LETTERA
DA UN RIGONFIAMENTO SUL BRACCIO A UN LINFOMA-B CUTANEO MARGINALE
Mia moglie da 5 anni aveva un bozzo ossia un rigonfiamento sul braccio. Dopo 5 anni lo asportano e trovano la seguente sorpresina. Esami del sangue specifici OK, solo un pizzico di colesterolo (235). Attendiamo invece esito biopsia osteomidollare.
QUASI NIENTE CARNE E POCO PESCE
Nel frattempo, e da molti anni, mangia frutta, verdura, quasi niente carne, poco pesce, niente fumo da 25 anni (ne ha 51).
SUPPLEMENTAZIONI ORTOMOLECOLARI DI EMERGENZA
Le sto facendo assumere della graviola da circa 10 giorni, che migliora la respirazione cellulare e rallenta la proliferazione cellulare, più Omega-3 , ed un complesso di vitamine e minerali specifici .
SI SENTE MEGLIO DOPO LA CITATA TERAPIA
Si denota, una notevole migliorazione della respirazione notturna in stato di sonno, ed anche un leggero abbassamento della pressione (60-105, battito 63) durante la notte, ma si sente in perfetta forma. Si sente meglio dopo avere iniziato la terapia.
POSSIBILE ARRESTO PER STREGONERIA
Ovviamente, a quella categoria di medici che la circonda (dal medico della mutua, peraltro amico, ed anche bravo, all’ematologo) non ho accennato nulla di tali iniziative, altrimenti mi farebbero arrestare per stregoneria, come ai tempi di Giordano Bruno. Perché è là che l’Oncologia si è fermata, e non ad Eboli.
Lettera siglata
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RISPOSTA
ESCLUSIVITÀ ED ARROGANZA
Sono d’accordissimo con te sui rischi che si corrono a prendere iniziative di tipo curativo. Giusto o sbagliato che sia, solo il medico ha la licenza legale di curare, di prescrivere, di sperimentare, di guarire (raramente, e comunque nessuno al mondo guarisce lo sappiamo), di prolungare le sofferenze e persino di portare i pazienti alla exit in anticipo sui tempi. Una mentalità retrograda in fatto di esclusiva e di arroganza, accoppiata 1) Ad una specializzazione esasperata, 2) A esami diagnostici finalizzati a preoccupare e a spingere verso le terapie, 3) Ad un linguaggio pressocché impenetrabile.
CORSA INARRESTABILE VERSO LA SPECIALIZZAZIONE
Succede in pratica, su piani più avanzati, la stessa cosa che succedeva oltre un secolo fa con Pasteur. Gente che si ritrova tra le mani strumentazioni d’avanguardia che offrono osservazioni più avanzate e che danno l’illusione di capire tutto e di sapere tutto, e che portano spesso a dei gravi errori interpretativi. Essere oncologi non basta. Devi diventare ematologo, specialista in un determinato tipo di linfoma.
LINGUAGGIO DISCRIMINATORIO E SPESSO INCOMPRENSIBILE
Il tutto avviene con un linguaggio esclusivo che esclude dalla comprensione chiunque non sia del mestiere. Un paziente insomma deve mettersi nelle loro mani senza chiedere troppe cose. Strada obbligata e fiducia obbligata nel delegare te stesso e le tue sorti a una medicina interventista le cui referenze sul piano concreto sono, alla resa dei conti, tutt’altro che incoraggianti
IL MAGGIOR TECNICISMO NON GARANTISCE RISULTATI MIGLIORI
Purtroppo, e questo è il lato tragico della questione, il maggior tecnicismo raggiunto non offre alcuna garanzia di apportare dei reali miglioramenti. Più ti addentri nelle spiegazioni mediche, nei ragionamenti relativi alle terapie e alle prospettive di ottenere qualcosa di positivo e di concreto, e più ti convinci che stanno sbagliando tutto. Parliamo di un linguaggio e di una cultura finalizzati alla cura farmacologica ed agli interventi chirurgici con chemio e radioterapia, ed è questo che conta. Quando continui a praticare la cura del sintomo, è indifferente che tu lo faccia in modo rudimentale o in modo supertecnico e sofisticato, con tanto di diagnosi elettroniche. Quello che importa e che permette di discriminare e valutare, sono i risultati finali.
ALLA GENTE INTERESSA SEMPLICITÀ, TRASPARENZA E SALUTE
Alla gente le classificazioni mediche interessano relativamente. Non gliene importa un baffo. Gli interessa A) Di non spaventarsi troppo ed inutilmente, B) Di evitare operazioni che non risolvono, C) Di evitare farmaci che creano dipendenza e producono effetti collaterali, D) Di non diventare delle macchine guaste e bisognose di continua assistenza medica, E) Di recuperare la salute al più presto con metodologie il più possibile naturali, F) Di capire il più possibile e con chiarezza il perché delle insorgenze tumorali, G) Di adottare una linea di comportamenti, di scelte di vita e di scelte alimentari adatte a mantenersi in salute ed al riparo di anomalie e proliferazioni.
L’IGIENE NATURALE NON SI PERDE NEI DETTAGLI CERVELLOTICI E SOFISTICATI DELLA MEDICINA
L’igiene naturale non rifiuta le cose sagge, coscienti e avanzate della medicina, dove e quando esse dimostrino di esistere. Un medico-igienista può benissimo entrare nei concetti e nel linguaggio della medicina sofisticata, ma sempre a patto di evitare barriere invalicabili al ragionamento e alla comprensione. L’igiene non ama perdersi nei dettagli delle classificazioni mediche e del neo-tecnicismo madico. Le interessa piuttosto mantenere intatti i suoi principi fondamentali che sono quelli di difendere i meccanismi interni di riequilibrio e di autoguarigione. Detto questo riporto qui di seguito definizioni e chiarimenti medici che danno l’idea di quanto appena affermato circa il linguaggio tecnicistico.
CI SONO NOTEVOLI SPAZI MIGLIORATIVI IN TERMINI DI CRUDO E DI COERENZA
Quanto alle tue cure, da igienista non ti mando sul rogo, ma ugualmente non sono d’accordo con le tue valutazioni. Ovvio che uno stia meglio nella fase iniziale delle supplementazioni, in quanto esse si comportano da droghe stimolanti che accelerano il cuore e danno senso di potenza. Quanto alla dieta, non basta essere vegetariani approssimativi. Più crudo e zero proteine animali sono cose fondamentali e non accessorie.
COS’È LA ZONA MARGINALE
La zona marginale è una parte del tessuto linfatico anatomicamente distinta caratterizzata da uno spiccato stimolo antigenico. I linfomi della zona marginale sono linfomi non-Hodgkin B a basso grado di malignità o indolenti, che originano dalla proliferazione di cellule linfatiche della zona marginale della milza, dei linfonodi, o del tessuto linfatico associato alle mucose (cosiddetto MALT, Mucosa-Associated Lymphoid Tissue).
CLASSIFICAZIONI INTERNAZIONALI DELLA WHO
La classificazione internazionale dei linfomi della WHO (World Health Organization) distingue 3 tipi di linfoma della zona marginale a seconda del sito di origine: 1) Linfoma splenico della zona marginale, con o senza linfociti villosi, 2) Linfoma primitivamente linfonodale della zona marginale (detto anche linfoma monocitoide), 3) Linfoma della zona marginale extranodale tipo MALT detto anche Maltoma.
I MARCATORI DIAGNOSTICI SERVONO AI CHIRURGHI PER INTERVENIRE
Perché è importante una diagnosi precisa di linfoma della zona marginale? La diagnosi di linfoma della zona marginale, soprattutto su milza e linfonodi, è una diagnosi difficile in quanto non esiste un marcatore diagnostico di certezza. Infatti il linfoma della zona marginale non esprime i marcatori tipici di altri linfomi indolenti.
IL LINFOMA FOLLICOLARE
Il linfoma follicolare (LF) è tra i linfomi di più frequente riscontro (circa 30% dei linfomi, anche se con rilevante variabilità geografica). Il LF è incluso tra i linfomi B a cellule “mature” e conserva molte caratteristiche morfologiche e fenotipiche della controparte cellulare normale, rappresentata da due elementi riconoscibili su base citomorfologica (centroblasto e centrocita).
I MARCATORI CENTROFOLLICOLARI CD 10 E BCL-6
La corrispondenza è non solo morfologica, in quanto le cellule del LF esprimono un profilo immunofenotipico generalmente sovrapponibile a quello delle cellule centrofollicolari normali, e comprende l’espressione di antigeni correlati alla linea linfoide B (CD19, CD20, CD79a, etc.), nonché marcatori più specificamente “centrofollicolari” quali il CD10 e il BCL-6.
LINFOMA NON-HODGKIN CON PROLIFERAZIONE CELLULE B
Il linfoma follicolare è una forma di linfoma non-Hodgkin caratterizzata dalla proliferazione delle cellule B senza alterazioni nella struttura nodulare dell’architettura follicolare. La prevalenza stimata è circa 1/3.000. L’età media alla diagnosi è 60-65 anni. La malattia è estremamente rara nei bambini. Il linfoma follicolare si localizza soprattutto nei linfonodi, ma può interessare anche la milza, il midollo osseo, il sangue periferico e l’anello di Waldeyer. In rari casi possono essere colpiti la cute e il sistema nervoso centrale.
SINTOMI
I sintomi compaiono in uno stadio avanzato della malattia e consistono in febbre, sudorazione notturna e perdita di peso. Al momento della diagnosi i pazienti di solito presentano linfoadenopatia e, nella metà dei casi, splenomegalia. Nell’85% dei pazienti, i linfomi follicolari si associano alla traslocazione t(14 e18) (q32 e q21), che attiva il gene BCL2, che codifica per la proteina BCL2, essenziale nel processo di apoptosi. La diagnosi si basa sull’analisi istologica della linfoadenopatia, sull’esame emocromocitometrico completo, sui valori della latticodeidrogenasi (LDH) e sulla biopsia del linfonodo. Fondamentali sono le indagini strumentali (in particolare la radiografia del torace). Il riscontro della traslocazione t(14;18) con la reazione a catena della polimerasi (PCR), oltre all’analisi istologica, conferma la diagnosi.
NON SI SCAPPA DALLE SOLUZIONI CHIRURGICHE ASSOCIATE A CHEMIO E RADIOTERAPIA
La diagnosi differenziale si pone con la leucemia linfatica cronica a cellule B, il linfoma diffuso a cellule B, il linfoma mantellare e il linfoma MALT. Se il linfoma è localizzato, deve essere trattato con la radioterapia. Nei linfomi avanzati, è indicata l’immunochemioterapia (rituximab con CHOP). Nel caso di recidive chemiosensibili, il trattamento deve essere intensificato. Il tasso di sopravvivenza a 5 anni è dell’80-90% e la sopravvivenza media è di 10-12 anni. Questo sì che si chiama parlar chiaro. Tutto è basato su cure sintomatologiche ed estremamente invasive.
MICROAMBIENTE FOLLICOLARE, QUADRO MORFOLOGICO E BASI DIAGNOSTICHE DEL LINFOMA FOLLICOLARE
Le complesse trasformazioni che modellano le cellule B mature nel loro passaggio nel follicolo linfatico (mutazione somatica a carico dei loci V delle catene immunoglobuliniche, selezione clonale, di classe switching) si realizzano in un peculiare microambiente costituito dalle cellule follicolari dendritiche, dai macrofagi deputati all’eliminazione degli elementi apoptotici, nonché da particolari sottopopolazioni di linfociti T CD4+, CD57+ (CD in questo caso sta per cluster definition, ossia definizione di gruppo).
COLORAZIONI, BIOPSIE E PRELEVAMENTI ISTOLOGICI
Nella maggior parte dei casi la diagnosi istopatologica del LF si ottiene utilizzando i criteri morfologici su preparati convenzionali colorati con ematossilina-eosina, anche se talvolta si presentano problemi di diagnosi differenziale. In particolare, si possono incontrare problemi interpretativi in alcune lesioni reattive con iperplasia follicolare marcata o inusuale, e non è sempre semplice distinguere un LF da altri processi linfoproliferativi caratterizzati da presentazione nodulare, specialmente su biopsia osteomidollare (il linfoma B a cellule del mantello, il linfoma della zona marginale splenica).
FORME LIPOPROLIFERATIVE DI ORIGINE CENTROFOLLICOLARE CARATTERIZZATE DA ESPRESSIONE DI BCL-6 E DI CD10
I linfomi che appartengono a questa categoria sono A) Linfoma follicolare (grado 1-2-3A-3B, floral), B) Linfoma follicolare diffuso, C) Linfoma di Burkitt, D) Linfoma B a grandi cellule (20% circa bc2t (14, 18), E) Linfoma di Hodkin cllassico, F) Linfoma di Hodgkin, a prevalenza linfocitaria.
I LINFOMI NON-HODGKIN (LNH)
Costituiscono un gruppo eterogeneo di neoplasie ematologiche che hanno origine dai linfociti B e T.
Questa eterogeneità deriva dai molteplici sottotipi istologici, dalla localizzazione del linfoma in sedi nodali o extranodali, dalla tendenza a rimanere localizzato o a disseminare attraverso il corpo, dall’età del paziente e dalle patologie correlate.
DIFFICILE PREVEDERE GLI ESITI DELLE TERAPIE
Le implicazioni di questa eterogeneità sulle procedure diagnostiche, di stadiazione e di scelta terapeutica devono essere stabilite prima di spiegare al paziente le diverse opzioni terapeutiche. A causa della molteplicità dei sottotipi istologici e delle possibili manifestazioni del linfoma, è difficile poter prevedere accuratamente l’esito della terapia nel singolo paziente.
UTILITÀ DELLE CLASSIFICAZIONI SECONDO L’IDEOLOGIA MEDICO-CHIRURGICA
La definizione di sottogruppi in un elevato numero di pazienti con linfomi simili, sia istologicamente che per le manifestazioni cliniche, è comunque utile per identificare i principali parametri prognostici. Negli ultimi 10 anni, molte nuove acquisizioni hanno portato al riconoscimento di nuovi sottotipi, alla definizione di migliori parametri prognostici e alla determinazione di trattamenti standard.
LE INTENZIONI MEDICHE A VOLTE SONO PROMETTENTI
Questa evoluzione ha portato a una terapia adattata al rischio basata sulle caratteristiche cellulari del linfoma, sulla diffusione del tumore e sulla risposta a questo tumore da parte del paziente. L’obiettivo principale del trattamento del paziente con linfoma dovrebbe essere quello di ottenere una guarigione o, almeno per i pazienti oltre i 70 anni, una sopravvivenza a lungo termine con o senza malattia.
TESINE DA LEGGERE
- Linfoma sospetto Hodgkin o non-Hodgkin
- Linfoadenopatia e depressione
- Scleroderma o granulomatosi di Wegener
- Leucemia, chemio, zero neutrofili e zero speranze
- La vasculite, ossia la poliarterite microscopica PAM
- Sindrome di Churg-Strauss, vasculite e sistema linfatico
A BUON INTENDITORE POCHE PAROLE
Un paio di commenti finali. La leucemia, o cancro del sangue che dir si voglia, può definirsi come una incontrollata proliferazione di globuli bianchi nel sangue. E’ risaputo che l’incidenza della leucemia è molto bassa tra la gente che assume diete vegetariane, basso-grasse, basso-proteiche, cariche di vitamina C naturale e di flavonoidi.
I PARERI PIU’ DRASTICI ARRIVANO DAI MEDICI STESSI
“I miei studi hanno provato che i pazienti cancerosi non trattati vivono 4 volte più a lungo di quelli trattati con chirurgia e chemio, la cui sopravvivenza media statistica è di 3 anni”, scrisse già nel 1969 il dr Hardin Jones dell’Università di California. “Il trattamento ortodosso del cancro è un fallimento e una disgrazia”, afferma il dr Brian Richards, nel suo “The topic of Cancer” del 1982.
REMISSIONE NATURALE E SPONTANEA DEL CANCRO
Se ne parla poco, e soprattutto si pratica poco. Il dr Cyril Scott, nel suo testo Victory over Cancer del 1925, elenca diversi casi di remissione spontanea, e non è il solo a farlo. Le formazioni tumorali vanno e vengono in continuazione, a nostra insaputa e a seconda di come ci comportiamo, in dipendenza della chimica corporale e della fluidità del nostro sangue.
BISTURI, CHEMIO E RADIO, IL DEVASTANTE TRITTICO DELLA MEDICINA
I tre metodi basilari usati nel trattamento dei tumori, e in particolare dei linfomi di vario tipo sopra elencati, sono l’asportazione chirurgica, la radioterapia e la chemioterapia, tutte modalità traumatiche ed invasive che accelerano il declino del paziente. La sopravvivenza di un malato grave dipende dal ripristino funzionale di fegato-reni-intestino, oltre che da un rafforzamento del sistema immunitario. Tutte cose che la chemio contribuisce a devastare. Usate assieme in combinazione, chemio e radioterapia diventano addirittura letali per la resistenza del corpo. Ma ai medici preme la distruzione fanatica e feroce di ogni presenza di materia tumorale, sopra ogni altra cosa!
Valdo Vaccaro
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