PATATE, POMODORI, PEPERONI E MELANZANE FRUTTI IRRINUNCIABILI

da 27 Set 2016Alimenti

LETTERA

NON DEVONO RIUSCIRE AD IMBAVAGLIARE LA VERITÀ

Carissimo dottore Vaccaro, le ho espresso in uno scritto precedente il mio dispiacere per ciò che sta subendo lei e la sua famiglia. Spero con tutto il cuore che presto finirà tutta questa storia creata a tavolino allo scopo di imbavagliare un divulgatore di verità molto fastidioso e potente come lei. Non devono assolutamente riuscire in questo loro intento! Siamo in tanti e tutti le siamo vicini. Forza Grande Valdo!

CHIARIMENTI SULLA SOLANINA

Capisco le difficoltà che ha in questo momento nel rispondere alla presente, ma se le è possibile farlo mi farebbe un grande piacere. Volevo chiederle se è a conoscenza del fatto che pomodori, peperoni, patate e melanzane sarebbero da proibire alle persone affette da artrosi, per il contenuto di solanina.
La ringrazio anticipatamente e le auguro un mondo di bene.
Angelo da Ragusa

*****

RISPOSTA

LA SOLANINA È UN ALCALOIDE A PROTEZIONE DEL FRUTTO-ORTAGGIO

Ciao Angelo. Ortaggi comuni e di largo consumo come patata, pomodoro, melanzana e peperone, contengono tracce di una sostanza alcaloide chiamata solanina. Sostanza che svolge un’importante funzione di difesa come repellente naturale contro insetti e funghi. In teoria la solanina potrebbe rivelarsi dannosa per l’organismo umano. Ma solo in teoria, visto che servirebbero concentrazioni altissime che causerebbero danni all’apparato digestivo e neurale. Le solanine includono anche solasonine, chaconine, tomatine e solamargine.

I VERI DANNI SONO PER CHI NON LI MANGIA

In realtà vanno soppesati vantaggi e svantaggi. Si parla di vomito, di dolori addominali e gastrointestinali, di mali di testa, di vertigini e di confusione mentale. Ma solo per alcuni soggetti particolarmente soggetti ipersensibili alle solanine, o comunque non abituati alle stesse, o ai giapponesi che esagerano coi pomodori da serra, o ai bambini che dovrebbero assumerne quantità ridotte. In linea generale, rinunciare a questi preziosi e fantastici alimenti causa danni enormi e per niente paragonabili a quelli di qualche insignificante traccia di solanina. Niente di cui allarmarsi, dunque. Le dosi cui siamo quotidianamente abituati sono decisamente basse e dunque sostanzialmente innocue in una dieta varia ed equilibrata. Nessuno al mondo si mangia 10 chili di patate in un solo pasto, tanto per intenderci.

EVITARE I GERMOGLI, LA COLORAZONE VERDE E IL SAPORE AMARO

Nella patata la solanina è concentrata soprattutto nell’area della buccia e può variare in quantità a seconda dello stato di maturazione e delle condizioni di conservazione. Sappiamo già che, se esposta a lungo al sole, la patata si colora di verde per effetto della clorofilla. La colorazione, di per sé innocua, segnala però l’esposizione alla luce. Luce che ha come effetto un leggero incremento della solanina. Altri segnali nello stesso senso sono la presenza di germogli o di un sapore amaro.

LA DICITURA BIO NON GARANTISCE L’INTEGRITÀ GERMINATIVA OSSIA LA VITALITÀ DELLA PATATA

Importante cuocere le patate con la buccia protettiva e togliere la buccia prima di consumarle. Più importante ancora è evitare le patate irradiate e devitalizzate, tenendo presente che la dicitura bio non garantisce in alcun modo l’integrità germinativa del tubero stesso. In Italia ed in Europa non esiste l’obbligo legale di dichiarare patata viva da un lato e patata degerminata dall’altro, come ad esempio in USA. Preferire sempre la patata viva, senza mangiare i germogli. Usare pertanto le proprie patate o quelle sporche di terra del contadino. Per quelle in sacchi da supermercato, prenderne un paio e metterle in un bicchiere d’acqua al sole. Se non germogliano dopo un paio di giorni, significa che sono morte e che la loro cottura le renderà ancora più prive di nutrienti e di vibrazioni.

OTTIME LE MELANZANE

Per le melanzane il contenuto di solanina non è rilevante, essendo sostituito dalla più tollerabile solasonina. La solanina è in ogni caso minore quando è maggiore il grado di maturazione dell’ortaggio. Più matura la melanzana e meno solanina contiene, e questo vale per tutti gli ortaggi in questione. Anche in questo caso gli alcaloidi si concentrano a ridosso della buccia. Tuttavia le concentrazioni sono così ridotte da non rappresentare assolutamente un motivo di  allarme.

STRABILIANTE IL POMODORO MATURATO AL SOLE

Anche il pomodoro contiene quantità minime e poco significative di solanina, mentre il caratteristico alcaloide tomatina non porta in dote le stesse caratteristiche di tossicità. È per questo motivo che il consumo di pomodoro (crudo e cotto) nelle quantità abituali nella nostra cucina non rappresenta nel modo più assoluto una fonte di preoccupazione per la salute.

NON DIVENTIAMO RINUNCIATARI E TANTO MENO SCHIZZINOSI NEI RIGUARDI DEI DONI DI MADRE NATURA

Stiamo pertanto attenti a non cadere nella trappola del non questo e del non quello, quando si parla di vegetali di base di cui ci alimentiamo da secoli e da millenni. Una buona peperonata fa bene a tutti indistintamente. Una insalata di patate con cipolla cruda è fantastica, nutriente e digeribile. Il pomodoro in tutte le sue forme e versioni è un regalo divino di Madre Natura che nessuno mai dovrebbe contestare.

ELIMINAZIONE REGOLARE NEL GIRO DELLE 24 ORE

Ovvio che non serve intensificare le cotture. Gli itroiti di TGA (total glyco-alkaloids) accettabili in media dal corpo umano, fatte le debite differenze tra i sudamericani dediti da millenni alle patate e gli euroamericani dediti da secoli soltanto, presenta un massimo di 3 mg di TGA al giorno per ciascun kg di peso corporeo. La solanina si degrada oltre i 240 gradi, ma a quel punto tutti i nutrienti subirebbero un autentico collasso. Tener presente in ogni caso che buona parte della solanina viene eliminata nel giro delle 24 ore, per via renale ed intestinale.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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Commenti

3 Commenti

  1. lucacina

    Mi permetto di dire che non sono d'accordo con quanto affermato da Valdo Vaccaro (con enorme rispetto) sul fatto che la dicitura BIO non sia garanzia di prodotto non irradiato, ho chiesto informazioni a vari enti preposti e tutti mi hanno risposto facendo riferimento al seguente articolo del regolamento sul biologico:

    Il Regolamento 834/2007 che disciplina la certificazione biologica in tutta Europa vieta espressamente l’uso di radiazioni ionizzanti su qualsiasi prodotto (articolo 10).

    Articolo 10

    Divieto di utilizzare radiazioni ionizzanti

    È vietato l’uso di radiazioni ionizzanti per il trattamento di alimenti o mangimi biologici, o di materie prime utilizzate in alimenti o mangimi biologici.

    Quindi direi che per fortuna la dicitura BIO basta e avanza per essere certi che i vari prodotti non siano stati irradiati.

    PS: Gradirei una conferma da qualche lettore per essere ancora più certo, grazie.

    Rispondi
  2. Davide Amico

    quello che lessi di Valdo riguarda non tanto il divieto di questo o quello, quanto il controllo che viene applicato sul bio, pressocchè nullo. A memoria se non ricordo male, mi smentisca Sig.Vaccaro se erro.

    Rispondi
  3. lucacina

    Va bè, ma se non ci sono controlli sul bio figuriamoci sul non bio… io non sarei così pessimista, basti pensare che un alimento per arrivare ad avere la certificazione biologica passa attraverso vari test diversi che approvano o non approvano tale alimento come biologico, quindi se va bene un test, andrà male l'altro, se l'alimento non merita tale certificazione, poi in questo caso specifico si parla di alimenti irradiati, e dubito che si possa irradiare un alimento biologico così facilmente, se il regolamento lo vieta espressamente.

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