LETTERA
LO SFACELO DEL CORPO E DELLA MENTE LASCIA IL SEGNO IN CHI RESTA
Ciao Valdo. Parecchi anni fa è morta la mia amata nonna di Alzheimer. Ricordo ancora la terribile sensazione di impotenza e di rassegnazione che provai di fronte allo sfacelo progressivo della sua mente e del suo corpo. Anche per questo sono andata a rileggermi più volte le tue tesine dedicate al morbo di Alzheimer, così, per cercare di capire come avrei potuto aiutare mia nonna.
VORREI LA TUA OPINIONE SULL’ARTICOLO DEL DR WHITEHOUSE
Poi leggendo altrove, mi sono imbattuta in questo articolo del dr Peter Whitehouse, neurologo americano e uno dei massimi esperti mondiali nell’Alzheimer, che propone una sua personale visione ed interpretazione di questa malattia. Se avrai tempo e voglia di leggerlo, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensi. Grazie. Elena
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DOCUMENTO TRATTO DAL LIBRO “IL MITO DELL’ALZHEIMER” DI PETER WHITEHOUSE, INSERITO NELLA RIVISTA BIOCALENDA, OTTOBRE 2011 (Sintesi, titolo e sottotitoli di VV)
EMIL KRAEPELIN E ALOIS ALZHEIMER
L’Alzheimer ha preso il nome dal medico tedesco Alois Alzheimer che per primo la studiò a fondo. Da rilevare però che il vero padre dell’Alzheimer è il medico psichiatra Emil Kraepelin, direttore della Reale clinica psichiatrica di Monaco. Fu proprio Kraepelin che offrì ad Alzheimer l’opportunità di far parte del suo gruppo a Heidelberg, nominandolo successivamente suo assistente.
DIATRIBA STORICA TRA KRAEPELIN E SIGMUND FREUD
Nel 1910 Emil Kraepelin coniò ufficialmente il termine Alzheimer Krankheit (malattia di Alzheimer). Secondo alcuni storici, nel consolidare l’esistenza della malattia giocò un ruolo importante la diatriba tra Kraepelin e Sigmund Freud. La teoria di Freud rivoluzionò lo studio delle nevrosi attribuendo i sintomi delle malattie psichiatriche ai misteriosi lavorii dell’inconscio, e ipotizzando la cura attraverso la terapia psicoanalitica. Queste teorie erano in netto contrasto con la concezione organicistica delle malattie mentali sostenuta da Kraepelin e Alzheimer. Per loro le malattie avevano una base esclusivamente organica che poteva essere accertata con mezzo scientifici.
PSICHIATRIA A BASE ORGANICA E PSICHIATRIA A BASE FREUDIANA
Si venne così a creare una profonda divisione tra la psichiatria a base organica e la psichiatria freudiana. Ognuna di queste due correnti cercava il riconoscimento nell’ambito medico, perché la posta in gioco era elevata. Quando Kraepelin incluse l’AD (Alzheimer Disease) nel suo testo Psychiatrie, diede avvio a una storia lunga 100 anni durante la quale, da un singolo paziente bollato in modo approssimativo, siamo arrivati all’attuale pandemia che coinvolge 25 milioni di persone.
ABNORME INTERESSE SULLA RICERCA GERONTOLOGICA
La malattia di Alzheimer sarebbe potuta rimanere rara e insignificante se, nella seconda metà del XX secolo nei paesi industrializzati non fosse aumentata progressivamente l’attesa di vita media. L’invecchiamento della popolazione, associato alla proliferazione di nuovi strumenti tecnologici che promettevano di prolungare la vita, stimolò l’interesse per la ricerca neurologica e gerontologica. Nei primi anni Settanta i neuro-scienziati, ben consapevoli dell’enorme interesse sull’invecchiamento, cercarono di ottenere maggiori finanziamenti.
ALLA RICERCA DELLA MALATTIA DEL SECOLO
Il loro lavoro avrebbe dovuto concentrarsi su qualcosa di molto concreto e attuale, qualcosa di terrificante e incurabile. Serviva una malattia che giustificasse l’impiego di enormi risorse, la malattia del secolo. L’Alzheimer si adattava in maniera perfetta allo scopo. Nel 1974 viene fondato il National Institute on Aging (NIA, Istituto nazionale sull’invecchiamento) e sotto la guida dello psichiatra clinico Robert Butler, inizia subito a promuovere l’AD come suo principale ambito di ricerca, consentendo ai fondi federali di essere convogliati ai ricercatori.
L’ARTE DI CARPIRE DANARO PUBBLICO
Lo stesso Butler dichiarò: “Decisi che dovevamo rendere il termine Alzheimer una parola di uso comune. Sapevo che questo sarebbe stato l’unico modo per far convergere i diversi settori della ricerca in un unico filone che diventasse priorità nazionale. Io chiamo questa strategia la politica sanitaria dell’angoscia. Nel 1976 il dottor Robert Katzman, in un suo editoriale, scrisse che negli Stati Uniti l’AD si collocava al quarto o quinto posto tra le cause più frequenti di morte e sollecitò il paese ad investire di più. Nel 1979 a Washington fu creata l’Alzheimer’s Disease ad Related Disorder (ADRDA, Associazione per la malattia di Alzheimer e i disturbi correlati). Nel 15 settembre 1983 la Camera dei rappresentanti propose il mese di novembre come Mese Nazionale dell’Alzheimer.
IL NUOVO IDIOMA DELL’INQUIETUDINE
La reinterpretazione dell’invecchiamento cerebrale come malattia a sé stante, e lo stanziamento di enormi quantità di denaro da parte del governo, produssero un entusiasmo che contagiò i ricercatori e i familiari dei pazienti affetti di AD. (Erano tra l’altro gli anni in cui si inventò pure l’AIDS e l’HIV, collocandone i piani di paura e panico nei cassetti della CDC, Central Disease Control, Ndt). Cambiò la dizione, e il termine senilità venne soppiantato dal termine Alzheimer, il nuovo idioma dell’ansia e dell’inquietudine!
DAI 4 MILIARDI DEL 1979 AI 643 MILIARDI DEL 2007
Nel biennio 1984-1985 il NIA aveva istituito in tutto il paese ben dieci Alzheimer’s Disease Research Centers. Nel 1979 il NIA aveva speso per la ricerca sull’AD circa 4 miliardi di dollari. Nel 1991 era arrivato a spenderne 155 (37 volte tanto). Nel 2007 i fondi federali assegnati alla ricerca per la Guerra contro l’AD erano lievitati a una cifra sbalorditiva di 643 miliardi di dollari.
CELEBRITÀ A SOSTEGNO
La nascita del nuovo linguaggio popolare intriso di angoscia e terrore fu amplificato quando vennero coinvolti nella causa dell’AD personaggi molto popolari, come gli attori Rita Hayworth, Charles Bronson e Charlton Heston, nonché il presidente statunitense Ronald Reagan, la Regina dei Paesi Bassi Giuliana, il PM britannico Winston Churchill, il pugile campione del mondo Sugar Ray Robinson ed altri ancora.
COS’È IN REALTÀ L’ALZHEIMER?
Ufficialmente la malattia di Alzheimer è provocata dalla degenerazione del cervello e dalla perdita di cellule nervose a causa di molteplici fattori, perlopiù ignoti alla medicina. È una malattia degenerativa e progressiva caratterizzata dalla perdita irreversibile di cellule cerebrali. Questa degenerazione porta al rimpicciolimento e all’atrofia di alcune aree del cervello, alla riduzione di alcuni neurotrasmettitori, in particolare l’acetilcolina.
SINTOMI DELL’ALZHEIMER
Gli effetti di questa patologia sono 1) Deficit di memoria, 2) Compromissione della capacità di apprendere, di ragionare, di formulare giudizi, di riconoscere oggetti, di comunicare, 3) Gravi difficoltà nel compiere attività quotidiane, 4) Agitazione, ansia, depressione, allucinazioni e insonnia.
SIGNIFICATO DI DEMENZA
Il termine oggi molto in voga di demenza, deriva dal latino dementia, demens-entis, composto di de- con valore privativo e mens=mente, ovvero fuori di mente. In passato era utilizzato per identificare i dissidenti e devianti di ogni tipo, soprattutto donne anziane che venivano accusate di stregoneria quando manifestavano sintomi di decadimento cognitivo.
BETA-AMILOIDE E GROVIGLI NEUROFIBRILLARI TRA LE TEORIE PIÙ IN VOGA
I ricercatori pensano che i deficit cognitivi dell’AD siano associati alla presenza nel cervello di alterazioni anatomopatologiche costituite da due formazioni di natura proteica: le placche di proteine beta-amiloide (BAP) e i grovigli neurofibrillari (NFTs), che alla fine distruggerebbero i neuroni a livello cerebrale. Ma le lacune conoscitive non mancano. Ad esempio gli scienziati non capiscono come le beta-amiloide uccida i neuroni. Non sanno se tali placche sono responsabili della degenerazione o se sono invece delle semplici cicatrici o dei marcatori, se sono causa o effetto di tale degenerazione. La proteine beta-amiloide si accumula in tutti i cervelli man mano che invecchiano, e tale processo può addirittura iniziare nei ventenni. Risulta pertanto difficile stabilire quale sia il livello soglia oltre il quale l’accumulo di beta-amiloide diventa patologico.
PESANTI SOSPETTI SUI RADICALI LIBERI
I radicali sono atomi o gruppi di atomi che contengono almeno un elettrone spaiato e quindi sono debolmente legati, instabili e altamente reattivi. Si accumulano nel cervello provocando nelle cellule un danno e un deficit che potrebbe contribuire all’AD. Queste molecole reattive si formano nel corpo durante i normali processi biologici che possono essere accelerati da agenti esterni come infezioni, fumo di tabacco, agenti tossici, erbicidi, radiazione solare e inquinanti. I radicali possono anche danneggiare il Dna.
INFIAMMAZIONI CEREBRALI E CITOCHINE
Secondo questa teoria l’AD è una conseguenza dell’infiammazione cerebrale che genera metaboliti anomali, ossia piccole molecole prodotte dai processi metabolici, a partire da normali molecole cerebrali. Per esempio le citochine, che sono normali proteine del sistema immunitario, sono prodotti dall’infiammazione tissutale e possono circolare nel cervello.
TEORIA VASCOLARE E SCARSO APPORTO DI OSSIGENO AL CERVELLO
Piccoli infarti isolati in aree strategiche del cervello, oppure occlusione di multipli vasi sanguigni e capillari, possono provocare demenza riducendo l’apporto di ossigeno al cervello e alterando i circuiti neuronali coinvolti nei processi decisionali, nella memoria.
TEORIA DELLE ECCITOTOSSINE
I neuroni morirebbero per un eccesso di stimolazione da parte di neurotrasmettitori aminoacidi eccitatori o eccitotossine. Dato che il glutammato e altri neurotrasmettitori eccitatori normalmente inducono la scarica elettrica dei neuroni, se sono presenti in eccesso, possono portare i neuroni a scaricarsi ed eccitarsi fino alla morte.
TEORIA DEL DIABETE
Disturbi del metabolismo del glucosio vengono descritti nella AD già da decenni. L’ipotesi è che in un soggetto diabetico, il cervello manca di sufficiente glucosio per funzionare correttamente, oppure che lo zucchero presente in eccesso nel sangue produce un danno vascolare che compromette l’irrorazione dei neuroni. Studi epidemiologici indicano che le persone affette da AD hanno più frequentemente un diabete concomitante.
IL MITO DELL’ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer è un mito creato dalla nostra cultura nel tentativo di fornire un senso a un processo naturale come l’invecchiamento cerebrale. La malattia non ha mai lo stesso decorso, e non può essere differenziata dal normale processo di invecchiamento. Non esistendo un singolo profilo biologico dell’AD, ogni diagnosi clinica viene ritenuta probabile ma non certa. Questo è il motivo per cui anche l’esame neuropatologico ha perso nel corso degli ultimi anni un po’ del suo smalto e della sua affidabilità. Non ci sono evidenze che l’AD si stia diffondendo nella popolazione, parola del dottor Peter J. Whitehouse, neurologo americano, uno dei massimi esperti mondiali. Ma se l’AD non può essere differenziato dal normale invecchiamento cerebrale, per curare l’AD dovremmo di fatto arrestare il naturale processo di invecchiamento cerebrale.
IN REALTÀ SERVONO SOLO MISURE SENSATE DI PREVENZIONE
La promessa di una panacea per una delle malattie più temute costituisce un potente mito culturale della civiltà contemporanea. Dopo 30 anni di ricerca e decine di miliardi di dollari spesi non abbiamo nessuna cura. I costosi test genetici e gli strumenti di neuro-imaging ci fanno sprofondare nella confusione anziché avvicinarci alla scoperta di una cura. Ritengo che il mito dell’AD ci stia portando a sprecare risorse enormi nella ricerca di una formula magica inesistente. Stiamo cioè privilegiando la terapia piuttosto che l’assistenza e la prevenzione. L’infatuazione della tecnologia ci fa dimenticare di attuare semplici misure preventive per proteggere il nostro cervello dal decadimento cognitivo, come indossare un casco quando andiamo in bicicletta, mangiare sano, fare attività fisica, assicurarci acqua potabile pubblica priva di piombo, arsenico, metilmercurio e policlorobifenili (PCB).
ENORME SPRECO DI DANARO PUBBLICO E 80 MILIONI DI PAZIENTI NEL 2050
Attualmente sembra che nel mondo 25 milioni di persone siano affette da Alzheimer con costi di 240 miliardi di dollari all’anno, cifre enormi a carico della società umana. Si stima che nel 2030 circa un quinto della popolazione americana (70 milioni di soggetti) avrà 65 anni o più con una aspettativa di vita media di circa 77.5 anni per gli uomini e 83 per le donne. Mentre nel 2040 ci saranno 40 milioni di persone oltre gli 85 anni. In base alle proiezioni statistiche nel 2050 il numero di americani ai quali verrà diagnosticato l’Alzheimer raggiungerà i 14 milioni con un costo di oltre 300 miliardi di dollari all’anno. L’associazione Alzheimer’s Disease International (ADI) ha stimato che nel mondo il numero di persone affette da AD supererà gli 80 milioni!
LE ETICHETTE SOCIALMENTE STIGMATIZZANTI PROLUNGANO ED ESACERBANO LA MALATTIA STESSA
Da un punto di vista neurologico la parola Alzheimer ha un effetto devastante sul cervello delle persone che la sentono nominare. Tale parola innesca determinati circuiti neuronali che danno accesso al nostro lessico interiore di parole e significati. Parole con forte carica emotiva agiscono in modo potente sul cervello e possono indurre alterazioni fisiologiche, come il rilascio di ormoni dello stress che potrebbero danneggiare i neuroni stessi. C’è enorme differenza tra dire a una persona che il suo cervello sta invecchiando e aiutarlo a far parte della sua comunità, e dirgli invece che è affetta da una malattia degenerativa cerebrale progressiva chiamata Alzheimer, applicandogli una etichetta che potrebbe emarginarlo. Le etichette socialmente stigmatizzanti spesso prolungano ed esacerbano la malattia stessa.
L’ALZHEIMER NON È MALATTIA DEL CERVELLO
L’Alzheimer non è una malattia cerebrale specifica! Non può essere diagnosticata in modo certo durante la vita o dopo la morte, né possiede una caratteristica patologica di base che lo possa definire. Il termine stesso malattia di Alzheimer, applicato all’invecchiamento cerebrale è una definizione impropria che militarizza l’approccio medico al problema, e che porta a svilire e ad emarginare la persona ingiustamente etichettata. Un inquadramento più umanistico ed ecologico dell’invecchiamento cerebrale riconosce le insidie e le sfide dell’età avanzata e ci permette nel contempo di evitare lo stigma della malattia mentale.
L’INVECCHIAMENTO CEREBRALE E CORPORALE È UN CONTINUUM PROGRESSIVO E FISIOLOGICO, NON NECESSARIAMENTE UNA PATOLOGIA
Quando pensiamo all’AD come a una malattia molecolare dell’età senile guardiamo solo alle pozzanghere dell’invecchiamento cognitivo e ignoriamo il temporale che si verifica per tutto l’arco della vita. È più corretto considerare l’invecchiamento cerebrale dal punto di vista olistico, come un processo che si sviluppa dal grembo alla tomba. La concezione medico-militarista porta a considerare l’invecchiamento cerebrale come una malattia specifica che devasta la mente, il che è una falsità sotto il profilo scientifico. Tutti noi cambiamo continuamente durante l’arco della vita e gli stadi più avanzati dell’invecchiamento cerebrale sono parte questo continuum.
NIENTE GUERRE AI SINTOMI E NIENTE SENSI DI PAURA E DI PANICO
Non siamo in guerra con il nostro cervello che invecchia ed è pericoloso e ingannevole pensare che vi sia una soluzione rapida dietro l’angolo. La metafora, dal greco metaphéro=io trasporto è un tropo, ovvero un tròpos=trasferimento, o un tropus, che in latino significa volgere ad un altro uso, pertanto una figura retorica che implica un trasferimento di significato. Importante è spogliare il mito dell’AD delle sue metafore di antagonismo patologico. Importante è fare del nostro meglio per accettare pienamente la nostra mortalità. Gli esseri umani e il loro cervello che invecchia non sono in guerra tra loro. Le persone cosiddette dementi non appartengono a una specie diversa. Le metafore belliche esercitano un potere sulla psiche umana, per cui instillano un senso di paura e urgenza che sollecita provvedimenti rapidi. Danno carta bianca a chiunque abbia il potere di dichiarare guerra!
LA PAURA DELL’ALZHEIMER
Molte persone anziane vanno dal medico nutrendo per la loro perdita di memoria sentimenti di paura, terrore e angoscia generati dal mito di massa della malattia di Alzheimer. Questo terrone preconcetto è troppo spesso alimentato dai medici e il modo in cui la diagnosi viene comunicata può risultare una esperienza devastante, sia per il paziente che per la sua famiglia. La diagnosi rappresenta una etichetta che porta con sé una serie di convinzioni, atteggiamenti, significati culturali e inesattezze scientifiche. Una etichetta che implica prospettive terapeutiche limitate e influenza negativamente le aspettative di una persona nella fase finale della propria vita.
LIMITI DELLA SCIENZA
Non sappiamo veramente come funziona il cervello, come vengono prodotti i pensieri. La nostra fissazione per la ricerca biomedica ci porta a codificare l’AD in termini puramente meccanici e molecolari, molto riduttivi e limitanti.
EFFETTI DELLA DEPRESSIONE NELLE DIAGNOSI DIFFERENZIATE
La depressione produce un rallentamento psicomotorio e può rendere labile la memoria. Provoca inoltre provoca una disfunzione dei lobi frontali, una riduzione volumetrica dell’ippocampo e un danno alle strutture nervose a livello subcorticale, incrementando il numero delle placche amiloidi e dei grovigli neuro-fibrillari nel cervello.
EFFETTI DELL’IPOTIROIDISMO NELLE DIAGNOSI DIFFERENZIATE
La tiroide, sotto l’egida e lo scudo di ipotalamo e ipofisi, regola tutti i processi metabolici. Una sua disfunzione può avere ripercussioni su tutto l’organismo. Gli ormoni tiroidei possono influenzare la funzione dell’ippocampo e una loro diminuzione causare torpore mentale, perdita di memoria, depressione e ansia.
EPILESSIA, CARENZE DI CALCIO E ALCOLISMO
Farmaci contro l’epilessia possono provocare un rallentamento psicomotorio e deficit di memoria. Il calcio serve a mantenere l’eccitabilità della membrana neuronale che consente la trasmissione degli stimoli elettrici tra i neuroni. Una carenza di calcio può produrre un malfunzionamento neuronale. Nel cervello degli alcolisti si osservano alterazioni strutturali e funzionali come nell’AD.
MANTENERE IL CERVELLO ATTIVO È LA GIUSTA STRATEGIA
Invece di imbottire gli anziani di neurolettici e antidepressivi, dobbiamo cominciare a integrare le cure con terapie di tipo umanistico, con terapia narrativa, arte terapia, pet-therapy e altre strategie mirate a favorire il contatto con l’esterno. Tenere in attività il cervello significa anche evitare tutto quello che lo atrofizza e lo rende apatico come la televisione. Use it or lose it. Il cervello va usato se non lo vuoi perdere. La lettura di libri, la risoluzione di cruciverba, come pure impegnarsi in qualche attività teatrale, o il fare volontariato, sono tutte attività importanti per il mantenimento elastico del cervello, per la formazione di nuove cellule nervose. Si continua ad apprendere per tutto l’arco della vita.
SCELTE OCULATE VERSO IL CARBURANTE COMPATIBILE
Anche le nostre scelte alimentari costituiscono uno dei più importanti fattori di rischio per la demenza. Diete ricche di grassi e povere di frutta e verdura sono associate a patologie vascolari, processi infiammatori, produzione di radicali liberi, poco apporto di sangue e ossigeno al cervello e pertanto a neurodegenerazione! Come ha detto Henry David Thoreau, “Un uomo può reputarsi felice se il suo cibo è anche la sua medicina”.
PIÙ FRUTTA E PIÙ VERDURE FRESCHE DI STAGIONE
Le ricerche epidemiologiche hanno dimostrato che gli elementi chiave per proteggere la salute cognitiva e il cervello in generale è una dieta a basso contenuto di grassi saturi animali (carni, uova, formaggi). Diete ricche di grassi e povere di frutta e verdura sono associate a patologie vascolari, processi infiammatori, produzione di radicali liberi, poco apporto di sangue e ossigeno al cervello e conseguente neurodegenerazione! Aumentare dunque il consumo di frutta e verdura fresca e di stagione, ricca di acqua biologica, di vitamine, minerali organici, enzimi, antiossidanti, fibra e ormoni vegetali.
AUMENTARE GLI OMEGA-3 E DIMINUIRE GLI OMEGA-6
Il cervello è composto per il 50% da grassi e gli acidi grassi essenziali, come gli Omega-3, costituiscono il 30% della membrana dei neuroni, assicurando fluidità e permeabilità. Le giunzioni sinaitiche sono formate per il 60% da acidi grassi Omega-3. Gli acidi grassi sono neuroprotettivi anche a livello vascolare, per cui aumentano l’elasticità dei vasi sanguigni, diminuiscono la viscosità del sangue e riducono i livelli ematici dei lipidi. Oggi, nella dieta umana comune, il livello acidi grassi idrogenati, il livello degli Omega-6 pro-infiammatori, surclassa quello degli Omega-3. Gli Omega-3 si trovano nei semi di lino, lattuga romana, cavolo, semi di senape, chiodo di garofano, noci, mandorle, pistacchi, anacardi, pinoli, pesce, cavolfiore, zucca, spinaci, cavolo cappuccio, verza, fragole. Curcuma e ginko biloba producono effetti positivi sulle funzioni cognitive e sulla memoria, promuovendo l’apporto di sangue al cervello.
SIAMO STRUTTURATI PER IL MOVIMENTO E NON PER LA SEDENTARIETÀ
Il nostro corpo è strutturato per il movimento. L’attività fisica fa bene al cervello quanto al corpo. Aumenta il flusso sanguigno cerebrale e protegge i circuiti neuronali. Negli anziani una buona forma fisica è associata a bassa incidenza di mortalità, a bassa ipertensione arteriosa, ad assenza di malattie cardiovascolari, ad assenza di diabete, depressione e disabilità. Nelle donne che praticano un’attività fisica intensa il rischio di AD si riduce del 60%. Il Tai-chi richiede ad esempio movimenti difficili ma lenti e armonici, per cui si presta ad essere ginnastica cerebrale.
LA FILOSOFIA È LA VERA BASE DELLA CONOSCENZA UMANA
“Abbi cura di apprendere la filosofia perché in essa è racchiusa la conoscenza dell’uomo, il soggetto primo della medicina”. Questo era il Codice di condotta per i medici che studiavano a Oxford e Cambridge nel Medioevo (in perfetta linea con quanto si insegnava presso la Scuola Medica Salernitana, Ndt).
Peter Whitehouse
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RISPOSTA
CONDIVIDO LE AFFERMAZIONI DEL DR WHITEHOUSE SULL’ALZHEIMER
Ciao Elena. Questo articolo di Peter Whitehouse è di straordinaria importanza, non solo per quanto dice sull’Alzheimer, considerata non malattia del cervello ma tendenza fisiologica all’invecchiamento, rallentabile e prevenibile mediante scelte di vita sensate e virtuose. Il neurologo americano va ben oltre. Mette a fuoco infatti con sapiente senso storico le caratteristiche peculiari del militarismo medico americano, evidenziando la sua infinita voracità per il danaro, la sua insaziabilità voglia di potere e di dominazione, l’arte di trasformare situazioni normali e fisiologiche in terribili patologie.
LA VORACITÀ AMERICANA PER IL DIO DANARO TROVA ACCOLITI E COPIATORI IN TUTTO IL MONDO
Pur non citando altre malattie parallele che rientrano nello stesso spirito, diventa inevitabile fare dei richiami all’Aids inventato ed etichettato, alla sieropositività, all’inesistente virus Hiv, agli imbrogli e alle farse epocali che trovano incredibile continuazione nei tempi attuali grazie alla voglia di replicare e di copiare i meccanismi bidonistici, i trucchi speculativi delle fondazioni Aids esentasse, da parte di gruppi di speculazione di paesi in forte crescita economica come Cina, India e Vietnam.
PATOLOGIE CONTAGIANTI INVENTATE E PIANIFICATE AD ARTE IN STILE HOLLYWOODIANO
Come accendi il televisore vieni martellato dal panico. Ora si parla di virus Zika e delle micidiali zanzare. Quanto c’è di vero e di autentico in tutto questo? Meno di zero ovviamente. Sarebbe interessante poter aprire i cassetti segreti del lazzaretto americano CDC e analizzare quante decine di pestilenze, chiaramente bubboniche e contagianti, stanno ivi depositate, in serbo per essere lanciate nel decennio in corso.
I FILIBUSTIERI DELLA MEDICINA MONATTA NON MOLLANO LA PRESA
Le bufale del Regime Medico Internazionale si susseguono a ritmo scandito. Dall’Aids, al Legionario, all’Aviaria, alla Suina, all’Ebola, alla Zika. Un mondo relativamente tranquillo e sereno sul piano sanitario fa letteralmente schifo ai filibustieri della Medicina Monatta. Occorre spaventare la gente e tenerla sul filo del rasoio. Spaventare per dominare meglio. Spaventare per inchiodare la popolazione alla curomania medica. Spaventare per fare del male, per moltiplicare l’inquietudine e il fiato corto, per incentivare ed esacerbare tutte le malattie e i malesseri, per esercitare meglio e di più il controllo mondiale e la riduzione mondiale della popolazione, chiodo fisso e dichiarato auspicio di Henry Kissinger e della CIA. Non è una questione di Zika. La Zika serve all’Aids e all’Ebola e alle altre che verranno.
LA STRATEGIA DELLA PAURA NON VA MAI IN VACANZA
La strategia della paura continua ininterrotta. Il governo federale brasiliano impiegherà migliaia di soldati per una operazione porta a porta di ricerca di acqua stagnante e di disinfestazione coatta. Prendendo così due piccioni con una fava. Spaventare sia i brasiliani che l’opinione pubblica mondiale, riempiendo di sostanze tossiche famiglie, donne incinte e bambini. I produttori di sostanze repellenti anti-zanzara stanno facendo salti di gioia.
BRASILE, PARAGUAY E ARGENTINA HANNO LE FALDE ACQUIFERE DI COLORE ROSSO
Secondo al mondo dopo gli Usa come macellatore di bovini, il Brasile ha dato il “buon esempio” al Paraguay, quinto produttore mondiale di bistecche e di hamburger in concorrenza con l’Argentina. Più stomachevoli e puzzolenti rivoli di sangue e di liquidi organici stagnanti, che acque stagnanti nel paese amazzonico. I brasiliani, al di là delle angosciate donne incinte in Pernambuco, non sembrano affatto curarsi troppo dell’allarme. Nessun timore di decurtazioni turistiche per il Carnevale di Rio, visto che la samba e gli sculettamenti avranno la meglio su tutto il resto.
COI SOLDI TUTTO SI COMPRA E TUTTO SI CORROMPE
Le bufale della CDC sono pianificate in ogni dettaglio e non sono prive di documentazione. In America si è capito da decenni e da secoli che coi soldi si compra tutto, sia in casa che all’estero, si corrompono le star del cinema e dello sport, si comprano le lobbies, i partiti, i parlamenti, le televisioni, i telegiornali, le università, i laboratori, le statistiche, i ministeri e i governi. La sostanza di quanto trattato è la microcefalia legata alla sperimentazione di vaccini sulle donne incinte. La storia dello Zika servirebbe come copertura.
GUERRE MEDICHE STREPITOSE SUL PIANO AFFARISTICO
L’America è da decenni costruttrice di Guerre Mediche. Guerre Perdenti e Fallimentari sul piano umano, nel senso che nulla di buono arrecano alla gente, ma Strepitose sul piano affaristico, sul riversare fondi statali e allargamenti di mercato alla Dominazione Medico-Farmaceutica, alla Corporation del Contagio e del Terrore che manovra e detta i tempi ai suoi lacchè e ai suoi coloni, ai suoi ministeri asserviti e collusi in ogni angolo del pianeta. Tutto è in mano al Vertice Mondiale segnalato dal dr Giuseppe di Bella (vedi tesina “Il dito coraggioso del dr Di Bella sulla piaga dei Vertici Sanitari“).
GLI SCIENZIATI VERI VENGONO TENUTI IN DISPARTE
Ecco l’importanza dei ragionamenti del dr Peter Whitehouse. Importanza che travalica di molto il filone dell’Alzheimer. Sarebbe interessante poter sentire i pareri aggiornati di scienziati autentici e trasparenti come il prof Peter Duesberg, il dr Stefan Lanka e il nobel Kary Mullis, su queste ultime vicende dell’untorismo medico.
Valdo Vaccaro
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