LETTERA
MARITO VEGETARIANO CHE CONTINUA A FUMARE
Salve dottore, le scrivo perché sono molto preoccupata per mio marito di 40 anni. Sono circa sei mesi che è vegetariano ed ha ridotto l’apporto di uova e formaggio. Purtroppo continua a fumare 15 sigarette al giorno.
CURE DEVASTANTI AL CORTISONE E PROSPETTIVA CHIRURGICA ALLA TESTA DEL FEMORE PER NECROSI BILATERALE
Da due anni sta combattendo prima con la Sindrome di Meniere, con tonsilliti e con febbri altissime e ora, in seguito a cure con cortisone, si deve operare di necrosi alla testa femorale bilaterale.
BASTERÀ IL BUON CIBO A FARLO STARE MEGLIO?
Il mio obiettivo è di aiutarlo con un alimentazione vegana crudista, seguendo i suoi consigli. Basterà per farlo stare meglio? Aspetto con ansia una sua risposta. Grazie.
Ilaria
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RISPOSTA
NON BASTA CERTAMENTE LA FRUTTA E LA VERDURA SOLTANTO
Ciao Ilaria. Certamente che non basterà. Attribuire al solo cibo proprietà rimediali e miracolose è un errore tipico e diffuso. Mettersi su un tracciato vegetariano, e meglio ancora tendenzialmente vegano-crudista, è sicuramente una scelta virtuosa e benefica. Eppure può non essere sufficiente. Occorre qualcosa di più. Occorre diventare cultori di benessere su tutta la linea. Occorre maggiore conoscenza del proprio corpo e maggior rigore nella applicazione dell’intero quadro-salute che promulghiamo giornalmente.
CERCARE UN BUON MEDICO CHE INSEGNI A PRENDERE CURA GLOBALE
Sindrome di Meniere, tonsilliti e febbri appartengono alla categoria dei sintomi e, come tutti i sintomi, non vanno combattute. Il buon medico, quello di cui potersi fidare, non è un interventista. Non è uno che tratta e cura le malattie una ad una come si trattasse di attacchi nemici provenienti da forze avversarie ed ostili. Il buon medico è uno che insegna a prendere cura del corpo considerandolo come apparato armonioso ed omogeneo, dove nessun organo interno va per conto suo senza il coinvolgimento di tutto il resto.
TENTARLE DAVVERO TUTTE PRIMA DI DECIDERE PER INTERVENTI CHIRURGICI
La prima cosa da fare nel caso di tuo marito è inchiodarlo alle sue responsabilità e toglierli le sigarette senza tanti fronzoli e tante esitazioni. Idem per l’alcol nemico numero uno. Anche caffè, cole, the, bevande gassate e zuccherate sono da eliminare in quanto acidificanti. Ovvio che le cure al cortisone abbiano prodotto devastazioni. Ci penserei comunque non 2 ma 3 volte prima di operarsi per necrosi bilaterale alla testa del femore. Meglio studiare per bene l’intera stazione, rifletterci, e tornarci sopra dopo un annetto circa di strategie naturali, mai impostate e tentate prima.
DEFINIZIONE DI INFARTO E DEFINIZIONE DI OSTEONECROSI
Spesso si parla di infarto e tutti pensano al cuore. In realtà il termine infarto significa necrosi di un qualsiasi tessuto corporale per ischemia, ossia per scarso apporto sanguigno. L’osteonecrosi derl caso qui presente è inquadrabile ad esempio tra la casistica di infarto del midollo e del tessuto osseo.
MALATTIA DI GAUCHER E RELATIVI SINTOMI
Consiste nella impossibilità di degradazione adeguata del liquido lipidico corporale glucocerebroside, per insufficiente enzima glucocerebrosidasi. I sintomi di tale malattia sono dolori ossei e tendenza alle fratture facili, ingrossamento fegato e milza, anemia, disfunzioni a cuore, polmoni e sistema nervoso, trombocitopenia e basso livello di piastrine. La medicina tende a classificarla tra le malattie genetiche, per il fatto che gli antenati delle tribù ebraiche Ashkemazi evidenziano 1 su 14 portatori di geni difettosi. Anche qui valgono le obiezioni che si fanno alla genetica dopo il suo recente crollo.
Se andassimo a considerare meglio le abitudini comportamentali e le diete di tali tribù troveremmo certamente delle scuse migliori e meno dogmatiche.
VULNERABILITÀ DI OSSO SPONGIOSO E MIDOLLO
Le caratteristiche anatomo-patologiche della osteonecrosi sono le stesse indipendentemente dall’eziologia o dai fattori causanti. Negli infarti midollari la necrosi è localizzata e coinvolge osso spongioso e midollo. La parte più compatta ed esterna dell’osso è detta corticale. La corticale è in genere integra grazie al suo flusso ematico collaterale. Nell’ infarto subcondrale la necrosi colpisce un segmento di tessuto triangolare o cuneiforme, che ha per base l’osso subcondrale e per apice il centro dell’epifisi, mentre la cartilagine soprastante rimane integra grazie al nutrimento che giunge dal liquido sinoviale.
SOSTITUZIONE STRISCIANTE OSTEOCITI E RICOSTITUZIONE OSSO VITALE
L’osso morto, riconoscibile dalle lacune vuote, è circondato da adiposità necrotica che spesso si rompe liberando acidi grassi. Questi legano il calcio formando saponi di calcio insolubili, che permangono per tutta la vita. Nel processo di guarigione, gli osteoclasti riassorbono i residui necrotici, mentre quelli rimasti servono da impalcatura per la deposizione di nuovo osso vitale con un processo noto come sostituzione strisciante. Negli infarti subcondrali la sostituzione strisciante può essere troppo lenta, portando al collasso dell’osso spongioso necrotico e alterazione, frattura o addirittura scomparsa della cartilagine articolare.
Epidemiologia
LA NECROSI PORTA ALLA COXARTROSI O DEGENERAZIONE DELL’ANCA
La necrosi asettica della testa femorale è una patologia reltivamente frequente che porta alla precoce degenerazione dell’articolazione dell’anca. Ha una frequenza differente nei differenti gruppi etnici. Negli Stati Uniti, ed in generale in occidente, si presenta ad una età media di 39 anni, ed il 5-18% delle protesi di anca impiantate sono conseguenti a questa patologia. In India, Cina e Giappone la frequenza è significativamente superiore.
FISIOLOGIA E VASCOLIZZAZIONE DELL’OSSO
L’osso è un tessuto vivente che come tutti i tessuti del nostro organismo va incontro ad un ricambio continuo. La maggior parte dei tessuti corporei ricevono nutrimento da vasi sanguigni che portano il sangue necessario alla loro sopravvivenza. Nella maggior parte dei distretti corporei arrivano più vasi nutritizi e quindi la chiusura di un vaso, in queste condizioni, non determina danni tessutali in quanto i vasi rimanenti sono sufficienti ad apportare nutrimento adeguato. Alcune zone del corpo, ed in particolare dello scheletro, hanno invece una vascolarizzazione inferiore, appena bastante alla sopravvivenza. Una di queste zone è la testa del femore. La necrosi della testa femorale è la condizione patologica che si realizza con l’interruzione dell’apporto vascolare a questa regione del nostro scheletro.
CAUSE DI SVILUPPO DELLA NECROSI FEMORALE
Una prima e semplice classificazione può essere tra le forme traumatiche e forme non-traumatiche. Le forme post-traumatiche, possono essere conseguenti ad episodi di lussazione dell’anca o a fratture del collo femorale. Ambedue queste condizioni possono interrompere la maggior parte dell’apporto vascolare al femore prossimale a causa della rottura del legamento rotondo e delle arterie retinacolari.
LUSSAZIONE ANCA E INTERVENTO ORTOPEDICO
La lussazione della testa femorale può essere anche eseguita dal chirurgo ortopedico per eseguire alcuni tipi di interventi sull’anca come fratture dell’acetabolo, osteotomie del bacino, osteocondroplastica a cielo aperto per le sindromi da conflitto femoro-acetabolare, neoplasie del bacino, protesi di rivestimento.
FRATTURE E NECROSI
La necrosi conseguente a frattura del collo femorale di verifica in esito a fratture sottocapitate o della base del collo femorale. La possibilità che si verifichi una necrosi è dipendente da quanto la frattura è scomposta e dal tempo intercorso prima dell’intervento. Per tale motivo le fratture scomposte vengono, in linea di massima, trattate direttamente con la applicazione di una protesi di anca. Fattore importante per prendere la decisione sul tipo di intervento è ovviamente anche l’età. Nei giovani infatti tutto deve essere tentato, anche nelle fratture scomposte, per salvare la testa femorale ed evitare interventi di sostituzione.
IL CORTISONE CAUSA PRIMA DI NECROSI
Nel 50% dei casi non-traumatici circa, la necrosi bilaterale è causata dall’uso prolungato di cortisone. Esiste una ampia letteratura sulla relazione tra necrosi della testa e terapie cortisoniche. Si può dunque parlare di malattia tipicamente iatrogena o medico-causata. In Italia circa il 50-60% delle necrosi sono di questa origine. In valori assoluti è stato calcolato che circa l’8% dei pazienti che assumono terapie cortisoniche prolungate vanno incontro a necrosi.
L’ALCOLISMO COME SECONDA CAUSA
L’alcolismo poi è responsabile, secondo la letteratura di un 20-40% delle necrosi della testa femorale. In Italia questi valori sono decisamente più bassi, anche se è spesso difficile averne conferma dal paziente stesso. Quanto detto si spiega con il fatto che la necrosi non è conseguenza solo di un alcolismo conclamato ma anche di semplice abuso cronico di alcolici. È stato calcolato che l’assunzione di oltre 400 ml di alcol a settimana comporta un rischio aumentato di circa 10 volte.
ORIGINE ISCHEMICA DI TUTTE LE OSTEONECROSI
L’origine è sempre un’ischemia che può avere varie cause tipo frattura con interruzione meccanica dei vasi, embolia, aumento pressione intraossea e compressione dei vasi, ipertensione venosa, malattia da decompressione, malattie metaboliche, abuso di alcol, dislipidemie (sangue viscoso e lipotossico). Altre cause elencabili radio-chemio, lupus, vasculiti, emoglobinopatie, cirrosi epatica, iperlipidemie, gotta. sindrome di Gaucher, morbo di Crohn o intestino irritabile, pancreatite cronica.
UNA TESTIMONIANZA DI GUARIGIONE
La settimana scorsa al Centro Iperbarico di Ravenna è venuta a trovarci Francesca Brentari, una cara ex-paziente che per noi è diventata anche un’amica. Francesca ha 35 anni, abita a Smarano (un bel paese della Val di Non) ed è stata qui al centro per curare un’osteonecrosi femorale. Ora Francesca è completamente guarita e abbiamo fatto una chiacchierata con lei per farci raccontare come ha scoperto della malattia.
ERNIA AL DISCO E MASSICCE DOSI DI INUTILE CORTISONE
Ciao Francesca, come hai scoperto di essere affetta da necrosi alla testa del femore? L’ho saputo per caso, tutto è iniziato da un’ernia al disco. Per evitare di operarla ho assunto dosi massicce di cortisone e per parecchio tempo ho tenuto una postura scorretta scaricando tutto il peso sulla gamba destra. Questo non è servito comunque ad evitare l’intervento, anzi sono stata operata d’urgenza perché non riuscivo più a muovere la gamba. Durante la risonanza magnetica di controllo, quando pensavo che tutto fosse a posto, è poi risultata la necrosi al femore. Una bella batosta per il morale. Pensavo di essere pronta per la riabilitazione invece dovevo ripartire da capo!
RICORSO ALLA TERAPIA IPERBARICA
Sono stata fortunata perché l’ortopedico di Cles che mi ha visitata, il dr Minati, mi ha prescritto subito la terapia iperbarica. Non smetterò mai di ringraziarlo. Mentre altri medici mi parlavano già di protesi, lui mi ha indicato questa strada che poi si è rivelata quella giusta.
IN SOLI TRE MESI SONO RIDIVENTATA NUOVA
Lo staff del Centro Iperbarico mi è piaciuto molto, tant’è che il giorno stesso ho iniziato il mio primo (e unico) ciclo di 40 sedute di camera iperbarica. Contemporaneamente ho fatto anche magnetoterapia e ho continuato con la riabilitazione in acqua associando gli esercizi per il piede a quelli per il femore. Dopo due mesi dalla fine del ciclo di terapia iperbarica, a giugno 2012, la risonanza magnetica evidenziava già un miglioramento ma per precauzione l’ortopedico mi ha tenuto a riposo ancora 30 giorni.
NESSUN DOLORE NEL DELICATO PERIODO INVERNALE
Da luglio ho poi avuto l’ok del medico e sono tornata a lavorare a tempo pieno. Durante la stagione estiva, da parecchi anni, faccio la cameriera in un ristorante al mare: questo significa stare in piedi molte ore al giorno, sempre di corsa, ma il mio femore ha retto benissimo! Nessun dolore e nessun problema, infatti anche gli esiti delle RMN di ottobre e di gennaio hanno confermato la completa guarigione. Addirittura quest’inverno ho spalato metri e metri di neve.
ASSOTTIGLIAMENTO PROGRESSIVO DELLE CARTILAGINI E COXARTROSI
L’artrosi dell’anca, o coxartrosi, è la più comune malattia che, dopo i 60 anni, può colpire l’anca dell’adulto. É una malattia cronico-degenerativa, rappresenta una usura dei capi articolari, lo strato di cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare si assottigliano progressivamente. Nelle forme secondarie, cioè conseguenti ad una patologia pre-esistente, l’età media di insorgenza si abbassa a 35-40anni e si osserva, almeno in Italia, una prevalenza femminile legata alla forte incidenza della displasia dell’anca.
AFFERMATO CENTRO ORTOPEDICO NELLA CITTÀ DI ROVIGO
Il dr Giuseppe De Rito da Vibo Valentia, si è laureato e specializzato all’università di Ferrara in ortopedia e traumatologia. Ha proseguito la sua formazione a Lione dal professor Walch, alla clinica Sainte Anne Lumiere, un centro tra i più affermati al mondo sul piano ortopedico. Dal 2007 ha contribuito alla nascita in Rovigo di un importante ed affermato Centro Ortopedico presso la casa di cura Santa Maria Maddalena, dove si occupa di chirurgia artroscopica e proteica a spalla, anca, ginocchio e caviglia.
NEI DOLORI DI ANCA NON SERVONO CURE IN SUPERFICIE
Di fronte ad una coxalgia il paziente si deve recare dall’ortopedico per una visita medica. Spesso, succede che forme iniziali di coxartrosi celino patologie secondarie come la necrosi della testa del femore. È inutile, data la profondità dell’articolazione ricorrere a cure fisiche superficiali come laser, ultrasuoni, elettroforesi, quasi sempre inefficaci.
INFILTRAZIONI DI PLASMA RICCO IN PIASTRINE E ACIDO IALURONICO
Con la tecnica dei fattori di crescita o PRP (plasma ricco in piastrine) o con infiltrazioni di acido ialuronico ad alto peso molecolare è possibile ottenere buoni risultati nella fase precoce della malattia, afferma il dottor De Rito. Dopo un normale prelievo di sangue venoso del paziente si effettua la centrifugazione per ottenere le piastrine che vengono poi iniettate, sotto controllo ecografico, nell’articolazione dell’anca. I fattori di crescita che vengono così rilasciati sono in grado di stimolare la rigenerazione e la guarigione della parte lesionata.
PROTESI D’ANCA NELLE FASI AVANZATE DELLA PATOLOGIA
Questa procedura non invasiva, è poco dolorosa. Normalmente si effettuano tre infiltrazioni con conseguente riduzione del dolore e delle disabilità. Sotto il profilo chirurgico si sta diffondendo e perfezionando sempre più la tecnica atroscopia che permette di affrontare problematiche di conflitto articolare nelle fasi iniziali o di instabilità articolare. La protesi d’anca rappresenta l’intervento di elezione nelle fasi avanzate della patologia. Sono le attuali tecniche chirurgiche mininvasive che per via anteriore e antero-laterale, permettono una mobilizzazione precoce del paziente.
CARTILAGINI LOGORE E OSSA DENUDATE CHE SI TOCCANO IMPEDENDO LA MOTILITÀ
Le artrosi dell’anca portano gradualmente ad una gravissima limitazione funzionale della articolazione. La testa femorale si deforma, si ingrossa, si incarcera sempre più nel cotile perdendo ogni possibilità di funzione meccanica. Quando il cotile e la testa femorale hanno una diversa curvatura, si creano fatalmente punti di contatto non ben distribuiti su tutta la superficie articolare e, con il carico pesante del corpo, la cartilagine articolare in quel punto si logora e le ossa denudate si toccano con un attrito molto doloroso che induce alla riduzione del movimento.
NELL’EMERGENZA SI DEVE PER FORZA VALUTARE IL RAPPORTO VANTAGGI-SVANTAGGI
Quando poi si va in situazioni di emergenza, il ricorso al compromesso e alla cura specifica, anche alla cura del sintomo, diventa una inevitabile e logica necessità, senza per questo mettere in discussione il principio della non-cura sul sintomo. Un po’ come nei casi di ricostruzione da incidente, o nei casi di ripristino dentale, dove occorre non essere schematici e assolutisti, ma usare piuttosto il buon senso, soppesando vantaggi e svantaggi.
SANGUE FLUIDO, TIAMINA, FANGHI E SABBIATURE
Ricordarsi comunque che una dieta leggera e depurativa comporta un sangue fluido, un sangue capace di migliorare il ritmo metabolico e quindi di contrastare infiammazioni ed ischemie. Apportando vitamina naturale B1, da germe di grano, semi di girasole, pinoli, semi di sesamo, pistacchio, miglio, fagioli, riso integrale, noci, castagne, mandorle, semi di zucca, topinambur, germogli di bambù, asparagi, castagne d’acqua, tuberi di taro, avocado, tarassaco, kumquat, crescione, alghe, asparagi, carote, ciliegie, fragole, finocchio, lampone, melone, pomodoro, ravanelli, ribes e uva, si migliora la situazione. Ricorrendo sistematicamente al sole, alle sabbiature, ai fanghi, ai bagni di mare, i benefici si raddoppieranno.
Valdo Vaccaro
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