroppo incontra sul proprio percorso.Spero sempre che la "massa" capisca sempre più l'importanza della health science.
neanche a me sembra un comportamento professionalmente serio e legittimo, oltre che moralmente accettabile. Se in questo ambiente succedono queste cose, se questo insomma è l'andazzo e uno ne accetta le regole (come mi pare faccia la tua amica, la quale non ci pensa neanche a rimettere in discussione la sua terapia, farmaci compresi), allora non resta che trovarsi un altro terapeuta, più disponibile del precedente. So che è un pò cinico da parte mia, ma mi pare difficile stare con un piede in due staffe.
Non ti trovo cinico Francesco, anzi. Secondo me di parlare con qualcuno di cui si fida e che la aiuti ha un gran bisogno, farmaci o non farmaci. Poi con idee così distanti tra me e lei (mi tratta praticamente con compatimento e condiscendenza trattenedo l'irritazione quando parlo di igienismo) non credo di poterla convincere. Sottolineo il grave danno che si compie su persone che già stanno male e si sentono rifiutate dal mondo, figurati come ti senti quando qualcuno che è pagato per sostenerti e che riveste anche un ruolo da "autorevole esperto" ti dice che ti restano solo i farmaci come stampelle ma per aiutarti a vivere davvero nn c'è niente da fare se non te la cavi tu! Praticamente l'ha affossata. Dopo avere avuto fiducia e confidenze. Sto cercando di portarla almeno sul discorso mindfulness, ma ho grossi dubbi. E purtroppo di gente nella sua situazione ce n'è tanta. Bisogna trovare strade alternative all'aiuto medico e ufficiale, io ormai di questo sono totalmente convinta.
Elisabetta, difficile dare indicazioni se non riusciamo a capire cosa la tua amica voglia veramente dalla vita e cosa per sé stessa. Può anche darsi che la situazione nella quale lei si trova sia, per così dire, quello che è giusto sia ( e si verifichi) in questo momento. Se io costruisco un edificio in un certo modo, perché non dovrei vivere nelle conseguenze che ne derivano? Non si tratta di fare filosofia da quattro soldi, ma esiste pure un concetto di responsabilità personale che a volte deve essere fatto valere. Pensaci bene, qui in fondo si da aiuto (Valdo principalmente…ovvio) a persone che ne fanno richiesta e che implicitamente ammettono degli errori dei quali si erano resi responsabili. Ma se una persona non sente alcuna responsabilità e magari (non so se sia questo il caso) da la colpa ad altri e non apprezza affatto le tue scelte, che viva pure le conseguenze delle sue azioni.
Comunque ribadisco che non- psicologi hanno fatto scoperte decisive negli ultimi anni nel campo della psicologia dell'auto cambiamento e non mi stupisce che solo chi era al di fuori di quel mondo impaludato potesse dare un contributo importante per la causa. E infatti di queste scoperte si sono poi dovuti avvalere e servire anche molti professionisti per non restare spiazzati e sostanzialmente fermi. Il principio alla base di tutto è che per aver ragione di una struttura psicologica negativa e consolidata, va abbattuta la corrispondente struttura energetica che ne è alla base. Qualcuno ha ovviamente trovato il modo di modificare il campo energetico umano per ottenere i suddetti risultati. Insomma non è materia per stregoni. Possiamo però dire che non è una bella cosa….per chi agogna alla moltiplicazione della soluzione farmacologica.
Ciao Arvo, ti chiedo in sostanza: chi sono questi non psicologi? Queste tecniche hanno un nome? Interessante cambiare il campo energetico. Probabilmente non riuscirò a convincere la mia amica, ma mi incuriosisce saperne di più. Sicuramete a questo punto non sono l'unica:) Non me la sento di dare colpe a chi è depresso, anche perché nn tutto dipende dall'alimentazione, a volte i fatti della vita possono davvero disintegrarti. E capita davvero in molti casi che altri ne siano responsabili. O, come nel suo caso, un grave lutto.
Grazie comunque:)
Come ho indicato più volte, si tratta della nuova psicologia cosidetta "energetica". L'ho indicato più volte perché io me ne servo per sbarcare il (mio ) lunario in questa vita e con me ha funzionato a meraviglia. Questo mi ha anche fatto nascere la convinzione che certe persone, se realmente si rendessero conto di che cosa si può ottenere, si lancerebbero a fionda. E credo anche che l'auto-aiuto mi abbia permesso di prendere delle scorciatoie in senso salutistico, così da non dover tribolare in modo alcuno come è accaduto ad altri. So bene che qualcuno storcerà un pò il naso,ma è normale che sia così. Certi miglioramenti drastici sono intervenuti in me ben prima del vegano crudismo che è stato poi un altro passo importante. MI riferisco al PEAT di un terapeuta serbo Zivorad Michaijlovic Slavinski, dell'EFT di Gary Craig e, in Italia, Andrea Fredi. Poi c'è la Logosintesi del dott Willem Lammers, EMDR della dr.ssa Francine Shapiro, TAT di Tapas Fleming, poi BSFF di Larry Phillip Nims e così via. Ultimamente ho conosciuto altre tecniche simili. Tutto è iniziato a metà degli anni '90 e questo settore ha continuamente sviluppi. Io pratico per me stesso solo EFT e Logosintesi e su internet trovi un materiale ormai pressoché sterminato,con ebook, video, racconti, resoconti, testimonianze e così via. Se ti occorre altro chiedi pure. Puoi farlo anche con mail privata….per me non c'è alcun problema. Arvo-ea@libero.it
Ti ringrazio tantissimo Arvo, in effetti di EFT avevo già sentito parlare, di tutte le altre tecniche no. Cercherò senz'altro su internet. Sì che sono convinta che l'auto aiuto funzioni. Buona serata:)