- Vivere non è bene, Vivere Bene è Bene
- Campando alla giornata da artista, con poesia e intensità associate a distacco non soffrirai di troppo attaccamento alle persone e alle cose
- Vivere senza libertà e senza dignità non è gioire ma perire di mediocrità
- Vivere con l’Anima che Vola priva di paure è Esaltante, stare nella gabbia che qualcuno cerca di importi è ignobile e devastante
- Siamo circondati da un folto seguito di amici e supporter, e soprattutto da milioni di Grandi Spiriti di ieri che ci guidano e sono più presenti e più vivi dei vivi, come dicono i sensitivi del Continente Nero
- Dobbiamo uscire tuttavia dalla stagnazione in cui è caduto il libero pensiero
- L’intera umanità messa nel sacco da una banda di debosciati, non è una cosa accettabile. Li dobbiamo smascherare con tutti i mezzi, inclusa la poesia
A NESSUNO È CONCESSO DI PORTAR VIA LA MIA LIBERTÀ DI VIVERE E DI AMARE
Una paloma blanca, I’m just a bird in the sky, una paloma blanca over the mountains I fly, NO ONE CAN TAKE MY FREEDOM AWAY), inno alla libertà da parte di Demis Roussos.
IN MOLTI CASI LA POESIA È PIÙ INCISIVA DELLA SCIENZA
Parlare in continuazione di cose negative, inutili e banali come il cosiddetto covid, è non solo improduttivo, ma è irritante, è un affrontare qualcosa di insensato con argomenti della logica e della scienza. Chi ha subito il lavaggio del cervello per mesi e anni ha compromesso le sue capacità di distinguere il vero dal falso, il bene dal male, per cui non merita troppe attenzioni. Chi ha accettato in modo disinvolto e acritico di farsi inoculare dei veleni nell’aspettativa di immunizzarsi da malesseri apparentemente causati da microrganismi innocenti, e che nonostante gli effetti avversi che prova dentro di sé continua a pensare di essere nel giusto, non merita le nostre attenzioni. Sarebbe come voler insegnare i teoremi di Pitagora e di Euclide a un’anatra o a un gatto, animali intelligentissimi ma non portati di certo alla geometria. Mettiamola allora sul lato del sorriso e della poesia che è assai meglio.
OMAR KHAYYAM, ASSAI SIMILE PER FASCINO E TRASGRESSIVITÀ A PARACELSO
Omar Khayyam è stato un matematico, astronomo, filosofo e cantore della libertà. Più noto e fortemente amato nel mondo iraniano mediorientale trasgressivo e nel mondo arabo segreto col nome di Ghyath ad-Din Abu’l Fath-Umar ibn Ibrahim al-Khayyam, che in persiano significa costruttore di tende, attività di suo padre Ibrahim. Un nome lunghissimo, divertente e spumeggiante quanto lui medesimo, tale da fare concorrenza a un certo Philippus Aureolus Teophrastus Bombastus von Hohenheim, detto in breve Paracelsus, una delle figure più rappresentative del Rinascimento, primo botanico sistematico, laureato all’università di Ferrara al pari di Copernico. Paracelso (1493-1541), affascinante e multiforme personaggio, non molto dissimile da Omar Khayyam, mago, alchimista, terapeuta, medico trasgressivo della città svizzera di Basilea, frequentatore di postriboli, di barbieri, di mendicanti, di massaie, di gente umile che gli insegnò molto di più di quanto appreso in ognuna delle presuntuose e sfarzose aule universitarie da lui frequentate (escludendo Ferrara che lui stimava).
UNA POPOLAZIONE KURDA MAI DOMA E SEMPRE PERSEGUITATA
Omar Khayyam, appartenente alla Comunità Kurda del Kurdistan, popolazione perennemente perseguitata e dispersa su vasti territori come la Turchia sud-medidionale, l’Iran nord-occidentale, la Siria settentrionale, l’Anatolia centrale russa e l’Ex provincia iraniana situata al confine tra Afghanistan e Pakistan, territorio ISIS con gli elementi venuti alla ribalta in occasione dell’orribile attentato all’aeroporto di Kabul. I Kurdi, popolazione fiera e mai doma, vennero bombardati impietosamente da Saddam Hussein negli anni scorsi e non a caso vengono a tutt’oggi contrastati e perseguitati duramente dai Turchi, dai califfi sauditi, dal Bahrain, dall’Oman e dagli United Arab Emirates.
UN AUTORE LIBERO E FUORI DAL CORO
Come sono arrivato a Omar Khayyam, un autore così strano e sconosciuto? Mi trovavo nel 2018 a Bangkok per una breve vacanza e, nella piscina dell’hotel, da un paio di giorni ero impegnato e intento a scrivere su un blocco note un mio articolo. Un ospite dell’albergo, incuriosito dal mio impegno assiduo, si avvicinò al mio tavolo e mi chiese di cosa si trattasse. Gli dissi che non era facile da spiegarsi in poche parole e che gli avrei fornito una traduzione in inglese entro il giorno dopo, cosa che regolarmente avvenne. Dopo aver letto il tutto, quel signore -che era tra l’altro un esponente di spicco della Comunità Kurda operante presso l’Unione Europea in Bruxelles, gradì l’omaggio e mi disse, chiaramente esagerando, che il mio stile gli ricordava la figura di un grande della letteratura Kurda, Omar Khayyam per l’appunto.
LAUDATO SIE MI SIGNORE PER FRATELLO VINO
Dovessi presentare Omar Khayyam paragonandolo a dei suoi contemporanei nostrani, prenderei senz’altro una quaterna comprendente Dante, San Francesco d’Assisi, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio. Lo dipingerei di rosa e di rosso e gli metterei fra le labbra un “Laudato Sie mi Signore per Frate Vino che mi scalda e che mi ispira meglio di ogni altra cosa”. Parliamo di un personaggio unico che manca davvero nella cultura occidentale.
NON ASTEMIO, NON OBBEDIENTE E NON IGIENISTA, EPPURE ESTREMAMENTE AFFASCINANTE
Per spiegare meglio Omar Khayyam occorre sottolineare che non ha nulla dell’astemio e dell’igienista, e che pertanto non si allinea in niente di quanto pensiamo e promulghiamo nelle nostre lezioni di salute naturale. Noi tutti presi a dare consigli sul che fare per evitare e schivare le scempiaggini odierne dei vaccini, delle mascherine, delle amuchine e di tutto il resto. E lui che se ne frega altamente poiché nulla vale quanto la libertà, nemmeno la salute. Ma il meglio di Khayyam proviene da 12 quartine tradotte fedelmente dal persiano originale ancora nel 1895, e più che mai preziose, oltre che adattabili ai nostri travagliati giorni.
LE IRRESISTIBILI QUARTINE DI OMAR NON SI SVALUTANO NEL TEMPO
Danzatrici, e vino, e ragazze belle come Uri, se ven’ha, ovvero acque correnti e margini erbosi, se ven’ha. Meglio di questo non chiedere. Non temere l’inferno, un luogo che è da sempre spento. In verità, non vi ha pure Paradiso.
Nella coppa rossa il vino color della rosa è gradevole, con gemito di liuto e con lamento di cetra è gradevole. Il monaco che non ha notizia della dolce tazza è lontano da me mille parasanghe.
Sappi che dall’anima devi separarti e che andrai dietro i veli del segreto di Dio. Bevi vino che non sai donde sei venuto: sii lieto perché non sai nemmeno dove andrai.
Lo splendore della luna, colla sua luce, la dilacerata veste della notte. Bevi vino, ché un momento simile non è possibile ritrovare. Sii lieto che molti splendori di luna verranno l’un dopo l’altro sulla faccia della terra.
Sii lieto ché il dolore sarà infinito: nel cielo avverranno le congiunzioni dei pianeti e i mattoni che si faranno col tuo corpo serviranno da palazzo per gli altri.
La stagione è dolce, l’aria non è calda né fredda, le nubi dalla faccia dei roseti detergono la polvere, l’usignolo nel suo linguaggio parla ai fiori gialli, e sussurra che occorre bever vino.
Ecco apparire l’aurora: sorgi o maestra dei vezzi, dolcemente dolcemente bevi vino e suona il liuto. Quelli che dormono non vivranno lungamente, e di quelli che sono morti nessuno tornerà indietro.
O Amico, vieni: non curiamoci della noia del dimani. Dimani, quando partiremo da questa antica sede, saremo con quelli di 7000 anni fa.
O Signore, al mio cuore prigioniero usa misericordia, al mio petto che accoglie il dolore usa misericordia, ai miei piedi che vanno alla taverna perdona, alla mia mano che afferra una coppa usa misericordia.
Vedi: per opera dello zaffiro il calice della rosa s’è aperto, l’usignolo per la bellezza della rosa si è fatto lieto. All’ombra delle rose ti assiedi perché spesso queste creature colorate sono uscite sotterra.
O rosa, tu somigli al volto di una fanciulla falciatrice di cuori, o vino, tu somigli a un rubino che allieta l’anima, o fortuna litigiosa, ogni momento mi sei più ignota, e nel contempo mi sei nota.
Dal libro dell’Amore io traevo un augurio: d’improvviso un sapiente dal cuore acceso mi ha sussurrato: Felice chi nella sua casa ha un’amica bella come la Luna, e una notte lunga come un anno per gioire.
CONCLUSIONI SERIE DI UN SAGGIO UNICO ED ETERNO, NONCHÉ CAMPIONE DELLE CANTINE
Sii felice di questo momento. Adesso è il momento della tua vita. Per vivere saggio e sereno la tua vita non ti serve conoscere troppe cose. Ricordati solo 2 regole: meglio essere affamati che mangiare ogni genere di schifezza, e meglio restare da soli che dover andare con chiunque capita. Per quanto ti riesca, evita di causare dolore ed afflizione a chiunque sia. Mai infliggere rabbia o crudeltà al Prossimo Tuo. Se punti ad avere un’anima felice e leggera tieniti le pene e non ferire gli altri. Non sprecare un singolo tuo respiro salvo che il tuo cuore non sia impazzito, visto che il resto della tua vita non dura per sempre.
Un giorno senza Amore Appassionato è il giorno più sprecato della tua esistenza. Tra giorni morti di ieri e giorni incerti di domani, perché inquietarsi dal momento che oggi stai magnificamente? Quanto triste dev’essere un cuore che non sa come amare, che non sa come essere ubriaco d’amore. Se non sei innamorato in ogni tuo istante come puoi apprezzare l’accecante bellezza del Sole e la soffice luce della Luna? Oltre la Terra e oltre i cieli più lontani dell’Universo ho invano cercato di intravedere il Paradiso e l’Inferno. Poi ho udito una voce solenne dirmi che l’Eden e l’Ade (l’abisso e la via crucis dei demoni) si trovano tutti dentro di Te.
Valdes Sepich Vaccaro
Valdes Sepich Vaccaro! Bellissimo testo…mi piace il poeta kurdo, beviamo vino. Certo oggi è il solo momento di cui possiamo esser certi. Oggi, adesso…Finora è andato tutto bene…a me è andato tutto bene, a mia sorella è andato tutto bene. Meno a chi si è sottoposto a sieri e risieri, malanni e morti anche tra quelli intorno e vicini. Ma ognuno sceglie…
se vivere o morire, anche di paura..
Buon Natale caro Valdes! a te, a tutta la famiglia e tutti quelli che resistono. Buona Vita!!
La gente non merita amare perché lo toglie agli altri oculatatamente non ai peggio né a casaccio ma a chi suppone non potrebbe difendersi. Chi leva di bocca il vino agli altri è come i tafani che pizzicano: i tafani non vanno allontanati od eliminati? Tenersi le pene è un’autoinibizione e le inibizioni sono l’humus per il covid ed ogni malanno: già subire un torto è un’inibizione ma, ma accettarlo è l’esponenzializzazione dell’inibizione. Se non si feriscono gli altri feritori, ovviamente mai di propria iniziativa, gli altri continuano a ferire finché la vittima non muore “dissanguata”- non “ferire” chi offende è incivile, perché significherebbe che i bulli hanno diritto a vivere meglio delle vittime: che il “ladro” ha diritto a mangiare più del lavoratore.