LETTERA
Ciao Valdo, spero di non oberarti di lavoro, visto il volume di lettere interessanti che stai ricevendo da più parti. Eravamo rimasti alla tua tesina Superato il freddo, cerco l’estate e cerco il durian, e confermo che tutto sta andando alla perfezione. Cosa ci può essere di più emozionante se non aspettare fortissimamente l’estate? L’anno scorso ci siamo sparati una vacanza di sola bicicletta a Corfù. Una cosa che mi viene tanta nostalgia solo a pensarci! Quest’anno ci siamo attrezzati ancora meglio, e intendiamo ripetere l’esperienza in Corsica.
LE MAGAGNE CHE SI PORTANO DIETRO CERTI ANIMALI
Vorrei però farti una domanda. Premetto che non ho alcun dubbio sulla natura non infettiva dell’Aids, e delle malattie che affliggono gli umani. Sto dalla parte dei sani principi, per cui il terreno è tutto e il microbo è niente. Mi è sorto però un dubbio sulla rabbia. Cosa si sa oggettivamente di questa patologia, relativa sia agli animali malati e portatori che agli umani a volte minacciati dalla medesima? Non ho dei timori sulla mia incolumità, ma si tratta di mia curiosità personale, nata da una conversazione sulle magagne che si portano dietro certi animali, come ad esempio i gatti.
CURIOSITÀ SULLA RABBIA E IL TETANO
Tu cosa ne sai e cosa ne pensi? Si può dire che in qualche modo un uomo o un animale contraggano la rabbia per via di ferite ricevute da animali infetti, oppure no? Stessa curiosità riguarda il tetano. Non ci sono relazioni dirette tra una ferita infettata e la malattia? Oppure ci sono, ma non nei termini descritti dalla medicina? Spero di essere stata chiara con le domande. Grazie mille come sempre. Elisa
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RISPOSTA
IL VIRUS NEUROTROPO DELLA RABBIA
Ciao Elisa. Vuoi che ti dica una cosa? Invidio il tuo ragazzo che può contare su una creatura non solo giovane, bella e sana, ma anche entusiasta, curiosa, sportiva e saggia quale sei tu. La rabbia è una grave malattia, spesso mortale, che si manifesta tra i mammiferi domestici e selvatici, interessando il loro sistema nervoso. I sintomi tipici sono l’idrofobia, lo stato di agitazione, la paralisi dei muscoli e il blocco di ogni interesse per il cibo. È causata, o meglio accompagnata, da un virus neurotropo acquisito da altri animali feriti, scoperto da Louis Pasteur che approntò il relativo siero nel 1899.
PERICOLI MOLTO IPOTETICI
I casi di rabbia tra gli umani sono estremamente rari. I vaccini antirabbici di un tempo erano inefficaci e pericolosi. Si dovevano fare 16 iniezioni in sequenza, col risultato di scongiurare la rabbia e di provocare qualcosa di peggio, come l’encefalite. Il vaccino in uso oggi si chiama HDCV e richiede 4 iniezioni soltanto. Secondo le autorità sanitarie non darebbe grosse reazioni e non sarebbe pericoloso nel lungo periodo. Ma questo viene detto a proposito di tutti i vaccini, per cui il discorso vale fino a un certo punto.
ESAGERAZIONE PIANIFICATA DEI PROBLEMI
Dovesse succedere a un uomo di essere morsicato da un animale, basta procedere a una immediata e vigorosa pulizia, anche con acqua e sapone, anche con semplice acqua sul momento, per fare sì che il materiale virale venga lavato e rimosso dalla ferita. Si tratta sempre di sporcizia virale, di materiale inerte. Le stesse pandemie rabbiche vengono strombazzate ed esagerate per dare maggiore importanza agli enti sanitari e veterinari preposti. Scoprire una volpe ammalata di rabbia in una determinata area, non significa affatto che esista una diffusione del problema tale da dover procedere a uno sterminio di volpi in quell’area, come spesso avviene. Se fosse vera la teoria corrente sulla diffusione della rabbia, non esisterebbero più animali selvatici nel mondo intero.
ANCHE PER GLI ANIMALI VALE IL DISCORSO DEL TERRENO DI COLTURA
Vale anche per gli animali il concetto del terreno di coltura. Primo, non tutti gli animali si feriscono. Secondo, non tutti gli animali feriti soccombono. Essendo il virus non vivo, ma detrito cellulare di cellule decomposte, la sua diffusione per l’aria o per altre vie simili non può avvenire. Anche in questo caso succede che la debolezza di animali malnutriti per motivi climatici, per stress o altre cose simili, li porta ad intasamenti virali.
UNA LETTERA DI UN CILENO MORSICATO DA CANE RABBIOSO
Rodrigo Perez di 26 anni, titolare di un’industria situata nel comune di La Cisterna-Santiago, in data 6 giugno 1941 mi scrive quanto segue (prendo l’episodio dalle memorie di Manuel Lezaeta Acharan): Verso la metà del mese di aprile sono stato morso da un cane affetto da rabbia. La gente mi ha consigliato di correre senza indugio all’ambulatorio più vicino per fare le iniezioni antirabbia previste, perché un ritardo poteva essere fatale. Sordo a quei consigli, ho preferito mettermi nelle mani del maestro Manuel Lezaeta, che mi ha sottoposto a un semplice trattamento naturale. In pochi giorni, le mie ferite si sono cicatrizzate senza complicazione alcuna. Attualmente godo di splendida salute.
COMMENTO DI MANUEL LEZAETA ACHARAN
Segue il commento di Lezaeta. In realtà, a Rodrigo Perez avevo prescritto una dieta totalmente cruda, a base di frutta e verdura, più 3 bagni ai genitali di 20 minuti caduno nel pomeriggio stesso, due cataplasmi freddi di fango applicati sul ventre e sulle ferite durante la notte, da cambiarsi e rinnovarsi non appena il fango si seccava. In questi casi, il problema della febbre gastrointestinale, così comune e diffuso tra la gente, è il fattore principale che permette lo sviluppo eventuale della malattia, ed è pertanto quello il problema da combattere. Contro quel problema nulla possono i medicamenti, le iniezioni, i sieri ed i vaccini.
IL BACILLO ANAEROBICO DEL TETANO
Il Clostidrium Tetani, scoperto da Arthur Nicolaier (1862-1945) professore di medicina interna a Berlino, è un bacillo anaerobico presente nelle feci di molti animali, capace di penetrare nelle ferite. Le sue spore sono distribuite un po’ ovunque in natura, specie nel suolo. Ferite, punture e lacerazioni profonde possono ospitare tali spore che gradiscono ambiente scuro e anaerobico per svilupparsi. L’occorrenza e la severità del tetano dipendono sempre dalla quantità di materiale tossico introdotto e dalla resistenza del soggetto (dunque sempre dal terreno di coltura). Il componente neurotossico tetanospasmina, emesso dalle cellule dei bacilli, è considerato tra i più potenti veleni. Trattasi di una neurotossina che, si pensa, agisce sulla sintesi e la liberazione di acetilcolina, neurotrasmettitore che ha un ruolo-chiave nella trasmissione degli impulsi nervosi. Da rilevare che un attacco di tetano non immunizza affatto.
TUTTE LE MALATTIE TROVANO TERRENO FERTILE DI SVILUPPO NELLA FEBBRE GASTROINTESTINALE
Quanto errato sia il concetto medico che vede nella terra l’agente della cosiddetta infezione, che vede addirittura nella terra il portatore del bacillo del tetano, commenta Maniel Lezaeta. La terra, come il sole, l’aria, l’acqua, non può mai essere agente di malattia o di morte. Anche il tetano si cura con fasciature di fango intorno al ventre e ai reni. Questa malattia, come tutte le altre, suppone febbre gastrointestinale (da putrefazione e fermentazione) per svilupparsi, il che fa capire tante cose su come funziona la natura.
Valdo Vaccaro
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