LETTERA
INCONTRO CON UNA EX-VEGANA FANATICA
Caro Valdo. Sono vegana da solo un anno e mezzo ma mi trovo a incontrare di recente una ex-vegana, vegana per 10 anni attivista convinta di quelle che ce l’hanno a morte con gli onnivori.
OGGI SI RITROVA AD ESSERE ONNIVORA AMANTE DEL TACCHINO E DEL PESCE
Si nutriva, dice lei, seguendo tutto con molto criterio, e che oggi si ritrova invece a tornare onnivora perché ha rischiato, sia lei che il marito gravi problemi di salute. Ha reintrodotto solo pesce e tacchino forse ritenuti da lei meno meritevoli di rispetto. Dice che sono molti che tornano, dopo tanti anni per motivi di salute, a mangiare carne.
QUALI ERRORI DA EVITARE PER NON FARE QUESTA BRUTTA FINE?
Valdo io non voglio fare questa fine! Lei continua a dirmi che siamo tutti destinati così, che è la fine che facciamo tutti per carenze del fisico, che un minimo di proteine animali sono necessarie, e che senza gli aminoacidi essenziali non si va avanti, e tante altre cose del genere! Quali sono gli errori da non fare per non finire a fare quel passo? Io non voglio mai più mangiare qualcuno!
Debora
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RISPOSTA
CARENZA DI EQUILIBRIO
Ciao Debora. Non conoscendo in dettaglio la persona di cui parli e le sue particolarissime vicende mi è difficile fare delle valutazioni. Una cosa mi pare comunque certa, ed è che siamo di fronte a qualcuno che dimostra notevole carenza di equilibrio, sia nel suo essere vegan inizialmente, quando si dimostra dura e rude con la controparte onnivora, che nel suo ridiventare lei medesima onnivora, quando viene a fare affermazioni assurde e opera disgregativa.
SCELTE SUPERFICIALI
Cambiare opinione non è un reato. Andare in crisi con le proprie convinzioni non è alto tradimento. Fa parte delle debolezze umane. Può succedere. Ma passare dall’attivismo convinto e al limite del fanatismo a un attivismo di tipo contrario, portando poi motivazioni palesemente prive di senso, non è davvero indice di affidabilità. Troppo superficiale 10 anni fa nello scegliere di essere vegana, e troppo superficiale oggi nell’intraprendere il percorso contrario, cercando, cosa estremamente deprecabile, di coinvolgere altri a seguirla nelle sue altalenanti evoluzioni e nei suoi patologici ragionamenti.
ESSERE VEGANI NON È AFFATTO GARANZIA DI SALUTE
Va detto che essere vegani non significa essere perfetti dal punto di vista salutistico. Vuol dire soltanto che non mangi carne, punto e basta. Ma se poi, ad esempio, ti abbuffi di dolciumi, di integratori, di farmaci, di caffè, di cole, di fumo, di cibi e bevande spazzatura, non puoi pretendere di stare bene. Se inoltre non pratichi un coerente schema comportamentale includente movimento, esposizione solare, pensiero positivo, respirazione addominale, e i soliti ingredienti virtuosi del nostro pacchetto-salute, il benessere che stai cercando diventa un miraggio ed una chimera.
STRAVOLGIMENTO DELLE STATISTICHE
Molti ex-vegani tornano a mangiare carne? Non sarà che questa ex-vegana pretende di stravolgere le statistiche, di essere al centro del mondo e di estendere le sue convinzioni agli altri, forse per sentirsi psicologicamente rassicurata? Nella ricerca della verità, la filosofia procede sia per induzione che per deduzione. Il metodo induttivo, dal latino inducere, significa letteralmente portar dentro, chiamare a sé. Il procedimento opposto si chiama deduttivo, e procede dall’universale al particolare.
INDUZIONE, DEDUZIONE E SILLOGISMO BASATO SU SOLIDE PREMESSE
Secondo Aristotele, la conoscenza umana si può svolgere in due direzioni. Quella di partire dal sapere tuo particolare e soggettivo, e di risalire da esso all’universale mediante induzione, o quella opposta di partire dall’universale per andare al particolare mediante deduzione. Per ottenere una conoscenza veramente fondata bisogna, tuttavia, scegliere questa seconda strada, facendo ricorso al sillogismo scientifico, a condizione però che esso parta da premesse vere, necessarie e dimostrabili.
PREMESSE SCRITERIATE
Quali sono le premesse usate dalla ex-vegana? 1) Che lei era vegana e dunque perfetta per 10 anni, mentre non è sicuro che fosse vera vegana e tanto meno che fosse perfetta in senso salutistico. 2) Che lei ha rischiato assieme al marito dei gravi problemi di salute, sottinteso per colpa del veganismo, mentre le colpe possono dipendere da cento altri fattori. 3) Che lei ha collegato con sicurezza massima e dogmatica le responsabilità del sistema vegano alle gravi crisi fisiche provate, senza dire esplicitamente che tali idee derivano invece dai tipici commenti di parte medica, visto che i sanitari non perdono occasione per demonizzare chi non mangia carne e si presenta a loro in condizioni critiche, chi non si cura coi loro metodi e i loro farmaci e finisce tra le loro grinfie. 4) Che senza proteine animali è impossibile mantenersi sani a lungo, mentre questo non ha alcun correlato con la realtà visto che esistono al mondo comunità vegetariane e vegane in splendida salute senza limiti di tempo. 5) Che lei ha reintrodotto tacchino e pesce per risolvere i suoi problemi e quelli del marito, mentre questo risulta non solo tutto da provare, ma anche illogico, incongruo ed insensato, visto che la carne cotta e morta, rossa o bianca che sia, risulta oggettivamente essere il massimo responsabile ingrediente di putrefazione, di acidificazione e di malessere, fattore di esacerbazione di diabete, di sangue grasso e di cancro. 6) Che molti tornano dopo molti anni di veganismo a mangiare carne, mentre è vero l’esatto contrario e cioè che molti mangiatori di carne si trovano in crisi e cercano una decente, sana ed etica via alternativa.
TANTO DOGMATISMO E ZERO CREDIBILITÀ
Pertanto credibilità a punto zero. Come dico spesso serve più flessibilità, più tolleranza e più apertura mentale. Il dogmatismo, da qualunque parte esso arrivi, può giocare brutti scherzi.
LA PUREZZA ASSOLUTA TENDE AL DOGMATISMO
Chi ad esempio mi critica in modo indiretto e trasversale, ancorché bonario, accusandomi di non rappresentare in modo cristallino la purezza assoluta del veganesimo e del vegetarismo, per le mie aperture verso chi incespica e retrocede, per debolezza o per esplicita scelta, sulla scala della perfezione massima, finisce per fare il gioco degli incoerenti, di quelli che vanno in crisi e cambiano idea con troppa facilità.
ZANZARA E MOSCA VALGONO QUANTO GIRAFFA ED ELEFANTE?
Chi mi obietta che il rispetto verso gli animali va inteso a prescindere dalle loro dimensioni, per cui la vita della piccola alice o della sardina non sono meno importanti di quella della balena, va a cercare il pelo nell’uovo. Non ho mai teorizzato libertà indiscriminata di uccidere il pesce piccolo e di salvare le balene, i delfini e i tonni. La vita, presa una per una, è sempre degna e meritevole di rispetto. Convengo ovviamente su questo principio. Ma, a voler essere coerenti fino ai punti estremi, la zanzara e la mosca dovrebbero valere quanto la giraffa e l’elefante, e la cosa non mi sta affatto bene.
I conti semplicemente non tornano. Chi fa questi ragionamenti poi, si ritrova a guidare l’auto e a fare una strage orribile di moscerini.
RISPETTIAMO I PRINCIPI MA NON TRASCURIAMO LA CONCRETEZZA
Occorre dunque mettere in campo non solo i buoni principi, ma anche il senso delle proporzioni, e soprattutto il senso del reale. Sardine e alici non sono carne da macello e vanno protette? Assolutamente sì. Vivendo esse però in grosse congregazioni chiamate branchi, sono soggette a continui attacchi da pesci maggiori, da foche, trichechi ed uccelli. Questo le rende non solo vulnerabili, ma abbassa notevolmente il loro quoziente di vita media, per cui il loro sacrificio non può in alcun modo raffrontarsi con quello di una balena che potrebbe vivere anche 200 anni.
SANTI O NON SANTI, QUALCHE SACRIFICIO DOBBIAMO PURE FARLO
Direi che anche il radicchio, le ortiche, i cavoli e gli spinaci, sono creature viventi meritevoli di rispetto, creature che sentono, soffrono e reagiscono, e che si esprimono con una loro lingua che noi ancora non sappiamo decifrare. La realtà è che qualche sacrificio dobbiamo pur commetterlo se puntiamo alla nostra sopravvivenza.
IL DALAI LAMA NON HA ESITATO AL RAGU, COSA CHE NON MI SOGNEREI DI FARE
È giusto che l’uomo persegua liberamente sia le sue ambizioni di salute che quelle dell’etica e della coerenza, trovando la famosa quadratura del cerchio. Fortunato e beato chi riesce a stare bene provocando danni zero a vegetali e animali grandi e piccoli. Un maestro come il Dalai Lama, baciato da saggezza, da santità e da purezza vegetariana, non ha esitato a mangiarsi pasta al ragù di carne e diverse bistecche, quando stava male.
FARE DEL PROPRIO MEGLIO E CAUSARE IL MINOR DANNO POSSIBILE
Nel mio piccolo, non mi sogno affatto di appartenere alla categoria dei maestri e degli esempi umani da imitare. Nel mio piccolo dicevo, mi accontento di essere in pace con me stesso e la mia coscienza.
Questa condizione mi premia e mi convince ogni qualvolta riesco a vivere e sopravvivere facendo del mio meglio e causando il minimo danno possibile.
ENORME DIVARIO TRA L’ORTOFRUTTA E LA MACELLERIA
Tornando alla Debora, non è il caso di stressarsi e di farsi mettere paura o inquietudine da una persona che potrà anche possedere delle buone qualità, ma che non esito a definire vegana da due soldi. Se uno crede davvero in se stesso e nelle proprie scelte, non deve farsi condizionare. Se uno ha la ferma determinazione di non mangiare il prossimo, non si farà convincere dal primo che arriva, o dal medico inquadrato, o dal pentito di turno, a mollare l’aromatico ed allegro negozio ortofrutta per riavvicinarsi alle esalazioni fetide e miasmatiche della macelleria.
Valdo Vaccaro
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