(dal Meeting-Conferenza su Carne e Latte dell’ 8/11/08 alla Sede ABIN – Associazione Bergamasca per l’Igiene Naturale di Carmelo Scaffidi)
Nel corso del seminario sono emerse alcune problematiche relative all’apparato gastrointestinale, da parte di un paio di gentili signore ivi convenute.
ULCERA GASTRICA E CURA DEPURATIVA A BASE DI SUCCO DI CAROTE E ANANAS
La Marina, che lamentava una ulcera gastrica, ha adottato molto appropriatamente, una cura vegetariana depurativa, includente una mezza caraffa giornaliera di succo fresco di carote. Ho potuto solo incoraggiarla nella strada intrapresa, ricordando che ogni strategia rimediale deve puntare al riequilibrio generale del corpo, più che a qualche stratagemma specifico rivolto all’ulcera in sé, che si è rivelata essere solo la parte più vulnerabile dell’organismo. Se c’è una lesione della mucosa gastrica, bisogna verificare le cause che la hanno causata, che vanno dai cibi acidificanti alle situazioni di stress, da eventuale uso di farmaci alle bevande nervine tipo tè e caffè. Quando la Marina mi avrà inviato in minuziosi dettagli il suo tipico menù giornaliero di un anno fa, quando sbagliava diverse cose, e il tipico menù odierno dove, a suo dire, si attiene a una forma corretta di vegetarianismo, saprò essere più dettagliato e circostanziato nei miei consigli. Già da adesso la metto in guardia contro ogni bevanda alcolica e nervina, contro latte e latticini, contro cibi acidificanti, contro cibi junk e concentrati, contro farmaci e integratori, e contro tutte le tensioni nervose. I crucci, il nervosismo, l’ansia, i timori, possono addirittura diventare prioritari, e sopravanzare il cibo e la bevanda errata nel creare danni e sconquassi. Le malattie psico-somatiche non sono una invenzione medica ma una realtà molto diffusa. Ma in ogni caso, un bell’intestino funzionante regolarmente e a ritmo, non rovinato da cibi assurdi, da perfide putrefazioni e da boli alcolici e fermentati, è una situazione eccellente a cui tutti noi dobbiamo puntare. Una mente serena e sgombra da tensioni, uno stato morale e psicologico rilassato, un aspetto piacevole e sorridente, accoppiato a quel tipo di apparato gastrointestinale, sono ingredienti fondamentali per affrontare al meglio le difficoltà del vivere quotidiano. Mens sana in corpore sano valeva 2000 anni fa, ma vale a maggior ragione nel tempo presente.
LA FALSA INNOCENZA DI CARNI BIANCHE E PESCE
Altro caso interessante quello della Alessandra, che si lamenta di problemi gastrici e di difficoltà nel digerire e ad assimilare certi tipi di frutta, nonostante la propria dieta definita leggera e quasi-vegetariana, visto che si limita al pesce ed alle carni bianche. Questo caso è interessante, perché esiste molta gente al mondo che crede di essere virtuosa e quasi perfetta, per il solo fatto di aver eliminato la carne rossa e per aver dato priorità ai cibi biologici. Ribadisco una volta di più che questa differenziazione tra carni rosse e carni bianche, ed anche quella tra carne e pesce, non ha ragione logica di esistere. Trattasi sempre di materiale carneo, intriso di sostanza organica in decomposizione, Trattasi sempre di cadaverina, putrescina, indoli, fenoli, ammoniaca e acido urico. Trattasi sempre e comunque di materiale putrefattivo, acidificante, uricemizzante, ultraossidante. Pertanto non ci siamo. Devo essere necessariamente duro in circostanze di questo tipo. Non sto nemmeno al gioco di raccomandare a queste persone un maggior consumo di frutta e verdura. Non avrebbe nemmeno senso. Provocherei loro ulteriori aggravamenti. Un intestino alimentato a proteine animali rimane un intestino problematico, stabilmente afflitto e inquinato da scorie proteiche indigeste e non-assimilate, le quali tendono a mescolarsi con gli zuccheri derivati dalla frutta e dagli amidi consumati successivamente, causando fermentazioni intestinali a cavallo delle crisi putrefattive già in atto nella zona. Alessandra ha aggiunto che lei dopotutto rispetta i tempi, facendo passare 3 o 4 ore dalla fine del pasto, prima di mangiare della frutta. Le ho detto che non bastano affatto. Tutte le carni, bianche, rosse, grigie e ciclamino, restano nel sistema per 40-50 ore prima di essere in parte assimilate ed in parte espulse, per cui un mangiatore di carne non potrà digerire e assimilare la frutta al meglio.
ADOTTARE LA CARNE SIGNIFICA DARE LO SFRATTO ALLA FRUTTA E TRADIRE SE STESSI
Adottare il cibo proibito e incompatibile, adottare la carne e la proteina animale, è una scelta impegnativa e carica di insidie. Adottare la carne significa dare lo sfratto e il benservito al nostro cibo di elezione, la frutta e la verdura, e spalancare la porta al cibo nemico e di segno opposto, al cibo che ogni sensore del nostro organismo giudicherà Non-Self, cioè straniero ed inadatto. A chi non crede nella frutta e nella verdura, e fa grossi sforzi per togliere spazio a una parte delle carni adottate, come alle carni rosse, dico qualcosa che può sembrare oscena e paradossale, provenendo dalla bocca di un vegetariano animalista. Gli dico infatti che è preferibile da parte sua incrementare addirittura la quota carnea e scordarsi una volta per sempre della frutta, limitandosi al massimo a qualche mela e a qualche occasionale fetta di ananas o di papaia. Che senso ha consumarsi e dibattersi tra la carne e la frutta, quasi come si trattasse di scegliere tra un male per andare in un altro male. Il problema è molto diverso. O abbracciamo con fiducia, determinazione ed entusiasmo una nuova strada, oppure ce ne stiamo tranquilli sulla nostra vecchia strada, finché ci riusciamo.
Dico questo non solo ai quasi-vegetariani di cui sopra, ma persino ai cosiddetti latte-ovo-vegetariani, che hanno fatto sì un passettino in avanti, ma che rimangono tuttora nella mediocrità, illudendosi di aver fatto già delle cose eccezionali. Latte e uova provengono sempre dai ventri tribolati di mucche e galline. Sono eticamente e spiritualmente carne a tutti gli effetti, mentre dal punto di vista salutistico azzerano i vantaggi di posizione raggiunti con la mossa iniziale della fuga dalla bistecca. Ma non si venga ad esporre aspettative strane e miracolistiche, oppure ad esternare sorpresa nel vedere che i nostri sacrifici non stanno portato a dei risultati, per cui digeriamo male ed assimiliamo male. Non si può vivere nell’incertezza e nel dubbio. Non si può stare col piede in due staffe diverse e incompatibili. Ecco perché l’amico Stefanoni non ha tutti i torti quando dice che le facce dei vegetariani che gli girano intorno non gli paiono migliori di quelle dei carnivori, lo mantengono scettico e non lo stimolano a fare il grande passo. Primo, non si fanno scelte importanti per risolvere un dolorino o un problema di stomaco. Serve sempre una impostazione morale, etica, estetica. Le conseguenze positive, i guadagni concreti in termini di salute, saranno un plusvalore piacevole e sicuro, ma si tratterà sempre di materia secondaria rispetto agli enormi vantaggi mentali e spirituali, rispetto al feeling di aver fatto le cose davvero al meglio. Passiamo dunque dall’altra parte con più grinta, varchiamo una buona volta con coraggio il nostro Rubicone, e lasciamo tutte le esitazioni alle personalità deboli e immature. Chi crede invece nella carne a tal punto da non potersene staccare, è giusto a mio avviso che continui per il momento a vivere imbrodato e imputridito nel suo preteso elemento di elezione. Prima o poi non mancherà di accorgersi della sua orribile gaffe, e tornerà, se vuole, a miti consigli. Il mio è in invito a una maggiore chiarezza mentale e a una impostazione più coerente della propria vita, anche al fine di dare un buon esempio intorno a sé. Latte e latticini, uova e pesce, carne rossa e carne bianca, sono tutti eticamente classificabili come cruelty-food, per il fatto che provengono dalle stesse fonti produttive, dalle industrie della morte e dall’artigianato della morte. E non si vede come qualcosa che proviene da tali mefistofeliche enclavi possa in qualche modo fare del bene fisico, mentale o spirituale a chicchessia.
Valdo Vaccaro
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