LETTERA
L’OPINIONE DI GIACOMO LEOPARDI
Benedette siano le nazioni che trattano benignamente e favorevolmente gli animali, che provano emozione e pietà per le loro miserie e i loro dolori. Maledette siano le nazioni che li trattano crudelmente, che li tirannizzano, che amano spargere il loro sangue, che sono avide di mangiare la loro carne. Firmato Giacomo Leopardi.
UNA INCREDIBILE MANCANZA DI GUSTO
Sconcerta la mancanza di disgusto di gran parte del genere umano nel consumare pasti a base di carne o prodotti di derivazione animale. Com’è possibile che si consideri buona da mangiare la gamba, o qualunque altra parte anatomica di un animale, di un essere fatto in tutto e per tutto come noi stessi? In fondo, considerare un animale cosa appetibile non è forse come guardare un essere umano e pensare quanto sarebbe buono cucinato in padella? Com’è possibile che non si inorridisca solo all’idea di masticare le parti di un cadavere?
SENSIBILITÀ UMANA A CORRENTE ALTERNATA
Giustamente alla maggior parte degli umani ripugna la vista del sangue, e alcuni svengono davanti a un’operazione chirurgica o alla scena di un incidente che causi fratture o esponga parti interne dell’organismo. Come è possibile che poi, le stesse persone, considerino succulenti le membra di un animale? Com’è possibile considerare da un lato ripugnante mangiare il piede, il fegato, la milza, il cuore, il cervello o gli intestini di un essere umano, mentre poi dall’altro lato si ritengano piatti prelibati le parti straziate di un animale?
ABERRAZIONE E PERVERSIONE NELL’ALIMENTAZIONE CARNEA
Come ha potuto l’essere umano scendere a tali aberrazioni alimentari, imitare gli animali feroci e considerarsi nel contempo ad immagine di Dio? Fa rabbrividire solo l’idea che nella minestra vi si trovi accidentalmente il dito, o l’orecchio, di un essere umano. Eppure è consuetudine, per i mangiatori di carne, consumare con colpevole disinvoltura le membra macellate di un’altra creatura ex-vivente. Che differenza c’è tra la nostra carne e la carne di un vitello o di un cavallo? C’è forse nulla di più perverso delle polpette di carne macinata in cui tessuti e organi di diversi animali sono ridotti a mera e rivoltante poltiglia chiamata ragù?
ANCHE LATTICINI E UOVA NON SONO IL MASSIMO
Com’è possibile poi che non si provi ripugnanza nel bere il latte di mucca, di pecora, o di asina, mentre probabilmente nessuno sarebbe propenso a consumare latte di donna? E se, per assurdo, le femmine umane producessero uova, sicuramente saremmo pervasi da repulsione all’idea di consumarle, mentre le uova di una gallina sono ritenute un ottimo alimento.
MENTE APERTA E COSCIENZA CIVILE
Com’è possibile che personaggi tipo il papa, il presidente della Repubblica, la Regina Elisabetta e altre personalità di alto rango, che risultano non essere vegetariani, riescano ad ignorare la realtà? Possibile mai che non capiscano come il mangiare animali non sia per niente compatibile ed armonizzato con una mente aperta ed una coscienza civile, sensibile e giusta?
OGNUNO SAPPIA ALMENO AFFRONTARE LE PROPRIE RESPONSABILITÀ DI MACELLATORE CON LE PROPRIE MANI
Mangiare carne per questa gente è come mangiare frutta. Per coerenza, dovrebbe avere il coraggio di uccidere con le proprie mani l’animale che si mangia a tavola. Come ha potuto instaurarsi nell’uomo questa travisante e malefica convinzione, per cui si vede bello ciò che è orripilante e si considera buono ciò che è rovinoso?
LA CARNE MACELLATA DIVENTA UN FATTORE RIMPICCIOLENTE E DEGRADANTE PER L’INTERA UMANITÀ
L’essere umano, autore peraltro di mirabili opere artistiche, come ha mai potuto barattare il suo gusto estetico deliziandosi il palato con una pietanza macchiata di sangue? Come ha mai potuto dimenticare la sua natura di essere evoluto e pacifico? Come ha potuto rinunciare all’eredità della sua ricchezza etica e spirituale? L’immane mole di trattati filosofici, dottrinali, giuridici e tutta la sua scienza viene così svuotata ed annichilita da un banale e raccapricciante piatto a base di carne.
Dalla Newsletter di Villa San Lorenzo a Flaviano
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RISPOSTA
CONDIVISIONE TOTALE DELLA LOGICA ETICA ED ESTETICA DEL VEGANISMO PURO
Ciao Amici di Villa San Lorenzo. Il testo inviatomi rappresenta quanto di meglio si possa oggi esprimere in termini di pura, verace ed avanzata filosofia vegana. Bellissimo il pensiero d’apertura ad opera di Giacomo Leopardi, non a caso il poeta moderno più amato d’Italia. Non esiste una singola virgola che io possa contestare. Come tutte le cose pure e belle ha pure dei lati negativi che vanno presi in considerazione.
LO STATO DI GRAZIA MERITA SOLO GRANDE AMMIRAZIONE
Essere vegani e crudisti al 100 percento, senza sconti e senza compromessi, è sicuramente il massimo in teoria, soprattutto per chi riesce mirabilmente a mantenersi in queste condizioni, in questo invidiabile stato di grazia. Non intendo infatti spendere una singola parola contro chiunque voglia puntare alla perfezione per 360 giorni l’anno, a patto che non si tratti di una fiammata temporanea e che non implichi danni fisici per chi si impegnasse a questa scalata verso la vetta della perfezione.
NESSUNO PUÒ SFUGGIRE ALLA CONCRETA REALTÀ ED AL CONFRONTO SOCIALE
Nella realtà di tutti i giorni siamo infatti costretti a misurarci con i fatti concreti, con la gente che ci attornia, con le nostre famiglie, con il clima non sempre generoso, con le nostre necessità di tipo calorico, con la scarsa reperibilità dei prodotti indispensabili ad una vita accettabile, con la nostra necessità di dialogare col prossimo e di non apparire troppo faziosi e fanatici nelle nostre convinzioni. Non si tratta di alibi e di scuse prive di contenuto.
LE CONDIZIONI CLIMATICHE HANNO LA LORO IMPORTANZA
Ho più volte ribadito che sarebbe assurdo ed ingeneroso pretendere che l’abitante dell’igloo in Lapponia possa cavarsela con arance, mele e verdure importate dai paesi caldi. Lo potrebbe fare al massimo per alcuni giorni, integrando il tutto con muschi e licheni similmente alle brave renne vegani, capaci di mantenersi tali a quelle gelide latitudini.
L’INVERNO ITALIANO ED EUROPEO NON È AFFATTO MITE
Noi non abbiamo troppe scuse, visto che la rete distributiva arriva in ogni zona del paese. Rimane comunque un fatto, ed è che climaticamente parlando siamo intrappolati tra le catene montuose di Alpi, Appennini e Monti Balcanici, con cime costantemente innevate. Freddo, gelo ed umidità non mancano. Pretendere una alimentazione rigorosamente vegan-crudista non è facile e non è possibile per tutti sempre ed indistintamente, né è realmente indicata per motivi salutistici. Occorre analizzare caso per caso, usando mente aperta e flessibile, oltre che buon senso.
BENVENUTI SIANO I CEREALI, I LEGUMI E LE PATATE
Vorrei proprio vedere una popolazione europea che non abbia una buona riserva di patate, di fagioli, di legumi vari e di cereali, nonché di farine per la panificazione ne tempo invernale. I nostri alpini in ritirata dalla Russia si riducevano a sottrarre dai letamai delle dacie le bucce di patata sporche di terra, pur di sopravvivere.
NIENTE PROCESSI E NIENTE DEMONIZZAZIONI
Pretendere poi che gli abitanti delle coste si astengano del tutto da qualche piatto di pesce azzurro di piccola taglia, diventa una questione irrealizzabile, chimerica ed utopistica. Dopotutto, pur rispettando ogni forma di vita, i pesciolini che vivono in grandi branchi si mangiano spesso l’un l’altro e il danno che gli facciamo risulta ridotto ai minimi termini. Meglio lasciarli vivere? Ovvio che sì. Ma se dovessimo cadere in qualche pasto di compromesso sulle alici e le sarde, così come sulle uova e sul formaggio di malga, non è davvero il caso di instaurare processi e demonizzazioni.
EVITIAMO OGNI FORMA DI CRUDELTÀ E SAREMO IN PACE CON NOI STESSI
Sono d’accordissimo con Giacomo Leopardi, con San Francesco d’Assisi, con Leonardo da Vinci e con Voltaire. La frase che più apprezzo da parte di Marco Tullio Cicerone la dice lunga. “L’uomo è destinato a una occupazione assai migliore di quella di sgozzare e di sventrare esseri innocenti ed indifesi. Nulla al mondo risulta utile e conveniente se basato sulla crudeltà e sulla sofferenza”.
PUNTIAMO AL CIBO INNOCENTE E AL CIBO NATURALE
Tenendo bene in mente questi magnifici insegnamenti, ricordandoci sempre che i nostri alimenti devono provenire primariamente dagli alberi, dai cespugli, dalla terra baciata dal sole, e mai dal macello, ribadiamo pertanto il nostro concetto di vegan-crudismo tendenziale e sostenibile, dal punto di vista etico, estetico, salutistico, economico e sociale.
DOBBIAMO RIVOLGERCI ALLA NAZIONE E NON SOLO A POCHI ELETTI
Il messaggio che mi preme lanciare attraverso il mio blog è che non mi rivolgo a una nicchia di eroi vegan-crudisti, ma alla normale massa che si deve portare gradualmente e progressivamente, senza troppi traumi, sulle nostre posizioni. Ricordiamoci poi che se la frutta rimane il cibo elettivo dell’uomo, la verdura, i germogli, i fiori, i semi e i tuberi hanno una importanza spesso fondamentale per la nostra sopravvivenza e il nostro equilibrio. E non è affatto da escludere che radicchio, sedani, carote e zucchine, radicchio e sedani soffrano nell’essere recisi o estratti dal suolo, anche se non siamo tutti attrezzati per ascoltare e percepire le loro grida di protesta e le loro implorazioni di pietà.
MINIMIZZARE I DANNI, LA SOFFERENZA E I SACRIFICI
La filosofia che ci contraddistingue sta tutta nel riconoscere il fatto che dobbiamo pur sopravvivere. Qualche forma di sacrificio e di sofferenza nei riguardi di creature del regno vegetale, e talvolta verso creature del regno animale, risulta purtroppo inevitabile. Formiche, millepiedi, mosche, vespe, moscerini, pesciolini dalla vita corta ci dovranno sopportare e magari perdonare. L’importante è che ce la mettiamo tutta nel rendere e nel mantenere tale sacrificio ai minimi livelli possibili.
Valdo Vaccaro
Questa affermazione mi sembra il frutto di un'esagerazione ideologica:
>Com’'è possibile poi che non si provi ripugnanza nel bere il latte di mucca, di pecora, o di asina, mentre probabilmente nessuno sarebbe propenso a consumare latte di donna?
Nessuno sarebbe propenso..? Forse chi l'ha vergata ignora che i bambini appena venuti al mondo devono – o dovrebbero… – nutrirsi esclusivamente del tanto aborrito "latte di donna"..? Forse chi l'ha scritta è stato allevato con solo prana..? Altro discorso è dire "a ognuno il suo latte", ma, appunto, all'essere umano va benissimo il latte della femmina umana…
Non sono d'accordo neanche con quest'affermazione di Valdo:
>Pretendere poi che gli abitanti delle coste si astengano del tutto da qualche piatto di pesce azzurro di piccola taglia, diventa una questione irrealizzabile, chimerica ed utopistica.
Non capisco proprio perché. Una volta assodato – come spessissimo proprio lui ha fatto – che la carne del pesce è perfino piú deleteria per l'apparato gastro-intestinale umano di quella di mammiferi e uccelli, in quanto ha tempi di deterioramento piú rapidi e ci vorrebbe un intestino corto e liscio da carnivoro puro per poterla eliminare prima che diffonda tossine nel sangue ammorbando l'intero organismo, e non uno lungo e circonvoluto come quello umano adatto al consumo di alimenti vegetali e fibrosi, non si capisce cosa dovrebbe impedire di prenderne atto e astenersi dal consumarla, anche vivendo sulle coste. I mercati ortofrutticoli e i negozî di altri prodotti della terra come semi, germogli e frutta secca ci sono anche sulle coste e la frequentazione delle pescherie non è ancora prescritta per legge…