LETTERA
MAMMA IN DIFFICOLTÀ
Salve Valdo, le scrivo dopo 2 mesi di allattamento. Ho le ragadi al seno, e probabilmente una mastite. Febbre a 39. Non so che fare, mi hanno già proposto l’antibiotico che io ovviamente non voglio prendere.
MI SERVE QUALCHE SUPPORTO
Sono vegana, tendenzialmente fruttariana. Ogni tanto però sgarro con della cioccolata, sempre vegan (lo so lo so, ma la stanchezza e tutto il resto tirano brutti scherzi, e ho tanta voglia di dolce!) Spero che potrà rispondermi, anche solo in 2 righe. Grazie di tutto. Lara
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RISPOSTA
DEFINIZIONE DI MASTITE
Ciao Lara, la mastite è un processo denominato infettivo dalla medicina. La parola infettivo non ha cittadinanza nell’igiene naturale e potremmo chiamarlo allora un processo infiammatorio con eventuale presenza di germi opportunisti, come lo staphylococcus aureus, che si cibano dei residui proteici accumulati e tendono a proliferare fin quando non finisce l’insperata cuccagna. Parliamo dunque di processo infiammatorio a carico di una zona del seno, causato da ingorgo mammario e da blocco di un dotto lattifero non risolti. La mastite è una anomalia derivante da difficoltà nella eiezione del latte. È una condizione in cui viene prodotto più latte rispetto a quello drenato dal neonato.
IL SUPPLIZIO DELLE RAGADI
La ragade al capezzolo è una dolorosa lesione-lacerazione, più o meno profonda, per lo più disposta a raggiera dal centro. Rappresenta un impaccio per il neonato e un supplizio per la madre, oltre che una via per germi patogeni provenienti dal suo stesso piccolo. Questi problemi sono tipici soprattutto delle “first timers”, ovvero delle madri esordienti ed inesperte.
SINTOMI E TRATTAMENTI MEDICI
I sintomi di mastite e ragadi sono tumefazione e calore localizzati, dolore intenso localizzato, febbre che va oltre i 38, e un malessere generale paragonabile allo stato influenzale. I trattamenti medici non esistano a includere l’uso di antibiotici e, se necessario, antipiretici ed analgesici, tutte cose vietate dall’igiene. Al limite, se uno vuole percorrere la strada dell’indebolimento provvisorio, mille volte meglio un semidigiuno crudista che mantiene il flusso dei micronutrienti di base e che non compromette la salute, come succede coi farmaci.
RIMEDI NATURALI
Rimedi naturali ce ne sono di sicuro. Intanto il riposo a letto della madre. Bere di più e produrre orina ad ogni ora. Non fermare l’allattamento, perché questo potrebbe portare all’accesso mammario. Il latte poi è sempre buono e mai infetto. Per lenire i seni congestionati e le ferite si consiglia l’applicazione di foglie di cavolo o anche di lattuga fresca, da cambiare ogni 2 ore, fino a quando la situazione non migliora (evitare però l’abuso prolungato che può ridurre la produzione di latte).
I PRIMI MOMENTI E L’ISTINTO DELLA POPPATA
I bambini non abbisognano di molto cibo nei primi 3-4 giorni di vita, e invece tutti si affannano ad imboccarli non appena aprono gli occhi. Nei primissimi giorni, la mamma produce il colostro, un latte particolarmente acquoso, dolce e carico di anticorpi, disegnato appositamente per la nutrizione del neonato. Tutti i bambini nascono dotati di “sucking reflex” (o istinto delle poppata). Fin dalle prime fasi il succhiare dà conforto sia alla madre che al bambino. Nei giorni seguenti le frequenti poppate dovrebbero rappresentare la regola, per dare stimolo al seno e favorire una buona fornitura lattea.
FREQUENZA DELLE POPPATE
La frequenza delle poppate deve comunque essere determinata dalle esigenze di madre e bambino e non da regole esterne o da arbitrarie autorità, e in genere si va dalle 4-5 alle 8 poppate. Se la mamma è ansiosa e tesa, il bimbo li sente e reagisce di conseguenza. La fornitura del latte avviene secondo un sistema domanda-risposta. Se il bimbo succhia molto, il seno produce più latte e viceversa. Le madri dei gemelli, ad esempio, producono il doppio di latte grazie a questo tipo di meccanismo.
FERRO VIVO E PROTEINE NATURALI
Mentre c’è produzione di latte, gli ormoni riproduttivi femminili subiscono una soppressione e si sospende in genere il ciclo mestruale. L’apporto proteico della mamma che allatta deve essere incrementato con frutta fresca, vegetali crudi, sesamo, girasole, mandorle e germe di grano. Un apporto extra di ferro si può ottenere dai vari semini e dalle verdure verdi scure. Ricordarsi che aspirine, tranquillanti e analgesici, al pari di zucchero e sali inorganici, di the, caffè e cole, compromettono l’assimilazione del ferro.
IMPORTANZA FONDAMENTALE DEL POSIZIONAMENTO
Ci sono poi alcune regole da seguire ed alcuni consigli da considerare. La posizione corretta del bimbo è di fondamentale importanza. Il bambino succhiante deve stare in posizione frontale rispetto alla madre, con testa, torace, genitali e ginocchia coerentemente frontali. Tenere il bambino fermo afferrandolo per le natiche con una mano, e la testa piegata sul gomito materno. Il capezzolo deve finire profondo della bocca aperta del piccolo che deve fissarsi sull’intera areola, con almeno 2 cm di areola in bocca. Non ci deve essere alcun movimento del capezzolo intanto che il bimbo succhia. Se non sta succhiando correttamente occorre inserire un dito nell’angolo della sua bocca per interrompere la suzione e riposizionarla.
IL LATTE MATERNO FA DA LUBRIFICANTE E DA ANTIBIOTICO
Se si posiziona il bimbo in modo corretto, non ci saranno più danni ed irritazioni al capezzolo. Il 95% delle irritazioni sono causate da errori di piazzamento del bebè. I dolori cessano non appena correggiamo tale incongruenza, anche se le ferite prodotte possono richiedere del tempo per rimarginarsi. Per guarire prima è utile spargere del proprio latte sui capezzoli al termine del pasto, ed esso farà da lubrificante e da antibiotico naturale.
ALTERNARE I SENI
Lasciare il bimbo sullo stesso seno fino a quando continua a succhiare con successo, ovvero fino a quando riesce ad ottenere latte ad ogni succhiata o ad una succhiata su due. Se si addormenta, svegliarlo, smuoverlo e metterlo sull’altro seno finché ne ha voglia. L’intera operazione prende dai 20 ai 30 minuti. Nella poppata successiva si riparte col seno usato per ultimo. Per ricordarsene, si usa una etichetta indicativa da apporre sul reggiseno
EVITARE PRODOTTI INDUSTRIALI
Non usare sapone o altri detergenti che seccano la superficie del capezzolo e causano effetti deleteri. Collegate con l’areola ci sono ghiandolette che producono un olio antisettico. Lasciare dunque che i capezzoli si asciughino normalmente all’aria prima di ricoprirli. Non massaggiare o manipolare i capezzoli. Se si sente un punto duro e doloroso sul seno fare un leggero massaggio circolare intorno all’areola. Importante offrire al bimbo con frequenza proprio quella parte. È la sua succhiata prolungata che ridà funzionalità al dotto, meglio di ogni altra cosa.
REGGISENO E VESTIARIO
Comprare un reggiseno e relative coppette in cotone e non in sintetico, e di una misura superiore a quella usata durante la gravidanza. Un reggiseno che abbia aperture abbastanza grandi che non implichino pressioni capaci di bloccare i dotti lattiferi. Assicurarsi di poter aprire e chiudere agevolmente le coppette con una sola mano, in modo tale che la seconda mano sia lasciata libera di manovrare il bimbo con discrezione ed efficacia. Assicurarsi che il reggiseno sia confortevole e non troppo stretto intorno alle costole. Vestiti stretti e inadatti all’anatomia della madre, causano certamente stress fisico. Un tempo eccessivo tra una poppata e l’altra può portare al blocco dei dotti. Un dotto bloccato e non risolto può condurre ad ascesso mammario.
LA VOGLIA DI DOLCE
La voglia di dolce è segnale di meccanismo compensativo e deriva evidentemente da insufficiente apporto calorico nei giorni precedenti. Inserire nella dieta più semini, più patate e più miglio-saraceno-quinoa. Sgranocchiare semi di zucca o anche dei lupini. Tenere a disposizione uvetta, datteri, pop-corn fatti in casa, pinoli e noccioline.
Valdo Vaccaro
Valdo, grazie infinite.
Ogni riga che ha scritto è preziosa per me.
Grazie mille!!!