LETTERA
CORSO DI RESPIRAZIONE METODO BUTEYKO
Carissimo Valdo, sono Aristide Donadio, farmacista di Morano Calabro in provincia di Cosenza. Ci siamo sentiti via mail già in altre occasioni. Ancora una volta ti faccio i miei complimenti per tua opera divulgativa. Il 12 e 13 ottobre scorsi ho partecipato a Milano al corso di primo livello come Istruttore Buteyko con la dr Fiamma Ferraro. Il corso è stato interessantissimo. Ti invio una pagina introduttiva del metodo Buteyko tratta dal sito www.buteyko.it. Gradirei tanto che tu la pubblicassi sul tuo blog, affinché le numerosissime persone che ti seguono possano beneficiare di queste notizie. Spesso nelle tue tesine menzioni l’importanza di una corretta respirazione e pertanto sono certo che apprezzerai il documento qui allegato. Aristide
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E SE QUELLO CHE PENSAVAMO DI SAPERE SULLA RESPIRAZIONE FOSSE SBAGLIATO?
L’ESEMPIO DEI DIABETICI CHE PUR MANGIANDO MORIVANO DI FAME
Tutti sanno ormai che per nutrirsi bene non basta riempire lo stomaco con la maggior quantità possibile di cibo. Occorre invece che gli elementi nutritivi del cibo, mangiato in quantità giuste, passino nel sangue e da questo nei vari tessuti dell’organismo. Se qualcosa in questi meccanismi di assimilazione non funziona, si può morire di fame pur mangiando in quantità. Ed è proprio questo che accadeva ai diabetici prima della scoperta dell’insulina. Il loro sangue era pieno di zucchero ma mancava la chiave d’accesso (l’insulina) che consentisse allo zucchero di passare dal sangue ai tessuti, per cui morivano di fame.
NON BASTA RESPIRARE OSSIGENO A PIENI POLMONI
Stranamente invece, per quanto riguarda la respirazione, quasi tutti pensano che, per godere delle proprietà vivificanti dell’Ossigeno (O2), sia sufficiente introdurlo in grandi quantità nei polmoni con la respirazione. Vediamo invece cosa succede una volta introdotto l’O2 nei polmoni. Innanzitutto l’O2 deve passare dai polmoni al sangue (salvo malattie bronco-polmonari, questo passaggio quasi sempre funziona bene). Dal sangue, l’ossigeno deve poi essere assimilato dalle cellule dei tessuti dei vari organi (cervello, cuore etc). E qui invece si verificano molto spesso dei problemi.
L’OSSIEMOGLOBINA DEL SANGUE TRATTIENE L’OSSIGENO
Cosa succede? Succede che le particelle di ossiemoglobina del sangue (la cui emoglobina, dopo avere assimilato l’ossigeno si è trasformata in ossiemoglobina) trattengono strettamente l’ossigeno, rifiutando di cederlo e lasciarlo passare nei tessuti. Succede quindi che i vari organi soffrono di carenza di ossigeno, pur in presenza di un sangue saturo di ossigeno, esattamente come gli organi dei diabetici soffrono di mancanza di zucchero, pur in presenza di un sangue saturo di zucchero! Come mai?
L’ANIDRIDE CARBONICA NON È SEMPRE DANNOSO GAS DI SCARTO
Tenetevi stretti che arriviamo al punto centrale del discorso. Perché, per consentire il passaggio dell’ossigeno dal sangue ai tessuti, è necessaria la presenza di anidride carbonica in quantità sufficiente. In assenza di CO2 nella giusta concentrazione, l’ossiemoglobina nel sangue non può liberare l’ossigeno e lasciarlo passare nei tessuti. Fermi! Se già state muovendo il dito per cliccare e lasciarci pensando di essere capitati nella pagina di qualche matto che non sa quello che sanno tutti, e cioè che l’anidride carbonica è solo un dannoso gas di scarto, vi chiediamo di dedicarci ancora qualche minuto di pazienza e di leggere fino in fondo. Non ve ne pentirete.
EFFETTO VERIGO-BOHR RISTUDIATO NEL 1950 DAL MEDICO RUSSO BUTEYKO
Quello che abbiamo detto sulla necessità della CO2 per il passaggio dell’O2 dal sangue ai tessuti non è una teoria di qualche stravagante scienziato alternativo. Si tratta invece di una circostanza già scoperta all’inizio del 1900 e comunemente ammessa e conosciuta da tutti gli esperti del settore sotto il nome di “effetto Verigo-Bohr”. Stranamente però questo effetto, che pure è descritto in tutti i testi di fisiologia usati nelle università, non era mai stato approfondito e studiato a fondo nelle sue conseguenze, finché nel 1950 il medico russo K.P. Buteyko non vi si è soffermato, effettuando con tutti i crismi del rigore scientifico delle scoperte stupefacenti quanto al ruolo della CO2 nell’organismo umano.
UNA PERCENTUALE DEL 67,5% DI ANIDRIDE CARBONICA È INDISPENSABILE
L’atmosfera che ci circonda contiene una concentrazione di ossigeno del 21%, mentre alle nostre cellule ne serve una pari al 13%. Le nostre cellule hanno invece bisogno di una concentrazione di anidride carbonica al 6,5% e l’atmosfera ne contiene una pari solamente allo 0,03%. L’anidride carbonica (CO2) non è soltanto un gas di scarto ma è indispensabile per molte funzioni nell’organismo umano. È indispensabile quindi che nell’organismo vi sia la quantità giusta di CO2. Una respirazione eccessiva, profonda e rapida, provoca con l’espirazione, una perdita eccessiva di CO2, e questa perdita provoca a sua volta degli scompensi nell’organismo.
MALATTIE DOVUTE AD ECCESSO DI OSSIGENAZIONE
Molte malattie sono dovute ad un eccesso di respirazione. Alla perdita eccessiva di anidride carbonica segue una serie di meccanismi difensivi con i quali l’organismo cerca di impedire che la perdita di CO2 arrivi a livelli incompatibili con la vita. Questi meccanismi difensivi sono erroneamente scambiati per malattie da combattere e contro di essi, anziché sulla causa originaria dello squilibrio (e cioè la perdita eccessiva di CO2) viene concentrata la lotta. Queste scoperte del medico K.P. Buteyko sono ormai conosciute ed applicate nei paesi dell’ex Unione Sovietica ed in Australia (dove sono state confermate da sperimentazioni effettuate nell’Università del Queensland) e si stanno ora diffondendo, confermate da nuove sperimentazioni, anche in Inghilterra, Stati Uniti e Canada. Da noi sono ancora poco note.
TESTO “ATTACCO ALL’ASMA” DI FIAMMA FERRARO
Finora ne hanno parlato in Italia i libri “Vivere di più respirando di meno” (1999) e “Attacco all’asma”(2002) di Rosa Maria Chicco. Successivamente, grazie anche agli sforzi di Buteyko-Italia, nata nel 1999 per far conoscere in Italia questo metodo, ne hanno parlato numerosi giornali e riviste italiani, dalla Repubblica al Resto del Carlino, e due traduzioni di articoli inglesi apparsi sulle riviste “Nexus” (nr. 26-2000) e “L’Altra Medicina” (nr. 4-2000). Nel marzo 2008 è uscito il libro “Attacco all’Asma e non solo” scritto dal consulente medico di Buteyko-Italia, la dr Fiamma Ferraro, con indicazione di esercizi e illustrazione delle basi mediche-scientifiche.
RITMO RESPIRATORIO CORTO E RITMO RESPIRATORIO ADDOMINALE
Respiriamo 20.000-70.000 volte al giorno e non possiamo sopravvivere più di qualche minuto senza respirare. È chiaro quindi che il fatto di respirare 20.000 oppure 70.000 volte in 24 ore, ed il modo in cui effettuiamo queste respirazioni (diaframmatiche? toraciche? riempiendo interamente i polmoni o solo a metà?) ha un effetto molto importante sulla nostra salute.
MIGLIOR MODO DI RESPIRARE SECONDO LE VARIE SCUOLE
Se però si chiede ai medici quale sia questo effetto e quale sia il modo migliore di respirare ci si sente rispondere in uno di questi due modi:
- dobbiamo respirare riempiendo bene i polmoni ed introducendo la maggior possibile quantità di ossigeno,
- L’organismo sa da solo come regolare il ritmo respiratorio, automaticamente, in modo ottimale, per cui non dobbiamo interferire e provare a cambiarlo. La seconda risposta è quella data in genere dai medici della scuola ufficiale mentre la prima è quella data da medici “alternativi” e da maestri di yoga improvvisati.
I RITMI INCLUDENTI UN TRATTENIMENTO PROLUNGATO O APNEA NON PROVOCANO PERDITE DI ANIDRIDE
L’antica scienza indiana del pranayama aveva scoperto molti secoli fa l’importanza del respiro per la salute. Le respirazioni profonde consigliate in alcuni esercizi di pranayama sono anche molto lente e quindi non provocano una perdita eccessiva di CO2. Inoltre vi sono molti esercizi in cui si trattiene il respiro a lungo, aumentando così la concentrazione di CO2.
SERVE UNA GIUSTA PROPORZIONE TRA IL BUONO DELL’OSSIGENO E IL CATTIVO DELL’ANIDRIDE
Da tutto ciò si deduce che la situazione reale non è quella che viene in genere rappresentata, con l’ossigeno nella parte del buono e l’anidride carbonica nella parte del cattivo. Quello che conta è invece il giusto rapporto tra ossigeno ed anidride carbonica e tra ossigeno e meccanismi antiossidativi (ci riferiamo ai danni provocati dai radicali liberi, prodotto dell’ossidazione, frutto appunto della presenza d’ossigeno). Come fare affinché vi sia questo giusto rapporto? Occorre evitare la “malattia da eccesso di respirazione” scoperta dal dr Buteyko ed occorre per questo riaddestrare i meccanismi respiratori con degli esercizi pratici. Non è vero infatti che il nostro modo naturale ed automatico di respirare sia sempre il migliore. Molti fattori possono intervenire e provocare sfasamenti nei riflessi respiratori automatici.
SPERIMENTAZIONE DEL METODO BUTEYKO IN DIVERSE NAZIONI
Il collegamento del modo di respirare con l’asma ed altre malattie dell’apparato respiratorio è ovvio ed intuitivo, e gli ottimi effetti della correzione, con gli esercizi Buteyko, di una respirazione non funzionale, sono stati clinicamente provati, in relazione all’asma, da numerose sperimentazioni in doppio cieco presso prestigiose cliniche universitarie nel mondo anglosassone. Gli effetti favorevoli per altre malattie diverse dall’asma sono stati sperimentati clinicamente solo in Russia e paesi dell’ex URSS. Nei paesi dell’occidente questi effetti sono comunque stati constatati, nell’ultimo trentennio, da un gran numero di medici e pazienti, e sono del resto basati su constatazioni logiche, derivanti dai parametri fisiologici dell’organismo umano.
CENTINAIA DI MALATTIE DIPENDONO DA MODI ERRATI DI RESPIRARE
Il prof Buteyko era il primo ad affermare che con la respirazione non potevano essere corrette tutte le malattie (oltre al respiro non funzionale possono in effetti esservi moltissime altre cause che compromettono la salute). Egli asseriva tuttavia che il modo di respirare eccessivo e non ottimale è la causa prima di solo 150 malattie. Tra esse vi è peraltro una gran parte delle malattie croniche contro le quali non sono ancora state trovate cure farmacologiche del tutto efficaci. Anche per queste malattie, in cui il modo sbagliato di respirare svolge un ruolo determinante, occorre tuttavia prendere in esame e correggere anche tutti gli altri fattori (dall’alimentazione ai veleni ambientali, problemi meccanici e posturali e molti altri) che possono compromettere la salute.
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RISPOSTA
AGGIUNGO QUELLO CHE SO A COMPLETAMENTO
Ciao Aristide. Grazie per questo importante contributo. Conosco ovviamente le teorie di Konstantin Pavlovich Buteyko (1923-2003), rivelatisi preziose contro l’asma, il panico, l’insonnia, il russare, l’apnea notturna, la fatica e l’ipertensione, tutte cose di cui soffriva pure il medico ucraino. Le conosco anche perché se ne parla ampiamente nel testo Odontoiatria Tossica e Odontoiatria vitale dell’amico Antonio Miclavez. Ne parlo qui a corollario e completamento di quanto hai appena riportato.
LA SCOPERTA DI UN RESPIRO GENTILE E TERAPEUTICO
Un giorno Buteyko stava male in arnese e, davanti a una finestra finì per riflettere e porsi una domanda provocatoria: “Non sarà che il mio respiro pesante e profondo sia non il risultato della mia ipertensione ma la causa di essa?”, “Non sarà che è proprio l’applicazione del take-a-deep-breath a fregarmi?”, “Non sarà che la mia iperventilazione alveolare e profonda è all’origine dei miei tanti malesseri?” Rallentò il suo modo di respirare, passando a uno stile più gentile e si accorse di stare molto meglio. A quel punto disse a se stesso “Non rivelarlo a nessuno, altrimenti ti portano in manicomio!”. Erano gli anni ’60, ed è così che cominciò la sua intera vicenda respiratoria.
Tutto il discorso Buteyko si basa sul fatto che bisogna respirare in modo da trattenere più CO2 nell’organismo. In effetti non bisogna respirare iperventilando, cosa che spesso succede, specialmente la notte senza che ce ne accorgiamo. Il corso che gli istruttori fanno consiste nel mettere in campo alcuni esercizi che ci modificano il modo di respirare, praticamente per arrivare ad eliminare meno CO2. Chi non ricorda gli esercizi d’iperventilazione che facevano i campioni d’immersione, Maiorca e compagni, prima di ogni gara? Il CO2 svolge anche un altro compito, molto importante, che è quello di inattivare nitriti e perossinitriti, sostanze dannosissime a livello cellulare. Pare che un modo per aumentare il CO2 sia il Rebreathing, ossia respirare nuovamente il fiato emesso, qualcosa che fa letteralmente a pugni con quanto sappiamo e pratichiamo tutti.
LA PAUSA RESPIRATORIA DI CONTROLLO
Andando contro-logica e contro-corrente, Buteyko sviluppò un geniale metodo per allungare la vita biologica e la vitalità, misurando la PR o la PC ossia la pausa respiratoria o pausa di controllo. Il metodo consiste nell’inspirare aria nei polmoni in modo rilassato e senza forzare, per poi espirarne il 75% e trattenere a quel punto il respiro per il 25%, riprendendo a respirare non appena si sente fame d’aria. Se la fame d’aria arriva dopo 10 secondi, siamo messi male (gravemente malati), se arriva dopo 20 secondi siamo malati, se dopo 30 siamo così-così, se dopo 40 va già meglio, se dopo 50, si ragiona, se dopo 60 si sta meglio, se dopo 180 siamo in perfetta forma anche a livello sportivo.
In pratica si procede come segue:
- Sedersi schiena dritta su una sedia,
- Rilassarsi e espirare normalmente,
- Chiudere il naso con due dita dopo l’espirazione,
- Tenere la bocca chiusa e contare quanti secondi di pausa possiamo aspettare senza provare disagio prima di inalare di nuovo,
- Ma trattenere il respiro a polmoni pieni ma prima espirare normalmente e solo allora trattenere il respiro a vuoto misurando la PC,
- Il numero di secondi che trascorre in quelle modalità è il nostro livello di PC (pausa di controllo).
LIMITARE L’APPORTO DI OSSIGENO ED EVITARE L’IPERVENTILAZIONE
L’ideale è respirare non oltre 4-6 litri di aria al minuto. Oltre quel livello si assume troppo ossigeno e si cade nella iperventilazione. Se la PC o pausa controllo è a livello di 30 secondi soltanto stiamo respirando per 2 persone, ossia 8-10 litri d’aria anziché i 4-6 realmente necessari.
LA RISCOPERTA DELL’EFFETTO VERIGO-BOHR
Già nel 1900 era noto l’effetto Verigo-Bohr, grazie al russo Verigo e al fisiologo danese Christian Bohr. L’effetto consiste nel rilascio di O2 da parte dell’emoglobina grazie a pH non alcalino e a presenza di CO2. Se ne parla poco, anche se è stato studiato dai fisiologi dei primi del ‘900 ed è riportato in tutti i testi di fisiologia. Affinché in ogni cellula del nostro corpo avvenga un corretto scambio di ossigeno (O2) è necessario che vi sia una certa quantità di anidride carbonica (CO2). In pratica, più profonda è la respirazione e meno ossigeno arriva alle cellule.
CI SERVE PIÚ ACIDO CARBONICO E MENO OSSIGENO
Nell’aria che ci circonda e che normalmente respiriamo la concentrazione di O2 è del 21% e quella di CO2 è dello 0,03%. Alle nostre cellule, per assolvere a tutte le esigenze metaboliche, occorre una concentrazione di O2 del 13% circa e una concentrazione di CO2 del 6,5%. Il CO2 non è solo un prodotto di scarto, ma innesca a sua volta alcune fasi del processo metabolico. In particolare è indispensabile per consentire il trasferimento dell’ossigeno dal sangue alle cellule dei tessuti. In assenza di CO2 questo passaggio non avviene. Una respirazione scorretta, quindi, influisce doppiamente sul nostro metabolismo, aprendo la porta a molti scompensi e patologie.
“RESPIRAZIONE”, UN LIBRO DECISIVO DEL 1937
Buteyko era un tipo curiosissimo e tra i tanti libri letti rimase impressionato da “Respirazione” dell’inglese J. G. Priestly pubblicato in Russia nel 1937. Vi si diceva che l’uomo perde coscienza dopo una respirazione profonda dai 2 agli 8 minuti, confermando così che il respirare profondo lava via l’acido carbonico interno dall’organismo. Occorreva insegnare alla gente a respirare leggero. Verigo era riuscito a provare che che l’emoglobina tende a trattenere ossigeno e che il respiro profondo è causa di insufficiente ossigenazione cellulare. La cellula umana ha bisogno di un 7% di acido carbonico CO2 per sopravvivere, e c’è soltanto lo 0,03% di CO2 nell’atmosfera. L’acido carbonico necessario è quello prodotto nelle nostre stesse cellule.
EFFETTO AUTO-REGOLANTE DELL’ACIDO CARBONICO
L’iperventilazione polmonare e l’iper-ossidazione provocano liberazione di radicali liberi, fonte di malattie e di invecchiamento precoce. L’O2 serve come ossidante ma non agisce come regolatore. L’acido carbonico CO2 auto-prodotto invece è molecola di grande importanza metabolica e regolatoria.
FATTORI CHE CAUSANO IPER-RESPIRAZIONE
Le cause di respirazione profonda sono il mangiare troppo, l’assunzione di proteine animali, l’assunzione di cibi stracotti, la pigrizia, la scarsità di movimento, il sonno prolungato, i locali soffocanti e chiusi, l’aria viziata da altre persone (ricordiamo che il CO2 valido è quello da noi medesimi elaborato), gli esercizi yoga di iperventilazione e di respiro rapido, basati su ritmi 1-2-1, 1-1-1 e simili.
APPORTARE QUALCHE CORRETTIVO, A RISPETTO DEL METODO BUTEYKO E PERSONALIZZARE, SENZA SCHEMI RIGIDI E SENZA TROPPE FORZATURE
Per quanto concerne il metodo addominale-diaframmatico, con ritmo 1-4-2 e ricorso a intermedi periodi di apnea, sempre senza forzature ma adattando il tutto alle proprie capacità respiratorie come da me suggerito finora, esso include un allungamento del respiro, senza produrre una eccessiva perdita di acido carbonico. Nella respirazione Buteyko non si parla mai dell’azoto dell’aria e delle sue importanti funzioni. La cosa è comprensibile in quanto a quel tempo non si conoscevano i meccanismi che portano alla somatotropina, ma nel contempo mi lasciano perplesso. Tuttavia eviterei di procedere per schemi rigidissimi e opterei per la solita personalizzazione e per il navigare a vista anche in questi casi, cercando di trovare la formula più adatta e conveniente alle proprie esigenze, e rispettando i principi Buteyko nella misura in cui risultassero migliorativi.
Valdo Vaccaro
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