LETTERA
Ciao Valdo, ho notato poco fa che hai pubblicato la mia mail! A saperlo prima, mi sarei dilungato un pochino, o avrei aggiunto qualche buona e sana presa per i fondelli!
In realtà, quando ti ho scritto qualche giorno fa, volevo proprio e solo sfogarmi, condividendo il mio disappunto nei confronti di questa situazione assurda che non solo mi obbliga ad accodarmi gentilmente in fondo alla fila di chi sta rincorrendo le ultime inutili mascherine protettive, ma addirittura mi impedisce di andare allo stadio: roba dell’altro mondo.
Nulla e nessuno può impedirci di esprimere liberamente la nostra opinione, men che meno qualcuno dovrebbe avere il diritto di obbligarci a sottostare a regole ed imposizioni che non hanno alcun tipo di motivazione reale.
Purtroppo il sistema è ormai troppo pieno e complicato per poterlo scaricare e quasi tutti noi abbiamo troppe implicazioni, troppi interessi. Qualcuno ha troppo da perdere.
Ecco perché diventa conveniente o inevitabile, lo confesso, purtroppo, anche per me, accettare in maniera accomodante questa situazione. E tante altre situazioni, per assurdo, anche più gravi di questa dabbenaggine chiamata COVID-19.
Per il mio lavoro, mi occupo anche di formazione del personale, e quante volte avrei voluto proporre uno, dieci, cento corsi sull’alimentazione e sugli stili di vita. Naturalmente, basati anche e soprattutto sulle tue tesine. Ma lo ritengo un sogno irrealizzabile, perché come tu ben sai, verrei additato come ciarlatano, come ammattito o magari sovversivo.
Da diversi anni ho chiuso tutti i social perché ero stufo di quanto viene pubblicato. Ero stufo marcio di commenti privi di senso, di bambinesche lamentele, di personaggi che scrivono filosofeggiando del nulla, eccetera eccetera. L’unico social su cui sono rimasto è LinkedIn, ma secondo te, anche lì, potrei mai pubblicare l’articolo in cui citi la mia mail, o altri che avrei voluto pubblicare, soprattutto in questi giorni?
Ma assolutamente no: figuriamoci cosa succederebbe se i nostri clienti venissero a scoprire che un loro partner lascia sedere un eretico sulla cadreghina dedicata alle sacrosante Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro.
Ci resta solo la Speranza che questo cinema d’altri tempi arrivi presto alla sua fine. In fondo, la speranza è l’ultima a morire. Se mai passassi dalle tue parti (a Hong Kong, in Italia, o chissà dove) sarebbe bello offrirti un caffè. Un caffè, per modo di dire, naturalmente. Di cicoria, al massimo! Marco
RISPOSTA
Ciao Marco. Anche qui come nella precedente mail hai espresso con chiarezza il malessere psicologico e spirituale di chi è sottoposto a regole non scritte, a regole inique e soffocanti del vivere quotidiano ovunque prevalenti nei posti di lavoro, di studio e di insegnamento.
Quando uno spende 8 e più ore della sua giornata sul posto di lavoro cerca almeno di renderle più piacevoli ed accettabili sia per sé che per gli altri, magari parlandone prima coi suoi colleghi o persino col datore di lavoro.
RESPIRARE ARIA BUONA È UNA ESIGENZA IRRINUNCIABILE
Ho sempre avuto la fortuna di vivere all’aria aperta e di poter respirare aria buona e ossigenata a pieni polmoni, che è poi il modo migliore per non cadere mai nella trappola delle malattie respiratorie, nelle crisi bronco-polmonari e nei cosiddetti virus influenzali a vite o ad anello o a corona.
Ho sempre avuto la fortuna di vivere in mezzo alla natura, tra i sassi e le acque del torrente Cormôr, gli abeti del parco di Prampero e gli alberi del Roccolo della zona Tavagnacco-Leonacco-Pagnacco-Fontanabona, e con frequenti puntate tra le spiagge marine della mia natia Matuly (Abbazia, oggi Opatija) e poi di Lignano e Grado.
Ho sempre avuto la fortuna di scalare salite della Carnia e del Cividalese in bicicletta, nuotare con vigore nelle acque del Torre e del Cornappo, giocare a calcio per decenni, in Italia e in Asia.
Respirazione e traspirazione sono state la mia regola fissa e irrinunciabile di vita, affiancate sempre da una alimentazione viva-naturale-leggera-innocente, vale a dire priva di sangue altrui. Chiunque mi conosce, si tratti di Tavagnacco, di Imola, di Torino, di Singapore o di Hongkong, lo può confermare.
NON MI SONO MAI PIEGATO AI DIKTAT DELL’ARIA VIZIATA E DEVITALIZZATA
Quando mi è successo di subire le arie viziate-chiuse-riscaldate-condizionate ho sempre reagito con forza e determinazione, proprio come faceva il mio idolo femminile che si chiama Florence Nightingale, nurse fiorentina-londinese specializzata nello spalancare porte e finestre degli ospedali contro la volontà dei medici (anche se a quel tempo nemmeno ne conoscevo l’esistenza).
Ho persino rinunciato a uno strepitoso incarico (monetariamente parlando) in banca al Mediocredito pur di non finire in una stanza chiusa e intrisa di fumo di sigarette.
Ho persino negoziato e ottenuto dai miei datori di lavoro di allora una riduzione proporzionale dello stipendio pur di usufruire di qualche ora di libertà in più per la mia corsa giornaliera nei campi e nei boschi del Friuli.
NULLA AL MONDO TI VIENE REGALATO, NEMMENO L’ARIA
So di aver polemizzato per spalancare o almeno socchiudere le finestre anche d’inverno alle scuole elementari, alle scuole medie inferiori e superiori, nelle sale di lettura e nelle aule universitarie.
So di averlo fatto a casa mia, redarguendo persino mia madre raffreddolita e imponendo finestra semi-aperta nelle camere da letto e in cucina.
So di averlo fatto sui posti di lavoro (come negli uffici delle Officine Riunite di Udine). So di averlo fatto nei treni in cui viaggiavo, salvo in quelli a finestrini bloccati.
LA MIA VERA LAUREA IN SALUTE ME LA SONO RICUCITA ADDOSSO
So di averlo fatto e di farlo in continuazione negli alberghi, dove la prima mia richiesta è quella delle finestre aperte. L’ho fatto senza interruzione e senza sosta per 70 anni almeno.
E poi c’è qualcuno che viene a contestarmi 3 lauree in economia-filosofia-naturopatia prive di medicina, o a ricordarmi che solo gli scienziati e gli esperti del vaccino sono autorizzati e competenti a parlare di salute e di peste bubbonica.
A VOLTE OCCORRE RISCHIARE DI PERSONA
Ma torniamo a te. Hai manifestato il dissidio interiore di chi vorrebbe incidere e portare dei miglioramenti, dando anche un personale contributo nel suo piccolo (si fa per dire, visto che il grande sta proprio nelle piccole cose), allo scopo di rendersi utile e di incrementare la propria autostima, di introdurre qualcosa di originale e di stimolante per il proprio ambiente, ma sa nel contempo di non poterlo fare senza correre il rischio che gli sbattano la porta in faccia. Già il solo pretendere l’apertura di una finestra nel tuo ufficio può scatenare il finimondo.
IMPARIAMO A NON SOFFOCARE LA NOSTRA VOCE INTERIORE
Ognuno è tenuto a svolgere burocraticamente il suo compito secondo i soliti schemi e i soliti inquadramenti, e non secondo i suoi valori e le sue convinzioni. È un tema assai diffuso.
Quante sono le persone costrette ad auto-censurarsi e a non dire le cose che vorrebbero gridare con forza, a non esporsi? Direi che sono la stragrande maggioranza.
Non è esagerato parlare di una castrazione culturale generalizzata, dove le imposizioni arrivano per legge o per tradizione. Sono certo comunque che il dire queste cose ti servirà già a stare meglio.
DI FRONTE A DIRETTIVE E ABITUDINI OPPRESSIVE E LIBERTICIDE OCCORRE IMPOSTARE UNA CONTROTENDENZA
Ricordo negli anni delle medie superiori i salti mortali dei docenti di allora, bloccati sia dalle disposizioni ministeriali che dai libri di testo, spesso caratterizzati da determinate linee ideologiche, tanto che i migliori docenti conducevano le proprie lezioni su quaderni di appunti personali.
Se in una fabbrica, in un ufficio, in una scuola qualcuno viene ad installare un distributore automatico di caffè o di bibite o di merendine, o di biscotti e gelati, nessuno troverà mai qualcosa da ridire.
LE INIZIATIVE INNOVATIVE SUL PIANO ALIMENTARE VENGONO IL PIÙ DELLE VOLTE BOICOTTATE APERTAMENTE
Stessa cosa se qualcuno organizza nell’atrio scolastico un tavolo per lo spaccio di panini con salame-prosciutto-hamburger e ali di pollo, o e si instaura una provvidenziale micro-succursale McDonalds.
Prova te invece a immaginare le proteste che arriverebbero da più parti se qualcun’altra avesse l’iniziativa di installare una macchina spremitrice di agrumi freschi e di carote, magari affiancata da panini integrali imbottiti con radicchio, pomodori e crema di olive taggiasche!
Sarebbe aria nuova, salvezza e fortuna sia per gli alunni che per gli insegnanti che per i bidelli. Ma sta pur certo che alla fine chiamerebbero il sindaco, l’assessore e il tutto finirebbe sulla stampa, con guai a non finire per la preside e la dirigenza scolastica.
LA SERENITÀ VA CONQUISTATA PEZZO PER PEZZO E GIORNO PER GIORNO
Come dici, l’importante è rendersi conto delle incongruenze, delle limitazioni e delle cattiverie implicite nei meccanismi del sistema e fare del proprio meglio per venirne fuori, o almeno per trovare qualche forma di attenuazione e di compromesso, visto che uno non può vivere costantemente mandando giù dei bocconi amari ed indigesti.
Valdo Vaccaro
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