(Conferenza di Soave-Verona, 5 Maggio 2011)
DIO NON AMA CHI UCCIDE
Gli ultimi papi, santi e non-santi, hanno ripetuto spesso la frase “Dio non ama chi uccide”. E la gente ha subito pensato che quell’uccidere si riferisse all’uomo soltanto. Ma il non-uccidere biblico va inteso in senso lato. Se fosse limitato all’uomo reciterebbe “Dio non ama chi commette omicidio”. Cosa costa a papa Ratzinger dire con chiarezza che “Dio non ama chi uccide i suoi simili, umani o animali poco importa?” Il motivo è troppo evidente. Manderebbe in grave crisi preti, monsignori, vescovi e cardinali, tutti intenti a trafficare sulle loro tavole imbandite di capretti, lepri e capponi, oltre che con fiaschi di Chianti, Merlot e Cabernet, rigorosamente d’annata. La chiesa non ha affatto aiutato il mondo a migliorare, a diventare più umano e meno vampirista.
VERONA, LA CITTÀ DI GIULIETTA E ROMEO
Nessuna retorica, nessuna idealizzazione e nessuna demonizzazione geografica, in quello che andiamo a dire. Il nostro bel paese italico sarebbe tuttavia molto più bello, più giusto, più sereno e felice, se non esistessero in ogni suo angolo luoghi di sofferenza e di morte chiamati macelli, e se la gente onorasse sempre e dovunque Dio e le sue creature. Ma qualche differenziazione è giusto farla. Verona non è Parma, non è Reggio Emilia, Modena o Bologna, mentre Soave non è San Daniele del Friuli. Tutte località incantevoli, ma rese tristemente famose dalle loro peculiari tendenze macellatorie e carnivoristiche. A parte il pollo Arena, e forse qualcos’altro che mi sfugge, Verona rimane la città della passione amorosa, la città di Giulietta e Romeo, con dintorni che ospitano il Garda, uve e pesche, arance e olivi. Un’oasi climatica ed ecologica a ridosso delle Alpi.
UN SALUTO AGLI AMICI DI SOAVE
Che dire poi di Soave? La parola dice tutto. Dal latino soàvis, ovvero dotata di una grazia delicata che offre sensazioni piacevoli, come la carezza amorosa di una bella donna. Buona sera a voi amiche e amici di Soave e dintorni. Parleremo di cibo, di salute e di igiene naturale, ma non mi permetterò di lanciare strali, fulmini e frecce velenose contro i vostri magnifici vini.
SALVIAMO IL SALVABILE
Non siamo dei Lanzichenecchi. Quanto c’è di buono si può ancora conservare, almeno in parte. Le vigne vanno di sicuro mantenute. Le tecniche di trasformazione e di conservazione del succo d’uva vanno solo implementate ed aggiornate. La voglia di degustare i buoni vini può essere conservata a livelli ragionevoli, purché gli amati bicchieri e gli adorati calici vengano sostituiti da minuscoli bicchierini, tanto vetro e poca capienza. L’arte non più del bere ma del centellinare con giudizio e lontano dai pasti. Anche per il business, meglio incanalarlo verso la visuale salutistica che verso quella vinicola. Soave è zona turistica magnifica. Ha il più bel castello d’Europa, perché non abbinarlo agli splendidi grappoli e distinguersi come centro internazionale della cura dell’uva, anziché di quella del vino?
IL PROBLEMA STA TUTTO NELLA SALVAGUARDIA DEL FEGATO
Il buon vino, tutto sommato, può davvero essere migliore dell’acqua. Anzi lo è proprio, in termini di sapori, di aromi e di retrogusti, in termini di enzimi, di vitalità e di purezza. Il difetto terribile che lo contraddistingue e lo limita rimane quello del contenuto alcolico, quello della trasformazione del succo zuccherino prima in alcol etilico e poi in aceto. L’alcol possiede la pessima caratteristica di distruggere le cellule del nostro principale organo interno, quel fegato che è una vera centrale biochimica, con le sue 500 funzioni preziose e vitali. Tutte le nostre riserve, le nostre obiezioni sul vino cominciano e finiscono lì.
BOCCIATURA TOTALE DEL VINO A TAVOLA
Qualunque evoluzione verso vinelli leggeri ed analcolici, dove il grado alcolico sia abbattuto e ridotto ai minimi livelli, e dove i quantitativi siano limitati agli assaggi e non a distruttive libagioni, permetterà a noi igienisti di essere più tolleranti e possibilisti verso le cantine, bocciando però in ogni caso l’uso del vino a tavola, e soprattutto gli abbinamenti del vino coi vari cibi cadaverali come pesce, crostacei, carni, uova e formaggi. Non ho mai sentito un sommelier raccomandare del vino dopo una mela o un’arancia, dopo un piatto di radicchio rosso di Chioggia, o dopo una zuppa di verdure.
LA CONCORRENZA DELL’ACQUA
Volete sapere chi è tecnicamente il maggiore concorrente odierno dell’igienismo naturale? È il dr Fereydoon Batmanghelidj, iraniano che cura e guarisce i suoi pazienti con l’acqua e niente altro che l’acqua. Ha scritto pure un libro, edito da Macro Edizioni, dal titolo “Il tuo corpo implora acqua”. Questo fatto la dice lunga. Rispettiamo il medico persiano, e anche gli indubbi risultati che ottiene nel breve periodo, ma gli diciamo pure che, come sangue non fa sangue, acqua non fa acqua.
LA MIGLIORE ACQUA RIMANE QUELLA DELLA FRUTTA
“Le àghe e iè buìne dòme pài cròs” (L’acqua è buona solo per le rane), usano dire, con qualche probabile esagerazione, i frequentatori delle osterie friulane, di fronte al loro amato “tajùt di neri”. È verissimo però che frutta e verdure crude fanno tanta buona acqua di tipo biologico, con totale assenza di pessimo minerale inorganico, minerale duro e non filtrabile dai glomeruli renali. Acqua fruttariana ricca di minerale organicato dalla funzione clorofilliana, ricca di vitamine naturali, di ormoni naturali, di enzimi e di carica elettromagnetica solare, e pertanto un liquido straordinario in grado di rivitalizzare l’organismo umano, e non semplicemente di annacquarlo.
CI SONO ANCHE DEI DENIGRATORI DI INFIMO LIVELLO CULTURALE
Troppa grazia da parte vostra nell’accogliermi come “l’uomo del cambiamento”, e nel giungere qui a Soave con genuino entusiasmo da Mantova, da Trento, da Verona, e persino da Bari, con 10 e più di treno sia all’andata che al ritorno. Non tutto è rose e fiori, ovviamente. Anche se sgangherati e ridicoli, i denigratori non mancano, e si danno pure arie giustizialiste su internet, minacciando denunce. Li ringrazio e spero che lo facciano davvero. Sarebbe la pubblicità che aspetto da tanto, e pure gratuita.
NON CHIEDO DI MEGLIO CHE ESSERE DENUNCIATO, E NON SOLO SUL DIABETE
Sembrano oltremodo disturbati dalle mie tesine sul diabete, dal mio contestare il dogma insulinico. Ma perché solo sul diabete, mi chiedo. Mi denuncino anche sull’Aids, sul cancro, sui virus, sulle influenze, sulle vaccinazioni, sulla B12, sugli Omega-3, sulle diete. Mi denuncino su tutto. Le cosiddette “vaccate” che li fanno andare su tutte le furie, viaggiano su ogni fronte e non solo su quello del diabete.
DENUNCIARMI PER CHE COSA? PER FARE DEL BENE? PER DIRE LE VERITÀ CHE TANTI NON DICONO? PER SBUGIARDARE LE MENZOGNE CONTINUE DELLA TELEVISIONE?
Questa gentaglia che non vale una tacca, e che si guarda bene dal firmarsi con nome e cognome, non sa che c’è una Costituzione a tutela della libertà di opinione e di informazione, e che l’Inquisizione Medievale non è più in vigore in Italia da qualche secolo. Denunciarmi su che cosa poi? Per fare del bene ai cittadini? Per difenderli dagli ignobili soprusi di Big Pharma e Big Food? Forse per abuso di professione medica? Per divulgazione di semplici verità che i lettori condividono trovandole sensate e vere?
NON CURO, NON GUARISCO E NON DO PRESCRIZIONI
Non do prescrizioni e non curo, ma offro solo informazioni e suggerimenti igienistico-naturali per recuperare il benessere. Informazioni che la gente è libera di accettare o scartare, sotto propria esclusiva responsabilità. Non guarisco. Insegno alla gente ad autoguarire. Cosa ben diversa.
NON TUTTI OTTENGONO IL MASSIMO
C’è una marea di gente che sta meglio in effetti, e me lo conferma in continuazione. Succede spesso, ma non sempre. Per guarire in proprio esistono tre condizioni rigorose da rispettare. Si chiamano “giusta scuola comportamentale-dietologica-terapeutica” (e qui, fino a prova contraria, ci siamo), “ferma convinzione in quello che si fa” e “rigorosa applicazione dei principi igienistici”. Chi va per tentativi e per curiosità, con atroci dubbi, con un piede nell’igienismo e due nella medicina, non ottiene grossi risultati.
HO BEN POCO DA SPARTIRE CON QUESTO TIPO DI MEDICINA
Abuso di professione medica? Ma non facciamoci ridere! Non mi sogno nemmeno di farlo. Come potrei? Pur rispettando i tanti medici bravi che esistono da che mondo è mondo, non sono affatto un estimatore di questo tipo di medicina falsamente scientifica, di questa medicina obsoleta e vetero-pasteuriana che starebbe sullo stomaco persino allo stesso Luigi Pasteur. Di questa medicina presuntuosa ed arrogante che pretende di dettare al mondo le sue regole, e di ergersi a regime sanitario mondiale.
ESISTE ANCHE L’OPZIONE IGIENISTICA
Dovessi ambire a un riconoscimento medico, mi ritroverei benissimo nella medicina ippocratica, in quella galenica e in quella della Scuola Medica Salernitana, a indirizzo pitagorico, che dominò l’intera scena europea per mille anni. In ogni caso non faccio concorrenza alla medicina, ma indico soltanto al pubblico che, per quanto priva di danari, di titoli e di onorificenze, esiste anche l’opzione igienistica.
LA MIA È UNA DIETOLOGIA SENSATA, COSCIENTE E RAZIONALE
Chi poi mi dà del guru, del talebano dell’alimentazione, e dunque dell’estremista, ricordo che il mio schema dietologico, è quanto di più ragionevole e misurato esista al mondo, ed è in perfetta armonia con le diete degli artisti di Hollywood, con quanto fanno Richard Gere e George Clooney. Chi mi confonde poi per uno stregone o uno sciamano, non mi risulta di possedere facoltà taumaturgiche e divinatorie, né di andare in estasi prendendo sostanze magiche, visto che rifiuto non solo the e caffè, ma persino tisane e camomille. Comprendo che la critica voglia sempre dire la sua, ma chiedo solo un minimo di coerenza e di obiettività.
UN RINGRAZIAMENTO AL SINDACO E ALL’ASSESSORE PER L’AMBIENTE
Mi preme invece ringraziare il Sindaco e l’Assessore per l’Ambiente del Comune di Soave per la loro apertura mentale, quasi ai limiti della spregiudicatezza culturale, per aver patrocinato questa serata igienistica, per aver accettato questa sfida implicita, questo confronto pirotecnico e potenzialmente esplosivo. Un Comune che ha saputo mettersi in discussione, prestare il fianco a eventuali critiche, ben conscio del fatto che non siamo promotori di vino e di pandoro, e tantomeno promotori di farmaci e di tecnologie sanitarie, ma siamo divulgatori di salute a 360 gradi, e quindi voce non sempre gradita da tutti, e non certo allineata col sistema.
UN SEGNALE DI INTELLIGENZA E UN ESEMPIO A LIVELLO NAZIONALE
Lasciatemi dire che questo è un segnale di squisita intelligenza e di tolleranza verso chi fa un lavoro di trasparente informazione salutistica fuori dagli schemi ufficiali e convenzionali. Un esempio per molti comuni d’Italia, per le Scuole e le Istituzioni, messe giornalmente in minoranza ed in soggezione dal marciume culturale televisivo. Chiaro che devo ringraziare l’animatrice dell’iniziativa, la gentile Giovanna Rezzadore, che ha messo ogni sua risorsa per organizzare al meglio questa serata.
ESPERTO DOVE?
Sulla locandina pubblicitaria si parla di me come di illuminato ed esperto, e vi assicuro che questo mi imbarazza non poco, anche se il mio blog naturista sembra avere effettivamente un largo seguito. “Esperto dove?” ha ironizzato mia moglie Kathleen, ricordandomi a ragione che non sarei capace nemmeno di preparare un piatto di pasta! Nemo propheta in patria! L’antico proverbio rimane più valido che mai.
SEI SECOLI DI SALUTE SENZA NEANCHE UN MEDICO INTORNO
La tematica ippocratica annunciata parla di cibo come medicina, per cui se il cibo nutre, e fa poi anche guarire, il farmaco e il medico non hanno più ragione di esistere e, pronto soccorso di emergenza a parte, si torna ai tempi di Roma Antica. Catone il Censore ci ricorda che i Romani vissero per 600 anni ininterrottamente forti e sani senza la presenza di un solo medico, visto che era vietata per legge ogni pratica medica, all’infuori del bendaggio e dell’assistenza ai feriti in battaglia. Il menù popolare prevedeva il cavolo crudo come re della tavola, contornato di verdure crude e frutta, di orzo e semi abbrustoliti, noci, fichi secchi, castagne e datteri (che era poi anche la dieta tipica dei legionari).
LA SOVRANITÀ ASSOLUTA DELLA NATURA
Ippocrate aveva certamente ragione. Ne aveva ancora di più quando affermava che “La natura è sovrana medicatrice dei mali”. Sembrerà una sottigliezza, ma questo precetto è ancora più veritiero di quello sul cibo-medicina. La natura sovrana non è il medico, non è il farmaco e non è nemmeno il cibo, al limite.
IL SIGNIFICATO DI NATURA
Cos’è la natura dunque? Natura è il nostro corpo, il nostro sistema immunitario, il disegno biochimico che ci contraddistingue. Natura è il corpo che è dotato di intelligenza e di finalità, e che non va mai contro se stesso. Natura è il buon funzionamento dell’organismo che permette e favorisce l’autoguarigione. Natura non è l’intasamento, l’intossicazione, il sangue denso e la stitichezza. Quello è semmai l’anti-natura. Natura è, al limite, l’influenza con la febbre, la spia rossa, la malattia-benettia che espelle le tossine interne e ci purifica, ridandoci la salute e l’equilibrio perduto.
IL SISTEMA IMMUNITARIO FUNZIONANTE E L’AUTOGUARIGIONE
Per autoguarire occorre però mettere il sistema immunitario nelle giuste condizioni di farlo. In questo senso, il cibo buono e onesto, leggero e basso-proteico, crudo e vivo, naturale e compatibile, diventa carburante perfetto, nel senso che offre le sue calorie senza però compromettere ed intaccare le risorse biochimiche interne, senza inattivare e demolire la potenza immunitaria (mediante digestioni da incubo che mandano in stressante fibrillazione le 160 centraline linfonodali immunitarie, dislocate in zona intestinale). Ogni intervento medico invasivo, ogni operazione inutile, ogni vaccino, ogni farmaco, ogni aspirina ed ogni tachipirina, rappresentano un proditorio attentato contro il sistema immunitario.
L’AUTOLESIONISMO DEL MANGIARE DEFICITARIO
Per converso, il cibo cattivo, il carburante pesante, grasso, oleoso, proteico e insanguinato, cotto e devitalizzato, diventa carburante scadente e micidiale, che cede sì calorie ma a costi digestivi-assimilativi-evacuativi altissimi, e tali addirittura da creare un deficit non solo enzimatico, ormonale e mineral-vitaminico, ma persino una carenza di tipo calorico. Mettere dentro 2000 sazianti calorie grasso-proteiche e consumarne poi 2200 per sbarazzarsi del flagello di scorie indigeste e incompatibili, che rimane nel sistema per 3-4 e più giorni, anziché trovare la via espulsiva regolarmente. Se questo non è autolesionismo, ditemi voi cos’è.
UN AMICO INDIMENTICATO DI NOME CIBO
Cibo! Ogni volta che sento la parola, mi viene in mente lui. Avevo un caro amico di Feletto Umberto, località nell’immediata periferia nord di Udine. In ossequio alla sua attività professionale, lo chiamavano tutti così, ignorandone il vero nome di battesimo. Cibo, giunto ai 50, e mollato il suo noto ristorante friulano, si era ritirato a Pattaya in Thailandia, dove aveva trovato una nuova compagna e comprato un appartamento, nel giusto intento di godersi finalmente la vita. Me lo aveva pure mostrato con orgoglio, mobili esotici, zona verde, veduta spettacolare.
IL PARADISO TERRESTRE O QUASI
“Buona idea!”, gli dicevo. Buona idea capitare in una spensierata e vivace località balneare, magari troppo turistico-puttanesca, ma vivacizzata da magnifica frutta 12 mesi l’anno, manghi, durian, papaia, cocco, jackfruit, longan, mangostin, litchi e rambutan. Ma anche anguria, meloni, uva locale, mais dolce, e tutte le verdure possibili ed immaginabili. Un solido conto in banca. Nessuno che ti rompe le scatole. Niente moduli INPS, IVA, IRPEF, ICI. Niente ritenute d’acconto. Niente tasse sui rifiuti e sull’aria che respiri. Niente controlli della guardia di finanza. Che vuoi di più dalla vita? Qualcosa di molto simile al Paradiso Terrestre.
NON TRAVIARMI COL DURIAN E LE CAROTE
“Buona idea, caro Cibo!”. Ma gli ricordavo anche in continuazione la necessità di adeguarsi al clima, e di sfruttare al meglio le straordinarie risorse locali. Lo spingevo ad uscire dalle sue pessime e tipiche abitudini italo-friulane e dalla sua gabbia mentale. Tutte le raccomandazioni cadevano regolarmente nel vuoto. “Valdo non traviarmi. Tu mi vuoi far mangiare radicchio e carote, ma io non sono un coniglio. Ho già trovato peraltro la formula perfetta, e da questa non mi schiodi”, mi diceva ridacchiando. Dieci anni a Pattaya e nemmeno una nuotata in mare. Le noci di cocco? Ottime per le scimmiette e i babbuini. Il durian? Vuoi mettere la cipolla di Mortegliano? I manghi? Meglio le pesche spaccalosso.
LA RICETTA IDEALE PER LASCIARCI LE PENNE
Sveglia millimetrica alle 12, con caffè e tripla sigaretta, in preparazione al pranzo. Spaghetti al ragù, prosciutto San Daniele doc, pollo allo spiedo, e mezzo litro di Cabernet del Collio. Bocce con gli amici italiani nel pomeriggio, con qualche inevitabile bicchiere di contorno. Body-massage serale a giorni alterni, agli oli aromatizzati. Cena con pesce, aragosta e crostacei vari. Ore piccole con abbondante e rinfrescante Heineken. Come dire la ricetta ideale per lasciarci le penne. “L’unica cosa sana, costruttiva e terapeutica del tuo menù quotidiano è paradossalmente la visita al bordello, pardon al body-massage”, gli dicevo scherzando ma non troppo.
UN FINALE TRISTE E NON PRIVO DI LOGICA
La storia ha un finale triste, perché Cibo, persona buona, gioviale e spiritosa, non sta più a Pattaya a tirare le bocce e a godersi la vita, ma è ospite da 7 anni del cimitero di Feletto. Lo ricordo con grande simpatia e non certo per fini speculativi, o per tirare l’acqua al mio mulino igienistico. Ci andiamo tutti prima o poi, vegani e carnivori, ma non con quella fretta e con quelle atroci e inattese sofferenze. E lui non ci teneva affatto a finire in quel modo balordo. Se non si fosse chiamato Cibo, non lo avrei certamente chiamato in causa.
CARATTERISTICHE DEL CIBO IGIENISTICO
Torniamo però al cibo-cibo, cioè a quello che portiamo giornalmente alla nostra bocca. Come deve essere l’alimento per noi igienisti? Deve presentarsi gradevole alla vista, al tatto, all’odorato, al ragionamento. Deve risultare piacevole per il corpo, lo spirito e la mente. Siamo esseri molto sensibili, abbiamo un cuore, un’anima e persino un’aura colorata che ci circonda, e che varia a seconda del nostro umore e dei cibi che assumiamo, in linea logica con le onde vibrazionali di Simoneton. Aura rossa uguale forza e salute, aura grigia uguale depressione e malattia, come mi ricordava un grande scienziato autodidatta friulano di nome Antonio Grassi, vegetariano convinto.
UN GUARITORE CONOSCIUTO ANCHE OLTRE FRONTIERA
Guariva molta gente coi suoi sistemi negli anni ’70. Gente che spesso arrivava in Porsche dalla Germania e dal Nord-Europa. Si era sparsa la voce che, un calzolaio di Udine, di giorno aggiustava tacchi alle signore che passavano davanti al suo negozietto in via Volontari della Libertà, e la sera guariva casi irrisolti di sclerosi multipla. Dietro il suo modesto baldacchino da aggiusta-scarpe, aveva una saletta piena di strumenti strani e di apparecchiature elettroniche sofisticate di sua personale concezione. Diventammo amici e posseggo ancora il suo vademecum salutistico dal titolo “Impariamo a curarci da soli”, che a quei tempi si trovava nelle librerie al prezzo di duemila lire.
ANTONIO GRASSI E LA LETTURA DELL’AURA
Le sue solette terapeutiche, marchiate “Solette Grassi”, erano famose nelle farmacie di mezza Italia, e risolvevano positivamente alcuni casi di emicrania. Quando era al top della forma psicofisica, era in grado di percepire visivamente l’aura di chi lo avvicinava, e quindi di capire al volo le eventuali malattie che lo affliggevano. Le maggiori riviste italiane, tipo Oggi, Epoca, Gente, dedicarono diversi articoli a questo interessante personaggio udinese.
L’ORIGINE ED IL PERCORSO DEL CIBO
Fatto sta che proviamo avversione e non attrazione per il sangue e la violenza. Ci sentiamo indignati di fronte ai soprusi ed alle vili ingiustizie. È inevitabile che ci immaginiamo l’origine e il percorso del cibo, prima che esso arrivi sul nostro piatto. Deve essere masticabile, profumato, mangiabile crudo o leggermente cotto, succoso, dolce, saziante, dissetante e sfamante. Ma una cosa su tutte le altre. Deve essere eticamente innocente e salutisticamente digeribile, assimilabile ed evacuabile con la massima rapidità.
L’UOMO NON È SANGUISUGA E NON È IENA
Alla fine di questi ragionamenti e di queste attente selezioni, ci ritroviamo col vero cibo per l’uomo, ovvero con frutta fresca e secca, verdure crude, germogli, radici, semi, fiori e cereali, più dei pani integrali, delle pizzette vegane, della pasta integrale, dello strudel di mele e del castagnaccio. In perfetta linea con Pitagora, Ippocrate, Galeno, San Francesco, Leonardo, Paracelso, Voltaire. In perfetta coerenza ideologica con la celebre Scuola Medica Salernitana. In armonia totale con Colui il Quale ci ha dato generosamente ogni erba che reca seme e ogni albero che reca frutto (non 160 ma 160.000 specie), ammonendoci che quello è il nostro esclusivo dominio, e che l’uccisore uccide se stesso, che chi uccide o fa uccidere un animale per mangiarne il sangue, le viscere e le membra non è un essere umano, ma una sgraziata controfigura. Non è un essere umano ma un cannibale, una belva, un vampiro, una iena, un corvo, una sanguisuga, uno sciacallo, per cui ogni sua goccia di sangue sarà veleno, ogni respiro fetore e ogni cellula putredine.
IL PRECARIO SOSTEGNO DEL CIBO DOPANTE
Se mangiassimo innocente, leggero e pulito, non ci ammaleremmo mai. Purtroppo questo non accade, e la situazione è spaventosamente critica. Mai si è mangiato così male nella storia dell’umanità. L’unico motivo per cui la gente non cade ancora come le mosche, o come nelle pesti medievali dei monatti e degli untori, è che oggi trova modo di doparsi in mille modi con i tanti pseudo-alimenti a disposizione, tenendo in forzata ed artificiosa accelerazione il cuore e rimandando le patologie al giorno della resa dei conti, al giorno in cui i nodi verranno impietosamente al pettine.
LA SPUGNOSITÀ E L’ELASTICITÀ NATURALE DEL CORPO UMANO
Ricordiamoci che abbiamo un corpo flessibile, osmotico e permeabile. Siamo una vera spugna, come del resto sono spugnosi i nostri organi interni. Dobbiamo saperci riempire, ma anche saperci svuotare. Questo vale per l’aria dei polmoni, per le acque di ritenzione, per le deiezioni intestinali, per le tossine del sangue, per le tensioni nervose, ed anche per quelle sessuali (ricordando che per queste ultime esiste pure la sublimazione). Tenere le cose dentro è sempre patologico.
STITICHEZZA E RITENZIONE ALLA BASE DI OGNI PATOLOGIA
Andiamo al sodo. Qual è la malattia-base, quella da cui partono tutte le altre? La stitichezza, la ritenzione degli scarti liquidi e solidi, la ritenzione acquea per eccesso di sale, la ritenzione minerale che porta ai disperati tentativi, a metodi spicci e sbrigativi, quali i purganti, i diuretici, i clisteri, i lavaggi del colon, le chelazioni, la dialisi renale. Costipazione e ritenzione idrica, incapacità cioè di espellere prontamente le urine e gli escrementi, oltre che i detriti cellulari del nostro corpo, derivanti da miliardi di cellule che muoiono in continuazione e che generano i cosiddetti virus. Virus dei quali, secondo la zoppa medicina pasteuriana, dovremmo aver pure paura, provando terrore di noi stessi e della nostra stessa ombra.
L’IMPORTANZA DEL CARBURANTE COMPATIBILE
Abbiamo dentro di noi la bellezza di 40 litri di acqua. Vi rendete conto di cosa significhi tutto questo? Ogni cosa che entra deve pur andarsene fuori. Ma, se scegli male i tuoi cibi (secchi, concentrati, cotti, proteici, privi della loro acqua biologica), vivi stitico e non vai di corpo. Come mai? La cosa è di una semplicità addirittura sconcertante. Non servono lauree e specializzazioni in medicina. Basta un minimo di buonsenso e tutto trova spiegazione logica. Metti in un motore a scoppio del gasolio e quello si inceppa. Metti in un apparato fruttariano-vegano delle proteine animali (sempre velenose, dopanti e debilitanti), dei cibi cotti (de-enzimizzanti, de-vitaminizzanti, de-mineralizzanti), salati e zuccherati, e quello non può fare altro che andare in malora.
I DUBBI CE LI HANNO SOLO I CIECHI CHE NON VOGLIONO VEDERE E I SORDI CHE NON VOGLIONO SENTIRE
Qualcuno osa dubitare sul fatto che siamo fruttariani-vegani-crudisti per disegno e per preciso progetto creativo? Vada allora a studiarsi il sangue umano (alcalino, con pH 7.30-7.50 sulla scala acido-basica che va dal valore zero di massima acidità al 14 di massima alcalinità). Vada a spiegare l’assenza totale di enzima uricasi per la disgregazione dei temibili acidi urici di carni, the e caffè, e l’alta presenza di uricasi nei cani e nei gatti. Vada a giustificare la leucocitosi patologica dopo ogni pasto carneo. Vada a riflettere sui valori alti all’infrarosso (10000 Angstrom) della frutta sulla scala Simoneton, e al contrario sui valori bassi e grigi della carne (3000 Angstrom), sui raggi X del cibo morto e devitalizzato che ruba nutrimento anziché darne, a un corpo umano che sta in armonia solo dai 6500 Angstrom in avanti. Vada infine a leggersi le statistiche, paese per paese, sulla osteoporosi, sul tumore al seno e sul diabete, e ne scoprirà delle belle.
TUTTO PARTE DALLA STITICHEZZA
Stitichezza significa disfunzione cronica intestinale. La gente è stitica oltremisura, ed è da lì che nascono tutte le intossicazioni che conducono inevitabilmente al sangue denso, viscoso, trombotico e lipo-tossico. Quel sangue marcio che porta alle disfunzioni epatiche e renali, alle irritazioni, agli snervamenti, alle infiammazioni, alle ulcerazioni, agli indurimenti, alle ipossie, ai radicali liberi e alle neoformazioni tumorali.
GIUDICARE L’AURA NON È DA TUTTI, MA IL PROFUMO O L’ODORE DI UNA PERSONA VENGONO FACILMENTE PERCEPITI
Essere stitici significa essere intossicati cronici, significa vivere avvelenati. La settimana scorsa viaggiavo su un Intercity da Milano a Venezia. È entrato un passeggero sui 50 anni, che lasciava una scia davvero irrespirabile. Prove del sangue? Visite mediche? Non occorre. Quella era una persona da urgente ricovero. Chiaramente stitica ed avvelenata a tal punto da costringere i pori della sua pelle a mandar fuori in modo drammatico, parte del suo insopportabile stock velenoso.
CROLLO DELLA SUPERFICIE ASSIMILATIVA E DISBIOSI IN ZONA COLON
Essere stitici significa ritrovarsi con 5 milioni di villi intestinali appiccicati ed incollati dalla caseina, con uno spazio assimilativo non più equivalente a 400-600mq (ovvero a 2 campi da tennis), ma ridotto a uno stanzino di 20 mq, buono per nutrire minima parte dei tuoi 75 trilioni di cellule. Essere stitici significa ritrovarsi con un colon disbiotico, carico di batteri anaerobi e putrefattivi (di cosiddetta nobile origine animale) che prevalgono drammaticamente sui batteri aerobi, buoni e saprofiti (di plebea origine vegetale). Essere stitici significa vivere male, digerire male, avere riflussi. Significa ospitare diverticoliti e miasmi putrefattivi che risalgono dal colon e portano l’helicobacter pylori in zona stomaco a causare gastriti e ulcere gastriche.
UNA CONTINUA SPINTA VERSO IL BLOCCO IDRICO
Cosa fa lo stato, il potere, la medicina, la scuola per risolvere tutto questo? Fa di tutto e di più perché la gente viva stitica, rimanga stitica e muoia stitica. Anziché migliorare e moltiplicare, riduce le toelette nei treni. Elimina i servizi liberi e gratuiti nelle stazioni ferroviarie, segno evidente di inciviltà e di imbecillità istituzionale. Costringe la gente a pagare un euro per fare la cosa più naturale e necessaria del mondo, che è quella di liberarsi delle urine. Se uno incappa in un paio di rinfrescanti fette di anguria, o in un chilo di pesche appena raccolte, gli costerà molto caro liberarsi di tanta acqua. Gli studenti non hanno monete da sprecare. Meglio dunque la Coca-Cola del McDonald’s, che grazie alla caffeina, allo zucchero o all’aspartame, ti chiude ogni rubinetto idrico senza produrre brutti scherzi.
UN ATTENTATO ALLA SALUTE UMANA
C’è la pretesa di trasformare l’uomo in robot metallico privo di bisogni essenziali ed immediati. La pretesa di costringere la gente a restare a lungo negli scomodi abitacoli delle auto, con soste ai semafori, con code pazzesche, con giri a vuoto per trovare un parcheggio. Sempre più ristoranti, pizzerie, fast-food, osterie, posti di ristoro. E sempre meno posti di evacuazione. Una autentica e perversa coalizione contro i bisogni corporali umani, una spinta feroce allo stress, all’ansia, alla ritenzione delle acque e delle scorie. Un sistematico attentato alla salute umana.
DAI VESPASIANI ROMANI AL VIETATO ORINARE SUI MURI
Un inno continuo al mangiar male e al bere peggio, al trattenimento patologico, alla malattia. L’esatto contrario di quanto facevano i romani già 2000 anni orsono, quando ad ogni punto strategico dell’urbe piazzavano il vespasiano, segno di grande civiltà, visto che sulle case di diverse città sudamericane, nell’anno 2010 del Signore, sta scritto il monito “No orinas en el muro”.
LE PROVE CERTE SU COSA È GIUSTO MANGIARE ESISTONO
Per concludere, cibo acquoso biologico o cibo concentrato e sintetizzato industrialmente? Cibo digeribile o cibo intasante? Sostanzioso o leggero? Proteico o mineral-vitaminico? Vivo o morto? Pacifico o crudele? Profumato o lordato di sofferenza? Genuino o integrato? Fresco o conservato? A queste domande occorre rispondere con certezza, con scienza e con trasparenza. A queste domande occorre rispondere non con in testa i propri interessi venali e particolaristici, non con le proprie manie, con le proprie abitudini, con le proprie convinzioni, non con la propria voglia vanitosa di prevalere ideologicamente e culturalmente sull’avversario di turno. A queste domande è d’obbligo rispondere portando prove inoppugnabili ed inequivocabili. Tali prove esistono.
IL PIÙ GROSSO ESPERIMENTO DELLA STORIA CLAMOROSAMENTE INSABBIATO
L’esperimento nutrizionale più massiccio della storia umana si chiama Cambridge 2000 e coinvolse 40.000 persone testate per 20 anni. Dimostrò che, mangiando 5 pasti sazianti di frutta al giorno, più qualche innocente e naturale compromesso, risultavano schivati e sconfitti cancro e cardiopatie, ossia i due maggiori killer mondiali. Passati i primi momenti di meraviglia, subentrò il panico. Servizi segreti britannici e autorità mondiali in concerto, si precipitarono a blindare ed insabbiare gli esiti imprevisti e sorprendenti del test, subito dopo le prime comunicazioni rilasciate dalla Reuter e dalla Associated Press. Troppo pericolosi e rivoluzionari i dati acquisiti, per darli in pasto al pubblico.
LA VERITÀ SI TROVA UGUALMENTE
Poco male però. Chi cerca la verità la trova ugualmente sotto la luce del sole, nella storia e nella geografia vivente dei popoli. C’è una tesina di straordinaria importanza probante nel mio blog, intitolata “La formidabile controprova dei Pimas”. Leggetela con attenzione, oppure andate a farvi una vacanza istruttiva in Arizona, che non si limiti però ai casinò di Las Vegas.
LA FORMIDABILE CONTROPROVA DEI PIMAS
I Pimas erano un popolo unito ed omogeneo all’inizio del secolo scorso, una vasta comunità indiana di gente eccezionalmente sana, magra, dinamica, intelligente e muscolosa, con una dieta vegana favorita dal caldo torrido e dalle tante opere di canalizzazione, con magnifici orti coltivati a mais tenero e multicolore, con zucche e meloni di ogni tipo, avocadi e ananas, frutti e verdure da clima temperato e da clima tropicale. La situazione cambiò in modo drammatico quando l’Arizona venne desertificata dalla deviazione dei fiumi. Da allora, i Pimas messicani della Valle Pimeira prospiciente all’Arizona, sono rimasti gli stessi, cioè in forma splendida. I Pimas dell’Arizona invece, costretti ai supermarket e ai fast-food della McDonald’s, della Burger King, della Kentucky Fried Chicken e della Coca-Cola, sono diventati il popolo più obeso, diabetico, canceroso e cardiopatico, non solo d’America ma del mondo intero.
GLI INSABBIATORI IN AZIONE
L’igienismo naturale sta smascherando con la sua semplicità, la sua indipendenza, la sua trasparenza, tutte le peggiori malefatte di questo mondo cane a livello di alimentazione, di terapie e di salute. Ed è per questo che gli insabbiatori sono sul percorso di guerra, come hanno dimostrato con Cambridge. L’igienismo non si limita a denunciare che l’insulina provoca cancro alla vescica, non si limita a denunciare che l’Aids è una buffonata, ma porta le prove. Non si limita a denunciare che le proteine animali avvelenano anziché nutrire. Non si limita a dire che virus e batteri non sono causa di malattia, ma innocenti conseguenze di intossicazioni alimentari e mentali precedenti. Porta le prove lampanti di tutto questo.
PORTIAMO L’ESEMPIO CONCRETO
Immaginiamo un malato stracarico di virus e batteri. Se fosse vero quanto afferma il dogma medico-pasteuriano, secondo cui batteri e virus distruggono il corpo umano a meno che non si blocchi urgentemente mediante farmaci antibiotici e antivirali, il paziente in questione, stracarico di virus e batteri e lasciato privo di cure mediche, dovrebbe morire nel giro di 3 giorni, con le cellule divorate dai mostri virali e dai cannibali batterici in feroce e irrefrenabile moltiplicazione, quella ipotizzata dai monatti della medicina.
UNA CLAMOROSA PROVA DEL NOVE SULL’INCONSISTENZA DELLE TEORIE MEDICHE CIRCA LA RESPONSABILITÀ PATOLOGICA DI VIRUS E BATTERI
L’igienismo smentisce tale falso con una clamorosa prova del 9. Prende quel malato, lo mette a riposo, lo fa digiunare totalmente e gli fa bere alcune bottiglie di acqua, con zero farmaci e zero trattamenti. E quella persona, se non ci sono gravissime complicazioni di altro genere, guarisce perfettamente in meno di una settimana nel 100% dei casi. Sfidiamo chiunque, baroni e Nobel inclusi, a contraddire questa semplice e inequivocabile dimostrazione.
ECCO SPIEGATA LA STIZZA DELL’ORDINE MEDICO-FARMACEUTICO NEI CONFRONTI DELL’IGIENISMO NATURALE
Nessuna meraviglia che la Chiesa Medica Internazionale, coi suoi attivisti e i suoi chierichetti, perda le staffe e cerchi di coniugare il solito verbo preferito, che è quello di nascondere ed insabbiare in modo sistematico le verità scomode scoperchiate dagli odiati continuatori dell’opera di John Tilden e di Herbert Shelton. Nessuna meraviglia che l’Ordine Medico-Farmaceutico ce l’abbia a morte col digiuno e con tutti gli igienisti del pianeta. Ma la gente sta cominciando a capire come stanno le cose.
Valdo Vaccaro
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