Con il permesso del dott. Roberto Gava Renovatio 21 pubblica in esclusiva questa lettera indirizzata ai suoi pazienti.
LETTERA AI MIEI PAZIENTI
La Medicina contemporanea protegge il malato o se stessa? È datrice di vita o di morte?
3 maggio 2018
Carissimi,
dopo la morte del piccolo Charlie Gard, il bambino inglese affetto da una malattia mitocondriale degenerativa considerata incurabile e deceduto il 28.7.2017, è stata decisa la morte anche del piccolo Alfie Evans, affetto da una patologia neurologica degenerativa non ancora conosciuta e deceduto il 28.4.2018, esattamente nove mesi dopo Charlie.
Un giudice dell’Alta Corte di «giustizia» inglese ha deciso la morte di Alfie dichiarando che la sua vita era «futile, inutile»
I medici hanno comunicato che entrambi «non avevano alcuna possibilità di guarire» e quindi è stato deciso di togliere loro la nutrizione e la ventilazione artificiale: Charlie è morto pochi minuti dopo, mentre Alfie è sopravvissuto alcuni giorni respirando in modo autonomo (anche se si pensava che non avrebbe potuto respirare da solo), ma lo stress biologico a cui sono stati sottoposti i suoi organi in quei giorni hanno contribuito ad indebolirlo portandolo a morte.
Un giudice dell’Alta Corte di «giustizia» inglese ha deciso la morte di Alfie dichiarando che la sua vita era «futile, inutile», avvalorando la decisione dei medici e rifiutando di concedere ai genitori di portarlo a casa e di farlo curare altrove.
Con quale autorità morale hanno fatto questo?
Jean Pierre Casey, nipote di Dietrich von Hildebrand (1889-1977), famoso filosofo cattolico tedesco e deciso oppositore di Hitler, ha scritto una lettera aperta ai Vescovi di Inghilterra e Galles accusandoli molto duramente per il loro silenzio e per non aver difeso la vita dei bambini negli ospedali. Egli scrive: «È sempre più evidente che oltre alle migliaia di aborti che procurano ogni anno, gli ospedali del Servizio Sanitario Nazionale britannico stanno diventando fabbriche di morte non solo per i non ancora nati, ma per i vivi. […] Che i nostri Vescovi continuino ad allearsi con il Servizio Sanitario Nazionale nel difendere l’indifendibile va al di là di ogni possibile comprensione. […] Se i dirigenti della Chiesa rimangono in silenzio di fronte a tale tirannia, ingiustizia e oppressione, diventano complici e, di fatto, prendono parte attivamente a gravi azioni malvagie».
Inoltre, da giorni i genitori di Alfie avevano trovato in ospedale il conforto di un Sacerdote italiano (Padre Gabriele Brusco, Legionario di Cristo), che aveva anche iniziato a parlare agli operatori sanitari ospedalieri di «obiezione di coscienza», venendo peraltro criticato per questo, ma che è stato improvvisamente allontanato dall’ospedale e richiamato a Londra dal suo parroco, al quale deve obbedienza.
Prosegue Casey nella sua denuncia:
Questa non è Medicina. Apprezzo e riconosco la Medicina Personalizzata fatta nel territorio da innumerevoli Medici di Base, Pediatri e anche Specialisti che si sacrificano tutti i giorni per i loro Pazienti, ma mi dissocio dagli schemi fissi spersonalizzati e imposti obbligatoriamente dall’alto, per i quali sembra che la persona conti finché è produttiva
«Un ospedale che funge da carcere, imprigionando un bambino contro i desideri dei suoi genitori e la possibilità di avere un giudizio migliore non agisce con integrità.
Un ospedale che chiede un’ingiunzione del tribunale per impedire ai genitori di esercitare il proprio dovere di agire nel migliore interesse del proprio figlio non agisce con integrità.
Un ospedale che rifiuta di mettere in discussione la sua possibile, se non probabile, errata diagnosi non agisce con integrità.
Un ospedale che cerca di estromettere un Cappellano che fornisce conforto spirituale a una famiglia bisognosa e amministra i Sacramenti, non agisce con integrità.
Un ospedale che rifiuta di prendere in considerazione alternative non agisce con integrità.
Un ospedale che richiede la presenza della polizia per impedire ai genitori di esercitare il proprio diritto legale non agisce con integrità.
Un ospedale che si rifiuta di facilitare un incontro tra il suo personale medico e il responsabile di un altro ospedale pronto ad accettare il bambino a suo carico [Ospedale del Bambino Gesù di Roma] non agisce con integrità.
Un ospedale che non collabora con altri ospedali affinché mandino personale medico, attrezzature e mezzi di trasporto per sostenere i desideri dei genitori per forme alternative di trattamento non agisce con integrità.
Un ospedale che si rifiuta di idratare o nutrire un bambino non agisce con integrità».
«Secondo alcuni – continua Casey – io posso sembrare un sempliciotto, non in grado di capire pienamente le sottigliezze etiche e mediche del caso, ma rispondo così: Conosco la tirannia quando la vedo. Conosco l’oppressione quando la vedo. Conosco l’ingiustizia quando la vedo. E così fanno molte migliaia di altre persone in tutto il mondo».
Quale agonia se Alfie non soffriva prima di essere messo in carenza di ossigeno e cibo?
Non si creda che questa sia solo la condizione della Medicina Pubblica inglese. Anche in Italia un Pediatra, Primario di un reparto emiliano, in questi giorni ha preso posizione a favore dei medici inglesi e ha detto: «Sono circa 150 nella nostra provincia i bambini affetti da queste patologie che in alcuni casi possono avere complicanze gravissime. […] I medici sono obbligati a comunicare alla famiglia quando le cure sono sproporzionate. Il problema nasce quando famiglia e medici sono in disaccordo. […] I miei Colleghi inglesi hanno fatto quello che dovevano, se c’è stato un errore forse c’è stato nel coinvolgimento della famiglia. Si poteva spostare? Sarebbe potuto migliorare? Non sono d’accordo: si sarebbe solo prolungata l’agonia».
Quale agonia se Alfie non soffriva prima di essere messo in carenza di ossigeno e cibo?
Comunque, se in una sola provincia italiana ci sono circa 150 bambini affetti da patologie gravi incurabili, allora significa che in tutt’Italia ci sono migliaia di questi bambini.
Li uccidiamo tutti come ha fatto Hitler con i disabili tedeschi per cercare di purificare la sua «Razza Ariana»?
Se in una sola provincia italiana ci sono circa 150 bambini affetti da patologie gravi incurabili, allora significa che in tutt’Italia ci sono migliaia di questi bambini. Li uccidiamo tutti come ha fatto Hitler con i disabili tedeschi per cercare di purificare la sua «razza ariana»?
E noi resteremo indifferenti?
Questa non è Medicina. Apprezzo e riconosco la Medicina Personalizzata fatta nel territorio da innumerevoli Medici di Base, Pediatri e anche Specialisti che si sacrificano tutti i giorni per i loro Pazienti, ma mi dissocio dagli schemi fissi spersonalizzati e imposti obbligatoriamente dall’alto, per i quali sembra che la persona conti finché è produttiva.
A voi, miei Pazienti, scrivo questa lettera affinché sappiate che ho scelto di fare il medico per aiutare l’uomo, sano o malato, appena concepito o moribondo, senza distinzione di cultura, razza, ideologia e fede religiosa. Vi scrivo apertamente affinché sappiate da che parte sto e possiate decidere coscientemente se seguirmi o meno. Anche quando le conoscenze scientifiche del momento mi dicevano che non c’era più nulla da fare, ho sempre combattuto per cercare nuove terapie e nuove vie e da 43 anni studio tutte le sere per accrescere le mie conoscenze, senza pregiudizi, restando aperto a qualsiasi approccio terapeutico convenzionale o non convenzionale che abbia un fondamento e che sia degno di essere approfondito ed eventualmente acquisito.
A voi, miei Pazienti, scrivo questa lettera affinché sappiate che ho scelto di fare il medico per aiutare l’uomo, sano o malato, appena concepito o moribondo, senza distinzione di cultura, razza, ideologia e fede religiosa. Vi scrivo apertamente affinché sappiate da che parte sto e possiate decidere coscientemente se seguirmi o meno
Non temo di andare controcorrente, perché più del giudizio umano temo il Giudizio di Dio e quello della mia coscienza.
Ai medici britannici ricordo solo che l’umiltà è la madre di tutte le virtù e che davanti alla vita e alla sofferenza di una persona deve venir meno ogni interesse e orgoglio personale o nazionale.
Inoltre, vorrei ricordare loro che nessun uomo ha il diritto di uccidere, di ostacolare o di negare l’assistenza respiratoria, l’acqua e il cibo con tutte le sue componenti nutrizionali essenziali, cioè le condizioni indispensabili per mantenere la vita. Solo Dio può dare e togliere la vita nei momenti e con le modalità che Lui ritiene più opportune, in considerazione del nostro massimo bene personale e sociale. Anche la sofferenza, per quanto dura e terribile essa sia, è una forte occasione di crescita, e Dio lo sa molto bene.
Ai medici britannici, ma a qualsiasi medico, vorrei anche dire che di fronte ad una patologia che appare inguaribile, dovremmo riprendere a studiare, a ricercare nuove soluzioni, ad aprire il nostro cuore e la nostra mente a nuovi approcci terapeutici allo scopo di trovare quella cura che allo stato attuale non conosciamo, invece di arrenderci e decretare l’inutilità dell’esistenza di chi ne è affetto.
Abbiamo tutti bisogno di riscoprire il senso della nostra vita, che non risiede né nel potere personale, né nel potere economico, né nell’apparire, né nell’appagare il piacere personale, ma solo nel compiere il Bene e quindi anche nel difendere la sacralità della Vita in ogni sua espressione e condizione
Ancora cinque secoli fa Paracelso ci ammoniva dicendo che: «Nessun Medico può dire che una malattia è incurabile. Affermarlo è come offendere Dio, la Natura e disprezzare il Creato. Non esiste malattia, per quanto terribile possa essere, per la quale Dio non abbia una cura corrispondente» … E il progresso medico di questi ultimi decenni credo lo abbia dimostrato.
Ciò che non conosciamo lo possiamo scoprire e se chi ci ha preceduto non avesse creduto in questo e lottato e pagato anche di persona per questo, oggi non potremmo godere dei benefici di cui disponiamo.
È troppo facile, ingiusto e inumano chiudere la bocca a colui che ci disturba. È troppo facile farsi forti con i deboli e uccidere l’indifeso solo perché mette in crisi la nostra coscienza e ci ricorda i nostri limiti.
Abbiamo tutti bisogno di riscoprire il senso della nostra vita, che non risiede né nel potere personale, né nel potere economico, né nell’apparire, né nell’appagare il piacere personale, ma solo nel compiere il Bene e quindi anche nel difendere la sacralità della Vita in ogni sua espressione e condizione.
È il momento di dire NO ad ogni ingiustizia, ad ogni conflitto di interesse, ad ogni minaccia contro la Vita, contro la Libertà di espressione, di scelta e di cura, specie quando riguarda genitori che esprimono amore per loro figlio.
C’è l’urgenza di svegliare la coscienza di ogni persona e di unirci come un’anima sola per chiedere che trionfino il Bene, la Libertà, la Giustizia, l’Amore verso tutti e il rispetto per la Vita, sacra in ogni sua condizione e manifestazione.
Roberto Gava, medico
COMMENTO DI VALDO VACCARO ALLA LETTERA AI PAZIENTI DEL DR ROBERTO GAVA
LASCEREI STARE TUTTE LE POLEMICHE
Non voglio entrare in alcun modo nella polemica tra medici inglesi e medici del Bambin Gesù, e nemmeno tra i medici emiliani che danno ragione ai loro colleghi britannici e Roberto Gava che li bacchetta sul piano deontologico. Penso che in tutti indistintamente prevalga la voglia di non staccare mai il respiratore o qualunque altra cosa a disposizione, pur di salvare una vita, e che l’eventuale rinuncia al proseguimento delle cure diventi una estrema ratio da praticarsi solamente quando ci sia il rischio concreto di scivolare nella persecuzione terapeutica fine a se stessa.
TECNICAMENTE PARLANDO POTREBBE AVER RAGIONE IL PRIMARIO EMILIANO
In verità, con tutto il rispetto possibile per il Bambin Gesù e i suoi medici, non penso poi che questo ospedale, sul piano della reale concretezza, fosse in possesso e sia in possesso di doti professionali e strumentali tali da farsi preferire all’ospedale britannico, o disponga di soluzioni terapeutiche miracolistiche tali da risolvere positivamente i due casi in questione. Non penso che esista al mondo qualcuno intenzionato a trattare i bambini malati gravi con metodi hitleriani, salvo prova contraria, salvo nera ignoranza e salvo cecità, cinismo e indifferenza innescati dal vile danaro, tipico fenomeno in atto nelle vacc!nazioni di massa.
UMILTÀ INGLESE NEUTRALIZZATA DALLA SPAVALDERIA ITALICA
Condivido il principio richiamato da Gava per cui i medici inglesi avrebbero fatto meglio a dire con spirito di umanità e di umiltà, che “Non essendo noi in grado di fare meglio, passiamo il piccolo paziente ai colleghi del Bambin Gesù, chissà che a loro non riesca davvero di salvarlo, e così accontentiamo pure il desiderio del padre”. Ma c’è anche da mettere sul piatto della bilancia l’aspetto inevitabile della presunzione, dell’arroganza e della spavalderia insite nel proporsi in pompa magna come portatori di risorse terapeutiche superiori a quelle regali e fortemente referenziate di Sua Maestà Britannica.
TROPPA TEATRALITÀ INTORNO A QUESTA VICENDA
Occorre anche essere realisti e usare un pizzico di buon senso. Aver gonfiato i due casi in modo sproporzionato ha creato clamore e mostruosa teatralità mediatica intorno all’intera faccenda, per cui pur mettendoci tutta l’umiltà possibile, nessuno è disposto a perdere facilmente la faccia, in Inghilterra come in qualunque altro paese del mondo, sul piano politico, professionale e istituzionale. In linea generale non è poi che gli ospedali italiani, preferiti o no dal papa e dal Vaticano, possano vantarsi di una reputazione tale da sfiorare la perfezione e l’eccellenza.
UN TRASFERIMENTO CHE NON SI HA DA FARE
Alla fine, la demonizzazione dell’ospedale londinese da parte dei media, specie quelli nostrani, e da parte dello stesso filosofo Jean Pierre Casey, ha finito per rendere il trasferimento impraticabile, facendolo diventare un caso internazionale, un procedimento che “non si ha da fare”, come si diceva nelle sentenze dell’Innominato. La voglia, manifestata con troppo rumore e troppa risonanza, di portare il piccolo a Roma, ha finito paradossalmente per ottenere l’effetto contrario, impedendo le cure alternative che si volevano attuare a favore del piccolo Alfie Evans. Non intendo poi commentare in dettaglio la frase di Gava “E il progresso medico di questi ultimi decenni credo lo abbia dimostrato”, che trovo esageratamente glorificante, salvo che non l’abbia pronunciata con un sottinteso filo di ironia.
UN MEDICO MERITEVOLE DI GRANDE AMMIRAZIONE
Questo non mi impedisce di esprimere grande ammirazione per il dr Roberto Gava. Pur non conoscendolo di persona, ho letto diversi suoi articoli e ho seguito le sue note vicende. Sono pertanto convinto che non ci sia nulla di buonista e di manieristico nella sua lettera. Condivido per intero lo spirito e i principi etici con cui ha affrontato queste toccanti vicende. Dirò di più. Roberto Gava è uno di quei medici che mantengono nobile la parte sana della medicina, per cui merita plauso ed ammirazione da parte di tutti. Il fatto di essere stato tra i primi radiati dall’Ordine per la sua contrarietà alle inoculazioni obbligatorie, è ulteriore prova del suo coraggio, della sua trasparenza e della sua generosità.
Valdo Vaccaro
Anche oggi sono totalmente d’accordo con te, caro Valdo. Il tuo commento è molto equilibrato e assolutamente etico!
Ho grande stima del dr. Gava, ho seguito dei bambini che vanno da lui. E’ dotato di grandi competenze e altrettanto notevole generosità e grandezza d’animo.
Resta il fatto che occorre lasciare liberi di agire i genitori come meglio credono, salvo che gli errori siano gravi. Rimarrà in essi, per il resto dei loro giorni, la tristezza che forse i loro bambini avrebbero potuto vivere di più. Anche se credo che quelle anime avessero da compiere un ben preciso percorso, compresi i loro genitori..