C’È CHI REMA CONTRO
Mentre noi siamo tutti impegnati a dire alla gente cose universalmente ovvie e universalmente giuste. Mentre stiamo cercando di insegnare che non bisogna uccidere creature innocenti per nessun motivo al mondo, e che non bisogna assolutamente trasformare il proprio intestino in una bara vivente, in un camposanto mobile carico di corpi in decomposizione, in un apparato impregnato di miasmi putrefattivi che lo rendono vulnerabile alle peggiori patologie, c’è qualcuno che continua a remare poderosamente in senso contrario.
MORTE UGUALE VITA
Qualcuno che, ubriaco di sangue, del sangue spillato in continuazione dalle gole sgozzate di milioni di disgraziati a quattro zampe, non ha tempo nè voglia di porsi un qualsiasi problema etico. Quello che importa sono le quote azionarie, gli “stabilimenti”, che sono in realtà “stabilimenti di morte” e lager di barbara esecuzione animale, e che devono passare da 40 a 50 e poi a 100, e i profitti che devono lievitare per la gioia degli azionisti e l’orgoglio del Ministero delle Politiche Agricole e dell’Agroalimentare Italiano. L’importante è che la gente continui a cercare forza, muscoli, Omega3, B12, profumo di sangue e soprattutto vitalità nella miracolosa mortadella, dove si realizza il magico connubio “morte uguale vita”.
LE STRONZATE DI VOLTAIRE E DI LEONARDO DA VINCI
“Non ci sarà pace al mondo finché esisterà anche un solo luogo di esecuzioni sommarie chiamato macello”. Chi ha detto questa boiata? Un certo Voltaire? Che coglione! “Verrà il giorno in cui l’uccisione di ogni singolo animale sarà considerata orrendo delitto”: Chi ha detto questa stronzata? Un certo Leonardo da Vinci? Che razza di imbecille. Vergognarsi di essere italiani! “Finchè l’uomo non estende il suo raggio di compassione e di amore a tutte le creature non troverà mai pace e soddisfazione su questa Terra”. Chi ha vomitato queste idiozie? Il dr Albert Schweitzer? Ah sì, quel mona di medico che andava in giro a visitare i malati in Africa seguito dalla maialina Josephine? “Qualunque cosa accade agli animali, accadrà pure agli uomini”. Chi ha blaterato questa sconcezza? Un indiano pellerossa di nome Chiefe Seattle? Per forza, era un analfabeta! E via di questo passo. Andiamo al sodo e al nostro mondo civilizzato, alla realtà della piadina bolognese!
I GRANDI MOVIMENTI DEGLI SGOZZAMAIALI
Alcisa, storico marchio bolognese della salumeria italiana dal 1946, è stato acquistato nei giorni scorsi dalla GSI (Grandi Salumifici Italiani), gruppo presieduto da Franz Senfter. Alcisa è un’azienda da 180 dipendenti, con fatturato da 60 milioni di € nel 2010. L’operazione, a quanto si dice, è avvenuta per il mancamento di ricambio generazionale al vertice. La GSI ha raggiunto un’intesa con le famiglie Galletti e Brini, i gestori di Alcisa. L’accordo prevede l’acquisizione del 100% della Lavino Spa, società che possiede la Alcisa. La Lavino è anche titolare di una joint-venture con la Pick, leader europeo del salame ungherese, che gestisce pure una piattaforma di distribuzione in Germania.
LANGHIRANO E SALA BAGANZA CHE PASSANO DI MANO CON LA ALCISA
Il valore dell’operazione, considerando equità e debito, è di 53 milioni di € e comporta il passaggio alla GSI della Alcisa con inclusi i due salumifici di Langhirano e di Sala Baganza, specializzati nella produzione di prosciutto crudo di Parma, ed anche della Alfriuli, specializzata nella produzione di prosciutto San Daniele. I numeri di Alcisa si aggiungono a quelli della GSI, forte di 602 milioni di € di ricavi nel 2010 (25,7 milioni di € di utile netto e quasi 2000 dipendenti, secondo l’ultimo rilevamento di settore). La GSI aveva l’8% del mercato nazionale (8000 milioni di € in valore di salumi venduti/anno), quota destinata a crescere dopo l’acquisizione.
IL DINAMICO GRUPPO GSI, SULLE ORME DELLA CREMONINI
Il gruppo GSI, nato nel 2001 e controllato alla pari da Senfter e dalla Unibon, ha al suo attivo 42 stabilimenti in Italia e uno in Cina, nonché marchi di spicco come Senfter, Gasser, Casa Modena, Teneroni Perugini, Cavazzuti. La chiusura di questo anno dovrebbe registrare un fatturato di 610 milioni. Il presidente Franz Seftner è molto soddisfatto dell’andamento del gruppo. “Con l’acquisizione della Alcisa consolidiamo il nostro primato nei salumi, in particolare nella produzione di mortadella. Rafforziamo pure la produzione di Parma crudo e cotto, e acquisiamo importanti competenze sul San Daniele.
UN MILIONE DI CRIMINALI UCCISIONI/ANNO PER 110 MILIONI DI CHILI
La produzione annua di salumi ha raggiunto ormai le 110 mila tonnellate (110 milioni di kg , 1 milione di maiali sgozzati/anno). Il gruppo vende in oltre 30 paesi e dall’export proviene quali il 20% del fatturato, pari a 102 milioni di €, di cui 56 nelle sola Germania, 14 in Francia, seguite da Austria ed Inghilterra. “Proprio grazie all’export”, afferma Senfter, “siamo riusciti a tenere alti i ricavi, crescendo anche nei periodi di crisi. Abbiamo ampi spazi da sondare in Europa, senza dimenticare mercati enormi come quelli asiatici, ed in particolare la Cina. Più difficile il mercato statunitense, per le forti restrizioni protezionistiche sulle importazioni”.
LA GENTE MANGIA QUANTO PRIMA E PIÙ DI PRIMA, MA NON HA LA PAZIENZA DI FARE LA FILA AL BANCO DEL SALUMIERE
Senfter non è preoccupato, nonostante il calo di consumi di questo periodo. “La gente mangia quanto e più di prima, magari cercando prodotti più a buon mercato. La vera novità degli ultimi anni, però, è l’aumento a due cifre, fino al 20%, nel consumo di pre-affettati. Anche noi nel GSI abbiamo adeguato la produzione, aumentando le confezioni destinate allo scaffale. Ho cominciato l’attività da una macelleria, ma non per questo rimango legato al passato. Oggi la gente non ha tempo di fare la fila al banco del salumiere. Noi assecondiamo dunque le tendenze di mercato”.
I FRANTOI PER LE SALME E NON PER LE OLIVE, E IL PRIMO PREMIO DA PARTE DEL CIBUS INTERNATIONAL EXPORT AWARD
Le prospettive per il 2012 sono chiare. “Dobbiamo consolidarci, dopo le recenti acquisizioni, puntando sull’export oltre che sul mercato interno”, spiega Senfter. A giugno la GSI aveva avviato la joint venture con la greca Creta Farm, dando vita al Frantoio Gentileschi Spa, specializzata nella produzione di salumi a basso contenuto di grassi saturi. Nel 2010 il gruppo si è aggiudicato il premio Cibus International Export Award.
MA DI QUALE CRISI MAI PARLA?
Crisi economica? Ma per piacere, non mi faccia ridere! Qui c’è entusiasmo, imprenditorialità, ottimismo, dinamismo, motivazione e fiducia nel domani. I coltelli sono bene affilati e per i cari maialini si annuncia un avvenire quanto mai tosto e quanto mai roseo, ricco di prospettive. Stiamo pure studiando macchinari e metodi più avanzati per sgozzarli in serie e ridurre al minimo le loro insopportabili grida di pianto e di orrore.
LA SFIDO A TROVARE UN PANINO VEGANO IN QUALSIASI STAZIONE FERROVIARIA D’ITALIA
Avete mai visitato una stazione ferroviaria come quella di Venezia, come quella di Milano, come quella di Bologna, o come quella di Parma? Sia che si tratti dell’onnipresente marchio rosso Chef della Cremonini, sia che si tratti di altri scaffali anonimi, troverete piadine e panini a non finire, con ottimi nomi di fantasia rubati all’arte, alla storia ed alla musica, tipo Verdi, Rossini o Canova. L’importante è che non ci siano dei panini vegetariani o peggio vegani ad inquinare il magnifico puzzo di cadavere emanato dai deliziosi cadaverini insaccati ed affettati!
Valdo Vaccaro
Valdo ha messo il dito nella piaga:
le maggiori insidie per i vegaani non sono
in casa, ma all'esterno.
Nei giorni feriali, in città , non ci
sono grossi problemi a trovare
frutta e verdura, ed alimenti
senza animali, mentre già la domenica
diventa una specie di incubo: almeno nei
piccoli centri come quello dove vivo:
pizzerie al taglio e kebab sono
capillarmente diffusi ed almeno qui
nulla di vegetariano: la mozzarella
domina, impera sovrana su ogni trancio,
su ogni pezzo, per i bipedi miei
concittadini è impensabile un trancetto
di pizza senza scamorza.
Se poi sopra il pizzaiolo aggiunge
salamino a fette, vongole, salacche,
il prosciuttino cotto nel calzone,
allora il gusto decuplica.
Poi c'e' una pizzeria qui nella mia
citta' famosa per le pizze dalla
consistenza della suola di scarpe
e pizze che sono dei veri e propri
paciughi di maionese, ketchup, salsa
rosa, gamberoni con tanto di corazza
e chele per i fanatici del pesce.
E' bello osservare e pensare, alla
clientela che soffre di patologie
legate al consumo smodato di cibi
di derivazione animale, mentre azzanna
un succulento Kebab turco alla doppia
carne.
Io al Kebab mi reco ogni tanto, e
non rinuncio ai tanti sapori che ivi si
trovano: panino nero, trito di cipolle,
harissa, fogliolone di lattuga, perfino
ravanelli, nei piu' forniti.
Ma che sguardi stralunati, che risolini
commiserevoli, che disappunto nei piu'
intolleranti, quando faccio chiudere
il panino farcito a cotal guisa senza
pero' l'essenza del Kebab: la dolce
e succulenta carne calda…….