(Se solo si potesse tornare indietro)
LETTERA
Volevo dare una breve risposta alla lettera di Nadia “Le confessioni di un’operata al seno“. Mia sorella, nel 2018 si sottopone alla solita routine di mammografia (preventiva? mah, vanno a caccia di sani per farli sentire ammalati), Classe 1944, quindi 74 anni. Le viene diagnosticato un piccolo tumore, circoscritto, non mi ricordo il termine, ma di quelli che sono lì, fermi, non modificano in struttura, non sono pericolosi (scoperto dopo aver fatto il danno).
Ci passano l’esito già dopo 10 giorni rispetto al normale. La mente parte a raffica a pensare. Ovvio 50% va tutto bene e 50% qualcosa non va. Arriviamo ad avere l’esito, in ansia, con tre dottori (senologo, oncologo e chirurgo). Ci prendono letteralmente per la paura. Che fare? pensiamo noi a tutto ci dicono.
Mia sorella che non è MAI stata in ospedale, non ha MAI avuto nulla, si trova in tre settimane a fare esami su esami, visite su visite, e poi in sala operatoria. Un’esperienza traumatica per lei.
Nel frattempo ci organizzano le serie di radioterapia. Lei a casa si informa con calma, io altrettanto. Leggiamo. Io passo notti a leggere anche articoli in inglese. Il suo è un tipo di “tumore” che si poteva benissimo lasciare dov’era. Le hanno tolto anche il linfonodo sentinella. Ma io dico, se lo chiami sentinella, è come mettere una guardia oltre la porta. La fai fuori, che guardia fa? Quante domande sono sorte…dopo.
Mia sorella si rifiuta di fare la chemio, visto le controindicazioni che ha. La radioterapia è “leggera”, quasi fatta a giorni alterni per via delle feste natalizie. Sia i medici al controllo sia la sua dottoressa curante (cosa curano mai?) le sono praticamente saltati addosso….Ma come? Non fa la chemio? E no! non la faccio. Ho deciso così. Un senologo ci ha quasi sbattuto fuori dall’ambulatorio e le ha detto: “Tanto sicuramente le verrà anche dall’altra parte”.
Sono rimasta scioccata, senza parole, senza fiato. Incapace di ribattere… Mi sono ripresa dopo qualche tempo, ma ormai eravamo fuori dallo studio a Sesto. Se fossi stata pronta gli avrei risposto che lui in quanto uomo poteva avere il tumore alla prostata, e sua moglie magari anche all’utero.
Mia sorella ha passato un inverno pesante lo scorso anno, debole com’è di difese immunitarie. La ferita è tuttora dolorante e rossa. Ci vuole tempo dicono. La ferita psicologica peggio ancora. Quella non va via mai. Mi dice, mia sorella, quando andiamo ai controlli programmati, che se dovesse uscire qualcosa d’altro, non farebbe più nulla.
Se solo si potesse tornare indietro…a non avere paura. Te la buttano addosso, con tutta la potenza che hanno. Credono di fare bene, ma sono solo legati a quanti interventi fanno, a quante medicine propinano.
Se solo avessimo avuto più informazioni in quelle tre settimane. Avremmo potuto aspettare, certo, ma cosa ti dicono loro? “Può aspettare, anche tre mesi, ma come vive nel frattempo, magari cresce.” Magari, forse no! dico io ora…quando mai. Non sono stata capace di tutelare la salute di mia sorella e mi dispiace. Io ne ho passate tante, e questa a lei la potevo risparmiare…
Non ci voleva….no..Non ci siamo mai ammalate in modo da preoccuparci, seguiamo un’alimentazione curata, facciamo attività. Ma questa cosa proprio non ci voleva…Io preferisco seguire il corso naturale, ho deciso che non farò più nessun controllo, niente visite, niente esami. Non ho sintomi di nessun genere, sto bene. Quando sarà, la Natura mi porterà con sé…Scusate, dovevo esser breve, ma dovevo spiegare…Buona vita a tutti. Lina
COMMENTO
UN DRAMMA CHE SI RIPETE ALL’INFINITO
Quando si parla di tumori e di sala operatoria non manca mai l’aspetto drammatico. Se poi focalizziamo le nostre attenzioni sui carcinomi al seno vengono in mente le 230.000 diagnosi/anno con 40.000 casi mortali negli USA e con 52000 diagnosi/anno in Italia. Viene subito da pensare a quante storie simili a quella di Lina e sua sorella accadono in continuazione nel mondo intero.
SI PUNTA A MASSIMIZZARE LE DIAGNOSI
Pubblico la testimonianza di Lina senza spirito speculativo e senza farne motivo di polemiche, anche se la medicina convenzionale, fortemente interventista, ne viene fuori piuttosto male. La regolarità con cui arrivano tutti gli anni, a tutte le donne italiane, inviti pressanti dalle autorità sanitarie a sottoporsi a mammografia, spendendo enormi quantità di tempo e danaro nella corrispondenza, fa venire inevitabilmente il sospetto che il sistema voglia massimizzare i casi di cancro diagnosticati e operati. Il discorso commerciale gioca un suo importante ruolo. Mi si corregga se mi sbaglio.
LE OPERAZIONI AL SENO COMPORTANO NOTEVOLI INSIDIE
I senologi sanno che tastare e manipolare il seno è la peggiore delle cose da fare. Se persino una leggera pressione mammaria è rischiosa, possiamo immaginare che sottoporsi a visite e a stress, subire controlli e mammografie, e passare a interventi di asportazione non è affatto una inezia.
Le operazioni al seno non sono per niente semplici e prive di rischi e pericoli, per quanto le attrezzature e le tecniche si siano evolute e perfezionate. Comportano spesso conseguenze gravi. Le vittime sono spesso ridotte a impotenza e a crisi depressive. Quasi sempre i tumori si replicano, fanno recidiva. I dolori provocati da queste operazioni portano le vittime a ricorrere a narcotici e antidolorifici.
I GONFIORI IL PIÙ DELLE VOLTE NON SIGNIFICANO CANCRO
La propaganda medico-chirurgica sottopone le donne a un martellamento che le rende smarrite e spaventate, in balia del meccanismo complesso che le porta a cedere.
Succede spesso che ci siano gonfiori a una delle ghiandole o dei canali del seno di una madre che allatta, o in una giovane dal seno gonfio e incrostato ad ogni mestruazione. Dire a una donna che ha un cancro significa aggiungere ai suoi mali una sferzata, una batosta fatta di paura e angoscia che può, anche da sola, portare a una fine accelerata.
UNO O PIÙ DIGIUNI BASTEREBBERO A SGONFIARE IL SENO
La correzione del modo di vivere porrà fine alla tossiemia (avvelenamento del sangue) e alla disbiosi (intossicazione intestinale) che provocano tali gonfiori, scrive Herbert Shelton nel suo “Tumori e Cancri”.
Di fonte a una ghiandola infiammata nessun chirurgo si pone mai la semplice domanda “Perché questa infiammazione?” Non sarà che ha mangiato per anni cibi sbagliati e quantità al di là delle proprie capacità digestive ed assimilative, e che sia rimasta cronicamente intossicata da tale eccesso?
Ciò che vedono i chirurghi è sempre e solo l’ingrossamento. Bravi e geniali a tagliare. Nessuno che vada a cercare dei segnali a conferma dei detriti accumulati, come alito fastidioso, escrezioni acri, emanazioni odorali pesanti. Se si facesse digiunare tale donna fino alla sparizione del suo cattivo odore, anche il suo gonfiamento al seno sparirebbe senza bisogno di tagliare alcunché.
HO DIVERSI ARTICOLI DA CONSULTARE SUL BLOG
“Se ci avessi pensato prima” è il feeling attuale della Lina. Ma ora non servono sentimenti di rammarico, di rabbia o di rivendicazione. Queste cose occorre superarle voltando pagina e puntando ogni residua energia verso il recupero della normalità. Raccomando la rilettura della mia tesina “Il panico del tumore al seno e del post-operatorio”. Oltre a questo aggiungo le ultime raccomandazioni del caso.
MELATONINA TRA LE SOSTANZE ANTI-CANCRO
La melatonina regola il sonno ma sopprime anche la crescita cancerogena, per cui occorre mantenere carica di melatonina la ghiandola pineale. Si raggiunge quest’obiettivo digerendo bene, mantenendo pulita e funzionale l’intestino soprattutto nella parte iniziale (duodeno-digiuno-ileo), consentendo al microbiota di produrre la loro quota del 90% di serotonina, la quale viene trasformata a fine giornata in melatonina.
SULFORAFANO, ALLICINI E OMEGA3
Altro fattore di diminuzione crescita tumorale è una camminata regolare di almeno un’ora al giorno, meglio se con l’aiuto di racchette da trekking, e sempre abbinando ai passi rapidi una buona e profonda respirazione.
Oltre alla solita dieta vegeto-crudista tendenziale, raccomando la frutta disponibile (mele, melegrane, mirtilli, frutti di bosco, ananas, banane), l’assunzione regolare di sulforafano, sostanza anti-cancerogena che si trova nelle crucifere (broccoli, cavoli, cavolini, crescione, ravanelli, rape piccanti, rafano, cren, rucola). Ottimi anche gli allicini (aglio, porro, cipolla, erba cipollina).
Frutti da orto come zucchine, asparagi, carciofi e finocchi, patata, patata dolce, zucca, nonché germogli vari, radicchi, valeriana e tarassaco completano il discorso. L’assunzione di Omega3 da olio di oliva, olio di lino, olio di canapa, olio da avocado, mandorle, avocado frutti, completa il quadro.
IMMAGINI DI BELLEZZA E DI SALUTE, ESILIANDO DALLA MENTE OGNI PENSIERO DI MALATTIA
Non va infine dimenticata l’autostima. Chiaro che tale valore richiede una forte rivalutazione di se stessi sul piano morale. Occorre pertanto rimettere assieme i cocci e ricostituire la propria integrità psico-fisica e spirituale. Questo si raggiunge uscendo di forza e con decisione dalla spirale negativa innescata con l’intera vicenda.
Quando il corpo è indebolito e fuori forma questo si riflette pesantemente sulla mente portando a una caduta dell’autostima e delle prospettive future. La salute precaria interferisce con ogni aspetto della vita quotidiana. Pensare fortemente in positivo, a cose belle e a una salute non normale ma radiante. Estromettere dal proprio pensiero ogni immagine e ogni pensiero di malattia, medicina, cancro, virus eccetera.
L’armonia e la serenità portano ad armonia e serenità. Facile a dirsi ma non a farsi? Questa è la sola strada maestra per saltarne fuori.
Valdo Vaccaro
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