ASPORTAZIONE FIBROMI CON LAPAROSCOPIA E RECUPERO VITALITÀ

da 23 Feb 2017Danni da cure mediche, Tumori agli organi genitali femminili

LETTERA

Buongiorno dott. Vaccaro. Ho 45 anni e nel 2013 ho effettuato un intervento di laparoscopia per asportazione di due fibromi uterini: uno di 12 cm e uno di 3 cm. I fibromi mi erano cresciuti a seguito di una gravidanza (a letto) conclusa nel 2009 con parto cesareo.

Sono stata vegana-crudista dall’età di 7-8 anni all’età di 20 circa. In quel lasso di tempo ho preso farmaci per la cura dell’epilessia di tipo assenze. Grazie a tale dieta (auto-prescritta dai miei gusti personali e dall’intuizione) non ho mai avuto problemi di fegato.

Adesso sono ingrassata, da quando ho cambiato il mio stile di vita. Mangio infatti per due, in più consumo carne, latticini, pasta e carboidrati, e non faccio sport.

Ho letto le sue tesine sui fibromi che consiglia di non asportare. Anch’io lo avevo intuito, ma non avevo nessuno che mi consigliasse in questo senso. Volevo chiederle che posso fare adesso che ho asportato il fibroma (solo quello)? Come posso dimagrire e ritrovare la vitalità perduta? Grazie mille.
Filomena

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RISPOSTA

DEFINIZIONE DI LAPAROSCOPIA

Ciao Filomena. Partiamo dal tipo di intervento che hai sostenuto. La parola laparoscopia deriva dal termine greco lapòra che sta per addome, e significa esame endoscopico della cavità intestinale con simultanea asportazione del fibroma, nel caso specifico. La laparoscopia è una tecnica chirurgico-diagnostica minivasiva inventata dal chirurgo Philippe Mouret nel 1987. Si effettua a livello addominale praticando dei micro-tagli, invece di una incisione con apertura dell’addome (laparotomia), attraverso i quali si introduce il laparoscopio, un tubicino in fibre ottiche che consente di visualizzare lo stato degli organi su cui si dovrà operare.

LAPAROSCOPIA SÌ O LAPAROSCOPIA NO

In presenza di una patologia ginecologica che richiede un intervento chirurgico, oggi è sempre opportuno valutare attentamente se tale intervento può essere eseguito per via laparoscopica perche questa è la modalità più vantaggiosa per la Paziente. La decisone di non utilizzare la via laparoscopica deve scaturire dalla constatazione che questa comporta un aumento del rischio.

FINALITÀ

La laparoscopia viene utilizzata per indagini diagnostiche (ad esempio quando si debba praticare una biopsia) o per il trattamento chirurgico di organi interni tra cui: Fegato, Pancreas, Colecisti e vie biliari, Milza, Stomaco e duodeno, Appendice, Colon, Retto, Intestino tenue, Ovaie, Utero, Apparato urinario, Chirurgia bariatrica per le obesità importanti.

L’EVOLUZIONE IMPLICA CHE I CHIRURGHI STANNO DIVENTANDO LAPAROSCOPISTI

Essendo una tecnica mininvasiva, è praticata per ridurre al minimo il trauma chirurgico e l’impatto sugli organi addominali. Il fatto di non prevedere un taglio tessuti riduce anche il rischio di infezioni post-operatorie. Questo tipo di intervento mininvasivo, rispetto alla chirurgia classica o laparotomia possiede molteplici vantaggi. Riduce il rischio di infezioni. I tempi di recupero post operatori sono ridotti, così come i tempi di degenza in ospedale. Le cicatrici sono meno evidenti sul piano estetico. Il versamento di sangue durante l’intervento è minore che nelle laparotomie classiche. Per quanto un minimo di pericolo esista sempre quando si parla di chirurgia, esso appare decisamante ridotto, motivo per cui la laparoscopia sta subentrando in modo sempre più efficace, laddove possibile, alla chirurgia tradizionale.

PREPARAZIONE ALLA LAPAROSCOPIA

La laparoscopia richiede una preparazione particolare: digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente l’intervento, pulizia intestinale, tricotomia parziale., esami ematochimici, elettrocardiogramma, consulenza anestesiologica preparatoria. Il giorno dell’intervento si esegue la profilassi antibiotica e lo svuotamento della vescica paziente è invitata a svuotare la vescica. L’anestesia è sempre necessaria per consentire un miglior rilassamento della paziente.

DESCRIZIONE DELL’OPERAZIONE

L’intervento inizia con l’introduzione nella cavità uterina di un particolare strumento chiamato manipolatore al fine di potere mobilizzare l’utero. Quindi si pratica una piccola incisione a livello dell’ombelico, attraverso il quale con l’apposito ago di Verres è introdotto del gas (CO2) nell’addome. Questo gas permette di separare gli organi pelvici tra loro e dalla parete addominale, consentendo un’adeguata visione. Successivamente attraverso l’incisione ombelicale è introdotto il laparoscopio e quindi attraverso piccole incisioni nella parete bassa e laterale dell’addome si introducono gli strumenti necessari per eseguire gli atti chirurgici. Eseguito l’intervento, il laparoscopio è rimosso, il gas esce dall’addome e si rimuove il manipolatore uterino. Si applicano i punti sulle incisioni addominali e un piccolo bendaggio è posto a protezione delle ferite. La laparoscopia diagnostica richiede 15-20 minuti, mentre la laparoscopia operativa può durare anche una o più ore secondo la complessità dell’intervento.

SITUAZIONE POST-OPERATORIA

Dopo la laparoscopia, la paziente può lamentare alcuni lievi disturbi, che in ogni modo scompaiono in pochi giorni. Può essere avvertito dolore alle spalle, alla schiena o all’addome: sensazione dovuta al gas utilizzato per distendere la cavità addominale. Può comparire nausea, in genere conseguenza del gas usato, della manipolazione delle anse intestinali e dell’anestesia.

FASTIDI NELLA DEGLUTIZIONE, NELLA RESPIRAZIONE E NELLA CONCENTRAZIONE MENTALE

Può manifestarsi fastidio alla deglutizione a causa dell’intubazione tracheale eseguita al fine di facilitare la respirazione. In alcuni casi subentra una certa difficoltà di concentrazione nelle ore successive l’intervento a causa dell’anestesia (le attività che richiedono particolare concentrazione, come guidare l’automobile, devono essere evitate per 48 ore). Può persistere per qualche giorno una piccola perdita di sangue dalla vagina. La cicatrizzazione delle ferite sull’addome richiede di solito 5-6 giorni.

DEGENZA TRA I DUE E I CINQUE GIORNI CON LIBERA DIETA

La degenza post-operatoria è limitata a 1-2 giorni per gli interventi più frequenti. In alcuni casi 3-4 giorni per gli interventi più complessi come quelli oncologici, mentre un intervento con apertura dell’addome richiede una settimana. sera dopo l’intervento, la dieta è libera. In pochi casi è necessario prolungare la degenza. Anche la convalescenza domiciliare è breve. I rapporti sessuali possono essere ripresi dopo pochi giorni dall’intervento. Il trattamento successivo alla laparoscopia varia da paziente a paziente. In ogni caso, a distanza di un mese, è richiesta una visita ginecologica, per valutare l’opportunità di trattamenti farmacologici o ulteriori interventi chirurgici.

CONTROINDICAZIONI

Le controindicazioni assolute all’esecuzione della laparoscopia sono la presenza di esiti di peritonite o comunque di processi aderenziali estesi, legati a patologia infiammatoria o a precedenti interventi chirurgici. La laparoscopia non è sempre possibile quando la paziente è grande obesa. In circa il 6% dei casi di obesità, infatti, è necessario convertire l’intervento laparoscopico in una tecnica tradizionale con laparotomia (ossia apertura dell’addome). Inoltre la laparoscopia è controindicata in caso di ernie ombelicali o addominali.

COMPLICAZIONI

La laparoscopia, come ogni tecnica chirurgica, non è priva di rischi. Le complicazioni principali sono:

  • Formazione di ematomi nella parete addominale,
  • Costituzione di enfisema sottocutaneo (enfisema dal greco emphysàn=soffiare dentro, infiltrazioni di aria o di gas nel tessuto cellulare, o anche dilatazione anormale e permanente degli alveoli polmonari),
  • Complicazioni rare sono la lesione di anse intestinali, della vescica e degli ureteri, la lesione di grossi vasi, come la cava, l’aorta e l’arteria iliaca comune,
  • Arresto cardiaco o embolia gassosa,
  • Rischi anestesiologici rari e da valutare caso per caso,
  • Rischi connessi alla chirurgia pelvica, presenti anche nella chirurgia tradizionale.

COSA FARE DOPO CHE IL FIBROMA È STATO ASPORTATO?

Tornando al caso specifico, e chiedersi cosa fare ora che è stato rimosso il fibroma, rimane importante capire a che tipo di intervento si è stati sottoposti, di quali vantaggi abbiamo goduto, quali controindicazioni abbiamo affrontato, quali rischi abbiamo corso o stiamo ancora correndo. Quali comportamenti adottare affinché non ci siano ricadute

VISIONE IGIENISTA

Riportando in dettaglio, con parole e spiegazioni mediche, il metodo mininvasivo della laparoscopia non ho certo inteso fare da sponda a quel tipo di intervento, sminuendo le posizioni igieniste di critica agli interventi invasivi. Può essere veritiero e probabile fin che si vuole che la laparoscopia rappresenti un passo avanti e che sia migliore della laparotomia ossia della chirurgia tradizionale a cielo aperto. Ma il vero problema non sta in tale confronto.

L’ERRORE STA NEL CURARE LA MALATTIA-SINTOMO

Le critiche ferme ed inamovibili della Health Science non sono rivolte alla tecnica in sé, al metodo prescelto dalla medicina per asportare questo o quello, o per rimuovere il fibroma, quanto al fatto stesso di scegliere quella strada carica di presunzione e di precarietà, carica di pretese guaritrici irrealistiche ed ingiustificate poiché inficiate dalla non conoscenza del fattore causante, dall’invalidità e dall’innaturalità del metodo, dalla cura sul sintomo. “The error of the various therapeutic systems is not in the methods they employ to cure disease. The error is that they try and attempt to cure disease at all!” (l’errore non sta nel metodo prescelto ma nel fatto stesso che si tenti di curare la malattia) come affermato dal grande Alec Burton nel suo articolo “The Anatomy of Cure”, apparso sulla rivista Health Science di Maggio-Giugno 1996.

I RIMEDI INTELLIGENTI INTERNI NON SI RIMEDIANO DALL’ESTERNO

Essendo noi dotati di formidabili e intelligenti strumenti guaritivi interni, ogni tentativo di guarigione dall’esterno diventa una vera e propria superstizione perniciosa, una utopia curativa. Se la malattia, se l’alterazione della escrescenza tumorale o del sovrappeso, è il vero percorso curativo, ossia il segnale d’allarme, ossia lo scarico tossico, ossia la barriera e lo strumento del nostro sistema immunitario, se la malattia è amica e non nemica, se essa rappresenta l’autentico rimedio e la vera strada verso il recupero, diventa banale, improduttivo ed autolesionistico praticare la curomania sul sintomo. Rimediare un rimedio è una insanabile contraddizione.

RASSERENANTE SAPER CHE LA DIETA DEL POST-OPERATORIO È LIBERA

Di buono c’è che, secondo il parere autorevole dei medici, la dieta è libera. Non si comprende però se questa liberatoria derivi da fatti sicuri e provati, o se invece non dipenda dalla tradizionale ignoranza delle autorità sanitarie in fatto di nutrizione, per cui si continua a predicare il mangiare un po’ di tutto e a bere tanta acqua.

SANI, MALATI E CONVALESCENTI SIAMO TUTTI HEALTH ORIENTED

In ogni caso vale il principio che il corpo, nonostante tutto, nonostante i nostri errori alimentari e comportamentali, nonostante le cure invasive e fastidiose per il sistema immunitario, rimane strutturalmente health oriented ed autoguarente, per cui ogni scelta virtuosa finisce per essere apprezzata e per produrre risultati. Consiglio la lettura della mia tesina “Dieta post operatoria e cibi per la convalescenza“.

PUNTARE CON COERENZA, FIDUCIA E PAZIENZA AL RECUPERO MEDIANTE IL NOSTRO PACCHETTO-SALUTE

Per il recupero del peso forma, ricordo che il sovrappeso è un sintomo e che il nostro sistema
non è una dieta dimagrante o ingrassante, ma punta al equilibrio ponderale su basi del tutto naturali. Usare uno schema dietetico con la finalità di dimagrire o ingrassare significa già porsi su un binario morto o su una via senza uscita. La giusta scelta sta invece nel puntare al riequilibrio generale mediante una applicazione coerente del nostro repertorio-salute. Il ripristino salute da parte dei meccanismi immunitari comporterà automaticamente un progressivo, sostenibile e stabile recupero del peso forma.

LA VITALITÀ MARCIA SULLO STESSO BINARIO DELLE SCELTE VIRTUOSE

Quanto infine al recupero di vitalità, esso passa assolutamente tramite precise scelte alimentari e comportamentali. Cibo vitale e vibrante sulla scala Simoneton, cibo acquoso e carico di enzimi, di vitamine naturali e di minerali organici, cibo leggero, innocente, gradevole e digeribile, corredato però da respirazione, esercizio, camminate, riposo, sonno, sole, armonia, serenità e buonumore. Del resto hai dalla tua 15 anni di esperienza positiva, per cui non dovrebbe essere problematico per te rimetterti nella giusta carreggiata.

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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