GIORNATA DELLA MEMORIA E ASPETTI NASCOSTI DELLE CELEBRAZIONI UFFICIALI
Ieri 10 Febbraio 2022 si è celebrata la giornata dedicata alle Foibe. Tutti i telegiornali solerti nel parlarne in lungo e in largo. A livello personale dovrei essere grato alle autorità governative italiane per questa volontà di non dimenticare. La loro voglia di esaltare l’eroismo e il sacrificio delle popolazioni fiumane e dalmate perseguitate dal dittatore comunista Tito, nasconde non poche cose imbarazzanti. Scaricare ogni colpa e ogni responsabilità sul presidente della Repubblica Socialista Yugoslava è troppo comodo e semplicistico. Sarebbe come attribuire ad Adolf Hitler per intero la tragedia della Shoah. Le vicende storiche non nascono a caso ma hanno una loro origine e subiscono una evoluzione ed una maturazione, per cui possono e devono essere spiegate.
PURTROPPO È TUTTO VERO: SIAMO ARRIVATI A COMPIERE TALI ATROCITÀ
Si è persino cercato di negare l’evidenza, nonostante le testimonianze da parte di migliaia di vittime, nonostante le immagini agghiaccianti, nonostante i campi di concentramento e i forni crematori tuttora in piedi ad accusare gli autori. La gigantesca struttura metallica posta all’ingresso del lager di Auschwitz, sta ancora ad ammonire il mondo: Arbeit macht Frei, una esaltazione del lavoro, del lavoro forzato che non rende libero nessuno. 6 milioni i morti più o meno nei vari campi di tortura, di internamento e di terrore sparsi per Germania e Polonia. Ma almeno ci furono poi la caccia agli aguzzini scappati in Sud-America, tipo Eichmann. Il primo modo più semplice e brutale sta nel torturare la gente, trasformarla in soggetti che non si reggono in piedi e nel farli passare per la cappa del camino.
ATTRAVERSO IL CAMINO O CON UNA SPINTA VERSO IL BARATRO
Un altro modo per sbarazzarsi dei disgraziati di turno è quello di farli scomparire sottoterra, senza spendere nemmeno dei soldi per dei becchini, senza doverli nemmeno ricopriremo della terra. Le foibe stanno lì pronte ad accogliere le vittime. Basta prendere 7-8 vittime e legarle tra loro con dei fili di ferro, portarle la notte senza osservatori e testimoni e, con una semplice spinta, farle precipitare negli orridi carsici. Un lavoretto da niente.
LE TOMBE ESISTONO TUTTORA E NON SONO AFFATTO VUOTE
Queste tombe esistono tuttora, e sono tuttora ripiene dei loro contenuti, dei loro cadaveri ammassati che vengono di tanto in tanto estratti e recuperati. E non si sa ancora quanti ce ne siano. È un calcolo amaro e infame sul quale le autorità preferiscono non esprimersi. Nessuna autorità e nessun governo si è preso inoltre la briga di catturare i responsabili e gli aguzzini che allora venivano considerati eroi e vincitori, liberatori delle loro terre e altre stronzate del genere.
QUALCUNO AVEVA INTERESSE A SOTTRARRE DEI TERRITORI DI LINGUA E CULTURA ITALIANA
Tornando allle responsabilità dell’intera vicenda, chi ha svenduto per un niente le intere popolazioni Fiumane e Dalmate, di cultura, religione e lingua Italiana, nelle mani dei loro persecutori, senza muovere un dito a difesa dei loro diritti? Chi era poi questa gente? Ma ci rendiamo o no che il Golfo del Quarnaro, Fiume, Zara, la Dalmazia erano Terre importantissime che facevano pure gola alle potenze anglo-americane?
GLI SPORCHI GIOCHI DEGLI INGLESI E DEGLI AMERICANI
Già i giochini sporchi di Winston Churchill, quello che tutti ricordiamo sempre col sigaro tra i denti, e le manovre segrete del Pentagono, avevano messo in piedi Hitler, il Nazismo e la Standard Oil, per poi doverli demolire e recuperare del tutto. Ma qui nella Regione Dalmata il giro di interessi e di valori strategici non era affatto minore. A guerra terminata si sono contati 12000 infoibati e 300.000 esuli, che sono comunque cifre spaventose in quanto concentrate in pochi mesi di indescrivibili orrori.
GENTE DI PARTICOLARE VALORE
Chi erano i Fiumani, e i Dalmati di allora? Un esame approfondito lascia sbalorditi. Occorre riguardare l’intera Regione e considerare la storia nell’assieme. Questi popoli appartenevano all’Impero Austro-Ungarico di Francesco Giuseppe, quando la vera capitale europea non era né Parigi né tantomeno Londra, ma Vienna. Questa gente era un po’ il sale della Terra di allora, 75 anni fa, ed era anche il succo della cultura Mittle-Europea.
RIVELAZIONI DEL BRACCIO DESTRO DI TITO
Sempre a riguardo delle motivazioni e delle responsabilità, esistono pure le confessioni postume di Milivan Gilas, braccio destro di Tito. Il piano era di indurre tutti gli italiani residenti nell’area del confine orientale a lasciare tutto ed andarsene, e lo strumento più convincente era di creare un clima di terrore contro delle popolazioni inermi che erano inserite in modo armonioso e pacifico nel territorio. Nelle famigerate foibe di Basovizza si è dovuto orribilmente ragionare non per unità di persone scomparse, ma bensì in termini di metri cubi di cadaveri. E questo dà l’idea di quanta cattiveria ci sia stata dietro questo evento. Abbiamo potuto del resto rivedere storie inenarrabili in tempo di pace con la strage di Sebrenica compiuta sotto gli occhi e il controllo dell’ONU, e si era nel 1995.
UN ESODO VERSO I LIDI PIÙ LONTANI
Oggi, nell’anno 2022, mi sembra irreale di essere uno dei pochi testimoni diretti sopravvissuti in grado di raccontare qualcosa sul Dramma delle Foibe. Un conto è poterlo fare sulla base di documentazioni e del sentito dire, e un conto ben diverso è aver vissuto in prima persona tali momenti, anche se in tenera età. Al Municipio Italiano di Mattuglie, oggi Matulji, situato a due passi dalla stazione ferroviaria Udine-Fiume (oggi Rijeka) che scorre sulla cresta della montagna, sono registrato come Valdes Sepich Vaccaro, nato a Mattuglie in via Pereni 9 il giorno 20 Novembre 1943. Porto dunque dentro di me un pezzo di storia preziosa che oggi pochi hanno il privilegio di rappresentare. Dovrei anzi chiamarmi Valdes Sepich Slavich Vaccaro, in quanto venivo coccolato anche da una vasta famiglia del ceppo Slavich la quale, col suo rilevante caseggiato, con ricchi ed ordinati orti di contorno, godeva di splendida reputazione. Era tra l’altro l’agente esclusivo della celebre Singer americana (macchine da cucire). Posseggo una rilevante documentazione fotografica in cartoncino, nonché lettere originarie di quei giorni. I Slavich si erano poi espansi in California diventando Sincich, dove tuttora grazie a Boris Sincich hanno trovato stabilità e successo nel settore dei preziosi e dell’oreficeria, nella zona strategica a ridosso della spiaggia di Santa Monica. Feci loro visita intorno al 1990, giusto in tempo per un ultimo abbraccio a Ralph Sincich e Mary, padre e madre della famiglia.
MEGLIO L’AUSTRALIA CHE UN POSTO DI PRESTIGIO NELL’AERONAUTICA
Insomma voglio dire senza mezzi termini che c’era della stoffa in questa mia gente dalmata. Mio zio Milenko-Emilio era pilota con alle spalle diverse azioni in terra d’Africa. A guerra conclusa gli venne offerta l’opportunità di essere uno dei piloti e degli istruttori della Aeronautica Italiana. E lui rifiutò tale offerta, preferendo andarsene con moglie barese e figlioletta Lucy -mia cugina- a Perth in Australia, capitale dello stato australiano più vasto e ricco del Paese. Da rilevare che la Lucy intanto si era maritata con Terry Burke, pezzo importante della cultura e della politica australiana. Ricordo che alla prima visita a Perth mi condusse di persona all’interno del Parlamento dove non esiste una parete priva di immagini storiche degli antenati Burke, evidenti protagonisti di primo piano della storia australiana.
OGNI COSA ERA IMPREGNATA DI SOFFERENZA
Fatto sta che sono rimasto segnato profondamente da tutte queste esperienza. Sento tuttora riecheggiare in me i singhiozzi di mia madre Smigliana che, quando suo padre Franjio, che stava morendo tormentato dalle paure e dalle tensioni di una famiglia frantumata, si rivolse al Consolato Italiano di Trieste per un visto che mai le venne concesso, per cui perse la chance di abbracciare suo padre da vivo e da morto, visto che persino le tombe risultano mescolate in quegli anni tremendi.
TEMPI INSIDIOSI DOVE SI FINIVA FACILMENTE NELLE FOIBE
Sono pure in possesso di fotografie che riprendono la Rusiza, compagna preferita alla scuola di cucito di Abbazia, la quale venne infoibata a 18 anni per aver salutato con un sorriso e il gesto innocente della mano un militare tedesco in sfilata con la sua truppa per le vie di Mattuglie. Mia madre venne poi contattata dal sergente maggiore, invalido di guerra Valter Vaccaro, responsabile allora di una guarnigione eroica che, seppur circondata dalle truppe titine per diversi mesi, non ebbe nemmeno una sola perdita. Mio padre era rimasto con un bottone strappato dalla sua divisa e contattò mia madre per riattaccarlo. Ed è grazie a quel bottone che sono qui a raccontarvi l’intera vicenda.
I RISCHI SI ESTENDEVANO ALLA REGIONE FRIULI
Poi quando Valter rientrò in Italia a Tavagnacco, presso la casa paterna di Marco Vaccaro e di Marina Chiandetti, i partigiani locali notoriamente stalinisti e pronti a tutto, avevano pianificato di prelevarlo di notte come usavano spesso fare coi loro supposti nemici. A salvarlo intervenne Ciro Pigani, capo del Partito Comunista locale, che conosceva bene l’amico Valter e le sue vicende prive di qualsiasi punto oscuro.
IL TRASFERIMENTO IN FRIULI
Facendo un passo indietro, Smigliana, nell’inverno del 1945, prese il treno a Mattuglie diretta a Trieste e a Udine, assieme al suo piccolo Valdes di 2 anni. Ricordo che era bianca e tremante di paura, specie durante il transito di Sesana, punto ultimo di frontiera. Il timore è che i precari documenti a disposizione non bastassero, che ci arrestassero e ci facessero finire anche noi nelle Foibe. Per nostra fortuna andò invece tutto liscio. Negli anni successivi, quando le tensioni si erano allentate, fui in grado di vivere qualche vacanza a fianco di nonna Ida Sepich, che mi insegnò a raccogliere funghi nei boschetti intorno a Mattuglie. Ricordo che la nostra casetta era la migliore della zona in quanto posta in cima al magnifico sentiero che discendeva verso il mare di Volosca e della prospiciente Abbazia, tutto circondato di castagneti, da more di rovo e da lamponi.
OGNI VOLTA CHE APRO L’ALBUM FOTOGRAFICO DI ALLORA SI APRE UNA FERITA
Altre cose ho potuto apprenderle anche a Tavagnacco negli anni successivi. Diversi immigrati dalmati da Udine o da Gorizia venivano a far visita a mia madre. Ad esempio la famiglia Rade-Sigon che aveva un negozio a Udine. Di fronte alla nostra casa di Tavagnacco viveva la famiglia Cremonesi, dove Arduino Cremonesi, oltre che insegnare nelle scuole pubbliche, scriveva brillanti testi storici relativi soprattutto alla civiltà Mittle-Europea. Arduino mi raccontò personalmente di come era riuscito a scappare dalle foibe, una esperienza unica e straordinaria, dove riuscì per miracolo a liberarsi dal filo di ferro e a scapparsene di notte tra i boschi, una esperienza davvero da brivido.
Oggi della nobile famiglia Cremonesi rimane la sola Livia, eccellente scrittrice giustamente onorata e premiata. Dopo aver preso amorevole cura dei due fratelli Ginetto e Marietto, scomparsi qualche anno fa, vive felicemente a Tricesimo accanto al suo marito friulano. Spero di avervi dato almeno una piccola traccia di quanto avvenne sul confine orientale al termine della Seconda Guerra Mondiale.
Valdes Sepich Vaccaro
Caro Valdo finché citi i sei mln. Dimostri di aver poco studiato la storia e fai parte politicamente della massa incolta.
Le solite farneticazioni. Si occupi di diete e alimentazione, ma lasci perdere la politica, che evidentemente non è il suo forte. A meno che le piace collezionare figure meschine.
Grazie Valdo per questo racconto doloroso. Mi rendo conto di non sapere nulla di questa pagina tragica di storia