(Conferenza di Dozza-Bologna dell’1 Settembre 2013)
BOLOGNA DEI MIRACOLI
È con grande piacere che vi incontro qui nel cuore dell’Emilia. Con grande piacere ed un pizzico di preoccupazione. Conosco troppo bene Bologna e dintorni per prenderla a cuor leggero. Bologna la Dotta con la sua prima università mondiale. Bologna la Grassa, con la sua tendenza al mangiar bene “ma bene davvero”, inteso come mangiar condito, sostanzioso, fine, sofisticato e magari grasso-proteico. Bologna la Dinamica, con le sue industrie intraprendenti e all’avanguardia, e con le sue attività fieristiche internazionali. Bologna del Bel Canto, con l’immortale Luciano Pavarotti, l’indimenticabile Lucio Dalla di Piazza Grande e l’indistruttibile Gianni Morandi. Bologna dei bolidi, con Maserati e Ducati in città, con la Ferrari a Maranello, la Lamborghini a Sant’Agata Bolognese e il Circuito Internazionale di Imola proprio da queste parti.
INSEGNARE AI MAESTRI NON È MESTIERE AGEVOLE
Cosa mai insegnare a un emiliano doc, che già egli non sappia troppo bene? Ti guarda, ti sorride e ti ascolta, sempre attento e curioso. E poi alla fine ti piazza la sua obiezione basata sul buon senso comune e sulla concretezza. Se non possiedi una teoria solida come il granito, stai pure certo che ti ritrovi con la tua impostazione sgretolata, polverizzata e liquefatta.
NIENTE STORIELLE E NIENTE SOGNI
Come dire che, da queste parti, non puoi raccontare storielle o favole contrabbandandole per delle realtà, né puoi proporre idee prive di basi sicure e concrete. Se vendi fumo o anche cose belle, ma utopistiche e non applicabili nel reale, non hai di sicuro vita facile. C’è poi da dire che, al di qua delle Alpi, da Bolzano a Ragusa a Cagliari, e alla Napoli di “Accà nissciuno è fesso” del grande Totò, tutti sono bolognesi in questo. Martin Luther King, col suo I have a dream, ripetuto decine di volte, non avrebbe sfondato. Da queste parti è proibito sognare.
DICI BOLOGNA E SIGNIFICA CARNE
Riconosco che proporre una rivoluzione vegetariana in terra emiliana, ci vuole un bel coraggio. Quasi una provocazione al grana parmigiano reggiano, al parmacotto, alla mortadella, allo zampone, al ragù e alla piadina. Nei ristoranti di Chicago, Tokyo, Shanghai e Città del Capo, quando il cliente desidera più ingrediente carneo nel suo piatto, non sta certo a sciorinare parole tradotte o prese dal dizionario. Basta dire Bologna e lo chef annuisce, sorride e ti scarica lardo ed hamburger. Giusto o sbagliato che sia, Bologna nel mondo intero è sinonimo di carne.
DA QUESTE PARTI SI MANGIA CON LA EMME MAIUSCOLA
In realtà occorre essere obiettivi evitando i luoghi comuni. Definire Bologna in quel modo risulta tutto sommato pregiudizievole, limitante, ingiusto ed anche offensivo. In Emilia predomina a mio avviso l’arte del mangiare sopraffino e sofisticato. L’arte del pinzimonio, e quella del saziarsi al meglio anche con frutta e verdura, quando uno lo desidera. L’arte della varietà e dell’abbondanza.
LA REALTÀ DEL GRUPPO CREMONINI
In ogni caso, il gruppo Cremonini, 3 miliardi e mezzo di fatturato nel 2012, ed interlocutore-fornitore privilegiato della McDonalds, ha sede a Castelvetro-Modena. Parliamo di un leader mondiale della ristorazione carnea in tutte le forme e le versioni, capace di lottare gomito a gomito col colosso brasiliano JBS di Josley Mendonca Batista, maggior produttore planetario di carne bovina, ed ex-socio della stessa azienda modenese, e col gruppo brasiliano Bertin, co-associato alla Rigamonti.
LEADER MONDIALE NEL SETTORE CARNI
Cremonini significa diversi marchi. A) Rigamonti (numero uno per la bresaola, carne di manzo salata e stagionata), B) Inalca (leader europeo macinati ed hamburger con 100 mila T/anno in forte crescita nei 10 stabilimenti italiani e nelle 18 piattaforme produttive in Russia e in Africa, leader europeo carni bovine in scatola coi marchi Montana, BillBef e Texana, 200 milioni di scatolette/anno e 100 milioni di vaschette/anno nei pre-affettati), C) Chef-Express, leader europeo servizi bordo treno, stazioni, aeroporti, autostrade, steak-house, distribuzione snack e tramezzini a base di bresaola, coppa, mortadella, prosciutti e formaggi), D) Marr (Balini Adriatica Pesca), E) Guardamiglio Carni-Piacenza, F) Ge-Mark, G) Allevamenti Fiorani, H) Baldi Carni.
I MEGA-IMPIANTI RUSSI DI ODINTSOVO E DI ORENBURG
Il fiore all’occhiello della Cremonini rimane l’impianto russo di Odintsovo, all’avanguardia nella produzione di hamburger, con 40 mila T/anno e succursali a San Pietroburgo, Rostov e Novosibirsk. Niente a confronto col nuovo mega-impianto di macellazione e disosso in costruzione nella regione di Orenburg non lontano da Mosca, dotato delle più sofisticate tecnologie per la produzione di carne bovina.
SCENE APOCALITTICHE DA MOZZARE IL FIATO
Un piazzale enorme con file di camion articolati. Centinaia di bovini affamati, assetati, infreddoliti, tremanti di paura, fatti scendere dagli automezzi e avviati lungo il percorso a senso unico e senza ritorno. Uno scalpitare indistinto di poveri quadrupedi verso un grigio ed imponente scatolone di cemento e di acciaio che li succhierà dentro per demolirli ed annientarli impietosamente.
CONTINUO VIAVAI DI CARRELLI E DI NASTRI
Carrelli che portano ossa verso i depositi esterni, altri che portano i mantelli insanguinati verso la zona conciaria, altri ancora carichi di interiora, frattaglie, code e scarti di lavorazione, destinati alla macinazione e agli hamburger, mentre i nastri trasportatori collocano ordinatamente su apposite scansie le teste mozze, cariche di prelibate lingue, i fegati, gli ossobuchi, i testicoli, altra delizia super-apprezzata dal mercato. Le preziose carcasse decapitate, con gabbia toracica, filetti e parti muscolari, sono state nel frattempo collocate come tanti manichini lungo gli interminabili corridoi refrigerati, pronte per la distribuzione al mercato.
VOCI STROZZATE, LAMENTI ECHEGGIANTI E ANIME SBALORDITE
Le urla disperate delle vittime non sono trapelate all’esterno, e riecheggiano tuttora impregnando le sozze pareti, i nauseabondi pavimenti e i lerci soffitti di questa orrenda fabbrica di sofferenza e di morte. Le loro anime tuttora disperse e svolazzanti nei dintorni, sconcertate, incredule e sbalordite da tanta scellerata spietatezza umana.
DI CHI LA COLPA?
Non serve demonizzare il Cavaliere del Lavoro Vincenzo Cremonini per le sue performance e i suoi record. Per quanto ripugnante possa essere la sua attività, egli rimane sostanzialmente un imprenditore di grande successo che dà lavoro a oltre 12000 persone senza contare l’indotto. Non è necessariamente lui il vero massacratore seriale di bovini e maiali. Non sono necessariamente i suoi dipendenti ad affondare il coltello nelle gole di queste disgraziatissime creature, fatte nascere controvoglia, schiavizzate e sfruttate controvoglia, e condannate a morte controvoglia.
I VERI BOIA SONO I CONSUMATORI
Quali sono allora i veri boia della situazione? È la gente comune, imbevuta di nozioni aberranti e di appetiti abominevoli. Persone apparentemente civili e pacifiche che non portano con sé pugnali, seghetti e coltellacci, ma che sono disposte ed abituate ad affondare con disinvoltura, indifferenza e voracità i propri denti sui poveri resti di queste creature brutalizzate all’estremo. “Il mercato chiede carne ed io la fornisco”, è il motto tipico dei macellai. Cremonini lo fa meglio di tutti gli altri.
SE UNO NON CI CREDE, PUÒ ANCHE MOLLARE TUTTO
D’accordo che se uno non crede in qualcosa è libero anche di pentirsi e di smettere, come Howard Hyman, leader per decenni nella produzione di carne e latte di qualità in Montana, diventato vegano e supporter numero uno di Colin Campbell non appena accortosi che carne e latte fanno tutt’altro che bene alla salute. O come, prima di lui, il mitico John Robbins figlio unico del re americano dei gelati, e capace di rinunciare all’eredità e di denunciare al paese le malefatte e i crimini di suo padre, contro le sue mandrie dislocate in America, Argentina, Cina e Nuova Zelanda.
L’AMBIZIONE È DI TRIPLICARE IL FATTURATO ENTRO IL 2020
Da noi queste cose non succedono. Il Cavalier Cremonini crede fermamente in quello che fa e, beato lui, non gli viene il minimo sospetto che la sua attività sia quanto di più turpe, abietto ed infame esista al mondo. Viene considerato un imprenditore esemplare senza riserve. Ha piazzato persino la bandiera italiana in cima al suo bel castello di fate incantate in terra russa. Ogni sua energia è dedicata a raddoppiare e triplicare la sua produzione di carni fresche porzionate e macinate, di carni congelate e surgelate, di salumi interi, di tranci e di affettati, sempre all’insegna ed alla riscoperta delle tradizioni e dei sapori emiliani.
UNA REALTÀ RACCAPRICCIANTE CON CUI OCCORRE MISURARSI
Abbiamo detto che non c’è posto per idealismi e per utopie. Non stiamo parlando di allucinazioni e di incubi, ma di una realtà tanto raccapricciante quanto reale, toccabile, tastabile e fotografabile. Ed è questa la realtà contro la quale noi ci misuriamo e ci scontriamo.
NIENTE IDEALISMI FINI A SE STESSI
Non siamo degli illusi e non vogliamo illudere nessuno. L’illusione è una brutta cosa. Sia per noi che per chi ci segue. Vendere fumo non fa parte di quella concretezza di cui il mondo ha estremamente bisogno. Non vogliamo combattere contro i mulini a vento come Don Chisciotte. Non è nelle nostre ambizioni fare i campioni di idealità tramontate o irrealizzabili.
SE I MATTATOI FOSSERO DI VETRO
Le cose buone per la salute del corpo, della mente e dello spirito, sono sempre le stesse e non passano di moda. Mangiare bene per vivere meglio è una frase usata da tutti, carnivori, onnivori e vegani. Qualcuno dovrà pur aver ragione. Una cosa comunque è sicura. La carne è morte e non certo vita. Come disse la Linda McCartney, “Se i mattatoi avessero pareti di vetro e finestre aperte, tutti sarebbero vegetariani”.
LEONARDO, CORNARO, VOLTAIRE, SCHWEITZER E GANDHI
Leonardo da Vinci non era ubriaco quando disse “Verrà giorno in cui l’uccisione di ogni singolo animale sarà considerata orrendo crimine”. Luigi Alvise Cornaro non era alterato quando decise di ribellarsi alla diagnosi dei medici che gli avevano dato 2 mesi di vita. Non era alterato quando scelse di cambiare stile, di sopravvivere ai medici, ai loro figli e ai loro nipoti, e di scrivere “Intorno alla vita sobria”, il primo testo mondiale di scienza igienistica. Voltaire, simbolo dell’età dei lumi, non era fuori di testa quando ammonì l’umanità che non ci sarà mai pace ed equilibrio mentale fino a quando sul pianeta Terra non sarà eliminato l’ultimo macello. Albert Schweitzer non era un deficiente, quando andava a visitare i suoi pazienti africani accompagnato dalla fidata maialina Josephine. Il Mahatma Gandhi non dava i numeri quando disse alle Nazioni Unite che la ricchezza delle nazioni non sta nel PIL e nella potenza delle loro industrie, ma piuttosto nel modo in cui esse trattano i rispettivi animali”.
GLI AMMONIMENTI DELLA SACRE SCRITTURE PARLANO CHIARO
Il Taittiya Upanisad, testo in sanscrito del 500 a.C, indica che “Dalla terra le erbe e le piante, e dalle erbe e le piante il cibo”. Il Vangelo degli Esseni, tenuto sottochiave per secoli nella biblioteca vaticana, dice cose fondamentali. “Vi ho dato ogni erba che reca seme e ogni albero che reca frutto. Questo sarà il vostro nutrimento. Vi chiederò conto di tutti gli animali uccisi direttamente o per delega. Chi uccide, uccide se stesso. Ogni goccia di sangue sarà goccia di veleno. Ogni respiro sarà fetore e ogni cellula sarà putredine. Le ossa saranno gesso, gli occhi scaglie e le orecchie cera”.
MANGIAR BENE HA PRECISI SIGNIFICATI
Il titolo di questa conferenza è mangiar bene per vivere meglio. Mangiar bene significa semplicemente portare alla bocca cibo compatibile, digeribile, vivificante, capace di dare nutrimento con poco dispendio energetico-digestivo e senza effetti collaterali, tipo acidosi, radicali liberi, pigrizia linfatica, disidratazioni, ritenzioni, ristagni, insufficienze endocrine-epatiche-renali-intestinali.
CURIAMO IL NOSTRO PERCORSO SPIRITUALE
Vivere bene poi, significa certamente divertirsi, purché ciò avvenga non alle spalle degli altri, non sulla pelle degli altri. Cos’è mai la vita? È una chance, un’occasione importante da non sprecare ma da giocare al meglio. Il tempo passa e il tempo corre. L’opportunità di farci valere esiste, ma sfuma assai presto. Siamo soggetti non a una vita eterna fissa ed immobile ma a un percorso a tappe, verso la purificazione di noi stessi e verso l’armonizzazione col creato e con la natura che ci circonda sulla terra e sul resto dell’universo.
CARNE SIGNIFICA MORTE E NON CERTO SALUTE
La polemica sul veganismo e il mangiar carne sembra non finire mai. È dimostrato in mille modi che la carne fa male al corpo umano nella sua interezza. È dimostrato nei principi, nella logica, nei risultati. Ma pare che le prove non bastino mai. La testardaggine, l’ostinazione, la miopia umana, superano di molto quelle dell’asino più recalcitrante. La carne fa poi da viatico per altri errori alimentari, spingendo a compensazioni, dolcificazioni, integrazioni, supplementazioni, portando la gente al cibo innaturale e alle bevande alcoliche e nervine, ai digestivi e ai farmaci.
UNA POLEMICA FINE A SE STESSA
In realtà, la polemica carne-noncarne è una polemica banale e assurda, se non addirittura improponibile. Come si fa a chiederci se la carne fa bene o fa male? Ci chiediamo forse se mangiare nostra moglie fa bene o fa male? Ci chiediamo forse se sgozzare i nostri figli, triturarli e farne dei salumi fa bene o fa male?
IMPARIAMO A CONOSCERE E A RISPETTARE GLI ANIMALI
E allora cerchiamo una buona volta di usare cuore e cervello, ossia di ragionare. Queste creature che ci guardano, ci scrutano, ci temono, ci accusano, ci sospettano, ci giudicano. Queste creature che hanno pensieri, sensazioni, affetti, paure, sentimenti, riconoscenze, simpatie, antipatie, voglia di nutrirsi e di giocare, voglia e diritto di vivere esattamente al pari di noi. Queste creature ipersensibili non chiedono cose strambe e dispendiose, non pretendono telefonini o vestiti gridati. Gli basta pochissimo. Gli basta quello che già hanno. Un prato erboso e due raggi di sole. Chiedono solo di essere lasciate in pace a masticare innocentemente il loro fieno verde o secco che sia.
HANNO ANTENNE SENSIBILI E FORTI CAPACITÀ TELEPATICHE
Queste creature non parlano certo la nostra lingua, ma sono dotate di potenti antenne e di forte capacità telepatica. Queste creature, che chiamiamo spregiativamente animali, hanno o no il diritto di essere di avere un trattamento equo, libero dalla vile, cinica ed insensata sopraffazione a cui le stiamo sottoponendo? Queste creature sono nostri figli adottivi per disposizione divina.
TROPPA GENTE CONTINUA A CREDERE NELLE PROTEINE
Se tiri via le proteine animali ai medicastri e ai dietologi da strapazzo, agli pseudo-nutrizionisti, quelli che tengono in una tasca l’hamburger e nell’altra un rifornimento di pillole, li mandi tutti in tilt, in confusione mentale. Chi si nutre male non solo si prenota un loculo anticipato in cimitero, dato che vive 15 anni in media meno di un vegano, ma si ritrova ben presto col fegato ingrossato, con la cistifellea calcificata, coi reni bloccati al limite della dialisi, col sangue denso che causa tiroiditi e diabete, con le ossa svuotate dall’osteoporosi, con disbiosi intestinali per sbilancio tra batteri saprofiti vegetal-derivati e batteri putrefattivi animal-derivati, e miasmi solforico-ammoniacali che risalgono fino alla testa, danneggiando vista, udito, respiro, cervello, sistema nervoso e sistema endocrino.
UN CIMITERO AL POSTO DELL’INTESTINO
Eppure l’americano medio, e l’italiano che lo segue a ruota, impregnati di cadaverina e di putrescina, di indoli, fenoli, acido urico, ammoniaca, continuano imperterriti a seppellire nel cimitero privato del loro intestino qualcosa come 21 mila vittime, bambini a quattro zampe, bambini piumati o pinnati nel corso della loro vita. Ventuno-mila anime del creato È forse pensabile che tutto questo non abbia pesantissime conseguenze e ricadute sul suo assieme corpo-mente-spirito?
EVITARE ESPERIMENTI ESTREMI SENZA I GIUSTI MEZZI PER FARLO
A scanso di equivoci, comunque, dobbiamo sottolineare subito che, a differenza di quanto si possa pensare, il fruttariano ideale non è colui che, di quello che c’è abitualmente sulle nostre tavole, mangia solo la striminzita frutta reperibile localmente, o magari solo mele come i melisti.
SERVE UNA ADEGUATA VARIETÀ DI FRUTTA ED ANCHE QUALCOSA DI COTTO
Chi dovesse decidere di intraprendere volontariamente una dieta fruttariana, infatti, dovrà ampliare il ventaglio di scelte offerte dalle vecchie abitudini alimentari. Ovvero non più solo mele, pere, banane, fragole, arance, mandarini, albicocche, pesche e quant’altro possano offrire abitualmente i nostri mercati. “Per poter avere i vantaggi della dieta fruttariana, evitandone le carenze, è necessario aggiungere anche altri frutti magari meno noti”. E serve pure integrare con verdure e con qualcosa di sapientemente cotto.
LO STILE DI VITA FRUTTARIANO RIMANE VALIDISSIMO PER TUTTI COME PUNTO DI RIFERIMENTO E COME AUSPICABILE TENDENZA
Consigliabile in particolar modo includere durian, manghi, jackfruit, cocco, avocado, longan, rambutan e le diverse varietà di bacche equatoriali. Tutte cose che probabilmente non sarà facile trovare nel supermercato sotto casa.
NIENTE RINUNCE E NIENTE CARENZE ENERGETICHE
Se abbracciare la dieta vegetariana è relativamente facile, già con quella vegana si iniziano ad avere i primi problemi legati alla ricerca di cibi alternativi, dunque una dieta fruttariana è certamente ancor più difficile da poter seguire correttamente.
LA MIA ESPERIENZA DIRETTA CONFERMA QUANTO SOPRA
Devo confessare che col caldo torrido di agosto e col tipo di frutta che si trova sui nostri mercati, non sempre mi trovo a mio agio. Difficile spiegarne i motivi. Angurie e nettarine troppo dolci. Mele che non convincono. Fichi rinsecchiti spaventosamente. Uve troppo gonfiate. Fragole, ciliegie e nespole di prima stagione sono già acqua passata troppo velocemente, acqua biologica che non macina più. Melograni e cachi che non arrivano ancora. In tutta onestà è proprio grazie a manghi, durian, rambutan, longan, cherimoya, guava, mangustin, leichi, papaia, cocco, tamarindo, passion fruit, dragon fruit, salak o snake fruit, angurie e meloni più dissetanti di quelli nostri, e arance, pompelmi e cachi tutto l’anno, che riesco a fare il fruttariano quando vivo in Sud-Est Asiatico. Al limite aggiungi il succo di carota o di canna da zucchero, e magari la polentina di manioca, la patata dolce alla brace e la pizzetta vegana come stuzzichini e riempitivi, e il gioco è fatto.
RICONOSCIAMO I NOSTRI LIMITI
È facile, oltre che appagante e divertente, fare i fruttariani in zone come Singapore, Bangkok, Hongkong, Malesia, Indonesia, Filippine, Vietnam, Taiwan, India, Sri Lanka, Myanmar, Australia, Africa, America Latina e Hawaii. Da noi, le cose più interessanti del momento restano l’anguria, i mirtilli e le more, le noccioline e i pinoli. E tante belle vigne coi grappoli in attesa di maturazione. Ottime per la cura dell’uva, il frutto più ricco di flavonoidi del mondo intero, a condizione di trovare grappoli privi di spruzzatura anticrittogamica.
SE NON TROVI LA FRUTTA GIUSTA SEI COSTRETTO A COMPENSARE IN UN MODO O NELL’ALTRO
Tutto sommato, troppo poco per convincere una persona normale a diventare di punto in bianco fruttariano al 100%, come Hilton Hotema (o George Cléments), che si divertiva da matti tra i frutteti delle Hawaii. E, se non trovi il giusto nutrimento nella frutta, devi per forza compensare. Chi con le verdure e le patate, chi con cereali e legumi, chi con la pasta, chi con l’ovetto ruspante, chi con le acciughe e i capperi, chi coi gelati e coi latticini.
CI VUOLE APERTURA MENTALE, FLESSIBILITÀ E SENSO PRATICO
Dobbiamo pertanto essere franchi, sinceri, trasparenti e concreti. Non possiamo ubriacarci di teorie virtuose ma nel contempo non realistiche e non sostenibili. Occorre che la gente trovi modo di soddisfare il suo appetito e le sue necessità biologiche. Non possiamo fare un discorso per pochi addetti e per degli sparuti eroi vegani, crudisti, fruttariani e magari respirazionisti. Ci serve un aggancio con la realtà e col popolo. Con la gente che studia e lavora, che ha le sue difficoltà a reperire la giusta frutta.
APRIAMO LA MENTE E NON ASSUMIAMO ATTEGGIAMENTI BARRICADIERI O DOGMATICI
Occorre pertanto essere aperti, generosi e flessibili. Niente irrigidimenti dogmatici. Niente etichettature. Niente classificazioni tipo vegani, fruttariani, onnivori e carnivori, ma solo esseri umani che hanno il dovere di puntare al miglioramento e non alla degenerazione. Vogliamo che più gente sperimenti i vantaggi enormi di una alimentazione leggera, incruenta e più vicina alla natura. Se qualcuno incespica o arretra temporaneamente sulla grande via dell’alimentazione innocente e naturale, non sarà il caso di demonizzarlo. Un vegano si mangia l’ovatto? Rimane semplicemente un vegano che arretra temporaneamente a vegetariano. Non ha perso per questo la verginità o la nobiltà d’animo. La raccomandazione principale rimane quella di mantenersi il più puliti possibile dentro, nel corpo e nell’anima. Coltivare insomma giusti pensieri e chiari obiettivi.
ALLA RISCOPERTA DI UNA COSA STUPENDA E DIMENTICATA DI NOME NATURA
Anche perché la vera rivoluzione non è quella esterna, che spacca, distrugge, annienta, creando una scia di incubi e di massacri, come la Rivoluzione Francese, quella Sovietica, quella Cinese, quella Vietnamita e quella Cambogiana. Una serie di orribili e fallimentari accadimenti. “La vera rivoluzione è quella che realizziamo al nostro interno. Dopo 30 anni di viaggi esterni, ho deciso di intraprendere quello più importante di tutti, che è il viaggio dentro te stesso. E questo mi ha permesso di riscoprire una cosa stupenda che avevo dimenticato, e che per nome si chiama Natura”. Parole sante di un grande uomo come Tiziano Terzani (1938-2004).
LA LEZIONE DI TERZANI SU VIOLENZA E SOPRAFFAZIONE
“Tutta la nostra società è fatta per dare spazio alla violenza!”, diceva Terzani, dopo aver abitato a Singapore e Hongkong per decenni, e prima di ritirarsi nel suo eremo sull’Himalaya finché le forze lo sorressero. Aveva assistito in diretta alla guerra del Vietnam e alle carneficine di Pol Pot in Cambogia. Violenza produce violenza. Ogni forma anche minima di sopraffazione nei riguardi del più debole gli causava un insopprimibile senso di angoscia e di malessere. “Ecco il mio motivo per essere vegetariano. Come si può allevare la vita per ucciderla e mangiarla?”
CHI HA IL CORAGGIO DI MANGIARE POLLO, BISTECCHE E HAMBURGER, ESPRIME CINICA APPROVAZIONE NEI RIGUARDI DI ABOMINEVOLI SOPRUSI UMANI
Come si possono tenere in spaventose gabbie migliaia di galline a cui si deve tagliare il becco perché, impazzite dal dolore e dalla disperazione, non attacchino le colleghe di prigionia? Come si può allevare un magnifico vitellino chiudendolo immobilizzato in una gabbia di ferro, per renderlo anchilosato e fonte di carni bianche e tenere per i luridi appetiti di un bipede degenerato?
TOGLIERE LA VITA AL PROSSIMO NON PORTA BENE NÉ ALLO STOMACO NÉ ALLA MENTE
Tutto per ingrassare e sfamare le mostruose brame di avvoltoi e iene chiamate impropriamente uomini? Avete mai sentito le urla dei bovini e dei maiali provenienti direttamente da un macello? Avete mai assistito a qualche scena di esecuzione, con un boia armato da una parte e una creatura inerme e terrorizzata dall’altra, nell’atto estremo della privazione efferata, ingiusta ed incomprensibile della sua vita?
L’INSOPPORTABILE CRIMINE QUOTIDIANO RENDE IL VEGAN-CRUDISMO MENO FANTASCIENTIFICO E MENO UTOPISTICO
Ed è da queste considerazioni di Terzani che appaiono più evidenti i contorni dell’insopportabile crimine alimentare quotidiano. Alla luce di queste riflessioni, il vegan-crudismo assume contorni e dimensioni assai meno teologiche, estremiste, utopistiche e fantascientifiche. Maggiore comprensione verso chi sbaglia e verso chi trasgredisce dunque, soprattutto se i scivoloni sono veniali, casuali e non sistematici. Può succedere a tutti noi. Vietato scoraggiarsi e vietato demonizzare se stessi o gli altri. Fare sempre e solo del proprio meglio, rendendo minimo e tollerabile il nostro prelievo e il nostro danno giornaliero operato nei riguardi di Madre Natura.
I GRANDI UOMINI VANNO ASCOLTATI E VANNO SEGUITI
Luigi Alvise Cornaro (1464-1566) è uno degli italiani più studiati in America assieme a Marco Aurelio, Leonardo da Vinci e Cristoforo Colombo. “Gratificare l’appetito e il palato è causa di malattia e di morte prematura. Il più grande piacere della vita sta nella salute, nel buonumore e nella autostima”, usava dire il rande salutista veneziano.
IL TRIBUNALE DELLA PROPRIA COSCIENZA
“Il karma esiste concretamente ed è causa che produce effetti, in ottemperanza alla Legge Naturale della Retribuzione, per la quale nessuno può sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni”, scrisse la teosofa Helena Blavatsky. “È d’obbligo per l’uomo purificarsi internamente e moralmente. Solo così non dovrà più temere niente e nessuno, salvo il Tribunale della propria Coscienza”.
RUDOLF STEINER FILOSOFO DELLA LIBERTÀ E DELL’ARMONIA
Vivamo in atmosfera di oscurità e di disperazione? È per colpa dei nostri occhi abbassati e fissati sulla terra grigia con tutte le manifestazioni fisiche materiali e grossolane. Se imparassimo a spostare i nostri obiettivi verso il cielo, la vita diventerebbe sopportabile e degna di essere vissuta. L’uomo deve andare al di là della conoscenza intellettuale con cui ama indagare il mondo materiale e sensibile. Me lo ha insegnato Rudolf Steiner (1861-1925), filosofo della libertà e dell’armonia tra uomo e natura, croato di Kralievic, a due passi dalla mia cittadina natale di Mattuglie o Matuly.
CARLO SGORLON, QUELLO DEL TRONO DI LEGNO
La mentalità atea porta ancora l’impronta del materialismo ottocentesco, anziché adeguarsi alle scoperte del Novecento sulla fisica quantistica, dove si è giunti alla conclusione che la materia non è inerte ma viva, che la materia è energia vibrante, come già insegnavano i testi sacri dell’antichità. “Pensare che la vita sia riducibile a quello che vediamo e tocchiamo è stupidità manifesta”, disse Giordano Bruno, messo al rogo da un papa chiamato pure Clemente! Queste cose me le ha insegnate un certo Carlo Sgorlon (1930-2009) di Cassacco, a due passi da Tricesimo, mio ex-professore d’Italiano e di Filosofia all’Istituto Antonio Zanon di Udine, nonché miglior narratore italiano di questi ultimi anni.
Valdo Vaccaro
so che valdo non legge i commenti alle sue tesine, ma, francesco, questa tesina e quella precedente sulla caffeina sembrano proprio indirizzate a te!