LETTERA
Buongiorno Valdo, ti scrivo per raccontare la mia esperienza riguardo l’alimentazione vegana. Ho molta stima del tuo lavoro, mi piacerebbe conoscere la tua opinione in merito a quanto sto per scriverti.
Mi sono avvicinato alla dieta vegana all’incirca una quindicina di anni fa, in quanto, dopo aver lavorato da McDonald’s per 2 anni, sono stato colpito da una trombosi alla vena centrale dell’occhio destro. Ovviamente nessun dottore ha mai ipotizzato che la causa potesse dipendere dall’alimentazione e mi avevano condannato ad assumere farmaci (aspirinetta) per tutta la vita.
Fortunatamente non mi sono mai rassegnato a questa condanna ed ho cominciato a documentarmi e leggere libri sull’alimentazione testandone su di me gli effetti, sempre con mente critica (come tu insegni). Tra i libri che ho letto oltre ai tuoi, Arnold Ehret, Michele Riefoli (che ho conosciuto personalmente) e svariati altri.
Per i primi anni la dieta vegana è stata una bomba. Energia a mille, tranquillità emotiva, salute riacquistata (il sangue miracolosamente per i dottori è tornato fluido) e chiarezza mentale tra benefici principali. Dopo una decina di anni però (mia moglie, vegana come me, anche prima) ho cominciato a manifestare i classici sintomi dell’anemia (fiato corto, stanchezza etc.) ed inoltre mi sono accorto che i miei muscoli, nonostante abbia sempre praticato sport nella vita, sono stati come “mangiati” dal resto del corpo perdendo quindi forza e tonicità.
Ho dedotto quindi che ci fosse qualcosa che non andava nella mia alimentazione e ho dovuto reintrodurre le uova e saltuariamente, con molta sofferenza, la carne eliminando contestualmente quasi completamente gli zuccheri compresi i carboidrati.
Ora mi sento molto bene e credo di aver raggiunto un buon equilibrio sia fisico che mentale, anche se sarà poi il tempo a dare un giudizio.
Definirei la mia dieta (utilizzando il neologismo di Gwyneth Paltrow) flexitariana anche se ribadisco che la mia dieta è frutto solamente dei feedback del mio corpo e di qualche spunto che ho preso qua e la leggendo vari libri. Come ti ho detto, mi piacerebbe conoscere la tua opinione, spero non mi ripudierai ma al contrario che tu possa darmi qualche nuovo spunto per migliorare ulteriormente. Un abbraccio. Nicola
RISPOSTA
QUESTA È UNA DIETA TIPICAMENTE COMMERCIALE
Mi sono documentato sulla dieta flexitariana creata dalla dietista americana Dawn Jackson Blatner, un regime ipocalorico mirato a perdere peso senza esagerazione e senza rinunce di alcun tipo, almeno nei suoi intenti e nelle sue aspettative. Sono contrario a tutte le diete commerciali e questa lo è, senza fare eccezioni. Ha pure un nome bizzarro e destinato ad essere presto dimenticata.
Trattasi di sperimentazioni e di tentativi di incanalare le abitudini della gente verso un determinato modo di alimentarsi. Le si dà un nome e la si brevetta, per cui diventa nota e se ne fa una moda che dura per un certo periodo, in genere per una o due stagioni al massimo, per poi sgonfiarsi. Rientra in qualche modo nelle diete no carb, care ai vari Atkins, Sears, D’Adamo, Montignac, Lemme, Dukan, o alla Tisanoreica e alla Paleo, tutte dotate di una particolare caratteristica: quelle di essere seguite da un vasto pubblico e poi di essere ben presto abbandonate in quanto fallimentari sia nei principi che nei risultati. Ne avevo parlato anche qui.
NON ACCETTEREI MAI DELLA CARNE MORTA SUL MIO PIATTO
In linea generale la flexitariana non è tra le peggiori in assoluto, ma proprio per questo risulta deleteria e carica di insidie. Puntare al dimagrimento in partenza è già un errore di impostazione. Esistono delle regole e dei criteri in ogni sistema alimentare e occorre rispettarli. Un dimagrimento serio e valido è quello che si ottiene migliorando la forma psico-fisica e spirituale. Noi vegetariani-vegancrudisti-igienisti non facciamo dei sacrifici in tutto questo. Ci divertiamo da matti a mangiare vegan-crudista e a stare pure bene, sia ben chiaro.
Personalmente sono vegan-crudista tendenziale, con periodi di veganismo e di fruttarianismo e di crudismo integrale inclusi, da settanta anni e non ho mai provato sensazioni di stanchezza o cali di entusiasmo, né sono mai stato tentato da piatti trasgressivi o svianti. La carne morta mi fa ribrezzo in qualunque forma evidente o nascosta. Nemmeno se facesse dei miracoli in termini salutistici la inserirei tra i miei alimenti.
LE CARNI BIANCHE SONO INSALUBRI ALMENO QUANTO LE ROSSE
Sulla dieta flexitariana, che penso voglia dire flessibile mentre non lo è affatto, non riesco a capire il perché di inserire carne e pesce 2-3 volte la settimana, e poi solo carni bianche, quasi esse fossero migliori delle carni rosse. Nessuna differenza tra le due. Anzi le carni bianche vengono oggi accusate di causare spesso leucemia.
Si tratta comunque di materiale cibario contaminato e compromettente, di materiale cadaverale ricavato da animali brutalmente soppressi, per cui viene a mancare l’importantissimo criterio della innocenza cibaria, oltre a quello della rapida digeribilità.
FINIRÒ PER DIRE BRAVO AL DR GIORGIO CALABRESE, AUTENTICO CAMPIONE DI COERENZA CARNIVORISTICA
Si tratta di cibi morti in partenza e poi stracotti, con tutte le conseguenze che ne derivano. Carne 2-3 volte la settimana implica occupazione abusiva di spazi digestivi destinati alla frutta, in particolare agli agrumi invernali, all’uva, alla strepitosa anguria estiva, notoriamente vietata a chiunque ospiti in sé dei residui putrefattivi da alimentazione carnea e da metabolismo rallentato. Non starò qui ad elencare i gravi danni causati dalla alimentazione carnea al microbiota intestinale.
C’è anche da dire che, se si crede davvero che la carne rappresenti un valore nutrizionale ed anche un piacere dei sensi, non vedo perché limitarsi a sole 2-3 volte per settimana. Finirò per apprezzare la coerenza del dr Giorgio Calabrese, che ama tanto la carne dal prescriverla e raccomandarla 3-4 volte al giorno, per la gioia di Cremonini e McDonald’s.
LA CARNE FA LETTERALMENTE A PUGNI CON LA FRUTTA
L’idea poi di proporre la dieta flexitariana come dieta di transizione verso il vegetarismo, mi pare del tutto fantasiosa. La carne fa letteralmente a pugni con la frutta. Se uno vuole diventare vegetariano lo fa principalmente per motivi etici ed estetici inviolabili, per cui è poco disposto a scendere a compromessi su quello che è il punto centrale della sua filosofia.
UN SISTEMA VEGAN-CRUDISTA CONDOTTO A REGOLA D’ARTE, VALE SIA NEL BREVE CHE NEL LUNGO PERIODO
Quanto al caso specifico di te e di tua moglie, con un andamento esaltante nei primi anni e una perdita di tonicità muscolare successiva, con fiato corto e indebolimento andrei piano nell’addebitare al veganismo tali inconvenienti. Ci sono modi e modi di essere vegani. Evidentemente sono stati commessi degli errori da parte vostra, sia sul piano alimentare che su quello comportamentale.
Non basta certamente essere vegani per mantenersi al top. Occorre completare il quadro col crudismo e la vitalità degli alimenti, occorre muoversi, traspirare, respirare, mantenere i muscoli allenati con le giuste modalità, prendere il sole ed altre cose ancora.
Vorrei ricordarvi che la dieta vegan-crudista non è una bomba che apporta energia a mille e che dona impareggiabile tranquillità emotiva nel breve periodo iniziale, per poi decadere nel valore e nei risultati. La sua forza consiste proprio nella stabilità di lungo periodo dei benefici offerti, cosa che la vostra attuale scelta flexitariana non è assolutamente in grado di assicurare. Credo anzi che il vostro attuale stato di grazia permanga grazie al capitalizzare su quel periodo vegano che oggi criticate.
LA MIA È OPINIONE DI PARTE, MA SEMPRE ONESTA E TRASPARENTE
Ovvio che il mio parere è di parte ed è pure scontato. Sarebbe strano da parte mia pensarla diversamente. Ma in tutta onestà mi pare che passare da una dieta vegana ben gestita e concepita (e non sono sicuro che la vostra lo fosse veramente) a una qualsiasi dieta flexitariana non sia per niente un buon affare, o uno scambio vantaggioso.
UN CONTO È RITOCCARE LA PROPRIA DIETA, ALTRO CONTO È RINNEGARLA
Non ripudio nessuno e non giudico nessuno. Trovo però incongruente che delle persone beneficiate e persino miracolate dalla dieta vegana possano passare poi disinvoltamente a qualcosa di decisamente anti-vegano, dando supporto così a una dieta tutto sommato mediocre e diseducativa, una delle tante invenzioni che spuntano ad ogni stagione dalla fertile intraprendenza commerciale americana.
Avrei valutato con maggiore comprensione un semplice correttivo, tipo reinserimento delle uova, o persino qualche rara e casuale concessione una-tantum di un piatto di pesce in zona di mare, rispetto alla regolare e pianificata reintroduzione di cibo contaminato da morte e sopraffazione ai danni dei nostri innocenti e indifesi compagni di cordata. Già solo questo boccia senza appello la vostra attuale scelta.
NON ESISTE ALCUN NESSO LOGICO TRA EFFICIENZA MUSCOLARE E ALIMENTAZIONE CARNEA
Sarei cauto pure nell’attribuire alla dieta flexitariana il vostro attuale star bene. Quando viene a mancare la convinzione in quello che si fa, quali che siano i motivi, ogni nuovo approccio al cibo può presentarsi come stimolante e innovativo. È più che altro una questione psicologica e di placebo a carattere transitorio.
I muscoli non sono organi a parte e separati dal resto del corpo. Si rafforzano soprattutto quando il corpo viene nutrito al meglio e quando in contemporanea vengono esercitati al meglio, in modo equilibrato e corretto, e non consumati con scarsa attività o anche con movimenti ripetitivi di certi sport monotoni e privi della giusta alternanza tra flessibilità e tensione.
L’incremento proteico da carne e pesce non porta affatto a rafforzamento muscolare come predicato per anni dagli istruttori delle palestre, ma solo a un deterioramento del pH e a uno scivolamento nella acidificazione progressiva dell’organismo. Se non credete ai tantissimi campionissimi vegani e vegetariani longevi negli sport più estremi, pensate pure al gorilla che è totalmente vegano e tuttavia dispone di una forza muscolare quadrupla rispetto all’uomo.
Valdo Vaccaro
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