LETTERA
Gentilissimo Valdo, non so, forse non dovrei scrivere a lei per questo problema ma è la persona di cui mi fido di più. Già tempo fa le scrissi per il mio forame pervio e ancora adesso apprezzo il suo consiglio.
Ovviamente vegetariana, anzi un po’ più vegana (grazie a lei e alle sue tesine che so a memoria). Ora le espongo il mio (terribile) problema. Da tanti anni avevo un lipoma sottocute alla schiena, da 10 anni o forse più, parecchie volte in occasione di visite dai dermatologi chiesi se fosse stato meglio toglierlo ma tutti mi dissero “ma no, è un semplice lipoma che non dà fastidio lo lasci lì e non ci pensi più”.
Un mese fa, accompagnata da mio marito presso un primario dermatologo, gli proposi di toglierlo perché era un po’ aumentato e si vedeva leggermente. Prima mi aveva detto di lasciarlo pure li tanto era un lipoma, poi sotto mia insistenza accettò. Quindi la settimana scorsa sono entrata con tutta tranquillità in sala operatoria, tanto era una cosa così banale.
Ma il chirurgo appena incide mi dice “Ah no, non è un lipoma, estrarrò e farò fare la biopsia”. Mi ha dimessa senza spiegarmi nulla. Io ormai ero una statua di ghiaccio e non ebbi il coraggio di dire una parola. Solo sul foglio d’uscita ha scritto “Rimozione neoformazione angiomatoide”.
Ovviamente appena tornata a casa ho iniziato ad indagare su internet. Non le dico quante cose terribili ho letto. Sono letteralmente impazzita. Ho 67 anni e in vita mia non ho mai perso la testa come questa volta. Per l’esito ci vorranno 40 giorni o forse più. Non so come farò ad attendere tanto con il terrore che non mi lascia un attimo e mi toglie il sonno, la fame e la lucidità. La prego non butti il mio scritto. Ho davvero bisogno di un appoggio (e se può) di un suo gradito parere. Con affetto e stima. Marinella
RISPOSTA
STATUA DI GHIACCIO DAVANTI ALL’UOMO IN CAMICE
Le parole che più mi colpiscono in questo messaggio? “Sono rimasta una statua di ghiaccio senza il coraggio di dire una sola parola”. Per che cosa poi? Per una frase o una diagnosi o una incertezza con annessa nuova ipotesi espressa da un medico che torna sui suoi passi e trasmette disinvoltamente i suoi dubbi e le sue paure alla persona che si accinge a curare.
Questo è uno degli esempi di come e la gente penda letteralmente dalle labbra del proprio chirurgo, quasi si trattasse della voce di Dio che esprime la propria sentenza.
IL TERMINE ANGIOMATOIDE COLPISCE COME UNA FRECCIA VELENOSA
Ma anche il seguito non è meno carico di deprecabile ansia. Via a casa a scartabellare tra le pieghe del computer su questa terribile diagnosi “rimozione neoformazione angiomatoide”, dal significato oscuro, misterioso e vagamente macabro.
C’è di mezzo la parola rimozione, anche se in questo caso si tratta di sospesa rimozione o di rimandata rimozione in vista chissà di qualche forma di pre-aggressione chemio-radioterapica tesa ad attenuarne la malignità o la recidività.
C’è di mezzo la parola “neoformazione” che viene automaticamente tradotta in cancro. Angio poi deriva dal greco angeiòn che sta per vaso.
E c’è di mezzo la parola “angiomatoide”, dove angioma suona già sufficientemente sinistra, con quella desinenza “oma” che segnala tumore garantito ai vasi sanguigni e “oide” che in greco si traduce con “simile a” o “tendente a”, come per dire che non si è nemmeno sicuri che sia così.
LE SPIEGAZIONI IN RETE CREANO ANCORA PIÙ TERRORE
Ovvio che poi le informazioni e i dati raccogliticci in rete su questo tema non sono affatto più rassicuranti e tranquillizzanti, essendo sempre di provenienza medica e curativa, per cui abbondano descrizioni dettagliate di vari tumori eventuali che paiono fatte apposta per creare ulteriore panico.
Dove coesistono pure altre definizioni tipo istiocitoma fibroso maligno, dove istos sta per tela o tessuto, un tipo di sarcoma, una neoplasia maligna di origini incerte che può svilupparsi in qualsiasi parte del corpo, sia nei tessuti che nelle ossa.
LA LINGUA GRECA TRASFORMATA IN LINGUA OSPEDALIERA COSTITUISCE ULTERIORE BARRIERA TRA MEDICO E PAZIENTE
La medicina, scegliendo la lingua greca come punto di riferimento e come radice etimologica di tutte le sue definizioni, ha creato una barriera cognitiva nei riguardi dei pazienti che, non masticando di certo il greco nella pronuncia e ancor meno nella grafia, devono sempre fare salti mortali per capire bene cosa hanno.
Nel contempo essa ha trasformato la storica e magnifica lingua greca classica in una specie di gergo ospedaliero, o di pozzo senza fondo dal quale si pescano patologie su patologie, cure su cure, quando in realtà lo stesso Ippocrate aveva dato una impronta di chiarezza e di semplicità al linguaggio medico, citando principi generali tipo primo non nuocere, l’alimento sia il tuo vero farmaco, e la natura è la sovrana mediatrice di tutti i mali.
SPULCIARE INFORMAZIONI SU INTERNET, SENZA UNA GUIDA VALIDA FA ANCORA PIÙ PAURA
Fatto sta che le indagini della paziente su internet la fanno letteralmente impazzire, avendovi essa letto cose e prospettive terribili, finendo per perdere la testa, smarrire la calma, la compostezza e il sonno.
Il fatto di dover rimanere passiva e in balia dell’incertezza e dei pensieri negativi in agguato per una quarantina di giorni, non fa che trasformare tale attesa in un periodo allucinante che la mette a dura prova sl piano mentale, fisico e spirituale.
DOMANDE SU DOMANDE PRIVE DI RISPOSTA E PRIVE DI SERENITÀ
Di cosa mai si tratterrà? Angioma o Istocitoma? Oppure sarcoma dei tessuti molli, forma piuttosto rara che appare nell’1% delle patologie tumorali? Oppure una neoplasia cutanea tipo voglie o macchie rosse di fragole e di vino?
Oppure una neoplasia sottoforma di verruche maligne dovuta a malformazione congenita dei vasi sanguigno cutanei e sottocutanei? Oppure un angiosarcoma la cui pessima prognosi non permette non si riesce a controllare nemmeno mediante interventi demolitivi? Oppure uno dei tanti angiomi-linfomi dei vasi linfatici? Oppure un angioma-emangioma dei vasi sanguigni?
QUARANTA GIORNI DI TORTURA INUTILE ED INSENSATA, OLTRE CHE INSIDIOSA
Posso solo immaginare lo stress e la disperazione di una donna normalmente tranquilla e sana, che si ritrova dall’oggi al domani in una condizione di questo tipo, per oltre un mese, in attesa della sentenza medica.
Questi 40 giorni corrono il rischio di trasformarsi in una cura intensiva psicogena per aggravare ed appesantire le sue condizioni causandole stato di stress e di fatto corto, ma anche per causarle una effettiva insorgenza tumorale.
È noto che parlare di una malattia, pensando stabilmente a una malattia, temendo una malattia non si fa altro che richiamare la malattia stessa dal nulla e renderla reale ed effettiva.
MICIDIALI DANNI MEDICI PRIMA ANCORA DI INTRAPRENDERE UNA QUALSIASI CURA
Del resto il terrore che non ti lascia un attimo, togliendo fame, sonno e lucidità, diventa formidabile strumento di tortura e di ammalamento per qualsiasi persona.
Pensa un po’ quanti danni micidiali è capace di fare la medicina già prima ancora di intervenire con farmaci e bisturi e chemio. Chiaro che la paziente ci deve mettere pure del suo, prendendo per buono tutto quanto le viene detto e lasciandosi andare all’ipocondria e al panico.
LA MIA SCUOLA È UN ANTIDOTO EFFICACE ALLA DABBENAGGINE MEDICA PREVALENTE
La Marinella mi chiede un consiglio ed un appoggio. Non posso fare altro che riproporle in alternativa l’intero mio lavoro pubblicato su libri e blog negli ultimi 12 anni, come antidoto specifico a tutti i veleni che lei sta attualmente metabolizzando con grave pericolo per se stessa e per il suo equilibrio e benessere.
La Marinella deve capire ancora fatti fondamentali come quello per cui i mostri e le varie malignità teorizzate dalla medicina convenzionale sono il frutto della inettitudine-ignoranza-malafede-collusione, tutte qualità negative sciorinate a piene mani dal regime sanitario dei nostri tempi.
Finché la gente non capisce che servono tante più scuole giuste e competenti e tanti meno ospedali curativi sui sintomi, tanta più istruzione autentica e tante meno cure mediche, casi come quelli della Marinella saranno purtroppo la regola e non l’eccezione.
COERENTE SCELTA TRA CAMPO MEDICO E CAMPO IGIENISTA
Deve imparare ad avere maggiore amor-proprio e rispetto per se stessa. Deve imparare ad uscire dal vortice negativo nel quale la sta invischiando l’apparato sanitario. Deve imparare a rispettare le leggi naturali e i principi di base come il principio di causa ed effetto, il principio per cui il corpo è autoguarente e non va mai contro se stesso, purché messo nelle condizioni di farlo in tutta serenità e fiducia.
Deve imparare ad essere autonoma e libera nel giudizio, facendo quando serve una bella distinzione tra campo medico e campo igienistico e nel fare una scelta chiara in favore di uno dei due, visto che essi percorrono sentieri diametralmente opposti e incompatibili.
HEALTH SCIENCE IGIENISTICA E MEDICINA CONVENZIONALE SU POLI OPPOSTI ED INCOMPATIBILI
L’igienismo va verso la Non Cura del Sintomo, mentre la medicina pone tutte le sue armi nell’intervento sul sintomo tumorale e nella rimozione tumorale, completando il discorso con una soppressione sistemica delle inevitabili reazioni chiamate recidive, ottenuta però a spese della vitalità e della carica energetica del paziente.
Tra i tanti articoli da me firmati c’è “Tumore, barriera e strumento del sistema immunitario”. Vanno ristudiati capiti e condivisi, oppure scartati del tutto.
Valdo Vaccaro non è medico e non guarisce, ma offre strumenti mentali e comportamentali che aiutano a rimboccarsi le maniche e ad affrontare questi eventi con la massima grinta e determinazione.
VIETATO OSCILLARE TRA CAMPO MEDICO E CAMPO IGIENISTICO
Non sto proponendo alla Marinella di lasciare la medicina del tutto in modo drastico, cestinando ogni messaggio e ogni lettera e ogni appuntamento da essa proposto. Anzi, se lei crede fermamente al campo medico convenzionale fa benissimo a mettersi del tutto nelle mani del protagonismo medico-chirurgico e a seguirlo con fiducia e coerenza fino in fondo, fino alle estreme conseguenze, senza paure, senza timori, senza insonnia.
L’importante è rendersi conto che non esiste modo logico e produttivo per mescolare le due diversissime vedute. Se si pensa di chiedere aiuto e supporto da parte mia, occorre armarsi di coraggio e lasciare ogni curomania medica, ad eccezione delle eventuali emergenze.
Nessuno al mondo guarisce, né l’igienista né il medico. L’unico deputato a farlo è sempre il proprio corpo messo nelle condizioni operative e psicologiche ideali per farlo.
SPESSO OCCORRE SAPER RIDERE DELLE PICCOLEZZE E DELLE MISERIE UMANE, DI CUI LA MEDICINA DETIENE UN RECORD
Una persona con le paure e la ipocondria indotta, come la Marinella, farebbe bene a mettersi nelle mani della teoria verbale shock della dr Gabriella Mereu, medico-chirurgo radiata dall’Ordine Medico e, pertanto di sicuro e garantito valore.
Alcuni giorni fa, a una paziente che le diceva piagnucolando di soffrire di una grave forma di micosi, lei ha risposto con queste letterali parole: “Lei signora non ha una micosi ma una minchiosi di carattere mentale!”. Un episodio al quale abbiamo assistito in diretta durante una delle sue ormai celebri conferenze.
Non è la prima volta che succede, a conferma di quanta importanza e influenza abbia la parola sulla mente umana. Prendere in giro e coprire di ridicolo i termini medici, la prosopopea e la seriosità artificiosa e cervellotica del linguaggio sanitario, si rivela essere una strategia vincente, provocando nel paziente o nella paziente uno sconvolgimento interno, una liberazione dalla propria vulnerabilità mentale e una rapida guarigione.
DIFENDERE LA PROPRIA DIGNITÀ E NON DELEGARE A NESSUNO LE PROPRIE SORTI
La Marinella sta tutto sommato benissimo, essendo arrivata ai 67 anni senza danni e senza tarli che le rodono in testa, e con un lipoma alla schiena che non ha in alcun modo compromesso la sua esistenza fino a questo momento.
È vegetariana e quasi vegana da qualche anno. Conosce a memoria le mie tesine, ma purtroppo, alla prima vera e propria occasione per applicarle in concreto, commette uno strafalcione e si mette a disposizione del medico convenzionale, dando credito indiscriminato alle parole e alle incertezze del medico stesso, alle sue provvisorie e traballanti diagnosi.
E tutto d’un tratto precipita nel caos e nel disagio della paura e dell’ansia, proprio quando doveva invece far valere la sua autostima, il rispetto per il suo corpo e il rigetto delle terapie mediche invasive elaborate nei suoi riguardi.
Auguro alla Marinella di non credere a nessuno e nemmeno a me stesso. Creda invece nelle doti autoguarenti del suo corpo. Le auguro di non piegarsi ai diktat di nessuno e di saper reagire meglio, di sapersi rialzare prontamente da questo imprevisto ruzzolone mentale.
Valdo Vaccaro
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