LETTERA
PH MATTINIERO BASSO E BRUTTI PENSIERI
Buongiorno Valdo e grazie per il tuo blog, sempre un punto di riferimento. Ti scrivo dopo aver letto l’articolo sul pH urinario. Ci sono arrivata perché mi sto chiedendo come mai da vegan quasi del tutto crudista, il mio pH delle urine al mattino oscilla tra i 5.5 e i 5.8! Sono preoccupata, non credo sia accettabile questa cosa. Da onnivora parecchi anni fa di media avevo 6.5. Mi stanno venendo brutti pensieri che non ho mai avuto, che forse qualche cosa non va.
PROBLEMI DERMATOLOGICI CON LA PITIRIASI VERSICOLOR
Ti segnalo inoltre che da quasi 2 anni combatto con la pitiriasi versicolor che fino a poco tempo fa si sviluppava solo sulle spalle ora invece si è estesa anche al collo. Ho trattato con ogni cosa possibile, olio essenziale di tea tree e pompelmo interno ed esterno, estratto di foglie di ulivo.
NON SONO VEGAN MODAIOLA
Forse è bene che io precisi qualche cosa sul mio stile di vita. Non sono una vegan modaiola che sostituisce i prodotti della tradizione con quelli vegan, ma mangio solo frutta e verdura più che bio. Come cereali consumo, non in grande quantità, saraceno, quinoa, amaranto e miglio, legumi.
SEGUO PURE ALCUNI CONSIGLI SUI GRUPPI SANGUIGNI
Da quando ho iniziato a seguire anche i consigli della dieta del gruppo sanguigno, e il mio 0 positivo, preferisco azuki rossi, talvolta ceci e fagioli neri. Come condimenti tutti sempre a crudo uso olio di oliva del mio frutteto, olio di zucca di casa, olio di sesamo e un po’ di olio di cocco. Assumo alghe alimentari e spirulina-chlorella ogni giorno.
NON MANCA L’ATTIVITÀ FISICA
Faccio quotidianamente attività fisica, in base a come sento il bisogno. Preferisco in genere le camminate di 45 minuti circa a ritmo sostenuto. Inoltre salto sul trampolino elastico almeno 5 minuti al giorno e ogni mattina pratico yoga. Se desideri, pubblica pure questa mia lettera con eventuale risposta, che magari potrà essere d’aiuto a qualcuno. Grazie per il tuo impegno in tutto ciò che fai. Buona giornata.
Mae
RISPOSTA
MISURAZIONE DEL PH URINARIO
Il pH in medicina è l’unità di misura attraverso la quale si determina l’acidità, la neutralità e l’alcalinità di un liquido organico. Valori di pH pari a 7 corrispondono alla neutralità, valori inferiori a 7 indicano acidità e valori superiori a 7 indicano alcalinità/basicità. Un eccesso di ioni idrogeno nel corpo umano è causa di acidità e la sigla pH significa proprio “potentia Hidrogeni”. Per meglio comprendere il significato del parametro pH nelle urine è necessario prima conoscere i meccanismi che all’interno dell’organismo si attivano per compensare eventi metabolici di cui il pH urinario è espressione.
ECCESSO DI SCORIE INTERNE NON ELIMINATE SIGNIFICA ACIDOSI TISSUTALE
Molti processi metabolici che ci mantengono in vita, trasformando gli alimenti e l’ossigeno in energia, producono scorie acide. Queste ultime vengono eliminate tramite dei sistemi tampone che sono in grado di rimuovere piccoli carichi acidi attraverso i polmoni, il fegato, i reni e la pelle. Quando le quantità di scorie superano quelle che il nostro organismo è in grado di eliminare insorge l’acidosi tissutale, ovvero un sovraccarico di sostanze acide parcheggiate in alcuni tessuti, in particolare nella matrice extra-cellulare, in attesa di essere neutralizzate e poi smaltite.
PH BASSO NELLE URINE
La modalità più semplice per valutare l’acidosi tissutale è rappresentata dall’analisi del pH nelle urine. Questa rilevazione può essere effettuata con le strisce indicatrici del pH che si possono acquistare in farmacia. La fascia in trasparenza, nella tabella, evidenzia i valori di pH fisiologici nel corso della giornata. Quando le misurazioni si discostano ripetutamente da questa curva, si è in acidosi tissutale.
MOLTI PROCESSI VITALI RICHIEDONO UN PH LEGGERMENTE ALCALINO
Il giusto rapporto acido-base nell’organismo, è fondamentale in quanto molti processi vitali hanno luogo solo se il valore del pH è leggermente alcalino. la misurazione del pH urinario costituisce uno strumento molto utile, la cui finalità consiste nel ripristinare l’equilibrio acido/base da cui dipende la buona funzionalità di tutto il nostro organismo. Un pH fortemente acido (inferiore a 5,9) nelle prime urine del mattino induce il sospetto di stato di acidosi.
FATTORI CAUSANTI ACIDOSI TISSUTALE
I fattori più importanti che possono causare l’acidosi tissutale sono: eccesso di alimenti acidificanti, insufficiente apporto di alimenti alcalinizzanti, in particolare frutta e verdura, uso prolungato di farmaci, insufficiente apporto di liquidi, vita sedentaria, fumo, alcool e stress, attività sportiva svolta a livello intenso. La causa più frequente di acidosi è da ricercare nella dieta.
CONSEGUENZE NEGATIVE DI ACIDOSI
Lo stato di acidosi è associato a numerosi disturbi a carico dell’organismo. A carico dell’apparato gastro-enterico: pirosi, acidità, dispepsia, sonnolenza postprandiale, a carico della cute: seborrea, eczemi, micosi, a carico del sistema nervoso: palpitazioni, ansia, cefalea, a carico dell’apparato osteo-articolare: dolori muscolo-scheletrici, infiammazioni, osteoporosi, a carico del sistema endocrino: disfunzioni tiroidee, alterata tolleranza glucidica, irregolarità mestruali.
NECESSITÀ DI MODIFICARE I PROPRI STILI DI VITA
Per valutare la propria personale condizione si dovrebbero effettuare le misurazioni del pH delle urine per alcuni giorni, annotando contemporaneamente l’ora della misurazione stessa. In caso di valori del pH ripetutamente acidi e che si discostino notevolmente dalla curva ideale, è necessario modificare il proprio stile di vita. In particolare occorre aumentare l’assunzione di alimenti alcalinizzanti, migliorare l’apporto di ossigeno nell’organismo attraverso una giusta e regolare attività fisica (una semplice passeggiata o camminata nei boschi) che permetta di migliorare l’apporto di ossigeno, evitare situazioni che generano stress, agevolare l’eliminazione di sostanze acide e stimolare gli organi deputati alla disintossicazione dell’organismo.
CORREZIONE DEL PH FISIOLOGICO
Il mantenimento di uno stabile giusto rapporto acido-base è una componente vitale dell’omeostasi corporea. Oltre cento diagrammi, nomogrammi, equazioni e regole sono state introdotti per rappresentare il rapporto acido-base: lungi dal semplificare le cose, queste diverse rappresentazioni hanno contribuito a complicarle a causa dell’introduzione di diversi nuovi termini e definizioni. L’organismo umano attua giornalmente una serie di meccanismi per controllare e mantenere l’omeostasi di numerosi parametri come temperatura, ossigenazione, pH, glicemia.
OBIETTIVO PRIMARIO DELL’ORGANISMO È IL MANTENIMENTO DEI GIUSTI PARAMETRI PH
Tra tutti questi, quello che forse necessita di un più rigoroso controllo è il pH, in modo particolare quello sanguigno. In condizioni normali, esso varia entro limiti molto ristretti, in ordine dello 0,015 in più o in meno rispetto al valore standard medio di 7,41. In alcune fasi, come durante e dopo malattie, o sotto sforzo, tale valore può modificarsi, ma sempre entro limiti molto stretti. Poco sopra un pH di 7,45 o poco sotto il 7,35, si manifestano sintomi clinici gravi per arrivare, sopra i 7,80 e sotto i 7,10, al coma e quindi alla morte. Con queste premesse è ovvio come l’organismo, davanti a diverse scelte, abbia come obiettivo primario quello del mantenimento di un pH compatibile con la vita, anche a scapito di altri parametri, organi o apparati. Questa priorità è di fondamentale importanza per comprendere la genesi di diverse patologie, tra le quali di particolare valore per la loro diffusione, l’artrosi e l’osteoporosi.
PH TISSUTALE, DALLA FASE CATABOLICA-SIMPATICOTONICA MATTINIERA ALLA FASE PARSIMPATICA-ANABOLICA SERALE
Se il pH sanguigno è pressoché costante, lo è di meno quello di altri distretti corporei. Sia quello tissutale che quello urinario e salivare subiscono delle variazioni maggiori, secondo i ritmi circadiani. Nella prima parte della giornata, cioè mattina e primo pomeriggio, l’organismo è in fase catabolica e simpaticotonica, dovendo produrre energia, per cui gli scarti metabolici sono sempre acidi. Ci troviamo quindi in una fase di acidosi. Il tessuto mesenchimale in questo caso, funziona da deposito di scorie, e il pH si abbassa. Quando nel pomeriggio, ma soprattutto la sera, l’organismo passa a una fase parasimpatica e anabolica, i tessuti rilasciano i cataboliti e gli acidi accumulati, passando in alcalosi, e il loro pH si innalza.
PH URINARIO, CON URINE ACIDE AL MATTINO E VERSO SERA
Anche in questo caso il pH oscilla da valori alcalini ad altri acidi e viceversa, ma più sensibili al tipo di alimentazione seguita. Al mattino le urine sono acide, in quanto eliminano gli acidi accumulati dall’organismo nella giornata precedente. Nel corso della mattinata il pH sale abbastanza nettamente, per calare nuovamente attorno all’ora di pranzo e risalire ancora a metà pomeriggio, rimanendo comunque sempre attorno a un pH neutro. Questa fase dura fino a tarda serata con il ritorno della fase acida, a dimostrazione della tendenza all’eliminazione degli acidi prodotti e immagazzinati nel corso della giornata. Tanto più l’alimentazione sarà squilibrata, tanto più i valori tenderanno verso l’acidosi. Il pH urinario risulta quindi uno degli indicatori più affidabili per verificare la presenza o meno di un’iperacidosi tissutale.
DISTINZIONE TRA CIBI ACIDI E CIBI ACIDIFICANTI
Bisogna innanzitutto distinguere tra cibi acidi e acidificanti: molti cibi (e bevande) che risultano acide alla lettura con il pHmetro, nell’organismo portano invece alla formazione di sali alcalini. Questo si verifica quando nei cibi sono presenti degli acidi deboli, come quelli della frutta (citrico, malico, tartarico), che nella digestione vengono ossidati, formando acido carbonico, un altro acido debole che si dissocia facilmente, formando dei carbonati (per esempio carbonato di sodio, di potassio, di calcio). Un succo d’arancia commerciale può avere un pH 4,5, mentre una spremuta fresca può arrivare anche a pH 3,57, producendo nell’organismo effetti alcalinizzati.
SIAMO CIRCONDATI DA CIBI ACIDIFICANTI
La maggior parte dei cibi ha una reazione acidificante, tanto che anche vegetariani e macrobiotici che abbondino in carboidrati e legumi possono andare incontro a iperacidosi. Per essere sicuri di avere un’alimentazione non acidificante, bisogna introdurre notevoli quantità di verdura e di frutta più volte al giorno. Premesso che stiamo parlando di un’iperacidosi tissutale e urinaria, mai sanguigna, tale situazione può coinvolgere più o meno direttamente praticamente tutti gli apparati del corpo umano.
I SISTEMI TAMPONE DELL’ORGANISMO
L’organismo dispone di diversi sistemi per tamponare le fluttuazioni del pH. Essi sono: i bicarbonati, i fosfati, le proteine plasmatiche, l’emoglobina e ossiemoglobina. I principali meccanismi compensativi sono invece il sistema respiratorio e quello renale. Questi sistemi tampone agiscono in maniera differente. I bicarbonati sono molto efficaci per la possibilità di essere regolati sia dai reni che dai polmoni. i fosfati hanno un range di pH migliore ma sono presenti in concentrazioni minori. Gli altri sistemi, proteine plasmatiche e emoglobina hanno una notevole importanza per il controllo del pH sanguigno e intracellulare. Il sistema polmonare scambia in continuazione ossigeno e anidride carbonica, eliminando acidi volatili o acidi deboli che si dissociano facilmente, dando origine ad acqua e gas carbonico, sotto forma di anidride, eliminata poi a ogni atto espiratorio.I reni invece controllano l’equilibrio acido-base (e quindi la concentrazione di ioni idrogeno) con un meccanismo complesso.
RICORSO ALL’OSSEINA DELL’ORGANISMO E CONSEGUENTE DEMINERALIZZAZIONE
I meccanismi elencati funzionano perfettamente se esistono sufficienti basi per tamponare la formazione di scarti metabolici acidi. In caso di ridotta disponibilità di bicarbonati, l’organismo deve far ricorso a sali che normalmente hanno altre funzioni, in particolar modo ai fosfati e al calcio presente nelle ossa. Da notare che il fosfato calcico, un componente fondamentale dello scheletro, si rende maggiormente solubile a pH acido. L’acidosi quindi facilita l’impiego d’emergenza di questi sali, ma il risultato è la demineralizzazione ossea.
MANTENERE INTATTE LE RISERVE ORGANICHE DELL’ORGANISMO
La migliore cura e la miglior prevenzione delle patologie degenerative dello scheletro risiede dunque nel mantenere intatte le riserve alcaline dell’organismo. Aumentare l’assunzione di verdura e frutta è importante, ma lo è altrettanto la riduzione degli alimenti iperacidificanti, in primis le proteine animali, come per esempio la carne. Solo riducendo gli alimenti acidificanti e aumentando quelli alcalinizzanti è possibile ridurre o arrestare i fenomeni di impoverimento tissutale. Occorre limitare il consumo di verdure ricche di acido ossalico o l’eccessivo uso di frutta acida in soggetti sensibili.
IMPIEGO OPPORTUNO DEGLI ESTRATTI
Altro sistema interessante, e dai risultati più rapidi, è l’assunzione di succhi freschi ottenuti con estrattore. Tale soluzione apporta notevoli vantaggi, come ad esempio di non sovraccaricare l’organismo di fibre con conseguenti fastidi quali gonfiori, irritazioni del colon, flatulenza, minor assimilazione di minerali e altri importanti nutrienti. L’estratto va preparato e bevuto all’istante per minimizzare i fenomeni ossidativi, estremamente aggressivi su alimenti che presentano ampie superfici esposte all’aria. Ideale è l’estratto di una mela e 3 carote, o di una fetta d’ananas e 3 carote. Già il primo giorno si ha una risalita del pH, che nel giro di quattro giorni arriva a un valore mattutino discreto (tra 6,4 e 6,8) e nel corso della giornata si mantiene costantemente attorno a un pH 7, con punte fino a 7,28.
SUCCO DI LIMONE E SUCCO DI AGRUMI IN PRIMA LINEA
Nelle iperacidosi croniche, con pH urinario mattutino attorno a 5, una supplementazione di citrati per almeno un mese (specie succo di limone), consente una importante ricarica di basi per i sistemi tampone dell’organismo, apportando numerosi benefici alla persona. Tra gli effetti più comunemente riscontrati, miglioramento di sfoghi cutanei ribelli alle cure, diminuzione dell’aggressività o irritabilità, miglior rendimento fisico, miglioramento di alcuni parametri di laboratorio (acido urico). Questi pochi dati riportati, mostrano comunque l’utilità e la possibilità reale di intervenire nel caso, molto frequente, di iperacidosi tissutale.
MICOSI SUPERFICILI, CUTANEE, SOTTOCUTANEE E SISTEMICHE
Le micosi sono malattie causate da miceti, ovvero da funghi microscopici. Colpiscono la pelle in svariate forme superando la resistenza delle barriere immunitarie naturali. Le micosi superficiali colpiscono lo strato più esterno della pelle. Le micosi cutanee colpiscono l’epidermide e provocano una reazione immunitaria che può portare ad evidenti alterazioni della pelle stessa. Le micosi sottocutanee o funghi penetrano attraverso tagli o ferire della pelle. Danno origine ad un processo infiammatorio che cronicizza. Vengono colpiti gli strati più profondi della pelle fino ad interessare i muscoli. Le micosi sistemiche possono essere causate da patogeni primari o da deficienza immunitaria da parte di patogeni opportunistici.
DEBILITAZIONI DEL SISTEMA IMMUNITARIO
Il sistema immunitario è debilitato in caso di malattie come cancro, alterazioni profonde della flora batterica intestinale e terapie immunosoppressive. Anche il regime alimentare e la dieta possono essere responsabili di micosi. Una dieta troppo ricca di zuccheri o di alcolici o di formaggi fermentati. Carenza di Vitamine e Sali minerali. Alterazione della funzionalità epatica. Terapie farmacologiche come antibiotici e cortisonici. Utili le vitamine naturali A, C ed E, nonché i minerali Selenio, Zinco, Cromo, Manganese e Rame.
PITIRIASI VERSICOLOR O FUNGO DI MARE
Cos’è la pitiriasi versicolor? Come curarla? Ecco alcuni rimedi naturali. La pitiriasi versicolor, chiamata anche tinea versicolor o fungo di mare, è un’eruzione cutanea causata dai lieviti (funghi) che vivono sulla pelle. Si manifesta perlopiù su spalle, schiena e petto, talvolta anche nelle unghie delle mani o dei piedi. La pitiriasi versicolor si presenta con delle macchie di colore diverso rispetto alla zona circostante, possono essere bianche, rosa, rosse o marroni e non si abbronzano come il resto della pelle. A volte è possibile avvertire prurito. Non si tratta di un disturbo contagioso. Può colpire chiunque, ma solitamente è più frequente nei giovani.
FATTORI DI RISCHIO
I fattori di rischio per la sua comparsa sono rappresentati da pelle grassa, clima caldo e umido, sudorazione eccessiva, sistema immunitario debole. Come curarla? L’unione di acqua e bicarbonato rappresenta una delle soluzioni più note, valida per ridurre le dimensioni dell’eruzione cutanea. Altri rimedi naturali con effetto antibatterico e antimicotico da applicare sulla zona interessata sono il sapone allo zolfo, gel di aloe vera e tea tree oil. Trattamenti a base di erbe possono rivelarsi utili per calmare il prurito. Le erbe più indicate a tale scopo sono iperico, fiore di calendula, cerastio e verbasco. Un altro potenziale alleato è la farina di avena, vista la sua azione calmante sulla pelle, da aggiungere nell’acqua quando ci si fa il bagno.
CONCLUSIONI PRATICHE
Per concludere, non è affatto il caso di disperarsi. Ognuno di noi è diverso da tutti gli altri e differisce persino da se stesso. Se il pH dei tessuti e del sangue ha particolari esigenze da rispettare, quello delle urine esprime conseguenze logiche e consequenziali, per cui ci sono maggiori margini di tolleranza. Piano invece con i gruppi sanguigni, con l’eccesso di legumi conservati ed anche con l’uso intensivo di alghe e di clorella. Le alghe fanno bene ma non si deve esagerare. Basilare invece puntare alla vitalità, alla acquosità, alla sobrietà ed alla digeribilità dei cibi.
Valdo Vaccaro
Mi permetto di puntualizzare un fatto fondamentale che continua a essere sconosciuto specialmente ai vegani con alte percentuali di crudismo a base frutta. TENETE BASSO IL LIVELLO DEI GRASSI. Mangiare tantissima frutta con un sangue non perfettamente fluido è la perfetta combinazione per il disastro e l’insuccesso. La manifestazione dermatologica è secondo me classica di un sangue troppo zuccherino: l’insulina, infatti, non riesce a lavorare bene a causa del sangue grasso, scaricando poi parte degli zuccheri non trasformati dal fegato e non utilizzati attraverso le urine.
Il problema è che bisogna smettere di considerare l’olio, anche spremuto a freddo, un alimento positivo. E’ una porcheria, grasso puro che altro non fa che intasare l’intero organismo.
Quindi, la persona che ha scritto a Valdo provi a stare un mese intero senza ALCUN grasso aggiunto e poi ne riparliamo…
Io ci sono
Pbisant@hotmail.com
Ciao Pietro, grazie per il suggerimento, secondo te l’avocado può essere incluso in una dieta con molta frutta? Se sì, in che quantità? Grazie
Scusa la domanda ma perché misuri il ph urinario? Se ti spaventano i valori bassi (le cartine tornasole però non sono un metodo molto oggettivo) fai un esame completo delle urine e ti levi il pensiero.
La pititiasi versicolor l’hai diagnosticata tu?
Eccomi. Si, puo’ essere inserito nella misura di uno a settimana. L’olio di qualunque origine non ha ragione di esistere nell’alimentazione umana ed e’ la principale causa del diabete e di molto altro
Pietro bisanti.
Quando parli di tenere bassa la quota di grassi nella dieta, ti riferisci ad un regime esclusivamente fruttariano o anche al regime che indica valdo?
Io ad esempio mangio tantissima frutta ogni giorno, ma lascio sempre un pasto cotto ogni sera (soprattutto patate dolci) e qualche volta anche a pranzo. Vale ugualmente la regola di cui parli?
Se Bisanti si rifà alla formula del dott Douglas Graham, cioè l’80-10-10, allora certamente la regola vale per qualsiasi dieta. E’ una direttiva generale quella individuata dal dott in questione e dice che la maggior parte delle calorie deve derivare dagli zuccheri/carboidrati; solo il 10% dai grassi e il restante 10 dalle proteine.
Curioso notare che Valdo non fa mai riferimento a questa questione; segno che non ci crede troppo o non la ritiene così importante e decisiva. Io personalmente, in guerra permanente col sottopeso, non me ne occupo più di tanto, limitandomi a minimizzare l’uso di olio senza escluderlo.Mai avuto problemi finora con la pelle, la digestione e ovviamente l’insulina.
Direi che, fatte salve le innegabili differenze individuali, la materia abbia bisogno di essere meglio delineata e comunque ad ognuno le proprie scelte.
Un altro “problema” della frutta,o meglio, una delle condizioni essenziali del fruttarismo tendenziale è appunto quella di richiedere un sangue pulito e fluido, praticamente privo di grassi(anche vegetali), altrimenti “tanta frutta” come consigliato da tutti, ancora una volta fa male e peggio,constatato ancora una volta per esperienza personale. Due chili o piu’ di frutta ed i consueti 30% o piu’ di grassi al giorno causano non solo problemi di iperglicemia ma intontimento generale, stanchezza e grasso addominale. Ed ecco che un’altra volta allora, senza togliere nulla a Valdo e senza voler criticare nessuno, ci troviamo a constatare che diciamo le cose a metà, spingiamo prima verso il crudismo ed il fruttarismo ma poi non mettiamo in guardia dagli effetti collaterali seri, che non sono cosa di poco conto e soprattutto non sono dettagli trascurabili da ascrivere nell’ambito di quella cosidetta “personalizzazione individuale” che spesso fa da jolly tappabuchi sulle piccole o grandi falle che l’igienismo a volte palesa, almeno cosi’ come presentato nella versione per principianti. Bisanti qua lo dice e ne sono lieto, e non mi risulta che nessun altro lo abbia fatto. E se nessuno ha mai constatao che il binomio grassi-tanta frutta faccia male, forse è dovuto al fatto che poi, alla fin fine, tanta frutta non tutti la mangiano.
Detto questo, colgo ancora una volta l’occasione per rompere sui “numeri” e sulle percentuali di queste benedette cifre che spesso si fanno e si danno deliberatamente come regole, ma che poi non trovano suffragio nella pratica e nella sostenibilità, ragione per cui si arriva ancora una volta a dire che i “numeri non valgono più di tanto” e che conta invece ancora e sempre la personalizzazione. Ma i numeri, almeno secondo me, hanno la brutta abitudine di essere “entità precise”, per loro stessa intrinseca natura, per cui se li diamo, poi li dobbiamo rispettare e sostenere con la fattibilità, altrimenti sarebbe meglio non darli ed andare quindi “ad occhio” secondo la propria sensibilità personale. Ovviamente, mi riferisco ai famosi 24 grammi al giorno di proteine. Ancora una volta mi chiedo e Vi chiedo: come si fa ??. E lo chiedo proprio ora cogliendo l’occasione che qua si cita Graham e la sua 80-10-10, dando per assodato che sia uno dei regimi alimentari piu funzionali in assoluto e da prendersi quindi come riferimento ottimale. Dunque, 10 per cento di proteine al giorno equivarrebbe a dire che su un regime calorico medio di 2000 calorie, 200 dovranno essere prodotte dalle proteine. Allora, mi metto ancora una volta a ragionare con le cifre: se un grammo di proteine produce 4 calorie, per 200 calorie me ne serviranno 50 grammi al giorno. 50 e non 24, correggetemi se sbaglio i calcoli. Cioè il doppio, non un po’ di piu’, il doppio. Se cosi’ fosse, allora chi ha torto ?…Graham ? O chi dice 24 ? che sarebbero, poi, meno del 5%, sempre e comunque pochi. A meno che, non ci si voglia riferire ad una dieta ipocalorica da 1000 calorie al giorno, dove allora i 24 grammi di proteine genererebbero circa 100 kcalorie, appunto il 10% di Graham, ma allora non varrebbe più la regola inderogabile di nutrirsi a sufficienza senza andare in debito calorico, come consigliato sempre e giustamente da Valdo. Perchè non si vive con 1000 calorie al giorno, quantomeno un adulto anche sendentario non ce la farebbe. In conclusione, quanti grammi al giorno di proteine prendiamo ? Facciamo ad occhio ? O andiamo tutti in acidosi con 50 grammi, crudisti compresi ?
Scusate se ancora una volta ho dato i numeri, ma a questo punto, dopo un’esperienza personale di 6 anni di crudismo vegano tendenziale, impegnato, fatto con passione ed attenzione, e dopo vari sbagli che, inevitagbilmente ed anche giustamente, ho pagato, voglio sapere cosa è giusto e cosa non lo è, perchè credo che questi non siano piccoli dettagli o fissazioni.
Poi avendo tempo, andrò nel dettaglio per ciò che mi riguarda. Vizz,per ora posso dire che fino a che c’era l’utente Francesco se ne parlava spesso di 80/10/10 e sinceramente mi pareva ormai cosa scontata. Io mi sento libero di ignorare sia gli impossibili 24 g sia il resto,alla luce della mia situazione personale specifica,che vale esclusivamente per me e basta.Non posso evidentemente accettare di nutrirmi con gli stessi criteri di chi è completamente diverso da me,sia come storia che come struttura fisica e come “qualità” degli organi interni. Anche qui allora valgono i numeri (peso, età, ecc..) e questi vanno contro l’ uniformarsi tutti sulla base dell’ esperienza personale di un solo individuo. Come già detto più volte se ci troviamo in condizioni di deficit di informazioni più che certe, lo si deve al veto rigoroso posto dalla cosiddetta scienza e dal regime da essa spalleggiato.
Verissimo Arvo, Francesco ne parlava. Ora a posteriori gli do’ ragione al cento per cento su questo punto nonchè sul fatto che l’igienismo ed il crudismo non siano cosa per tutti e che per certi versi possano venir considerati solo da una cerchia ristretta di persone, preparate, informate e disposte a sobbarcarsi l’onere non indifferente delle prove su se’ stessi.
Rimane poi da tenere sempre a mente che, come dici tu, ognuno è profondamente diverso dagli altri per cui fa storia a se’ e le regole non valgono.
Leggevo su un altro blog una regola che per quanto semplicistica credo possa risolvere gran parte dei nostri problemi.
Si parlava della dieta ideale per l’uomo. Togliendo l’eroismo rigorosamente fruttariano che non tutti vogliono/possono tollerare, resta una dieta composta da cibi vegetali e integrali.
Quindi mangiare frutta, verdura, cereali integrali,legumi. Il tutto limitando al massimo l’aggiunta di grassi.
Considerando ciò, diviene tutto più semplice. Ad ognuno poi spetta decidere quale misura spetta ad ogni componente, quale forma di grasso inserire, se consumare cereali con o senza glutine. In relazione a queste decisioni la dieta diviene così più o meno qualificata.
Ovvio che la quinoa non è il grano tenero. Così come l’avocado non è l’olio. Ma in generale credo che l’elemento fondamentale sia non uscire fuori da questo schema generale. Anche perché poi uno può adottare la dieta più virtuosa al mondo, ma se non accompagnata da tranquillità mentale e assoluta convinzione di essere nel giusto, si fa più danno che altro. E si rischia di annullare gli effetti positivi dell’alimentazione, creandone di negativi. Credo che questo sia anche il pensiero di valdo quando fa riferimento alla personalizzazione e elasticità mentale. Se si assegna uno schema fisso, quando anche per cause superiori non lo si segue, si rischia di entrare in paranoie inutili e dannose.
Torno un attimo sulle differenze individuali precisando che do per scontate quelle generali valide per tutti e statuite dalla natura dell’essere umano. Casomai si può discutere di quali siano queste ultime, ma non è questo l’argomento, ora. Ognuno può osservare l’effetto del fumo sugli individui. C’è chi ne riceve danni mortali, magari in tenpi relativamente brevi e ci sono i vecchietti novantenni che ancora fumano. Nessuno può dire con ragione che il fumo non fa male, ma c’è chi questi danni li minimizza e va avanti imperterrito per decenni. Idem con la carne che, come si sa, può portare al temibile tumore al colon. Eppure tanti ospizi sono pieni di gente anziana e malandata, ma senza quella patologia. Ora con l’olio è esattamente la stessa cosa. Saranno i sintomi ed i malesseri che avviseranno le persone degli eventuali danni provocati dai grassi aggiunti. Stabilire un limite assoluto per tutti non è a mio avviso possibile a causa dell’orientamento mafioso della scienza di regime, perché per la ricerca ci vogliono grandi finanziamenti che in questo ambito non arriveranno mai, a meno di rivoluzioni che non vedo all’orizzonte. Allora ci si orienta con le esperienze raccolte da alcuni e da studi privati tipo dott Graham, ma che raccomandano comunque valori medi, suscettibili di variazioni e passibili di precisazioni. Per es Valdo preferisce le percentuali 70/75 per zuccheri e 30/25 col resto, tra grassi e proteine. Si parla di valori medi perché poi contano la stagione, la latitudine, il clima e l’etnia di appartenenza, oltre che le proprie caratteristiche fisiche particolari.Almeno secondo me e tanti altri.
Vizzvozz se vuoi puoi trovare l’opinione di Valdo nella vecchia tesina del 2013 titolata “Woodstock fruit festival e dieta Graham”, dove una tizia attacca anche Graham nei commenti, definendolo un assassino.
Circa il limite proteico oltre il quale c’è acidosi, direi che quelle ricerche devono essere solo orientative e avrebbero bisogno di un approfondimento. Non si può valutare un limite per tutti indipendentemente dalla dieta in essere. Da dove venivano quelle proteine? Dalla carne? Da soia o cereali? E cos’altro mangiavano i soggetti dell’esperimento? Chiaro che incrociando i dati dei due ambiti (Graham e questa), i conti non tornano.
Concludo dicendo che sottovalutare i possibili intoppi causati dai troppi grassi, specie per i fruttariani,sarebbe imperdonabile; però il cibo è anche fattore sociale, spesso caricato di forti significati psicologici dei quali possiamo anche non essere totalmente coscienti, ma che invece agiscono sempre influenzando la qualità della capacità di assimilazione. E c’è il rischio di errore nel voler imporre uno standard valido sempre per tutti, facendone solo una questione di rapporti matematici e proponendo il proprio modello personale come sempre valido per tutti.Almeno questa è la mia opinione.
Per Francesco Paris:
L’Uomo è una macchina funziona a frutta e a bassissimo livello di grassi.
Paradossalmente, chi ingerisce meno carboidrati prontamente assimilabili come la frutta ma più proteine ad esempio, potrà sembrare tollerare meglio una dieta carica di grassi, ma in realtà si starà distruggendo comunque nel medio-lungo periodo senza il beneficio di un avviso forte da parte del corpo.
Mentre, come già detto, chi consuma tanta frutta in concomitanza a molti grassi, ecco che starà male molto prima, con sintomi anche forti. E di questo bisogna esserne felici, perché si potrà cambiare rotta.
In tutti i casi, i danni ci saranno, quindi i grassi vanno tenuti BASSISSIMI.
L’olio con il contagocce e avocado e frutta secca con grande moderazione
Bisanti è un grande,intelligente e determinato. Ma l’ uomo non è una macchina. Si tratta di una pericolosa semplificazione. Non dimentichiamo la mente,spesso così importante per gli esiti finali.
Magari era solo un modo di dire.
Carissimo e stimato Valdo,sono prossimo ai 65 anni,sono stato vegetariano,ora vegano con forti tendenze crudiste da 34 anni.Non assumo farmaci,non uso detergenti,all’occorrenza solo bicarbonato ed aceto di mela,doccia fredda tutte le mattine e bagno in mare tutto l’anno,senza trascurare il movimento,camminate su lunghe distanze 20,30Km.Un giorno alla settimana lo dedico al digiuno totale e sinceramente tutto questo mi ripaga con una salute ed una energia senza pari. C’è un ma comunque,ultimamente mi sono accorto di avere la pitiriasi versicolor,la cosa mi sembra strana,quali potrebbero essere le cause e quali i rimedi da adottare?Ti ringrazio di cuore ad un tuo interessamento e per tutto quello che fai e che dici.Un abbraccio.