LETTERA
NUOVE CRESCITE E MASSE INQUIETANTI
Ciao Valdo, re-inoltro la email che ti avevo inviato a novembre, due settimane dopo aver scoperto la massa inquietante. So che non hai tempo per rispondere a tutte le richieste d’aiuto che ti arrivano, lo capisco perfettamente.
ALLA FINE I RISULTATI SONO TRANQUILLIZZANTI
Un po’ di cose sono successe nel frattempo. Sono stata sottoposta alla TAC e il risultato è piuttosto tranquillizzante, visto che si tratta di una semplice cisti dermoide. Come ti avevo scritto, era mia intenzione tentare un digiuno. In realtà, non sapendo bene cosa fare, ho digiunato tre giorni e, dopo una settimana, altri tre giorni, approffitando del fatto che avevano rimandato l’appuntamento per la TAC. Ovviamente, non è servito a nulla e la cisti è sempre lì.
OGNI NUOVA TERAPIA TENDE A CREARE MAGGIORE DISORIENTAMENTO
Avevo anche contattato via mail, per indicazioni sul digiuno, l’Associazione Igenista Italiana di Genova, ma mi era stata suggerita la Nuova Medicina Germanica del Dott. Hamer, che, peraltro, già conoscevo. Pur trovandola molto interessante, mi sentivo (e mi sento) già abbastanza confusa, perplessa e preoccupata per rimbalzare da un approccio terapeutico a un altro.
OVARIECTOMIA ED ISTERECTOMIA VISTE COME COSE DA NIENTE PER MEDICI E GINECOLOGI
Per farla breve, dovrei sottopormi a ovariectomia bilaterale e forse anche isterectomia. Dopo aver appreso che si tratta di una cisti dermoide, mi sono abbastanza tranquillizzata, ma non riesco ad affrontare serenamente l’intervento, che mi sembra troppo demolitivo. Il mio ginecologo che mi conosce da trent’anni, mi ha rincuorata e incoraggiata. Sostiene che è meglio intervenire perché la cisti potrebbe andare in suppurazione o torcersi, diventando dolorosa. Ti dirò che questi due mesi sono stati così estenuanti che mi viene voglia di farmi operare per non pensarci più. Una delle cose che mi sono state dette: “Signora, cosa se ne fa delle ovaie alla sua età, si operi e non ci pensa più”. Per i medici ogni intervento è una cosa banale e di routine.
TUTTI GLI INTERVENTI CHIRURGICI COMPORTANO DEI RISCHI
Ho anche altri dubbi. Nella mia ignoranza credevo che, dopo la menopausa, le ovaie fossero completamente inattive, invece ho letto che mantengono una qualche produzione ormonale, soprattutto di androgeni, che sono difficilmente sostituibili, a differenza degli estrogeni. Non è che rischio di incorrere in quelle vampate e altri disturbi da scompenso ormonale che non ho avuto in tre anni e mezzo di menopausa?
HO STERZATO VERSO IL VEGANISMO
Volendo a tutti i costi vedere il bicchiere mezzo pieno ti dirò che, dall’inizio della vicenda, ho sterzato decisamente verso il veganismo. Non bevo più birra, e ho pure rinunciato ai quattro caffé settimanali, che bevevo per motivi di convivialità. Non mangio più pesce due volte a settimana, abitudine che mantenevo per accontentare mio marito, ottimo cuoco e buongustaio. Cerco di seguire i tuoi consigli. Scusa per lo sfogo, volevo solo comunicarti questi miei dubbi e perplessità, pur in presenza di una diagnosi che, certamente, mi ha dato sollievo, rispetto ai timori iniziali. Un grazie per il tuo lavoro e la tua disponibilità.
Giovanna
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RISPOSTA
ALLA PROVA DEI FATTI OPERARE NON SIGNIFICA GUARIRE
Ciao Giovanna. Comprendo benissimo le tue inquietudini. Condivido pienamente la tua opinione sull’eccessivo indice demolitivo dell’intervento. Merita davvero mettere a soqquadro il reparto riproduttivo solo perché sei in menopausa? Per i chirurghi asportare significa guarire. Se questo fosse vero diventerebbero autentici salvatori della patria. Purtroppo per loro, e soprattutto per i loro pazienti, le cose non stanno affatto in quei termini.
PIÙ CAUTELA NEI GIUDIZI
Sul fatto che i digiuni non siano serviti a nulla, ci andrei piano prima di sparare sentenze di quel tipo. I digiuni sbagliati o i digiuni non sufficientemente prolungati possono servire a un miglioramento fisiologico generale o anche a un semplice blocco accrescitivo nei riguardi delle cisti e di altre eventuali neo-formazioni.
A VOLTE SERVE PROLUNGARE IL DIGIUNO
L’amica Nandini aveva fatto 4 digiuni di una settimana cadauno, a distanza di 1-2 mesi, senza ottenere alcun risultato in apparenza. Al quinto digiuno, prolungato per un mese, ha sperimentato una espulsione massiccia e radicale. L’efficacia specifica di un digiuno deriva da tanti fattori, tipo la struttura quantitativa e qualitativa dei veleni da disgregare e da espellere, e soprattutto l’energia immunitaria a disposizione per la fase critica.
NEL DIGIUNO NON SI SUBISCONO AGGRESSIONI E NON SI ASSUMONO FARMACI DI CONTORNO
Un mese di digiuno non è cosa da niente, e non fa parte del mio insegnamento tipico che preferisce forme progressive e meno drastiche. Vuoi però confrontare un mese di digiuno con una aggressione chirurgica interna al proprio organismo?
Valdo Vaccaro
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