LETTERA
INTOSSICATA DA PROTEINE, HO ELIMINATO PANE E PASTA
Buongiorno, un amico mi ha parlato di lei. Ho letto qualche suo articolo e sono rimasta colpita. Mi riconosco nella maggior parte dei sintomi da intossicazione proteica. Sono una donna di 32 anni e ho iniziato un’alimentazione a zona da circa due anni. Nel corso dell’ultimo anno ho sostituito i carboidrati complessi con frutta e verdura, eliminando in pratica pane e pasta.
TANTO SPORT E TANTE ABBUFFATE, COL MORSO DELLA FAME PRONTO A PERSEGUITARMI
Nel corso dei mesi la fame è aumentata e sono arrivata a mangiare quantità incredibili di cibo. Il più delle volte carne, pesce e bianco d’uovo, oltre a enormi quantità di verdure. Al punto che sospettavo di avere il verme solitario, oppure dei seri problemi intestinali. Pratico molto sport a livello amatoriale, precisamente podismo e kick.
SI PUÒ FARE SPORT SENZA CARNE E PESCE? IL CAMBIAMENTO DIETA VA FATTO PROGRESSIVAMENTE O SUBITO?
Ho alcune domande da porle. È possibile alimentarsi al meglio per lo sport escludendo carne e pesce, o è giusto mangiarne in minime quantità? È possibile sostituire interamente pane, pasta e latticini dalla alimentazione e sostituirli interamente con frutta e verdura (lo chiedo avendo riscontrato giovamento finora)? In caso di cambiamento, è preferibile farlo in modo lento e graduale, oppure è il caso di cambiare drasticamente? La ringrazio per la sua attenzione. Veronica
RISPOSTA
PER PRODURRE QUALCOSA DI STRAORDINARIO SERVONO DUE PERSONE CONTRAPPOSTE
Carissima Veronica, il tuo messaggio contiene problematiche molto importanti e sentite. Chiunque fa sport in Italia e nel mondo, sia che si tratti di calcio, di ciclismo, di basket, pallavolo, motociclismo, ginnastica, atletica, o altro ancora, potrebbe rivolgermi le tue stesse identiche domande. Perché una lettera diventi importante servono due persone. Da una parte una che pratichi lo sport e che stia facendo gravissimi errori di percorso (e quella sei tu, ma non sei la sola ovviamente), e dall’altra qualcuno che si muova in un tracciato di libera saggezza e competenza alimentare, ma che conosca anche a menadito il problema della resa a livello sportivo (e quello dovrei essere io, se me lo concedi almeno per un’oretta, il tempo di leggermi con calma).
QUESTA TESINA PUÒ DIVENTARE UN PICCOLO VADEMECUM DELLO SPORTIVO, GRAZIE A TE E A ME
Ecco dunque che questa tesina può diventare rilevante e significativa, andando nelle mani della medicina sportiva e nutrizionale, ma soprattutto in quelle dei praticanti di tutti gli sport. Vincere una gara e rovinarsi il fisico non è un risultato brillante. Giocare in serie A per qualche anno, e finire poi pieno di acciacchi, come un vecchio cavallo stanco, non è un risultato desiderabile. Vincere una gara grazie a pasticche, iniezioni, anabolizzanti e porcherie varie, non ha alun senso a livello sportivo, e meno ancora a livello salutistico. Ma è quanto sta esattamente avvenendo nel 95% dei casi.
UN CONTINUO AGGUATO ALLA SALUTE, CONDOTTO IN PIENA REGOLA E LEGALITÀ
Assistiamo al proliferare di eresie sottintese o dichiarate, in campo sportivo-nutrizionale, dove le industrie alimentari e farmaceutiche hanno saldamente la situazione in mano. In ogni paese del mondo, gli eventi sportivi sono pesantemente sponsorizzati dalla Coca-Cola, regina mondiale delle bevande in bottiglia e in lattina, dalle industrie lattiero-casearie, dalle industrie dei dolciumi e delle cioccolate, dalle industrie farmaceutiche coinvolte nell’enorme business degli integratori, dalle televisioni che stanno in piedi grazie a quel tipo di sponsor. Un autentico agguato alla salute, condotto in piena regola e legge da una formidabile coalizione del male.
DICIAMO PURE CHE DI SPORT ATTIVO NE HO FATTO MOLTO, DAI 10 AI 50 ANNI
Per quanto mi riguarda, riporto l’opinione di Gianni Cuberli da Tavagnacco, ottimo e promettente calciatore-portiere in gioventù, e poi presidente per anni di diverse associazioni sportive e culturali. Guardando a 360 gradi nella panoramica sportiva, non ho mai conosciuto un elemento che si sia dedicato allo sport attivo, in tutte le possibili forme e intensità, senza mai un caffè, una cola, una pillola di alcun genere, per tutto l’arco della sua vita, come l’amico Valdo. Lo cito solo perché mi conosce da vicino. Questo lo sanno più o meno tutti dalle mie parti.
CHI MI HA CONOSCIUTO DA SPORTIVO, HA DI ME UN BUON RICORDO ANCHE A SINGAPORE
Se poi vai a leggere quanto scriveva il mensile dell’Alliance Francaise di Singapore (diversi numeri nel periodo 1981-1984, quando a 40 anni, oltre che giocare nella serie A locale, facevo delle partite di coppa per la squadra sponsorizzata dai francesi di Singapore), gli elogi sono addirittura imbarazzanti, e quando i francesi parlano bene di un italiano non ci possono essere dubbi. Ricordo solo uno dei commenti, che posso mostrare a chiunque nero su bianco. Valdo non ha soltanto realizzato tante reti, ma ci ha pure insegnato a giocare al calcio. Conservo tuttora alcuni ritagli di quotidiani asiatici, che riportano le mie performance e i miei goal. Il più famoso calciatore asiatico Rajagopal, che vive a Singapore, mi conosce in ogni dettaglio.
NON CAMPIONE MA NEMMENO SCAMORZA
Non cito quanto sopra per vanità. Ne farei volentieri a meno. Non ero certamente un campione purosangue, ma nemmeno una mediocre scamorza. Parlare di se stessi è sempre arma a doppio taglio. Ogni cosa che dici può essere interpretata male. Non ho mai fatto il professionista che ci guadagna sopra.
ERO UNA MALEDETTA SCHIAPPA A TENNIS, E QUESTO LO RICONOSCO, NONOSTANTE I MIEI TENTATIVI DI EMERGERE
Ma le mie belle soddisfazioni me le sono sempre tolte. Nel calcio, nel ciclismo, nel nuoto ed anche nel ping pong, se vogliamo. Diciamo pure che ero una schiappa a tennis, dove non riuscivo mai a prevalere sui giocatori bene impostati, nonostante un mio corso presso una scuola internazionale a Miami in Florida, e nonostante un esordio positivo a un meeting tennistico a Jakarta in Indonesia (dove al primo turno eliminai un tennista americano con un incredibile 6-3, 6-3, andando però sotto già alla seconda tornata).
UN DEMENZIALE ESORDIO AI CAMPIONATI STUDENTESCHI
Ho tentato anche l’atletica, commettendo la pazzia di iscrivermi ai 100 metri piani e nel contempo ai 10 mila, facendo imbestialire il prof di educazione fisica. Si era nel 1963. Zero esperienza podistica e tanta voglia di strafare. Si correva allo stadio Moretti di Udine, ai campionati studenteschi, in una splendida giornata di maggio. Avevo molti amici a tifare. Le avevo appena buscate nei 100, arrivando terzo su una ventina di concorrenti. Ma intendevo rivalermi nella lunga distanza. Il gruppo di partenza era composto da una trentina di atleti. Notando che andavano troppo piano, partii come un ossesso.
UN BOLIDE CONTRO UN GRUPPO DI TARTARUGHE
Sembravo un bolide di formula uno contro un gruppo di tartarughe. Ad ogni passaggio sotto le tribune sentivo l’esultanza degli amici che scandivano il mio nome. Ma ero poco abituato alle scarpe chiodate. Dopo una manciata di tornate complete avevo un giro completo di vantaggio su tutti gli altri. Vittoria in tasca? Col cavolo. Mi inchiodai al sesto giro, e me ne tornai mogio-mogio verso gli spogliatoi. Si era ingrippato tutto, dal respiro, ai muscoli, alle caviglie, agli intestini. Probabilmente avevo polverizzato il record sui 3000 metri, ma non sarei mai riuscito a completare i 10 mila a quel ritmo.
TI SEI IMBATTUTA NELLA PEGGIORE DIETA MAI APPARSA SULLA FACCIA DELLA TERRA
Dopo questo mio biglietto da visita, parliamo di te. Perché mai ho usato il termine gravissimi errori di percorso? Perché rappresenti la classica persona sportiva condizionata dal preconcetto filo-proteico ed anti-idrocarbonico, e soprattutto perché ti sei imbattuta nella peggiore dieta mai apparsa sulla faccia della terra. Quella dieta a zona che, sbugiardata da ormai 10 anni nella sua stessa terra di origine, continua a fare danni tremendi in giro per il mondo, come del resto tutte le diete innaturali, low-carb e low-glyco in circolazione, si chiamino esse Atkins, Scarsdale, Gruppi Sanguigni, South Beach, Montignac, Lemme o quant’altro. Quando una dieta avvelena il tuo sangue, causandogli viscosità e lipotossicità, va poi a causare tutti i danni possibili ed immaginabili a fegato, pancreas, ghiandole e soprattutto al sistema renale e sessuale, compromettendo nel contempo le funzioni digestive, assimilative ed espulsive, causando stitichezza, rettocoliti, ileiti, diverticoliti e tutto il resto.
CHI SEGUE LA SALUTE DEVE BOICOTTARE TUTTE LE DIETE DALLA A ALLA Z
Già la parola dieta dovrebbe far spaventare la gente. Dieta infatti non significa mai naturalezza, regola giusta, regola logica, regola salutare, ma significa invece stravolgimento e stortura, imposizione artificiosa e coatta di ideologie lontane e aliene dalla persona umana. Mettere a dieta una scimmia, per questi autori derelitti e sconclusionati, ma premiati ingiustamente da fama e successo fasulli e temporanei, significherebbe toglierle le noccioline e la frutta ed imporle delle bistecche al sangue. Mettere a dieta una pianta di pomodoro, significherebbe per loro toglierle l’acqua e il sole, e irrorarla di integratori sotto una bella lampada abbronzante.
L’IGIENISMO NON È UNA DIETA, MA UN SISTEMA ALIMENTARE RISPETTOSO DEL CORPO UMANO
È per quello che l’igienismo non ha una dieta ma un sistema alimentare consono all’uomo, disegnato sull’uomo, rispettoso del suo sangue, dei suoi organi, delle sue ghiandole, del suo sistema immunitario. Tutti sappiamo ormai a memoria che lo zucchero e il sale fanno malissimo. Ma nessuno pare ancora in grado di capire che una cosa è lo zucchero industriale (e il carboidrato cotto) e un’altra ben diversa è lo zucchero naturale della frutta, o l’amido naturale dei tuberi e delle verdure amidacee. E nessuno pare in grado di capire che una cosa è il sale morto da cucina, marino o dell’Hymalaia, o degli integratori minerali, o delle acque dure, e un’altra ben diversa sono i sali vivificanti che stanno nelle verdure crude, nel sedano, nella rucola, nel crescione, nei cavoli, nelle bietole e nei tuberi.
MACCHINE UMANE CHE FUNZIONANO CON CIBI ZUCCHERINI VIVIFICATI DA MADRE NATURA
Siamo macchine che funzionano al meglio con cibi vivificati da Madre Natura. I mammiferi dipendono dal regno vegetale e niente altro che da quello. Siamo macchine che vanno a carboidrato vivo (zuccheri e amidi vivi) e non a proteine. Con le diete low-carb si sovverte l’ordine naturale delle cose e si distruggono le persone. Chi poi pensa che siamo fatti di proteine, di materia cerebrale, di sangue, di fegato, di nervi, di muscoli, di sperma, di latte, di minerali e di vitamine, e si dà da fare per fornire tali sostanze al corpo umano, non ha capito un acca di alimentazione, anche se occupa indegnamente un posto su una cattedra universitaria alla Normale di Pisa.
FUNZIONIAMO NON PER SOSTITUZIONE MA PER TRASFORMAZIONE
Ripeterò fino alla noia che non siamo una casa fatta di mattoni e non siamo dei fantocci stile lego. Non funzioniamo per sostituzione di pezzi e per mattonelle, non funzioniamo per sostituzione di sostanze singole e identiche, ma funzioniamo solo e sempre per trasformazione biologica. Proteina non fa proteina, cervello non fa cervello, sangue non fa sangue, fegato non fa fegato, nervo non fa nervo, muscolo non fa muscolo, sperma non fa sperma, latte non fa latte, minerale inorganico non fa minerale organicato, vitamina sintetica non fa vitamina reale.
GRANDE RISPETTO ED AMORE PER GESÙ, MOLTO MENO PER IL CRISTIANESIMO
Io non sono un fanatico di Gesù Cristo. Questo non certo per demerito suo. Un grande figlio di Dio, come tutti noi del resto lo siamo a livello potenziale, non può che essere amato e rispettato. Sono freddino verso il Cristianesimo per tutte le malefatte che hanno accompagnato la sua storia, e mi riferisco soprattutto al Cristianesimo della politica e del potere, quello che ha fatto bruciare tutte le opere di Pitagora, quello che ha trascinato sul rogo gente del calibro di Frate Girolamo Savonarola e di Giordano Bruno, risparmiando per miracolo Galileo Galilei. Ho sempre condiviso i temi del grande filosofo inglese Bertrand Russell, e in particolare quelli contenuti nel suo testo Perché non sono cristiano. La figura di Gesù non ha bisogno di tante smancerie. È una figura di per sé grandissima, indipendentemente da quello che noi singoli possiamo pensare, dire o scrivere.
CIÒ CHE UCCIDE IL VOSTRO CORPO, UCCIDE ANCHE LA VOSTRA ANIMA
Ma è illuminante davvero leggere il Vangelo Esseno della Medicina Naturale, manoscritto originale in aramaico del III secolo d.C, conservato negli archivi Vaticani. Ti leggo solo alcune righe. Non uccidete né uomini né animali, e nemmeno il cibo che va nella vostra bocca, perché, se vi nutrite di cibi vivi questi vi vivificheranno, ma se uccidete il vostro cibo, il cibo morto vi ucciderà. Perché la vita viene dalla vita, e dalla morte viene sempre la morte. Tutto ciò che uccide, uccide anche il vostro corpo. E, ciò che uccide il vostro corpo, uccide anche la vostra anima.
GESÙ CONOSCEVA 2000 ANNI FA L’ESISTENZA DELLE VITALIE, OVVERO DEI FOOD-ENZYME
In pratica Gesù conosceva alla perfezione 2000 anni fa la faccenda dei food-enzyme riportata in auge dal prof Edward Howell col suo testo Enzyme Nutrition negli anni ’60, suffragata dal dr Paul Kauchakoff con i suoi studi sulla leucocitosi da cibi cotti, ribadita dall’ingegnere francese André Simoneton con le sue ricerche sulle vibrazioni vivificanti emesse dai vari cibi e misurate con precise onde Angstrom.
LA DIETA VEGANA, QUINDI SENZA CARNE, PESCE E SOSTANZA ANIMALE, È IL MASSIMO PER OGNI TIPO DI SPORT
Detto questo, veniamo al tuo caso specifico e alle tue domande. Una persona che fa sport e ama indubbiamente la salute, quale tu sei, deve fare al più presto tabula rasa di una mole di immondizia culturale che incrosta tuttora il suo modo di pensare. La dieta vegana, tendenzialmente crudista, non solo va benissimo, ma è l’ideale massimo per chi pratica sport. Sarà sufficiente qualche piccola attenzione in più, aumentando la crema di avena con semini, aumentando il dosaggio giornaliero di mandorle e pinoli a fine-pranzo e fine-cena, inserendo il pop-corn con le banane o coi datteri o coi fichi, aumentando i germogli e l’avocado nelle insalate di apertura a pranzo e cena.
PRANZO E CENA LEGGERI A COMPLETAMENTO DI UN MENÙ SPICCATAMENTE FRUTTARIANO
Pranzo e cena delle 13 e delle 19, che saranno leggeri ad inverdire il menù vegano e a completarlo, ben sapendo che il vero sostegno allo sport e alla salute arriverà principalmente dai 5 pasti colorati ed alcalinizzanti di frutta matura al naturale, piazzati tra le ore del mattino e quelle del pomeriggio, alle 7, alle 9 alle 11, alle 16 e alle 18, in ottemperanza al nostro disegno gastrointestinale ed immunitario, ed anche ai cicli metabolici giornalieri che comprendono il ciclo alimentare vero e proprio (ore 12-ore 20), il ciclo assimilativo (ore 20-ore 4) e il ciclo eliminativo (ore 4-ore 12).
SI PUÒ VINCERE IN TANTI MODI, SPESSO ANCHE SBAGLIATI
Si può sicuramente vivere e vincere in tanti modi. C’è gente che lo fa mangiando di tutto e anche fumando di tutto. Ma con i cibi droganti (carne e pesce lo sono) non si va lontano. I cibi di per sé non aiutano a vincere o a perdere, ma creano sole le premesse per vincere o perdere. È sempre il motore a fare la performance, sorretto dalle ruote o dai muscoli. Il carburante deve soltanto permettere un funzionamento regolare, privo di sbalzi, e soprattutto privo di effetti collaterali, tipo intasamento, grippaggi e rotture clamorose.
RIDURRE I CARBOIDRATI COTTI VA BENE, MA SCARTARLI PER SALVARE LE PROTEINE È UN ENNESIMO ERRORE
Tutto sommato, cara Veronica, persino il tuo abbandonare pasta e pane è un grave errore. Stai ragionando col cervello distorto di un certo Barry Sears. Non sono un fanatico dei carboidrati cotti, tutti lo sanno. Ma se devo fare una scelta, butterei tutte le proteine animali e manterrei della pasta integrale cotta al dente, con del pomodoro crudo, anticipata da bel piatto di insalata verde. Il pane poi, quando è integrale, coi suoi bei semini di sesamo, zucca e girasole, aiuta ad apprezzare di più le verdure. Con esso si possono pure fare ottimi panini vegani, mettendoci noci e pinoli, 6 strati di foglie e una passata di crema di olive e di avocado.
UN PERCORSO MICIDIALE TRA LA MEDITERRANEA, LA MACROBIOTICA E LA ZONA
L’altro errore è di riempirsi di verdure, probabilmente più cotte che crude. Il terzo sbaglio poi è quello di non aver mai citato l’alimento numero uno, che è la frutta. Tu sei la persona tipica proveniente da un misto di dieta mediterranea e vagamente macrobiotica, finita sugli eicosanoidi e gli Omega-3 della zona. Un percorso micidiale e sballante ai massimi livelli. Affamare il corpo è un grave errore, e ti porta a saziarlo nei modi più rapidi ed assurdi. Aver fame ed aver sete, oltre certi livelli, è un segnale patologico. Ti consiglio un passaggio rapido e quasi immediato al veganismo, incrementando semi e mandorle (ricche di ottimi Omega-3), e un passaggio più graduale al crudismo puntando all’80% crudo e 20% cotto (inteso come legumi, cereali, patate, patate dolci, zucche, cavolfiori e simili, pane e pasta integrali).
IL VEGANO DAVE SCOTT, UNICO AL MONDO AD AVER VINTO 6 VOLTE L’IRONMAN TRIATHLON
Non sto qui a ricordare i trionfi del vegano Edwin Moses nei 400 a ostacoli, imbattuto nelle gare e nei record per 10 anni di seguito. Sappi che i più grandi campioni di decathlon sono vegani, come lo erano i primi grandi atleti greci di Olimpia, nel cui menù dominava la frutta, le noci, i datteri e i fichi. Dave Scott, vegano, è l’unica persona al mondo ad aver vinto 6 volte l’Ironman Triathlon.
GLI ATLETI ECCEZIONALI IN CAMPO VEGANO NON MANCANO AFFATTO
Molti tennisti, campioni e duraturi, come Miles (campione mondiale per 10 anni di seguito) e Martina Navratilova (campionessa a 47 anni, col suo 167° titolo vinto in Australia), serviranno sicuramente a farti capire qualcosa. Emil Deriaz, vegano, detiene il record mondiale di tiro alla fune. Maurizio Zanella è ammiratissimo scalatore di montagne senza attrezzi. Enzo Maiorca è campione mondiale di immersione. E l’elenco può continuare. Molti atleti, pur non essendo vegani stretti, adottano diete vicine al veganismo che permettono in ogni caso di abbinare il risultato immediato alla stabilità delle performance nel lungo periodo.
Valdo Vaccaro
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