L’OMOCISTEINA ALTA È UN PROBLEMA MONDIALE
Parliamo di cose importanti e delicate, quali le malattie cardiovascolari che rappresentano la maggiore causa di mortalità, spesso improvvisa e silente, ma non meno drammatica, nei paesi occidentali. Più che di colesterolo, l’attenzione è focalizzata sull’omocisteina, insidia assai più vera e implacabile del colesterolo come vedremo. Si parla di 9 milioni di cardiopatici e di 1,5 milioni di nuovi casi/anno, nonché di 225 mila attacchi cardiaci e 24000 morti improvvise, e ci riferiamo solo alle patologie legate all’omocisteina alta.
I FATTORI DI RISCHIO VASCOLARE IN LINEA GENERALE
I fattori di rischio delle malattie cardiache in generale sono nell’ordine l’ipercolesterolemia (accoppiata però agli stress ossidativi dei radicali liberi), l’ipertensione (derivante dalle placche minerali che occludono il diametro utile delle arterie), il diabete (sballa l’alimentazione), il fumo, il caffè e l’alcol (abbassano la capacità vitale), l’iperomocisteinemia (disordine multifattoriale, a volte ereditario, nel metabolismo dell’aminoacido metionina) che diventa fattore di rischio e di trombofilia in compresenza di tabagismo, di inattività fisica, di gastriti, di ipotiroidismo ed insufficienza renale, e che si contrasta comunque con una rigida dieta fruttariana e crudista, e con stili di vita efficaci e virtuosi.
LA SCOPERTA DELL’OMOCISTEINA DA PARTE DI KILMER McCULLY NEL 1968
Dobbiamo la scoperta dell’omocisteina al dr Kilmer McCully che, nel 1968, stava facendo ricerche su una rara malattia genetica chiamata ipercisteinuria. Questa patologia micidiale, e allora sconosciuta, colpiva dei ragazzi ai quali mancava l’enzima che trasforma la tossica omocisteina in sostanze utili ed innocue, per cui morivano in giovane età per infarto o per colpo apoplettico. Il dr Mc Cully venne contrastato duramente dalla medicina, in quanto le sue ricerche sminuivano le responsabilità del colesterolo, mettendo a rischio l’enorme business farmaceutico delle statine.
MIEI SCRITTI PRECEDENTI SU QUESTO ARGOMENTO
Ho scritto diverse tesine su questi medesimi argomenti, come ad esempio:
– Arteriosclerosi, omocisteina e carenze ascorbiche, del 23/1/2009
– Omocisteina e malattie cardiovascolari, del 27/2/2010
UN AMINOACIDO NON PROTEICO CHE SI METABOLIZZA NEL SISTEMA RENALE
L’omocisteina è un amidoacido non proteico prodotto dal metabolismo della metionina. Il metabolismo dell’omocisteina si svolge in gran parte nel rene, per remetilazione, col ciclo dei folati (B2, B9 e B12) o della metionina-sintasi, o col ciclo della betaina (betaina-sintasi), oppure per transulfurazione, dove la cistationina, grazie al coenzima B6, catalizza la reazione di condensazione tra omocisteina e serina (neotrasmettitore-inibitore), con formazione di cistationina che viene degradata a cistina.
IL MAGGIOR FATTORE DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE
L’omocisteina, pur ancora largamente sconosciuta, è considerata oggi dagli specialisti più avanzati come uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare. La cistina (precursore dell’omocisteina e legata alla sua sintesi) è dannosa per l’organismo perché può causare disfunzioni nell’endotelio vascolare (la parte che ricopre i vasi sanguigni), con formazione di radicali liberi dell’ossigeno e interferenze con la funzione vasodilatatrice. L’omocisteina a livelli alti diventa fattore di ipercoagulazione (vedi terapie anticoagulanti a base di eparina). In un organismo ben funzionante, l’omocisteina è ritrasformata di nuovo in metionina, producendo pure glutatione e ormoni steroidei come il SAMe (S-adenosil-metionina) e la la creatina.
LA METIONINA COME LIPOTROPICO O DISINTEGRATORE DEI GRASSI
Cos’è la metionina? È un aminoacido solforato essenziale introdotto con la dieta (uova, carne, pesce, latte, formaggi). È il maggior lipotropico dei grassi metabolici, nel senso che aiuta a catalizzare la disintegrazione. Anche la colina è un lipotropico, in quanto provoca la decomposizione della lecitina.
I SEGNALI DI MALATTIA VASCOLARE
Quali sono i segnali delle malattie vascolari? I pazienti sono asintomatici finché l’ostruzione dell’arteria malata non produce sintomi di ischemia (esempio angina o infiammazione, claudicatio, ictus), o finché non si verifica una complicanza (trombo, embolo, aneurisma). L’inizio dei sintomi è graduale, poiché l’arteria si restringe gradualmente, mentre l’esacerbazione dei sintomi avviene nei picchi di richiesta ossigeno (esempio fatica sportiva, emozione erotica, ecc). A volte l’insorgenza può essere drammatica, come quando un’arteria si occlude acutamente.
SFATIAMO ALCUNI PREGIUDIZI SUL COLESTEROLO
Andiamo adesso al colesterolo, una molecola di alcol appartenente al gruppo degli steroli, formato da un atomo di ossigeno, 46 di idrogeno e 27 di carbonio (C27H460). Gli steroli si trovano dovunque in natura, sia nel mondo animale che nelle piante (fitosteroli). Sfatiano alcuni pregiudizi. Il colesterolo non si trova nei grassi ma nel tessuto. Chi consuma la bistecca magra o il pesce pensando di evitare il colesterolo si sbaglia di grosso. È proprio in quei tessuti che esso si trova. Nel grasso invece c’è abbondanza di trigliceridi, che sono vere e proprie sostanze grasse. Vero è invece che il colesterolo si solubilizza solo nel grasso e non nell’acqua.
CONCETTI HDL-BUONO E LDL-CATTIVO TUTTI DA RIVEDERE E RIDEFINIRE
Occorre tener presente che la maggior parte del colesterolo viene prodotto dal nostro fegato al ritmo di 1-2 grammi al giorno, mentre con l’alimentazione possiamo andare da 0,1 grammo dei vegani a un massimo di 0,5 (nei casi di spiccata e patologica alimentazione animal-proteica). Concentrarsi troppo sui singoli valori di HDL e di LDL, definendo buono il primo e cattivo il secondo, è un grave pregiudizio, assai caro alle industrie farmaceutiche, secondo le ultime ricerche del settore. I valori, sia in basso che in alto, sono sempre sintomatici di un equilibrio generale che varia secondo la personalità del soggetto, la vita che conduce, e gli alimenti che consuma.
IL COLESTEROLO IN SÉ È UN INDISPENSABILE AMICO
Il colesterolo in sé non ha nulla di demoniaco ma svolge preziose funzioni corporali. È parte della membrana cellulare, dandole rigidità, flessibilità e forma. Difende la cellula dagli attacchi microbici e dalla acidità (vedi creazione di muco protettivo). È componente essenziale per i recettori della serotonina, per il tessuto nervoso-cerebrale (20%) e per il tessuto nervoso-periferico (45%). È fondamentale per la rigenerazione dei tessuti organici, come capelli, unghie, muscoli, scheletro. Gioca un ruolo nella permeabilità delle cellule intestinali, e quindi nelle allergie e nelle malattie autoimmuni. È precursore della vitamina D, per cui migliora l’assorbimento del calcio.
IL COLESTEROLO VIAGGIA NON GRAZIE AL SANGUE MA GRAZIE ALLE SUE LIPOPROTEINE
È grazie al colesterolo che avviene la crescita e la divisione cellulare, la sintesi degli ormoni tiroidei come l’aldosterone, il cortisone, il testosterone e l’estradiolo. Per poter navigare bene non gli serve un liquido acquoso come il sangue, ma minuscole goccioline di fosfolipidi e proteine, chiamate lipoproteine, classificate in base alla loro densità HDL (high density lipoprotein), che portano il colesterolo dalla periferia verso il centro, e LDL (low density lipoprotein), che fanno il viaggio inverso.
NON È IL COLESTEROLO ALTO DI PER SÉ A CAUSARE I DISASTRI CARDIACI
Il desiderio di Big Pharma, di mantenere a lungo il suo ultra-redditizio business a base di statine, ha contrastato pesantemente non solo ricercatori come McCully, ma anche altri come Daniel Steinberg, che da oltre 20 anni sostiene che il colesterolo non è la causa principale delle cardiopatie, e che un colesterolo totale di 280-310, di per sé, non dovrebbe spaventare nessuno.
INFIAMMAZIONI ED OCCLUSIONI DELLE ARTERIE
I problemi stanno tutti nelle infiammazioni delle arterie e nelle occlusioni delle arterie, e pertanto occorre focalizzare la nostra attenzione sui fattori di infiammazione e non sul colesterolo. Ora non è il caso di passare dalla demonizzazione del colesterolo alla esaltazione del medesimo. Certo è che le notevoli differenze esistenti tra individuo e individuo dipendono dagli stili di vita. Lo stato di salute e di benessere si verifica ancora una volta sulla situazione reale, sul sentirsi bene, sulla resa fisica e intellettuale di breve e lungo periodo, più che sulle tabelle numeriche.
I VERI PARAMETRI DELLA SALUTE
Ti senti bene? Sei contento? Respiri bene? Hai appetito? Digerisci bene? Vedi? Senti? Parli? Defechi regolarmente? Ti tira? Ti alzi volentieri la mattina? Vai a dormire appagato e stanco e dormi senza pillole? Il cuore batte bene e regolarmente? La lingua e l’alito sono puliti? Ti senti in forma e voglioso di fare delle cose? Reagisci con calma alle offese della vita? Hai energia? Sai dare un senso alla tua vita? Ti emozioni ancora? Ti alimenti regolarmente senza bisogno di droghe e di integratori di alcun tipo? Questi sono sempre stati e sempre rimangono i veri ed infallibili parametri per dirti che sei sano.
LA VARIABILITÀ DEI VALORI
I numeretti possono essere d’aiuto, nei casi d’emergenza, per capire meglio alcune situazioni specifiche. Ma la gente che vive con in testa lo schema delle proprie analisi del sangue, e con l’assillo di cambiare il alto o in basso questo o quel valore, sbaglia di grosso. I valori hanno indici di validità relativi e variabili, e sono tutti stabiliti in base a statistiche medie condotte sulla popolazione adulta normale, e non certo su persone dal comportamento virtuoso. Anche l’interpretazione dei dati è soggetta a diversi giudizi, spesso molto distanti uno dall’altro.
TABELLE UFFICIALI A VOLTE CONDIZIONATE DA PRECISI INTERESSI ECONOMICI
I valori variano da individuo a individuo, da ora in ora, da giorno in giorno, da stagione a stagione, da un ciclo vitale all’altro. Gli stessi manuali medici indicano dei coefficenti predittivi ai vari numeri, in base alla genericità o specificità delle quote. Spesso le tabelle pubblicate sono contraffatte per precisi interessi commerciali, come negli eclatanti casi della FDA sulle proteine, sulla B12 e sulla vitamina C.
RADICALI LIBERI, STRESS OSSIDATIVO E CIBI ACIDIFICANTI
Se non esistono colesterolo buono e cattivo, qual’ è allora il vero problema? Il problema sta nello stress ossidativo e nei radicali liberi. Non sono le lipoproteine LDL in sé il mostro cattivo, ma piuttosto le LDL ossidate, che diventano pericolose in quanto alterate. Cos’è che altera le LDL? Una sistematica assunzione di cibi inadatti al sistema gastrointestinale umano. Cibi carnei, cibi grassi (ampiamente dimostrato dalle due migliori cliniche antigrasso del mondo del dr Robert Pritikin a Santa Monica e Miami), ma anche cibi industriali e raffinati, cibi acidificanti, cibi indigesti, cibi concentrati, cibi spazzatura, cibi devitalizzati, cibi zuccherati, cibi salati, cibi arricchiti, cibi integrati, cibi irradiati, cibi conservati, cibi cotti. Questi sono i veri responsabili dei guai.
IL COLESTEROLO OSSIDATO SOTTO IL MIRINO, MA SEMPRE COME SINTOMO
La realtà è che il colesterolo ossidato può essere indice di una malattia in corso e non essere esso stesso la vera malattia. In questa ottica, il colesterolo ossidato diventa un sintomo e, come tutti i sintomi, indica una situazione di disagio, una spia rossa a cui bisogna porre rimedio non tacitando il campanello d’allarme, non intervenendo a suon di statine che tendono a tacitare e a peggiorare la situazione, ma operando sulla causa del disagio (in questo caso il fattore ossidante), come dovrebbe avvenire per tutte le malattie.
I TRE TEST PER CAPIRE LA VERA SITUAZIONE CARDIOVASCOLARE
Quali sono allora i veri indicatori dei problemi cardiovascolari, se mettiamo in disparle il colesterolo? Le ultimissime posizioni parlano di tre test specifici che sono:
1) Test sull’omocisteina nel sangue, che deve stare ai minimi livelli possibili (valori medi 5-15 micromol/L (ma già a livello 12 c’è di che preoccuparsi).
2) Test sul grado di calcificazione presente nelle coronarie (valutazione della placca arteriosa).
3) Test della PCR, ovvero la proteina C reattiva (che sta ad indicare il grado di ossidazione dell’organismo, e che non dovrebbe superare i 10 mg/L (test correlato con la VES, ovvero col test sulla velocità di eritro-sedimentazione).
CRONICA CARENZA DI VITAMINA C ED E, OVVERO SCARSITÀ DI FRUTTA E VERDURE CRUDE
Certo che una cosa rimane chiara ed essenziale, ed è che gli eccessi di colesterolo LDL ossidato, gli eccessi di omocisteina, l’eccesso di lipoproteine Lp(a) che ispessiscono le arterie, sono tutte dovute a stress ossidativo e a carenza di semplici antiossidanti naturali, ovvero di vitamina C ed E naturale, ovvero di frutta e verdura crude.
CRONICA CARENZA DI ANTIOSSIDANTI, DI BIOFLAVONOIDI, DI POLIFENOLI, DI GLUTATIONE E DI UBIQUINONE
Certo è che altri antiossidanti essenziali come i bioflavonoidi (che stanno in tutti i frutti colorati di rosso, di bianco, di verde, di giallo e di violetto) e i polifenoli (delle bucce e dei semi d’uva, ad esempio), il glutatione, e l’ubiquinone o coenzina Q10 (delle nocciole, delle arachidi e dell’avocado), sono importantissimi per mettere l’organismo al riparo dalle malattie cardiache.
LE GRINFIE LADRESCHE DEL CODEX ALIMENTARIUS
E certo è che l’infame Codex Alimentarius-Pharmaceuticus, quello che pretende di guidare il mondo intero per gli anni a venire, fa di tutto per mantenere intatto il business delle statine da un lato, e per impedire l’accesso alle vitamine naturali dall’altro. L’intento truffaldino del Codex è di dettare leggi capaci di mettere fuorigioco le medicine alternative, i gruppi salutistici, il veganismo e qualsiasi iniziativa tesa a promuovere la salute. Come il colonello Radetzky (1766-1858) combatteva ogni moto risorgimentale italiano, così il Codex sta pianificando di far fuori ogni libera iniziativa culturale e metodologica che contrasti i luridi interessi delle multinazionali.
LO ZAMPINO DELLE MULTINAZIONALI NELL’INSABBIAMENTO DI CAMBRIDGE
Il suo zampino nell’esperimento più colossale del secolo, condotto nel 2000 presso l’università di Cambridge, è più che evidente. Con Cambridge si è dimostrato come una dieta spiccatamente fruttariana-crudista, cioè ricchissima di antiossidanti, le cardiopatie vanno addirittura a zero, alla pari del cancro. Una vera stilettata nel cuore degli ammalatori del pianeta. Ovvio che dovevano insabbiare quella “stronzata” di lavoro messo in piedi dalla dr Khaw, dalla dr Aisla Welch e dal team di ricercatori della più avanzata università mondiale in fatto di alimentazione.
INFIAMMAZIONE DEI VASI CAUSA NUMERO UNO DI INFARTO E ICTUS, E METODI DI CONTRASTO
Abbiamo parlato dunque di ossidazione delle arterie, come reali cause delle crisi cardiache. Quali le cause di queste infiammazioni? LDL ossidato, omocisteina alta, radicali liberi, fumo di sigaretta, inquinamento dell’aria, ipertensione, cibi grassi-concentrati-cotti, diabete. Come contrastare l’infiammazione delle arterie? Lo abbiamo già accennato: con le vitamine C ed E, col glutatione, coi bioflavonoidi, coi polifenoli, con l’acido alfa-lipoico e con l’ubiquonone o coenzima Q10.
METODI PER DISINFIAMMARE LE ARTERIE
E, soprattutto, la disinfiammazione arteriosa si ottiene abbassando al minimo, magari non lontano dallo zero, l’omocisteina. Come? Evitando tassativamente carne e pesce, che contengono il suo precursore metionina, e inserendo nell’alimentazione il gruppo di vitamine B che sono basilari (soprattutto B6, B9 e B12), che si trovano nei semini, nei germogli, nelle arachidi, nei lupini, nei legumi, nei cereali e nella frutta da guscio. Tener presente anche che una deficienza di metilazione porta l’omocisteina verso l’alto, per cui serve inserire nella nostra alimentazione la trimetilglicina o betaina (che si trova nelle erbette dolci, nelle rape colorate di rosso, come vedremo in chiusura).
INVECCHIAMENTO DEL CORPO E TRASCRIZIONE DEI GENI CELLULARI
Tutti i meccanismi di invecchiamento del corpo umano hanno come comune tracciato finale dei cambiamenti strutturali del Dna (l’acido a cui è affidata la sintesi delle proteine, e che costituisce la sostanza fondamentale dei geni). Il processo di traduzione del codice triplo di un gene in una proteina completata, è tutto sommato semplice ed elegante, e rappresenta la chimica di base del Dna. Molto più sofisticato il processo col quale la cellula sa quale dei suoi 100 mila geni trascrivere, quante copie farne e in quale frequenza.
L’ADENOSINA TRIFOSFATO ATP, OVVERO LA MICROENERGIA CHE MANDA AVANTI LA NOSTRA VITA
L’ATP, o adenosina trifosfato, è un nucleoide usato nelle cellule come coenzima, e si trova nei mitocondri delle cellule stesse. Serve a produrre energia e a guidare i processi metabolici cellulari. L’ATP è l’unità molecolare della moneta nel trasferimento dell’energia intracellulare. Venne scoperto nel 1929 da Karl Lohnenn, e perfezionato nel 1941 da Fritz Albert Lipmann.
METILAZIONE, METILI E GRUPPI METILICI CH3
Parlare di metilazione significa coinvolgere termini come metili e gruppi metilici. I metili sono, in termini chimici, dei radicali monovalenti CH3. Il più importante principio organizzativo cellulare viene realizzato proprio con la chimica di trasferimento del gruppo metilico. È il gruppo metilico che dice alla cellula quali parti del codice Dna non trascrivere per evitare l’invecchiamento precoce o l’aberrante crescita cancerogena (nei casi di metastasi e non di semplice tumore riparatorio).
VIVERE MALE E ALIMENTARSI MALE SIGNIFICA PERDERE GRADUALMENTE GRUPPI METILICI
Le ultime ricerche suggeriscono che il comune tracciato dell’invecchiamento sia la perdita graduale dei gruppi metilici CH3 da parte del Dna, tramite meccanismi dispersivi tipo lo stress ossidativo, le tossine dell’ambiente, le deficenze vitaminiche, le digestioni difficili, e gli errori comportamentali-dietologici che sono tutti acceleratori di perdite del gruppo metilico. Trattasi di perdita di organizzazione informativa sia nella replicazione dei tessuti cche nella sorveglianza immunitaria ideale.
PERDERE IL 40 PERCENTO DEI GRUPPI METILICI SIGNIFICA CROLLO TOTALE DEL SISTEMA
Una perdita di circa il 40% dei gruppi metilici dai livelli di nascita, da parte degli umani e dei mammiferi in genere, è associata al crollo degenerativo dell’organismo. Rallentare, fermare ed invertire la perdita dei gruppi metilici dal Dna è pertanto un processo inverso, ringiovanente e revitalizzante.
L’OMOCISTEINA ALTA È L’INDICATORE TIPICO DI METILAZIONE INDEBOLITA
Il segnale chimico del sangue che sta ad indicare una metilazione indebolita del Dna è proprio l’elevazione dell’omocisteina. Alti livelli di omocisteina accelerano l’accorciamento dei telomeri. I telomeri, dal greco telos, cioè fine, sono la parte finale dei cromosomi. Ad ogni divisione cellulare la sequenza inizialmente bella lunga dei codoni telomerici tende a scheggiarsi, a sfilacciarsi, ad accorciarsi.
OMOCISTEINA COME BAROMETRO FUNZIONALE DELLA METILAZIONE E DELLA SALUTE
L’omocisteina è una specie di barometro funzionale. Il suo livello offre una lettura generale della condizione metilica, cioè della condizione della chimica di trasferimento di gruppo metilico nel corpo. Quanto più alto sopra il 6.3 è il livello di omocisteina, tanto più povera è la metilazione del Dna, e tanto più alti i rischi per la salute. Il tutto va però guardato in senso dinamico. Se uno eredita un livello 10 e lo ha portato a 7, le cose vanno, tutto sommato, bene. Se invece succede l’opposto c’è di che preoccuparsi. Il discorso va inquadrato in senso dinamico-evolutivo e non in termini di numeri fissi.
OMOCISTEINA COME RESIDUO DEL DISSESTO METABOLICO DELLA METIONINA
L’omocisteina è un prodotto residuo del dissesto metabolico dell’amidoacido metionina. È necessario avere un minimo di omocisteina nel sangue per il suo ruolo nei cicli metabolici vitali ma, oltre una bassa soglia, essa diventa sempre più tossica e va a combinarsi col colesterolo LDL per promuovere ossidazione. Il colesterolo LDL non ossidato sembra essere addirittura innocuo per i vasi sanguigni, persino ad alti livelli, ma basta una piccola ossidazione per trasformarlo in agente di aterosclerosi, ed è su questi meccanismi che occorre concentrare ogni futura ricerca.
OMOCISTEINA ALTA SIGNIFICA SANGUE COAGULANTE E DENSO, CON RISCHIO CARDIACO ELEVATO
L’omocisteina elevata incrementa pure la tendenza del sangue a coagularsi e a formare acute trombosi vascolari, e indebolisce la produzione del prezioso ossido nitrico endoteliale. Sulla base di quanto sopra, i rischi cardiovascolari crescono in modo esponenziale. Se ad un livello 6.3 di omocisteina abbiamo un rischio 1 di infarto, al livello 10 il rischio raddoppia a 2, al livello 15 va a 4 e al livello 20 va a 9. Ogni caduta di un punto nell’omocisteina può ridurre i rischi cardiaci del 10%.
A LIVELLO 15 IL RISCHIO DI EVENTO CARDIACO È QUADRUPLO RISPETTO ALLA NORMA
Recenti studi alla Boston University confermano che al livello 15 il rischio di evento cardiaco è 4 volte superiore alla media generale, e per l’Alzheimer è il doppio della media generale. L’omocisteina elevata si accumula nelle cellule e le trasforma in cellule a rischio bloccandone il flusso metabolico, cachessizandole e cancerizzandole. Negli studi condotti, l’abbassamento aggressivo dell’omocisteina ha rinormalizzato le medesime cellule, invertendo il restringimento dei vasi sanguigni. Questo dettaglio conferma, per la cronaca, che non esistono cellule normali e cellule cancerogene, ma solo cellule normali che si adeguano ai nostri strafalcioni e diventano cancerogene.
METODI CONCRETI DI DISINTOSSICAZIONE DA OMOCISTEINA
Vista la pericolosità del nemico, servirà spendere due righe su come disintossicarsi dall’omocisteina:
1) Transulfurazione, con uso di piridossina B6 e zinco, per convertire la cistationina-omocisteina in
benefica cistina aminoacida solforosa che si sintetizza poi nel glutatione (potente antiossidante, anti-
invecchiante e antitumorale).
2) Remetilazione, con acido folico B9 e cobalamina B12 (che rendono assai poco rispetto al TMG).
3) Alimentazione, con TMG o trimetilglicina o betaina, ovvero le erbette, o bietole che dir si voglia.
4) Alimentazione basso-proteica, con prevalenza di frutta e verdure crude a foglia verde.
5) Tutti i comportamenti virtuosi tipici dell’igienismo in fatto di respirazione, movimento, bagni,
traspirazione, esposizione solare, pensieri positivi.
LA GRANDEZZA DELL’ANTICA ROMA
Spesso si usa esaltare, molto giustamente, la grande saggezza degli antichi greci e degli antichi romani, che la sapevano più lunga di noi in fatto di saggezza e di salute. E si usa ricordare come per 6 secoli non esistesse a Roma un singolo medico. Erano i tempi in cui si sapeva, senza bisogno che nessuno te lo insegnasse, che non esistono guaritori e guariti, cure e terapie, ma soltanto auto-guarigioni. Erano i tempi in cui, come scrive Catone il Censore, i romani basavano la loro alimentazione su poche verdure crude e miracolose, come i broccoli, i cavolfiori e i cavoli, che bastavano a mantenere in salute i sani e a rimettere in forma gli ammalati.
BETA VULGARIS, ENNESIMO FIORE ALL’OCCHIELLO DEL VEGANISMO
Non era evidentemente solo il cavolo, e le altre crucifere. I romani sapevano che la beta vulgaris, la comune bietola a cerchietti rossi e chiari, o semplicemente rossa, nascondeva delle qualità speciali, e la qualificavano come pianta afrodisiaca. Oggi sappiamo che non esistono piante afrodisiache ma solo piante salubri (ottime anche per quella funzione) e piante eventualmente stimolanti, che alla lunga dopano e danneggiano. Nessun romano avrebbe di sicuro accettato di prendersi del Viagra. Avrebbe migliorato l’ambiente, sarebbe ricorso a fanciulle più leggiadre e vogliose, ma mai avrebbe accettato di compromettere in quel modo la sua efficienza erotica di lungo periodo. Fatto sta che la beta vulgaris contiene in effetti del boro, che ha importante ruolo nella produzione di ormoni sessuali. Non un afrodisiaco, ma un buon coadiuvante.
UNA BIETOLA CHE ABBASSA LA PRESSIONE E FA DAVVERO MIRACOLI
Il fatto è che la bietola non finisce di stupire. Contiene infatti ottimi nitrati che inducono il rilassamento e la vasodilatazione endoteliale, con aumento del flusso sanguigno. Mezzo litro di succo vivo abbassa la pressione del sangue nel giro di un’ora, e dopo 2-3 ore la sua azione prosegue, e dopo 24 ore conferma la sua azione stabilizzante. Fa pure venire l’urina rossa, fenomeno innocente che non deve allarmare nessuno. Le umili erbette hanno tre gruppi metilici da donare ai bisognosi. La betaina, tramite uno specifico enzima epatico (transferasi metilica) elargisce un gruppo metilico all’omocisteina e fa aumentare la produzione di SAMe, ossia la produzione di S-adenosil-metionina.
CAMPI DI ERBETTE AL POSTO DEL MAIS
Tutti gli enzimi che reintegrano i gruppi metilici nel Dna, usano il SAMe come esclusivo elargitore di gruppo metilico. È una cosa di importanza stratosferica. I gruppi metilici vengono infatti usati per produrre serotonina, melatonina ed altri neurotrasmettitori, inoltre essi supportano la mielinazione dei nervi e la ricostruzione dei tessuti nelle giunture (cartilagini) e nelle fratture (speriamo che il medico del grande Valentino Rossi riesca a leggere questo messaggio). Roba da piantare erbette non solo negli orti, ma anche sui tetti delle case.
I NEUROTRASMETTITORI E LA MERAVIGLIOSA MACCHINA UMANA
Dire salute cardiaca e salute in generale, non significa solo parlare di omocisteina e di metilazione. Occorre anche poter disporre su una rete efficiente di neurotrasmettitori, capace di mandare impulsi nervosi istantanei e coordinati in ogni situazione e in ogni direzione del corpo. Capace di ottimizzare i collegamenti tra i sistema neurovegetativo, ghiandolare, epiteliale ed immunitario, senza mai dimenticare tutto il resto del corpo. Neurotrasmettitori eccitatori come le dopamine, l’adrenalina e la noradrenalina, e neurotrasmettitori inibitori come la serina, la serotonina e la melatonina, nonché sostanze organiche neurotrasmettitrici come l’acetilcolina, l’adenosina, l’ossido nitrico, il glutammato e l’aspartato. Tutte cose che indicano, una volta ancora, la meravigliosa e complessa armonia che serve a far funzionare al meglio, cioè senza caffeine, nicotine e cadaverine, la perfetta macchina umana.
Valdo Vaccaro
Relazione mercurio omocisteina
Ciao a tutti!
Buongiorno dottore, mi chiamo Martina e sono una ragazza di 20 anni. A causa di anni di bulimia e tabagismo, ho notato nell'ultimo periodo un diradamento dei capelli. Ho sempre avuto una grave carenza di ferro che ho cercato di integrare. Mi sono recata da un dermatologo il quale mi ha prescritto di assumere come integratori biotina, vitamine del gruppo B e cistina. E così sto facendo. Dalle analisi del sangue però è risultato un libello troppo elevato di omocisteina: ben 15,8. Ora leggo dal suo articolo che la cistina è dannosa per l'omocisteina. Mi trovo a un bivio? Come posso abbassare il livello di omocisteina (sto mangiando più sano, sto smettendo di fumare e sto facendo più moto) senza togliere la cistina che è fondamentale per i miei capelli deboli? Spero in una sua risposta. Martina