LETTERA
MIO CUGINO E’ MANCATO IL 18 APRILE
Ciao Valdo, Questa volta non ti scrivo per chiederti consigli sulla dieta ma per chiederti un favore. Purtroppo mio cugino Daniele é mancato pochi giorni fa. Insieme eravamo venuti ad ascoltarti alla Bioteca di Udine lo scorso 23 Dicembre. Mio cugino era una persona veramente straordinaria che, tra mille difficoltà, avrebbe voluto combattere la sua malattia utilizzando sempre e solo metodi naturali.
CI TENEVA A DENUNCIARE L’ENORME INGIUSTIZIA DELLA CHEMIO
Questa testimonianza é stata scritta da Gabriele, fratello gemello di Daniele e rispecchia fedelmente il pensiero di Daniele. Spero tu possa condividerla sul tuo blog perché la sua esperienza possa servire a denunciare l’enorme ingiustizia verso coloro che vogliono avere la libertà di scelta. Sono sicuro che mio cugino avrebbe sconfitto la malattia. Aveva già fatto dei progressi enormi. Se non é più qui tra noi la colpa é di uno stato che ti considera malato solo se accetti la chemioterapia. Grazie in anticipo per il tuo aiuto. Alessandro Polidoro
*****
LASCITO CULTURALE DI DANIELE (R.I.P.)
SONO MORTO, AL PARI DI TUTTI QUELLI CHE CONOSCEVO
Sono un giovane uomo di quarantacinque anni. Sono morto. Tutte le persone che ho conosciuto fino ad ora, quelle ammalatesi di cancro, quelle che hanno praticato la chemioterapia o la radioterapia, quelle di cui ho saputo, quelle di cui mi ricordo, tutte quelle persone sono morte. Non credo nella chemioterapia e nella radioterapia. Mi hanno dato due anni e mezzo senza chemio, mi hanno dato a denti stretti tre anni con la chemio. Forse, almeno in questo, sono stati sinceri.
IO VOLEVO VIVERE 10 O 20 ANNI ANCORA, NON 2 ANNI E MEZZO SENZA CHEMIO O TRE ANNI CON LA CHEMIO
Quando mi sono espresso in modo risoluto spiegando che non avrei seguito il percorso proposto, mi hanno chiesto del perché avessi deciso di morire, del perché mi rifiutassi di lottare. Ma io non avevo deciso di morire. Io volevo vivere, per questo ho rifiutato la chemio. Mi hanno detto che bisogna continuare a sperare, che non bisogna accettare la morte. Io speravo, non accettavo la morte, per questo ho rifiutato la chemio.
MI HANNO RIEMPITO DI DISGUSTO I PALADINI DELLA CHEMIO
Ciò nonostante ho anche sempre rispettato le scelte altrui, chi ha accettato la chemioterapia, chi ha preferito la radioterapia. Ho sempre rispettato chi ha scelto una qualunque altra strada. Mi sembra giusto e legittimo che valutazioni e scelte debbano poter essere personali. Ma sono rimasto disgustato da coloro che con insistenza presentano la chemio come unica e indiscussa via di guarigione. Quelli sono per me tali e quali ai falsi guaritori di cui si legge nei giornali, esattamente come quelli che loro stessi affermano di combattere.
NON VOLEVO CHE SI SAPESSE
Non volevo che si sapesse della mia malattia. Lo ho chiesto esplicitamente alle poche persone che ne erano informate. Sono rimasto amareggiato e deluso che non sia andata così. Non sono arrabbiato con loro, forse avrei dovuto tenere tutto per me. Non volevo che la gente mi stesse vicino per questo motivo. Non volevo che provassero pena per me. Non volevo che mi compiangessero. Non volevo ricevere mille diversi consigli, anche se sinceri. Non volevo che, guardandomi, vedessero in me un morto che cammina. Non volevo che mi immaginassero sotto terra prima del tempo. Non volevo ritrovarmi a perdere tempo, a spiegare il come e il perché.
NON AVEVO PREVISTO I DOLORI
Non sono dimagrito per colpa del male. Sono dimagrito per mia scelta, per affamare il male. Dopo l’operazione, tramite una alimentazione mirata sono lentamente migliorato. Mi sono tenuto costantemente sotto controllo, non facevo le cose a caso. Ultimamente però, condizionato da tutti quelli che dicevano di vedermi troppo magro, avevo messo su del peso, e uno dei miei sgraditi ospiti interni, ha invertito tendenza ed è cominciato a crescere. Ero cosciente che il finale sarebbe potuto essere anche non positivo, ma ero ottimista. Poi però ho iniziato ad avvertire dolori. Non li avevo previsti.
TENTATIVO ESTREMO DI ATTACCARE IL TUMORE
Questo fatto mi avrebbe impedito di continuare una vita dignitosa come avrei voluto, durante la guarigione o fino ad una eventuale morte. Dopo circa due settimane di dolori crescenti ho deciso che era tempo di attaccare direttamente il tumore. Una soluzione naturale, compatibile con la dieta alimentare adottata, ma per molti versi rischiosa. Una procedura delicata, tanto banale quanto efficace, ma impegnativa. In Italia non viene praticata. Ho voluto ugualmente provare, perché in quel momento di difficoltà non vedevo altre chance.
SCOMPARSA DEL DOLORE CON LE PRIME DUE APPLICAZIONI
Alla prima applicazione è quasi scomparso il dolore. Alla seconda applicazione il dolore è svanito, ho cercato allora di migliorare la strumentazione di misura, per la sicurezza. Sono sempre stato molto metodico nelle mie azioni. Sembrava che tutto andasse per il meglio. Ero entusiasta, volevo poter dare una bella notizia a mia madre, a mio fratello, a mio cugino, alle persone con cui mi ero confidato. Ero certo di aver chiuso il cerchio, che quella fosse la parte mancante del puzzle, ero felice di questo, ero raggiante, i miei dubbi si erano dissolti.
LA TERZA APPLICAZIONE E’ STATA FATALE
Era una sensazione estatica, poi con il terzo giorno è arrivato il momento della terza applicazione. Non so esattamente cosa sia successo. Forse l’entusiasmo, forse la fretta, mi sembra ormai evidente che devo avere oltrepassato i limiti di sicurezza, oppure è stato semplicemente un caso. Avrei avuto bisogno di qualcuno accanto a me. Sarebbe bastata una persona che sapesse cosa facevo, che conoscesse i rischi e che fosse preparata per ogni emergenza, lì vicino a me. Magari anche una strumentazione mirata, ma nulla di più. Dalla sicurezza di essere a buon punto, sono passato al drammatico intorpidimento della scomparsa.
MORTO PER AFISSIA DA ANNEGAMENTO
Non sono morto di cancro. Sono morto annegato, sono morto per asfissia da annegamento. Non me lo aspettavo, non lo avevo previsto. Vi prego credetemi. Non volevo che finissero così tutti i sacrifici fatti fino a quel momento, la volontà di mantenere un corpo sano, capace di combattere la malattia. Non volevo che finisse così. Non volevo sciupare le attenzioni amorevoli e l’infinita pazienza di mia madre, che mi ha permesso di mantenere la dieta come da programmi, lasciandomi il tempo e la possibilità di continuare a lavorare.
NON VOLEVO LASCIARVI
Non volevo lasciarvi. Non volevo lasciare nessuno di voi. Non volevo che finisse così. Stavo bene. Stavo meglio. Sarei guarito. Non ho dubbi a riguardo. Io sarei guarito. Purtroppo per via della mia scelta incostituzionale ho dovuto fare tutto da solo. L’ho fatto tanto nella ricerca quanto nella pratica. Nessuno poteva aiutarmi, nessuno poteva prestare la benché minima assistenza per terapie che vengono praticate in altre parti nel mondo ed in Europa, ma non in Italia, pena il linciaggio mediatico.
SONO MORTO INDIRETTAMENTE DI CHEMIO
Io sono morto di chemio. Indirettamente è vero, ma sono morto per il veto che il mercato della chemioterapia ha imposto, tramite la classe medica e politica, contro tutto ciò che può diminuirne gli utili. Sono morto per il grosso affare economico che la chemio continua a rappresentare. Sono morto perché nessuno in Italia può permettersi di fornire assistenza medica per cure alternative che potrebbero minare il futuro economico della chemioterapia.
L’IMPLACABILE ARROGANZA DEL FARMACO
Quando ero alla ricerca di metodi alternativi ho trovato solo porte chiuse, dinieghi, rifiuti. Chi si è permesso di alzare il dito nei confronti delle terapie ufficialmente riconosciute è stato messo alla gogna. Chi ha studiato e tentato nuove vie, per ottenere risultati che si possono definire tali, è stato espulso dalla classe medica. VIA TUTTI: il mercato del cancro è nelle mani dei produttori di chemioterapici.
HO PERSO COSCIENZA DEGLI ULTIMI ISTANTI
Non ricordo se mi sono accorto che stavo respirando acqua. Non ricordo se ho avuto il più piccolo barlume di coscienza di ciò che stava succedendo, che quelli erano i miei ultimi momenti. Non ricordo se ho tentato di ribellarmi, se sono riuscito a muovermi o se mi sono perso nell’oblio. Non ricordo se ho pensato a qualcuno. Non ricordo quegli ultimi istanti.
IO VOLEVO VIVERE, GLI ALTRI VOLEVANO AVERE
Ricordo però di avere fino a quel momento lottato per quello in cui credevo, con tutta la mia volontà e convinzione, ricordo che è stato un confronto impari fra la mia voglia di vivere e la voglia altrui di avere, di possedere, di arraffare. Questo senso di ingiustizia mi ha accompagnato fino alla fine, ed anche oltre. Daniele (01/04/1967 – 18/04/2012)
*****
RISPOSTA
Ciao Daniele, nessun pretismo celebrativo di maniera e nessuna retorica. Due parole da vivo a vivo, anche se apprendo in questo istante che il tuo martoriato corpo giace da una settimana sotto i cipressi. Due parole con la certezza che tu mi ascolti. Dopotutto mi avevi già sentito a dicembre. Di sicuro hai sofferto troppo sia nel fisico che nel morale. Di sicuro hai varcato la soglia malvolentieri, con tanto rammarico e con tanta rabbia in corpo. Ci tenevi a stare nel mondo visibile, nonostante quegli spasimi lancinanti che ti hanno portato a tentarle tutte fino all’ultimo. Eri molto legato ai tuoi affetti, a quella che chiamiamo vita. Eri un lottatore, uno che non si dà per vinto. Avevi tante cose importanti da raccontare. Dal tuo drammatico e toccante messaggio traspare la tua volontà di non andartene invano, di non andartene anonimo e silente, ma di lasciare almeno una traccia ed una testimonianza. La tua lettera e la tua storia hanno la caratteristica di non essere facilmente dimenticate.
Valdo Vaccaro
Commenti
0 commenti