LETTERA
Ciao Valdo,Mi son avvicinato molti anni fa all’igienismo perché avevo dei problemi di stomaco e dopo aver “divorato“ tutti i libri di Ehret e, gettato le basi della mia futura condotta alimentare, ero alla ricerca di qualcosa di più moderno e così ti ho scoperto nei meandri del web. Son passato in poco tempo dalla voce di carta di un maestro ad una voce digitale molto più strutturata di un nuovo maestro.
Da allora ti seguo sempre e grazie alle tue tesine negli anni ho accresciuto il mio bagaglio culturale poi ho comprato e letto tutti i tuoi libri che ora stan a fianco a quelli di Ehret e son ormai sgualciti dalle tante consultazioni e per questo ancora più preziosi. La mia gratitudine verso di te è a livelli altissimi.
Ti scrivo oggi per per parlarti di un problema di fuso orario e cicli circadiani.
Per lavoro viaggio (non molto sovente) nei paesi asiatici, e quando lo faccio cerco sempre di adattarmi velocemente al nuovo fuso, visto che lì devo lavorare ed essere attivo e preparato.
Inizio a digiunare prima di prendere il volo, poi quando arrivo cerco di mangiare solo frutta nei primi 2 giorni con gli orari locali in modo da riorganizzare il fisico ai nuovi ritmi, ma mi trovo però ugualmente in difficoltà. Il ciclo circadiano non si adatta velocemente come lo stomaco a questo cambio, e l’assunzione di cibo negli orari di “eliminazione” del vecchio fuso mi appesantisce molto e mi sento come fuori fase, anche se il cibo è la sola frutta.
So che tu hai fatto questa vita per anni, e anche poco fa eri all’estero, hai un qualche segreto o consiglio da darmi? Pensa che conosco persone che si lamentano del quasi innocuo cambio dall’ora solare a legale…. Forse un consiglio aiuterebbe anche loro. Un abbraccio e una forte stretta di mano.
Andrea
RISPOSTA
LA ESPERIENZA NEI FUSI ORARI NON MI MANCA
In questo momento mi trovo a Zhong Shan, bella e moderna metropoli della Cina meridionale. Ci sono arrivato dopo una sosta di qualche settimana a Hongkong, seguita da 3 mesi a Kaohsiung-Taiwan. A fine mese sarò di nuovo a Hongkong per un altro mese prima di rientrare in Italia. In questa circostanza le ore di differenza sono 7. Confermo pertanto che esperienza in fatto di fusi orari non mi manca. Confermo anche che questi cambi non sono affatto da prendere sottogamba poiché sconvolgono i delicati equilibri del nostro organismo, agendo sui ritmi della digestione e del sonno notturno, oltre che sugli ormoni e sulla pineale in particolare. Quando poi ci sono di mezzo cambi intensi di temperatura esterna, il cambio improvviso da clima secco a piovoso, da clima tranquillo a fortemente ventoso nel proprio paese, le difficoltà si accentuano.
METTERSI A LETTO E NON PRENDERE ALCUNA SOSTANZA
Personalmente sono molto sensibile all’arrivo della pioggia, specie se di tipo temporalesco. In questi casi il mio rimedio è di mettermi a letto e farmi una breve dormita rilassante di mezz’ora o un’ora. Molta gente ricorre a rimedi come qualche farmaco, oppure al caffè, a tè o alla camomilla, ma a mio avviso non è questo il modo migliore di contrastare il problema.
PARTICOLARMENTE DURI I VIAGGI DIRETTI VERSO L’AUSTRALIA
Quaranta anni di viaggi in Asia mi insegnano che si acquisisce un certo allenamento nel giro di 3-4 giorni con alcune accortezze, anche se per certe persone poco abituate ai lunghi voli aerei può servire una settimana. Quando mi è successo di viaggiare assieme a delle delegazioni con una ventina di persone, notavo che più di qualcuna di esse si ritrovava a letto e in totale crisi, e che ricorreva a delle pillole digestive o a dei tranquillanti. Di norma il tragitto Italia-Thailandia o Italia-Singapore con una decina di ore di volo preferibilmente notturno (i lunghi voli col sole che batte sull’aereo comportano anche più stress e più radiazioni) lo sopporto agevolmente, mentre i voli diretti oltre l’equatore verso l’Australia e la Nuova Zelanda si trasformano spesso in una autentica martellata sul fisico, anche perché all’arrivo negli aeroporti australiani i passeggeri di tutti i voli vengono accolti da pesanti spruzzature di sostanze chimiche, che ti stordiscono e ti indeboliscono per qualche giorno.
UNA MEMORABILE CRISI DI FREDDO
Ricordo di aver rischiato molto in occasione di un trasferimento da Manila-Filippine a Seoul-Sud Korea, quando commisi l’errore e la presunzione di sopravvalutare me stesso. Era gennaio ed ero partito da Manila con canottiera, camicia maniche lunghe e giacca leggera, dato il tipico clima equatoriale delle Filippine. In Korea però c’era un metro di neve. Come al solito la prima cosa che faccio dopo il mio ingresso in camera vado a rifornirmi di mele, arance, banane, un cavolo e una pagnotta. Mi affrettai a raggiungere il vicino supermarket di Seoul. Al ritorno, attento a non scivolare sul percorso ghiacciato e in salita, mi venne una specie di monito: “Se non rientri all’istante rimani secco”. Mi mancava solo di fare i dieci gradini che portavano alla hall dell’albergo, ma per me sarebbe stato come scalare il K2. Notai una porticina sul fianco da cui proveniva della musica. La spalancai e chiesi alle due ragazze all’ingresso una birra non gelata d’urgenza. Me la portarono e la scolai tutta di un fiato. Mi ripresi quasi subito da quella che era una improvvisa crisi calorica. Notai un gruppo di giovani coreane che ballavano sulla pista illuminata e mi mescolai a loro, con somma sorpresa e divertimento. Parlavano pure inglese e gli dissi della mia situazione di crisi appena superata. Poi una di esse si offrì gentilmente di accompagnarmi in camera. Come avrei potuto non accettare? Rimase con me e mi scaldò a tale punto che il giorno dopo ero più rombante di un leone. Se ne era andata di buon mattino mentre io dormivo, lasciando sul comodino il suo numero di telefono. Ma io dovevo proseguire per Tokyo la sera dopo e purtroppo la persi di vista. Dopotutto mi aveva salvato letteralmente la vita. Le dovevo almeno un grazie.
ODIO L’ARIA CONDIZIONATA, E ANCHE QUELLA RISCALDATA
Oltre a questi casi speciali, va tenuto presente che quando si giunge nei paesi equatoriali, tutti gli hotel, uffici, taxi, e mezzi pubblici azionano l’aria condizionata a livelli micidiali. La prima cosa che chiedo salendo in taxi è la possibilità di aprire il finestrino. La prima cosa che pretendo prima di entrare in un hotel è che abbia delle finestre apribili. L’aria gelida e condizionata fa cento volte più male delle zanzare tigre. Pure le stanze dove qualcuno prima di te ha fumato sono terribili. Oggi in tutti i voli del mondo è severamente vietato fumare. Ricordo che in ogni mio volo dei primi tempi, lasciavo tra i miei commenti un messaggio durissimo contro le compagnie aree che per soddisfare pochi fumatori incalliti sottoponevano a tortura prolungata e sommamente ingiusta i passeggeri puliti e tutte le giovani stewardness della compagnia. Era un po’ la continuazione delle mie proverbiali battaglie contro insegnanti e compagni di classe frettolosi che pretendevano le finestre serrate per più ore.
GLI SBALZI CLIMATICI STAGIONALI CREANO ULTERIORI PROBLEMI
Tornando ai voli e al fuso, occorre anche ricordarsi che la gente proveniente dalle zone temperate, quindi soggette agli sbalzi delle 4 stagioni, trova più difficoltà ad acclimatarsi dove fa caldo tutto l’anno.
NON ESISTONO DEI RIMEDI ALLA PAURA DI VOLARE
Qualche consiglio ovviamente ce l’ho per tutti. Il problema non sta tanto nel fuso in sé, quanto al come noi ci prepariamo al periodo stressante tipico di ogni trasferimento importante. Il segreto sta nel mantenersi nella migliore forma possibile. Non tanto nel fare dei digiuni o delle diete riduttive che portano inevitabilmente a delle crisi depurative e a un eccesso anche se temporaneo di indebolimento. Meglio alimentarsi e saziarsi con cibi di qualità. Meglio selezionare aerei grandi meno soggetti alle turbolenze. Meglio chiedere dei pasti vegetariani. C’è poi chi soffre più del dovuto la paura di volare, e in questo caso non ho consigli da dare.
LE CONFESSIONI DI UN PILOTA MATURO ED ESPERTO
Per consolare i paurosi, racconto quello che mi ha confidato un pilota della Malaysia Airlines, che stava seduto accanto a me in un volo tra Penang e Kuala Lumpur. “I passeggeri pensano a noi piloti come se fossimo dei marziani. No, anche noi ci spaventiamo. Eccome ci spaventiamo. Eccome sentiamo tutte le tensioni, i pericoli delle fasi critiche, al decollo e all’atterraggio. Solo che siamo pagati bene per tenere dentro di noi ogni ansia. Abbiamo scelto questo mestiere e ci piace volare: su questo non esistono dubbi. Tuttavia, ogni volta che mettiamo il piede a terra tiriamo un sospiro di sollievo!”
ALCUNE RAGGELANTI ESPERIENZE DIRETTE
MI è successo di vedere dei passeggeri in arrivo ancora bianchi in volto, dopo un volo intercontinentale, per un atterraggio ai limiti. Ma ne ho viste anche di peggio. In un breve volo tra Kuala Lumpur e Singapore su un 737 (45 minuti di volo), ci fu una tempesta tropicale abnorme su un cielo spesso soggetto a vuoti d’aria. Ricordo che le due ragazze in divisa piangevano disperate poiché i carrelli con le vivande si erano rovesciati. Una di esse disse “Il pilota è impazzito: pretende che noi continuiamo a servire i passeggeri in mezzo a questo tremendo ballo ad alta quota!” Tutto si risolse con qualche vomito e qualche lacrima. Da quella volta, il tratto Singapore-Kuala Lumpur me lo faccio in autobus. Costa molto meno ed è decisamente più sicuro.
UN’ALTRA STORIA AI LIMITI
In uno dei primi voli su un nuovo Jumbo della Singapore Airlines nella tratta Singapore-Hongkong eravamo alle soglie dell’aeroporto di destinazione quando il pilota ci disse di non andare in panico poiché aveva un motore malfunzionante, il cui pezzo di ricambio non si trovava a Hongkong, per cui era costretto a rientrare al Changi Airport volando a pochi metri dall’acqua. Il volo era pieno. Molta gente singhiozzava disperata e recitava le sue preghiere. Tutto filò liscio e i piloti vennero applauditi a lungo per la loro abilità e la loro freddezza. Ricordo che non mi spaventai più del dovuto, anche perché dopotutto sono un buon nuotatore. Mi aiutò moltissimo in quelle 3-4 ore critiche la respirazione profonda e ritmata che ho sempre praticato, e che permette di superare meglio ogni tipo di esame e di difficoltá che la vita presenti.
Valdo Vaccaro
Utile ed interessante conoscere questi aspetti. Si ho fatto alcuni viaggi intercontinentali in aereo, occasionalmente, tuttavia sapevo che in un paio di giorni al massimo, il corpo si riallineava alle nuove condizioni ambientali. Di base non destava una mia preoccupazione particolare….mi auguro a te Valdo che sarai riuscito a darle un grazie alla giovane coreana che ti ha salvato la vita 😊
Ma no podes sta un poc a cjase?