LETTERA
AMICA ANIMALISTA MALCONSIGLIATA DA SEGUACE DI OHSAWA
Caro Valdo, scusa se non mi sono fatta sentire ultimamente. Avrei bisogno di informazioni riguardo la dieta vegana. Mi hanno detto che il crudo non va bene. Cosa suggerisci? Grazie. Donata da Palmanova (Udine)
RISPOSTA
Ciao Donata. La prima cosa che mi viene in testa è di metterti sul chi va là, ovvero di porre attenzione a chi ti rivolgi, quando hai bisogno di un consiglio importante sulla salute. Dal momento che ci siamo incontrati e che dunque conosco un po’ la tua situazione, la tua domanda implica una risposta su Mal di testa, Dieta vegana, Crudismo contro Macrobiotica, Animalismo.
IL MAL DI TESTA CHE NESSUN FARMACO RISOLVE
Il male di testa, salvo che uno non abbia sbattuto il capo contro uno stipite, non è una malattia. Trattasi sempre e solo di un segnale, di un sintomo, di una spia rossa che indica che manca qualcosa da qualche parte, che c’è un problema o un disequilibrio, magari nel sangue, o al fegato, o nell’intestino. Il concetto lo ritrovi nella mia tesina che circola su Internet, dal titolo Gli interventi sulla spia rossa. Il problema principale dunque non è per niente quello di mandar via il sintomo, chiamato mal di testa, ma di mandare via la causa reale del problema. Qualsiasi soluzione farmacologica, qualsiasi scorciatoia che prescinda da un intervento risolutivo sulla causa reale (chiamata disequilibrio o malattia), qualsiasi trucco che punti a far passare il dolore, sarebbe soltanto un misero imbroglio, una presa per i fondelli.
I MALI SONO FATTI PER AMMONIRCI E NON DEVONO ESSERE CACCIATI VIA
Questo vale per tutte le manifestazioni dolorose, dove il male sta lì, si sente lì, ma la causa sta a monte, cioè da un’altra parte, chiamata alza-gomito, sigaretta-caffè, mangia-cadavere, ciuccia-latte, scansa-sole, dormi-poco-e-male. Chiaro che nessuno si diverte a tenersi il mal di testa. Chiaro che il mal di testa alla fine dei conti se ne deve andare. Ma ciò deve succedere nel modo logico e nel modo giusto. Esso deve andare via come conseguenza del fatto che viene a mancare la causa, la carenza, la disfunzione, la malattia che lo generava.
SERVE TRASPARENZA E SINCERA COLLABORAZIONE TRA PAZIENTE E TERAPEUTA
A volte, la ricerca della causa è complessa e difficile. Per capire dove stanno i veri motivi scatenanti, serve una analisi approfondita, franca, aperta, sincera. Serve una collaborazione totale tra analista e paziente. Occorre entrare nelle abitudini dettagliate e negli stili di vita del paziente, conoscere l’ambiente familiare e sociale in cui vive, chi frequenta, come pensa, come mangia, beve e respira, come si muove, quali rapporti psicologici, sociali, spirituali e sessuali intrattiene.
COS’È LA SCUOLA IGIENISTA
Non è corretto parlare di dieta vegana. Il veganismo non è riducibile al concetto di dieta. Col termine dieta si intende un trucco o uno stratagemma nutrizionale, in genere temporaneo e mirato, per ottenere degli specifici risultati, quali una riduzione di peso, una riduzione del colesterolo LDL, e così via. Il sistema vegano non è un farmaco, non è uno strumento da adottarsi ai fini di guarire da qualcosa, tipo il mal di testa, il mal di pancia, o l’obesità. Il sistema vegan è un modo di vivere, è una scelta filosofica e pratica. È anche l’unico modo al mondo capace di garantire il massimo in termini di salute, felicità, longevità, merito sociale, amore e spiritualità. A volte non tutte le ciambelle riescono col buco. Resta il fatto che questo è l’unico sistema uomo-eco-compatibile. Questa non è beninteso opinione di parte, parere da vegetariano, ma precisa conclusione logica e razionale cui sono arrivati stranamente tutti i maggiori scienziati di ieri e di oggi, in piena e assoluta convergenza. Da Pitagora a Ippocrate, da Galeno a Leonardo, da Rousseau a Voltaire, da Ehret a Shelton, da Einstein a Margherita Hack, da Pritikin a Umberto Veronesi.
IL VEGANISMO CRUDISTA COME STELLA POLARE E META DELL’UMANITÀ
Cancerologi, anatomisti, gastroenterologi, epatologi, biologi, sono tutti d’accordo su questo. Tutti d’accordo sul fatto che il sistema vegano è perfetto. Il problema è che non esiste un singolo vero vegano sulla faccia della Terra. Esistono però migliaia di persone che tendono ad essere vegane e cercano faticosamente di migliorarsi ed arrivare a compiere il salto di qualità. Chi scrive è semplicemente tra questi. Non è uno che predica bene e razzola male. Non è nemmeno uno che prospetta cose impossibili e utopistiche. Più ci avviciniamo al veganismo perfetto e meglio è, sotto ogni punto di vista, fisico, mentale, spirituale, psicologico, sociale ed economico. Il veganismo crudista è la Stella Polare, la agognata meta di tutti noi dal primo all’ultimo, vegetariani e carnivori, medici e macellai, buoni e cattivi.
GUARDIAMOCI DAI PESSIMI CONSIGLI
Chi ti ha consigliato male, chi ti ha insinuato l’idea che il crudo, la dieta vegana-crudista, non fa bene al mal di testa, ha commesso un doppio errore. Primo ha interpretato il crudismo vegano come uno strumento, come un farmaco, come una terapia, il che è assurdo, trattandosi di un sistema stabile, normale, appropriato di vita, valido per ogni luogo e ogni stagione alla sola condizione che esista la reperibilità normale ed effettiva del cibo. Secondo ha mosso una accusa priva di fondamento al crudismo, dicendo che provocherebbe addirittura il mal di testa.
I DANNI DELLE DIETE BALORDE E I DANNI DELLA MACROBIOTICA
All’ultima conferenza sulle diete, presso la AVA di Roma, abbiamo parlato della farsa delle diete alimentari. Sono finite sul mirino le disgraziate formule chiamate Gruppi Sanguigni (D’Adamo), Low Carb (Atkins), Zona (Sears), South Beach (Agatson), per la loro funerea combinazione altoproteica-altolipidica e filo-integratoria. Ma particolare attenzione è stata riservata proprio alla macrobiotica e al dr George Ohsawa, per i danni enormi che questa dieta ha provocato nel mondo intero. Il ciclone Ohsawa non si è limitato a devitalizzare e spedire all’altro mondo in anticipo schiere di mangiatori di riso integrale supercotto, mandato giù a tazze di the mu. Il danno incalcolabile è stato fatto a livello ideologico e pratico, a livello culturale. La macrobiotica infatti, presentandosi col biglietto da visita di teoria salutistica orientale, trovò immeritatamente negli anni 70 tutte le porte aperte.
LA STORIA DI OHSAWA
La storia intrigante del medico giapponese Ohsawa che, trasferitosi a New York e diventato primario del suo ospedale, vede morire in pochi anni figli, fratelli e amici, senza poter prestar loro soccorso, e che disperato decide di disfarsi del camice, di spretarsi e dichiararsi non più medico, non poteva non conquistare adepti in occidente. Ohsawa era una persona tutto sommato eccezionale e sincera. Riportava a piene mani dal fascinoso e misterioso Oriente il magico contrasto dello yin e dello yang, della notte e del giorno, del freddo e del caldo, della femmina e del maschio, del dolce e del salato, del polo negativo e di quello positivo. In più diceva alcune cose giustissime, scagliandosi contro le bevande gassate, lo zucchero, la carne, il caffè, le cole, gli alcolici. Come non credergli?
IL MAESTRO DELLO YIN YANG AVEVA GROSSI LIMITI CULTURALI
Nessuno aveva considerato che Ohsawa, a parte determinate qualità, aveva pure dei grossi limiti. Il primo limite era quello di essere giapponese. Di provenire cioè da un paese dove la frutta viene vista come oggetto da boutique. Dove ogni singola ciliegia viene venduta incartata come fosse un cioccolatino, e venduta a mezzo €. Dove una pesca o quattro acini d’uva ti possono tranquillamente costare 5 €. Dove in ogni angolo della strada o della piazza, in ogni albergo, in ogni zona immaginabile, a farla da padroni assoluti sono i distributori automatici di bevande, di succhi di frutta al 30, all’80 e al 100% di frutta vera, ma sempre frutta pastorizzata, si intende. Dove l’80% della popolazione soffre di ritenzione idrica causata dalle montagne di sale che viene ingerito nei cibi e soprattutto nel pesce che si mangia in tutte le forme crude e cotte. Il secondo limite, pure gravissimo, era quello di non aver fatto in tempo a informarsi di una scoperta scientifica eccezionale come quella dei food enzyme, che il prof Edward Howell faceva proprio nel periodo in cui Ohsawa gioiva del proprio successo commerciale, ignaro che l’atroce sorte di un investimento stradale era dietro l’angolo, pronta a stroncargli del tutto la carriera.
TROPPE LE COSE BASILARI CHE NON CONOSCEVA
I food enzyme, o vitalie, sono quei catalizzatori biologici positivi che esistono nella frutta e nella verdure rigorosamente crude, i quali permettono una auto digestione totale dei cibi a costo digestivo zero per chi li mangia. Con l’arancia vera metti dentro 100 calorie e ne ricevi 100 netti, mentre con quella imbottigliata metti dentro 100 e ne ricevi 20 netti soltanto. Non sapendo cosa sono gli enzimi, non poteva sapere che essi scompaiono già a 50°C di calore, quando si è ancora ben lontani dalla bollitura. Non riflettendo bene sul come sono fatte le vitamine, non poteva sapere che il calore distrugge sistematicamente i preziosi micronutrienti dei cibi vivi. Nessuno gli aveva detto che ogni elemento nutritivo cambia in peggio e mai in meglio con la cottura. Disgrazia su disgrazia, sfuggono a Ohsawa le differenze tra minerale organicato e minerale inorganico, dove la cottura dei vegetali e della frutta ritrasforma i minerali organici ed assimilabili in minerali inorganici, non più assimilabili e dunque velenosi per il corpo. In più, come tutti gli altri a quel tempo, si fida delle quote vitaminiche scurrili della FDA, che ha posto a 40-60 mg/giorno la quota giornaliera indispensabile di vitamina C, mentre in realtà all’uomo ne servono almeno 6 volte di più.
STRAVOLGIMENTO DEI CONCETTI YIN-YANG
Come non bastasse, Ohsawa fa una ulteriore mossa falsa. Prende infatti i valori dello yin e dello yang, reali e rispettabili, e li applica ai cibi stravolgendoli del tutto in base ai propri gusti ed alle proprie tendenze personali e nazionali. Ecco allora che yin è femmina, ovvero negatività e nervosismo, mentre yang è maschio e calma. Ecco allora che yin è lo zucchero, ovvero tutto il male del mondo (il che è vero, ma solo nel caso dello zucchero industriale, e non nel caso del succo zuccherino della frutta), e yang è il sale, ovvero tutto il bene del mondo (il che è vero ma solo nel caso del sale che sta nel sedano e nei vegetali crudi, non certo in quello del sale marino che lui esalta e che è veleno al pari se non peggio dello zucchero). Ecco allora che yin è crudo, quindi fa male, mentre yang è cotto, e quindi fa bene. Ecco allora il grande armeggiare della macrobiotica tra forni e pentole, tra cereali stracotti e salse salate. Ecco allora le sue folli diete che privilegiano il cereale cotto e le verdure cotte, e che lasciano al palo la frutta cruda e la verdura cruda. Ecco allora l’elogio assurdo del cibo che dovrebbe scaldare d’inverno e raffreddare d’estate, mentre invece il cibo deve sempre e solo nutrire e niente altro, come ha insegnato il grande Kauchakoff.
L’EREDITÀ E GLI STRASCICHI NEGATIVI DELLA MACROBIOTICA
Oggi la macrobiotica non incanta più nessuno. Fa quasi tenerezza. Un fenomeno del passato. Una pia illusione di salutismo, stroncata dai risultati disastrosi che già si percepivano andando nei caldi ristorantini yin-yang del mondo, dove, nonostante la mancanza di carne, di vino e caffè, di dolci e di cole, non si riusciva mai a vedere una vera faccia sana. Però, ciononostante, la macrobiotica ha lasciato il segno e continua a condizionare. Esiste tuttora una vasta parta della popolazione legata al cotto, e piena di pregiudizi contro i cibi crudi. Non è che prima della macrobiotica nessuno usasse i fornelli. Ma Ohsawa diede una forte spinta supplementare al processo di distruzione cibi mediante cottura. Il danno ideologico in ambito nutrizionale è stato incalcolabile, e ne paghiamo ancora le spese. Quanti bambini di oggi si rovinano tutti i giorni con cibi cotti e junk che tolgono spazio alla frutta?
UNA VERA ANIMALISTA, NON VEGANA, SAREBBE UNA CONTRADDIZIONE IN TERMINI
Qualcuno ti ha messo in guardia contro il crudismo e contro il veganismo-crudista. Essendo tu impegnata in questa causa pro-animale, non vedo come potresti non essere vegana. Sarebbe una grave contraddizione in termini. Qualcosa che già è passibile di farti venire altro mal di testa. A meno che tu non faccia parte di quella vasta schiera di animalisti che dedicano corpo e anima a salvare cani e gatti (che è giusto proteggere) mentre non muovono un dito per i veri esseri torturati del pianeta, che sono i cosiddetti animali da carne. Siccome ci siamo incontrati e so quanta energia psicologica e spirituale dedichi agli animali (eri abbattuta per una persona cara che lottava per la vita, ed io pensai si trattasse di una sorella o di una zia, mentre ti riferivi invece alla tua micina, appena operata), ho buoni motivi per collocarti, spero in via temporanea, in quel settore limitato e settario dell’animalismo, e per consigliarti di fare subito il passo giusto, che è quello di diventare animalista vera.
L’ANIMALISMO STILE CANE-GATTO È LA CARICATURA DELLA VERA DIFESA DEGLI ANIMALI
Porto infatti rispetto per gli animali domestici e per chi li difende, ma resto dell’idea che il cane-gatto-animalista è una caricatura di quella persona che dovrebbe prestarsi a difendere gli esseri oppressi della Terra. Sei giovane, per cui hai tutto il tempo per fare un bel salto di qualità, per tirarti fuori dal ghetto dell’animalismo domestico. Primo passo? Mandare via i propri squilibri, in modo tale che scompaia pure il mal di testa. Uno che ha il mal di testa può fare ben poco per la sua causa, qualunque essa sia. Se poi si tratta della causa animalista, siamo di fronte a un compito nobile e di portata planetaria, per cui servono tutte le proprie forze. Un caro saluto.
Valdo Vaccaro
Se hai al fortuna di lavorare con qualcuno che ha davvero le competenze necessarie, i risultati li ottieni.
Dopo quasi dieci anni avrei dovuto accorgermene se qualcosa non quadrava.
Macrobiotica non è mangiare riso e verdure cotte, ma comprendere cosa fa cosa e utilizzare la bussola yin/yang per destreggiarsi nelle scelte della vita.
Certo che va appresa la tecnica corretta in cucina (cosa essenziale per qualsiasi disciplina).
La cucina è solo una delle tante applicazioni della dialettica dell'antico oriente.
Con la zappa posso prepare un bell'orto, o tiramela sui piedi.
Ma non è colpa della zappa se io non so come utilizzarla.
Saluti.
Marco, 34 anni.
Gentile signore,
il suo articolo è talmente farcito di inesattezze, pregiudizi, banalità e parzialità che, contrariamente alle mie abitudini, mi obbliga a intervenire in un blog.
Vede, capisco che per perorare la propria causa si utilizzino spesso l'enfasi sul proprio lavoro e il discredito su quello altrui, ma buona norma dovrebbe essere quella di utilizzare, soprattutto nel giudizio espresso, circospezione e precisione. Attaccare vuol dire rendersi attaccabili, come direbbe il Maestro Sun-Tzu, e quindi è consigliabile valutare lungamente le proprie opinioni, e dare loro il conforto dei fatti e delle verità.
Il suo articolo non ha tali caratteristiche. Lei si limita a spacciare alcuni luoghi comuni e diverse valutazioni sommarie come si è soliti sentire nei bar a proposito del gioco del calcio, dopo un bicchiere di vino di troppo e una giornata esageratamente lunga. Eppure, qualcuno potrebbe leggere il suo articolo, e mi vedo costretto a correggerla almeno negli aspetti che ha più grossolanamente sbagliato.
Lei scrive:
“Col termine dieta si intende un trucco o uno stratagemma nutrizionale”
Ma questo non è corretto: dieta vuol dire “stile di vita”, e il suo significato impone attenzione proprio alle abitudini, alimentari e no, che lei vorrebbe analizzare. Usando “dieta” si vuole intendere proprio quello che lei si arroga come suo principio medico, un approccio olistico e serio che non è esclusività sua, ma proviene dalle stesse basi del nostro retaggio Romano.
Lei scrive:
“Questa non è beninteso opinione di parte, parere da vegetariano, ma precisa conclusione logica e razionale cui sono arrivati stranamente tutti i maggiori scienziati di ieri e di oggi, in piena e assoluta convergenza.”
Questa è una esagerazione, e una mistificazione della realtà. Degli scienziati che lei cita, solo Shelton (padre dell'igienistica e che adorava, più ancora del crudismo e del vegetarianesimo, il digiuno, considerando questa pratica come vera toccasana per i mali del mondo) può considerarsi propugnatore parziale della teoria che lei cita. Inoltre, mettere Pitagora, Leonardo, Galeno, Margherita Hack e Umberto Veronesi nella stessa frase mi pare accostamento coraggioso…
[continua]
[…]
Lei scrive:
“dr George Ohsawa”
Qua cominciano gli errori più gravi, perchè figli di quella che si chiama ignoranza grassa e superficialità di analisi. Il Maestro Ohsawa non era un medico, mai stato.
Lei scrive:
“trasferitosi a New York e diventato primario del suo ospedale, vede morire in pochi anni figli, fratelli e amici, senza poter prestar loro soccorso, e che disperato decide di disfarsi del camice, di spretarsi e dichiararsi non più medico, non poteva non conquistare adepti in occidente.”
Non corrisponde al vero che si fosse trasferito a New York e avesse fatto il primario in ospedale. Nelle cronache, citato soprattutto dall'allievo Dufty, si racconta di una sola permanenza nella città per un periodo di circa quindici giorni, occupato in un ciclo di conferenze. Dei sette figli che ha avuto in diversi matrimoni, solo uno è morto sembra nel periodo della seconda guerra mondiale, ma tutti gli altri gli sono sopravvissuti. Probabilmente lei confonde la sua storia giovanile, cioè la perdita dei genitori e dei fratelli quando lui era ancora minorenne, con una vicenda che esiste solo nella sua testa. Furono proprio i lutti giovanili, soprattutto la perdita dell'amata madre per malattia, e porre al Maestro la questione della salute. Si rivolse, anche lui malato, ad una fondazione alimentare-filosofica-salutista che seguiva gli insegnamenti del dottor Ishizuka. Col tempo ne divenne persino presidente.
[continua]
[…]
Lei scrive:
“Il primo limite era quello di essere giapponese.
Di provenire cioè da un paese dove la frutta viene vista come oggetto da boutique.
Dove ogni singola ciliegia viene venduta incartata come fosse un cioccolatino, e venduta a mezzo €.
Dove una pesca o quattro acini d’uva ti possono tranquillamente costare 5 €.”
Evidentemente lei non ha tenuto in dovuta considerazione il fatto che il Maestro Ohsawa fosse nato nel 1893 e che il Giappone di allora fosse un po' diverso dal Giappone di oggi. Questa nazione non è avara di frutta, come non lo è di cura per il particolare e per la decorazione. Noi occidentali ci lasciamo ammaliare dall'arte compositiva dei fiori, della piegatura della carta, del rituale del tè senza renderci conto che tutto, per i Giapponesi (allora più di oggi) è forma. Inoltre, parlare di grosso limite nell'essere Giapponese prefigura un razzismo di fondo che davvero non fa onore a chi si presenta come insegnante o medico.
Lei scrive:
“Dove l’80% della popolazione soffre di ritenzione idrica causata dalle montagne di sale che viene ingerito nei cibi ”
Probabilmente non è al corrente che la dieta Giapponese è storicamente povera di sale. Noi occidentali, specialmente noi italiani, consumiamo molto più sale in alimenti conservati come il formaggio e gli insaccati.
Lei scrive:
“proprio nel periodo in cui Ohsawa gioiva del proprio successo commerciale, ignaro che l’atroce sorte di un investimento stradale era dietro l’angolo, pronta a stroncargli del tutto la carriera.”
Qui lei evidenzia tutta la superficialità della sua posizione. Il Maestro Ohsawa non è morto di incidente stradale, ma a casa sua di infarto. Questa cattiva informazione citata da lei e da molti altri ha origine dalla quarta di copertina di un testo dell'Arcana Editore che negli anni '70 pubblicava i suoi libri. Cito testualmente: “Morì in un incidente a Tokyo nel 1966”. Questo “incidente” era in realtà il risultato di una serie di esperimenti su alcune bacche che il Maestro Oshawa voleva utilizzare come rimedio specifico per alcune malattie. La moglie Lima Oshawa, che racconta l'episodio, usa il termine “tragico incidente” che è stato, evidentemente, compreso male.
In questa fin troppo lunga replica mi sono limitato a correggere le inesattezze “scientifiche e storiche” delle sue affermazioni, e non ho approfondito le sue “teorie” sui cibi cotti e crudi, sull'uso della frutta e sull'apporto di calorie, vitamine ecc. ecc. perchè la superficialità con cui ha trattato la questione non è davvero una buona pubblicità per le sue idee. Se presta la stessa cura per curare di quella che ha usato per spiegare, qualcuno salvi i suoi “assistiti”. Le faccio rispettosamente notare che l'uomo si è allontanato dagli altri animali proprio perchè ha imparato ad utilizzare fuoco e sale, trasformando il cibo e, di conseguenza, il mondo che lo circondava. Che, spesso, questa evoluzione sia avvenuta a danno di altri uomini o dell'ambiente stesso, questo è un fatto, ma che l'essere umano sia la specie animale di maggior successo della storia di questo pianeta è una verità altrettanto inattaccabile. Tornare al crudismo (pratica che in determinate situazioni e per certe persone risulta essere positiva e guaritrice) vorrebbe dire tornare sugli alberi a pulirci i pidocchi a vicenda, ma una analisi così profonda e lungimirante non rientra, evidentemente, nelle sue possibilità.
La ringrazio per lo spazio che mi concede per questa replica.
Filippo Di Paola
Quanto spazio sig. Filippo per non dire nulla…
Mi permetto di aggiungere qualche commento anche io, anche se i precedenti dovrebbero essere più che sufficienti per farla rendere conto di quanti errori, mistificazioni e superficialità è riuscito a mettere in un solo articolo. Che qualità e quantità non possono andare di pari passo? Mah! Non è detto, eppure…
Sono rimasto abbastanza sorpreso dalla sua apparente convinzione che yin e yang abbiano un qualcosa di (la cito)"magico", quasi di fiabesco, aggiungo io; evidentemente non ha mai letto gli scritti di Ohsawa relativi alla scienza occidentale vista alla luce dei concetti orientali di yin e yang: avrebbe potuto rendersi conto che probabilmente non c'è uno strumento più accurato per indagare anche dal punto scientifico il mondo, ad ogni livello di indagine.
I ragionamento inyologi di Ohsawa erano molto più efficaci e penetranti di quanto lei potrà forse mai credere, e spaziavano dall'astrofisica alla chimica, dalla fisiologia alla fisica. Per non parlare del fatto che Ohsawa, conosciuto da lei (almeno così mi sembra dalle sue sprezzanti parole) solo per le sue direttive dietetiche preparatorie e per alcune brevi e parzialissime pillole della sua personale visione della plurimillenaria filosofia orientale, è stato in realtà una delle più geniali menti scientifiche del secolo scorso.
Forse le sarà sfuggito il fatto che Ohsawa sia stato la prima persona al mondo ad ottenere in forma riproducibile trasmutazioni degli elementi a debole energia, sancendo così l'inizio ufficiale di una nuova branca della scienza, che ha compiuto i primi passi sulle cronache di tutto il mondo solo a partire dagli anni '90, quindi soli 30 (!!) anni dopo che Ohsawa aveva pubblicamente dimostrato la possibilità di ottenere anche per via fisica e chimica reazioni nucleari a bassa energia. Fatto, questo, che rivoluziona la comprensione dei meccanismi che regolano il funzionamento del corpo umano.
[…continua…]
E lei mi scrive che uno dei grossi limiti di Ohsawa (ometto di commentare sul primo, già stroncato dal commentatore precedente) era…. non conoscere i FOOD ENZYME!!!!!…… Capisco che voglia tirare acqua al suo mulino del "sistema vegan", ma così corre il rischio di cadere nel ridicolo.
Sentire lei (che fra l'altro, mi perdoni, non conosce e non ha fatto un millesimo di ciò che ha fatto Ohsawa; al riguardo, se volesse per caso approfondire la vita e il pensiero di Ohsawa, meglio non farlo su Wikipedia o altre fonti di informazione dallo stesso spessore; probabilmente la cosa più completa l'ha scritto un suo studente, Jacques Mittler, il libro si chiama "Le principe de la paix éternelle", anche se è difficile da trovare perchè è una edizione limitata) fare la paternale ad Ohsawa perchè non sapeva cosa sono gli enzimi, beh, fa abbastanza ridere! Perchè forse lei SA VERAMENTE cosa sono gli enzimi? E PERCHE' fanno ciò che fanno? Ed è sicuro di saperlo perchè lo ha letto sui libri? Ed è sicuro che gli enzimi siano l’agente fondamentale in gioco nei processi della digestione, dell'assimilazione, della produzione di sangue, ecc.?
Poi gli fa la paternale sul fatto che non conosceva bene come sono fatte le vitamine e che la cottura "distrugge sistematicamente i preziosi micronutrienti dei ciibi vivi": forse lei SA VERAMENTE come sono fatte le vitamine? Qual'è la loro origine? Come funzionano? Quante ne servono? Pensa forse che le vitamine le si possa trovare solo nella frutta cruda? Che visione ristretta e povera del mondo, mi dispiace molto per lei.
Quella poi degli elementi nutritivi che "cambiano in peggio e mai in meglio con la cottura" evito di commentarla, perchè la grossolanità di una simile affermazione può essere tipica credo solo di persone non abituate a lavorare sul cibo con pazienza anche per ore, pur di trasformarlo in qualcosa di altro, molto meglio di ciò che c'era in partenza. Se la natura del cibo non potesse essere cambiata e migliorata, che merito ne avrebbero i migliori cuochi del mondo? (Se la natura delle cose non potesse essere cambiata e migliorata, allora i peccatori non potrebbero nemmeno diventare santi, e i poveri e i malati sarebbero destinati a rimanerlo per sempre. Che vita ingiusta e squallida, sarebbe!) . E' facile fare dei buoni, sani e nutrienti pasti partendo da materie prime ottime, e sono sicuro che in questo lei riesce benissimo; ma se un uomo vuole essere un Uomo, allora DEVE saper trasformare la povertà in ricchezza, l'infelicità in felicità, la malattia in salute. Altrimenti si corre il rischio che in futuro ci si troverà ad avere come concorrenti le scimmie, nella dura lotta per la sopravvivenza in questo povero mondo, in cui solo chi è ricco di informazioni, soldi e potere può vivere bene…..
[…continua…]
Il fatto che secondo lei Ohsawa assocerebbe yin al negativo e a tutti i mali del mondo, e yang al loro opposto, può significare solo che: 1) o lei non ha mai letto direttamente i libri di Ohsawa; 2)o li ha letti ma non è stato in grado di capirli; 3) o li ha letti e capiti, ma ha fatto un errore di battitura nel post qui sopra. Ci sarebbe una opzione 4) ovvero che lei non VUOLE capire cosa scrive Ohsawa, perchè a quel punto dovrebbe rimettere in discussione la maggior parte delle sue credenze, sulle quali ha costruito la sua intera vita. Ma naturalmente non è questo il suo caso, quindi lo escludo personalmente.
Quello che lei chiama "danno ideologico" di Ohsawa nasce probabilmente dal fatto che un pollo non può e non potrà mai capire il pensiero un'aquila. A meno che non diventi un'aquila lui stesso. Ma se ho capito un po’ il suo pensiero, lei esclude questa possibilità, non è vero?
Mi permetto in conclusione di dirle che, secondo me, lei ha preso un COLOSSALE granchio, relativamente alla filosofia macrobiotica e alle sue applicazioni. Le auguro comunque di avere tante soddisfazioni e tanta salute, grazie alla sua attuale visione del mondo.
Qualora però dovesse ritrovarsi ammalato gravemente, per esempio di tumore o peggio, o magari profondamente non soddisfatto della sua vita, oppure semplicemente vuoto dentro, si ricordi che, FORSE, nei libri di Ohsawa può capire dove il suo sistema di pensiero non ha funzionato. Mi auguro tuttavia di sbagliarmi, e di avere preso IO il granchio.
La saluto cordialmente,
Luca Chiesi
Ho capito una delle cause del mio mal di testa, il suo stesso articolo. Sono già contento.
Le risposte che ho letto non hanno certo bisogno di supporto e allora abbasso (solo per un attimo) il livello della discussione e le faccio una battuta: Ohsawa era un Giapponese, va bene… ma come può uno parlare di Vegan o Macrobiotica e chiamarsi Vaccaro? Scusi ma era servita sul piatto d'argento… ripeto mi perdoni… e non perda tempo ad abbassarsi al mio livello, mi raccomando!
Saluti e buon lavoro… se sta lavorando.
Michele.
la vera battuta è quel finale "se sta lavorando".
Rido ancora dopo venti minuti…
YING soprattutto!
Ci sarebbero molte cose da chiarire, ma per evidenti motivi di spazio mi limiterò al capovolgimento del significato di yin e yang di Ohsawa, su cui lei è in flagrante errore, dimostrando di non aver capito un tubo.
Da come lei ingenuamente ne parla, sembrerebbe che Ohsawa si sia svegliato una mattina e così, tanto per fare l' originale, o magari farsi un pò di pubblicità, abbia deciso di punto in bianco di sovvertire le cose. Niente di più ridicolo.
In realtà si tratta di due diverse accezioni di yin-yang, ugualmente legittime, il cui senso dipende dal contesto nel quale vengono applicate, e cioè quello filosofico-metafisico e quello pratico-materialistico.
La spiegazione non è delle più semplici e certamente non è il caso di affrontarla in questa sede, ma se le interessa, la rimando alla brillante dissertazione che si trova nel capitolo "Yin-yang, tradizione e scienza" a pag. 553 de "Il Grande Libro dell' Ecodieta", e in particolare al paragrafo "L' interpretazione di Ohsawa" a pag. 558.
L' autore, qualora non lo sapesse, è Carlo Guglielmo, uno dei più preparati esperti di macrobiotica al mondo, una persona eccezionale e seria che io ho avuto la fortuna di conoscere personalmente e dalla quale lei avrebbe certamente da imparare.
Perciò, la prossima volta, prima di fare affermazioni senza fondamento, cerchi di informarsi bene e senza preconcetti nei confronti di ciò che tratta.
Ah, e si ricordi che si dice yin, e non ying, come lei ha ripetutamente scritto (il che la dice lunga sulla sua conoscenza dell' argomento… ).
Ho iniziato a studiare ogni forma di alimentazione già da prima del 1980. e non ho mai smesso. Ciò che noto ora è una grande aggressività e poca voglia di verità. C’è accanimento sull’altro, sulle altrui posizioni. c’è, in pratica, molta più informazione fra gli uomini ma a questa non ha seguito evoluzione interiore. E’ veramente misero tutto questo.
Quando ho sentito parlare di macrobiotica mi sono incuriosito e decisi di interessarmi ai concetti per valutare se mi fossero parsi buoni, soprattutto per me. Per prima cosa lessi la biografia di oshawa e vidi che era morto appunto avvelenato facendo esperimenti con cibi .
Pensai (con una logica semplice, percio da molti considerata banale) che apprendere concetti di alimentazione da una persona che muore avvelenata con quel che mangia, non fosse la cosa più saggia da fare. Poi potrà anche aver scoperto le reazioni deboli e sapere di ying e di yan…
saggezza della natura è probabilmente più che sufficiente per darci una vita sana e felice, ma questa formula va bene solo per le persone umili.
Poi ci sono i geni (e chi li segue), che puntano all ” uomo Uomo, che DEVE saper trasformare la povertà in ricchezza, l’infelicità in felicità, la malattia in salute. ”
Ma attenzione, a quel che mangiate, che rischiate di avvelenarvi