TUMORE RIPRODUCENTE E COMPLICAZIONI POLMONARI

da 28 Dic 2011Danni da cure mediche, Testimonianze, Tumori di osso e cartilagine articolare

LETTERA

SIAMO ANCORA IN TEMPO A SALVARLO?

Buongiorno Valdo, alla continua ricerca di una ricerca di una soluzione per il tumore di mio cugino Sandro, che finora non è arrivata, anzi, sono arrivato a leggere alcune delle sue considerazioni e proposte in merito al tema trovandole ragionevoli e di buon senso. Il problema è questo: siamo ancora in tempo?

ASPORTAZIONI SU ASPORTAZIONI, METASTASI E RADIOTERAPIE

Sandro si è ammalato la prima volta nel 2004. Il tumore si è presentato alla caviglia destra ed è stato asportato chirurgicamente per ricomparire nello stesso punto nel 2007. Altra ricomparsa ed altra operazione. Nel 2009, viene localizzato in un polmone, e altra operazione ancora. Da quel momento i problemi si sono intensificati e arrivano sempre più ravvicinati. A febbraio dell’anno scorso, 2010, viene individuata una metastasi all’osso sacro che viene trattata con radioterapia. Dagli esami di controllo periodici successivi a quell’ultimo intervento vengono riscontrate cinque metastasi al bacino e una di due centimetri in un polmone.

DISPLASIA POLMONARE E DRENAGGIO OSPEDALIERO

Durante il mese in corso gli è stata sostituita una vertebra con una in titanio in quanto risultava rovinata da cellule malate che comprimevano i nervi rischiando di farlo rimanere paralizzato. Nel frattempo per non farsi mancare niente il polmone già operato non rimane al suo posto (i dottori dicono che non rimane a parete) e quindi è a letto, in ospedale, con il drenaggio attaccato (oggi fanno un altro tentativo per sistemarlo).

REGOLARE MORFINA E INUTILI CICLI DI CHEMIOTERAPIA

Per ridurre il dolore prende regolarmente morfina. Dimenticavo, fra un intervento e l’altro ha fatto cicli di chemioterapia che non sono serviti a niente, anzi penso abbiano peggiorato la situazione. Grazie in anticipo per l’attenzione. Cordialmente. Antonio

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RISPOSTA

UN CASO COMMOVENTE E ASSAI EDUCATIVO

Ciao Antonio, scusami se ho deciso di pubblicare questa mail. A volte occorre davvero pensare ai casi più pietosi ed estremi per capire a quale punto può arrivare la dabbenaggine umana, quella che nella fattispecie non esito a chiamare testardaggine sanitaria, prima ancora che accanimento terapeutico. E’ paradossale che tu ti rivolga a qualcuno che predica e pratica l’astensione sistematica dai farmaci e dalle operazioni invasive. Ma è anche commovente, al punto da generare tenerezza. Nel senso che sottintende un tentativo estremo di risparmiare all’amato cugino una Via Crucis terrificante, attenuata dalla morfina e dal pietismo assistenziale ospedaliero.

UN ENNESIMO APPUNTAMENTO CON LA SALA OPERATORIA

Siamo ancora in tempo? Possiamo ancora salvarlo? O meglio, siamo ancora in tempo a far sì che possa auto-salvarsi ed auto-guarire? Quando parlo di scelta di campo tra igienismo non-curante (o natural-curante) e medicina iper-curante (o spesso mal-curante), il discorso vale a 360 gradi, per sani e malati, per condizioni normali e condizioni estreme. Se questa non è una condizione estrema ditemi voi cos’altro è. Un poveraccio, un martire che si trova scaraventato in un letto di ospedale, stordito da farmaci e flebo, eccitato dal prossimo appuntamento con una morosa che si chiama Sala di nome e Operatoria di cognome.

SALVATO CINQUE VOLTE, E IN CORSA PER LA SESTA E FORSE LA SETTIMA

Anche qui, nonostante la gravità della situazione si prospetta la medesima scelta: “Medicina o Igiene?” La medicina lo ha già operato 5 volte. O meglio lo ha già “salvato” 5 volte. Ed è pronta a salvarlo una sesta e una settima. Basta che lui continui a tirare il fiato e a resistere ai terribili dolori, sopravvivendo alle decapitazioni e agli insulti anti-immunitari della morfina. Ad ogni operazione ci sarà qualcosa da imparare per i nuovi assistenti-chirurghi e ci sarà qualcosa da guadagnare per l’ospedale, oltre che per il team chirurgico.

TI ALLEGO ALCUNE MIE TESINE SUI TUMORI

VALE SEMPRE LA NON CURA, MA NON ESISTONO GARANZIE SU QUESTO CASO

L’igienismo non prevede uno stravolgimento delle proprie teorie. Che uno sia sano o malato, vale sempre il principio curativo della non-cura. Il problema è comunque serio. Come uno viene messo a riposare e a rilassarsi, a respirare e bere acqua, e smette di assumere dei farmaci, sopravviene la crisi detossificante, che in questo caso sarebbe lenta e progressiva, essendo il sistema immunitario di tuo cugino ultra-debilitato da tutte queste vicende ospedaliere. Lenta e progressiva, ma non per questo meno rischiosa.

IL SUPERAMENTO DELLA CRISI DI RITORNO

Una crisi eliminativa è sempre fastidiosa, perché il proprio sangue viene usato per trasbordare fuori dal corpo le tossine in via di disgregazione, per cui si produce un breve avvelenamento “di ritorno”. Lo sanno bene gli intossicati da caffeina e da vecchi farmaci, che si ritrovano a subire per 3-4 notti dei notevoli mali dio testa, prima della sospirata guarigione. Sarebbe in grado il paziente, in tali condizioni, di far fronte a questa ennesima prova, ancorché di carattere depurativo e costruttivo?

LA FORMULA DI EHRET

A questa risposta non sono in grado di rispondere. Probabilmente nessuno può dirlo con certezza. E’ una questione di stock tossico accumulato (quanto), di qualità tossica (quali medicinali), di potenza immunitaria e di resistenza cardiaca alla depressione e alla crisi di astinenza da morfina e dagli altri farmaci. E’ tutto sommato una questione di scorza dura, di capacità di sopravvivere e di restare appeso a quel filo di vitalità che segna il confine tra la vita e la non-vita. Arnold Ehret sintetizzava il tutto nella formula V=P-O (vitalità uguale potenza meno ostruzione). Tale formula, in questa circostanza, andrebbe riscritta con un V+d=P-O (vitalità più doping ospedaliero uguale potenza meno ostruzione). Chiaro che se l’ostruzione (ovvero i veleni) è superiore alla potenza andiamo sotto il livello minimo di vitalità, e quindi le speranze si azzerano.

LE GUARIGIONI FRUTTARIANE DEL DR GERSON

Il dr Max Gerson era famoso per i suoi interventi ai limiti, quando andava a pescare qualche soggetto tra i malati terminali dei reparti di oncologia. Riuscì più volte dove gli altri avevano fallito. Toglieva a questi pazienti tutti i farmaci, e li riempiva di frutta fresca da mattino a sera. Frutta e niente altro che frutta, più continua raccomandazione a respirare e voler vivere. Riportò alla sopravvivenza e al ripristino della salute diverse decine persone giudicate irrecuperabili, e la sua fama si estese nel mondo. Fece meglio ancora delle cliniche igieniste americane che guariscono senza farmaci da tutte le malattie possibili ed immaginabili. Da tutte fuorché dal cancro terminale andato in metastasi.

IL RIFIUTO IGIENISTICO DEL PAZIENTE IN METASTASI

In questi casi, la priorità del dr Ralph Cinque, di Sabatino e Goldhamer e dei loro colleghi sheltoniani, è quella di mantenere un buon record per la reputazione della propria clinica. Il record si misura con il numero di ricoveri, la percentuale di guarigioni e quella delle non-guarigioni. A nessuno sta bene di incrementare la percentuale di gente che ci lascia le penne.

I CASI RISCHIOSI TENDONO A FAR PEGGIORARE I RECORD DELLE CLINICHE

Gli igienisti hanno la giusta soluzione: frutta, frutta e frutta. Che è poi la medesima formula del  dr Gerson. La dieta giusta ti aiuta a stare meglio comunque e dovunque. Solo che, quando un paziente è ai limiti, per irrecuperabilità più o meno manifesta, la frutta ti può anche spedire al creatore in anticipo senza troppe sofferenze, in una specie di eutanasia naturale. Ma, per la statistica e i record della clinica, il caso sarebbe catalogabile come un caso negativo di morte, e questo ovviamente non sarebbe gradito. In tal caso, alla famiglia viene suggerito di portarsi a casa il paziente e di salvarlo con la frutta, accollandosi però i familiari tutte le responsabilità morali e legali del caso.

LA DISTANZA TRA QUESTA VITA E LA PROSSIMA SI MISURA IN SECONDI PIU’ CHE IN MINUTI

A volte però, e non so esattamente se il caso presente rientri in questa casistica, la salvezza potrebbe consistere proprio nel passaggio a una nuova dimensione. Restare abbarbicati alla vita per il rotto della cuffia, per fare da cavia al prossimo esperimento e alla prossima operazione, potrebbe anche essere un gioco che non vale la candela. E’ risaputo che la distanza tra la vita e la morte, o meglio la distanza tra questa vita e la prossima vita, è un intervallo minimo ed impercettibile, un sospiro più che un botto, misurabile se vogliamo in 3 minuti di blocco respiratorio.

NON SONO PER L’EUTANASIA MA NEMMENO PER L’ACCANIMENTO TERAPEUTICO

Quando una foglia è secca, è giunto il suo momento e non vale la pena diventare pazzi per tenerla attaccata all’albero della vita presente. Sono semplici riflessioni che mi passano per la testa, e non soluzioni da proporsi per una persona che è tuttora in vita e che ha il diritto e il dovere di giocarsi le sue carte. Non sono un fautore dell’eutanasia. Credo sempre nel detto “Finché c’è vita c’è speranza”. Gli auguro pertanto di tener duro e di farcela, con qualunque cura o non-cura.

TI AUTORIZZO A PENSARMI SU UN ALTRO PIANETA

Un paio di anni fa, mi inviò un laconico messaggio dall’Inghilterra una donna italiana che non conoscevo e che era più o meno nelle stesse condizioni. Stava male. Chemio, morfina, radioterapie, e tanti medici, giovani e anziani, chini su di lei in ossessiva continuazione. Era alla vigilia di subire una ulteriore operazione senza troppa speranza. Aveva letto sia “Alimentazione Naturale” che la tesina “Zona Tumore e Zona Cancro“, ma tutto nelle ultime settimane, troppo tardi per sottrarsi al meccanismo sanitario britannico, alle pratiche burocratiche di rito. “Sono ormai un numero e un oggetto, per cui non ho la forza di ribellarmi e di dire basta!”, “So che sono ormai spacciata”, “Sono anche troppo pasticcata per chiederti dei consigli”, mi disse. “Se entro una settimana non ti manderò i miei saluti via internet, ti autorizzo a pensarmi su un altro pianeta”. Non ne seppi più nulla, e ne rimasi pure male.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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