LETTERA
CIBO COLTIVATO E NON PARTORITO
Caro Valdo, sono 3 anni che ormai il mio cibo viene coltivato e non partorito. Tre anni in cui io mi sono ritrovato e sono ridiventato me stesso. Ovviamente graziato dai tuoi scritti e dalle tue testimonianze.
L’IDEALE SAREBBE AFFRANCARSI DAGLI SCHEMI E DALLE SBARRE A CUI SIAMO COSTRETTI
Rimane la tristezza di un’esistenza catalogata e standardizzata nonostante le scelte etiche e morali.
Diciamocelo francamene, siamo tutti carcerati di un modello di vita. Nasciamo con un debito e moriamo peggio, passando per una vita fatta di apparente benessere. Vien voglia di accasarsi in un camper e vivere la libertà che tutti gli esseri viventi dovrebbero godere. Come in certi film dove ti addormenti in riva al mare o ti svegli su di un paradisiaco prato fiorito salutato da qualche festoso uccellino.
PRIVARSI DELLE COSE INUTILI E DELLE FALSE NECESSITÀ CI RIPORTEREBBE AI VERI BISOGNI E ALLA BELLEZZA DEL NATURALE E DELL’ESSENZIALE
Un film che tutto sommato potrebbe diventare realtà. Arrangiandosi, accontentandosi, privandosi di tante inutili cose e delle false necessità che sono d’obbligo in questa era. Riappropriandosi della propria natura. Non chiedo conferme, di tanto in tanto fa bene anche sognare e sperare. Ciao e buona vita.
Fabrizio
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RISPOSTA
LA VOGLIA DI LIBERTÀ NON CONOSCE CONFINI
Ciao Fabrizio. La libertà non è un lusso o una infrastruttura sociale, ma un diritto inalienabile di ogni uomo e direi di ogni essere vivente. Ottenerla non è sempre facile e scontato. Occorre lottare per prenderne atto, per realizzarla e mantenerla. Libertà dal gioco di occupazioni e colonizzazioni, libertà dai dispotismi interni, libertà dalle discriminazioni razziali, libertà dal bisogno, dalla fame e dall’ignoranza, libertà dagli impegni gravosi di studio e di lavoro, libertà dai condizionamenti familiari e sociali, libertà dagli schemi e dai comportamenti imposti, libertà dai pregiudizi e dalle opinioni stereotipate che ci circondano, libertà dalla violenza e dalla insicurezza, libertà dalle paure che appesantiscono e stressano la nostra vita, libertà dalle angosce della malattia e dalla paura della morte, libertà dai falsi bisogni del consumismo.
LE DISGRAZIE DEGLI IMMIGRATI SONO SOTTO I NOSTRI OCCHI
Se pensiamo poi alle sofferenze che devono affrontare gli immigrati di colore per raggiungere le nostre coste, con percorsi da brivido e inimmaginabili sofferenze prima ancora di imbarcarsi su barconi e chiatte intasati all’inverosimile e pagati con tutti i loro poveri averi, ci rendiamo conto di quanto può costare la voglia di libertà, quando nel tuo stesso paese e nelle tue stesse case non sei più in grado di difenderti e di dormire la notte, quando ti viene a mancare la possibilità di mangiare, bere e respirare, di coltivare il tuo orticello o di svolgere la tua attività lavorativa.
I VANTAGGI DELLA VITA NOMADE ED APOLIDE
Lottiamo una vita per costruirci una casa nostra che dovrebbe tenerci al riparo da sorprese e da nemici esterni, ed invece cadiamo in una trappola fatta di incasellamenti, di codici fiscali, di balzelli statali e comunali, di bollette della luce, dell’acqua, del gas, del telefono, dei rifiuti, e delle contravvenzioni stradali. La bellezza dell’essere liberi da bollette e da gravami sociali non ha prezzo, mentre finiamo in una società che fa di tutto per toglierci il fiato, l’aria, il tempo, la salute. In effetti la vita migliore potrebbe essere proprio quella dei nomadi e degli apolidi.
L’UNICA VIA POSSIBILE RIMANE QUELLA DEL COMPROMESSO
Un buon camper e via lungo le strade, liberi di svoltare quando si vuole per le strade di campagna in prossimità di una fonte o di un fiume, liberi di prendersi il sole e la pioggia, liberi di raccogliere more di bosco ed erbe selvatiche. Questo è il motivo per cui gli zingari hanno uno speciale rapporto con la natura e con la vita. Ma c’è dell’utopia anche in queste considerazioni. Girare il mondo in camper comporta comunque dei costi. Essere costretti a elemosinare o peggio a rubare e sottrarre risorse al prossimo, non è compatibile con la trasparenza e l’autonomia, con l’armonia e la serenità che sono ingredienti irrinunciabili. Alla fine l’unica via percorribile è quella di trovare un valido compromesso, preservando con denti ed unghie il difendibile, ossia quello che ci è concesso dalle circostanze della nostra esistenza e dalla nostra capacità di barcamenarci tra i marosi, le difficoltà e le incongruenze del quotidiano.
Valdo Vaccaro
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