(Conferenza di Concorezzo-Lecco del 10 Novembre 2013)
NIENTE FANATISMO E NIENTE ELITARISMO
Un grazie a voi tutti amici della Brianza, e complimenti a Chiara, Roberto, Elisa, Domenico, Fabio e Sergio, giovani ed entusiasti organizzatori di questo meeting. Termini come igiene, veganismo, crudismo, vegetarianismo, fruttarismo, rivoluzione, potrebbero generare qualche timore di troppo. Smontiamo subito questi preconcetti. Non ci interessa fare un discorso da fanatici e nemmeno un discorso da elitari. Il nostro intende essere un approccio pacifico e costruttivo verso la gente comune in cerca di migliorare il suo stato di salute psico-fisica.
UN 60-70% DI CRUDO E SIAMO SULLA GIUSTA STRADA
C’è spazio per tutti e ci sono aperture mentali. C’è tolleranza e spirito amichevole, rilassato, sereno. Vogliamo ampliare ed estendere la portata del nostro messaggio e non restringerlo a qualche gruppo di privilegiati. Parliamo infatti di veganismo e crudismo tendenziali, applicabili in concreto nella vita quotidiana. Quando una persona riesce a impostare un tran-tran alimentare basato sul 60-70% di crudo, può ritenersi soddisfatta e sulla buona strada. Chiaro che, nel caso di esigenze salutistiche particolari può servire maggior rigore.
SCELTE MIRATE IN VISTA DI UNA SALUTE MIGLIORE
In ogni caso il nostro progetto è mirato a farci stare meglio e non peggio. Non vi stiamo usando per fare sperimentazioni strane, esotiche e rocambolesche. Nessuno ama fare dei salti nel buio. Vanno mantenute le cose buone della tradizione. Miriamo a una nutrizione leggera, pacifica, innocente, digeribile, compatibile sia con le esigenze reali del nostro organismo che con le condizioni del pianeta. Il nostro è un discorso trasparente e pratico. Si tratta di dire no a determinate sostanze e di dare spazio ad altre. Scelta vegetariana e poi possibilmente vegana, scelta basso-proteica, scelta vitalistica, scelta etica.
LA RIVOLUZIONE VEGETARIANA SALVERÀ IL PIANETA?
La rivoluzione vegetariana salverà il pianeta? Questa domanda, una volta ogni tanto, non siamo noi a porgerla, ma cominciano a pronunciarla, in modo sempre meno timido, diverse autorità e diversi enti pubblici. Diventare prima vegetariani e poi vegan-crudisti tendenziali o addirittura totali non è più qualcosa di avventuroso e di strano, ma semmai qualcosa di estremamente utile, se non addirittura qualcosa di decisivo per le sorti del nostro pianeta. Diventare vegan-crudisti è il regalo più importante che si possa fare alla Terra e a noi stessi.
CONVERGENZA GLOBALE VERSO IL VEGAN-CRUDISMO
Lo ha detto finalmente a chiare lettere persino l’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali, un Ente che ho spesso criticato. Un Ente che per troppi anni ha difeso in concreto cani, gatti e canarini, evitando accuratamente di scontrarsi con le industrie della mortadella, del prosciutto e del grana. Lo dicono pure le associazioni di vegetariani e vegani, e questo non sorprende troppo. Ma lo sostengono ormai anche autorevoli economisti ed esperti di alimentazione.
IL RAMMARICO DI UN ORDINE MEDICO A CUI VIENE A MANCARE IL TERRENO SOTTO I PIEDI
Stesso discorso per alcuni medici dotati di non poco coraggio, visto che l’Ordine continua a non tollerare le defezioni e i tradimenti delle sue precise consegne. Dov’è mai finita la granitica compattezza filo-macellaia dei tempi andati? Dov’è mai finita la sacra filosofia del brodo di gallina? E che fine hanno fatto le piramidi alimentari della FDA, Federal Drug Administration, con solide e rassicuranti quote proteiche giornaliere da 200-300 grammi al giorno?
LE CIFRE CONCRETE PARLANO CHIARO
D’altra parte non è facile mantenersi a galla con ideologie carnivore ed onnivore che zoppicano e mostrano sempre di più le proprie magagne e le proprie incongruenze. Basta solo fare il conto della serva. Una caloria vegan-crudista costa più o meno dieci di petrolio per produrla, mentre una caloria proveniente dalla carne ne costa almeno cento. Costi decuplicati per ottenere poi cosa, se non una impressionante serie di patologie?
VIVERE SECONDO NATURA NON SOLO PER HOBBY MA PER VITALE NECESSITÀ
Una scelta etica fondamentale, sia per salvare l’uomo e gli altri esseri viventi, sia per preservare il pianeta dalla desertificazione, dalla perdita della biodiversità e dai pericolosi cambiamenti climatici. Vegan-crudismo tendenziale e igiene naturale non sono per niente complicati, fumosi, strani od enigmatici. Parliamo di strategie di vita, di pensiero e di comportamento sorprendentemente semplici. Tanto semplici dall’essere quasi banali.
INCREMENTO DI FRUTTA E VERDURA CRUDE
Il nostro scopo è quello di incrementare l’apporto di acqua biologica ed aromatica della frutta, preferibilmente con spremute di agrumi al risveglio e frutta varia in mattinata, oltre che nel tardo pomeriggio. Restano fuori pranzo e cena, reinterpretati in senso verduriano nel primo piatto d’esordio, seguito da un secondo a base di cibo cotto ma non stracotto che sia comunque di nostro gradimento.
CON LA FAME DI MASSA NON SI SCHERZA
Il mondo per salvarsi, ha bisogno di una autentica rivoluzione vegetariana. I dati, del resto, parlano chiaro. Sulla Terra ci sono circa 6,5 miliardi di persone e, secondo la FAO, solo il 20% può nutrirsi in modo adeguato. Il 26% del Pianeta è invaso dagli allevamenti di animali, che ogni anno producono oltre 1500 miliardi di tonnellate di deiezioni, causatrici a loro volta del 18% di emissioni dei gas serra, quando i veicoli ne producono solo il 14%.
PIÙ CHE STELLE E STRISCIE, SOFFERENZA E MORTE
Le deiezioni totali prodotte dagli allevamenti avicoli ogni anno sono pari a 50 miliardi di tonnellate, 1000 miliardi quelle dei bovini e 550 milioni di tonnellate quelle prodotte dagli altri animali. Soltanto gli Usa producono 500 milioni di chili al secondo per un totale di oltre 1500 miliardi di tonnellate annue. E ad ogni tonnellata di cacca animale corrispondono circa 65 milioni di animai uccisi che, moltiplicati per 1500, portano la cifra totale annua macellata in Usa a circa 10 miliardi di capi. Una colossale industria della sofferenza e della morte.
MEZZO MILIARDO DI CREATURE SEVIZIATE ANNUALMENTE NEL PAESE DI SAN FRANCESCO
La Germania non è da meno, se ogni tedesco ingoia in media nella sua vita qualcosa come 1094 capi tra bovini e maiali. Da noi le cose non vanno certamente meglio. Nel cosiddetto Bel Paese, ogni anno (Istat, 2008) finiscono al macello poco più di 24 milioni di grossi animali (bovini, bufali, suini, ovi-caprini, suini e equini). A questi vanno aggiunti oltre 29 milioni di conigli e oltre 470 milioni di avicoli e volatili selvatici (Istat, 2007). Solo in Italia, quindi, si supera il mezzo miliardo di animali macellati ogni anno. Le deiezioni animali raggiungono in Italia i 20 milioni di tonnellate/anno, che finiscono per il 60% nella cloaca a cielo aperto chiamata eufemisticamente Mare Adriatico.
NON PARADISO TERRESTRE MA PIANETA-BOIA
Secondo i dati della Fao, la produzione globale di carne passerà dai 228 milioni di tonnellate del 1999 ai 463 milioni di tonnellate nel 2050. Nello stesso periodo, la produzione globale di latte salirà da 580 a 1,043 milioni di tonnellate. Non la pensano così Cremonini e McDonald’s, che puntano a triplicare le macellazioni entro il 2030! Il consumo di carne nei Paesi sviluppati si è attestato nel 1995 su 77,3 chili a persona/anno, e ha raggiunto gli 82,1 chili nel 2005, con una crescita annua dello 0,6%.
300 MILIONI DI BOVINI MASSACRATI OGNI ANNO, OSSIA UNA FILA ININTERROTTA DI 1700 KM, PARI AL TRATTO REGGIO CALABRIA-MONACO DI BAVIERA
Ogni anno nel mondo mandiamo al macello circa 300 milioni di bovini, 820 mila al giorno. Se li mettessimo uno dietro l’altro vedremmo una fila di animali lunga 1700 chilometri (la distanza tra Reggio Calabria e Monaco di Baviera). In altri termini, è come se scomparissero ogni giorno tutti gli abitanti di Torino.
ANIMALI IN MOVIMENTO VERSO LA FINE PIÙ ATROCE
Parti di questi animali, poi, diventano cibo per altri animali, derivati vari per l’industria o concime per la terra. Miliardi di animali sono allevati in condizioni di malessere e quindi di sofferenza. Vengono trasbordati da un luogo all’altro e infine terminano nei macelli di tutto il mondo. Questo processo, che si compie ogni giorno, per tutto l’anno, produce una impressionante massa di animali in movimento, stracarichi di terrore e di risentimento, vista la sensibilità eccezionale delle loro antenne telepatiche.
LONTANO DAGLI OCCHI E LONTANO DAL CUORE
Il problema è che non riusciamo nemmeno a immaginare l’enorme quantità di esseri viventi che nasce, viene allevata, caricata su camion, tir e navi, trasportata, scaricata e infine uccisa. Dopo un passaggio nelle macellerie o nei supermercati, finiscono nelle nostre borse della spesa, nei nostri piatti e infine nella nostra bocca. Tutto avviene in modo apparentemente civile, pulito ed indolore, lontano dai nostri sguardi e dalle nostre orecchie.
IL BOCCONE AVVELENATO
Nel luglio 2013 il ministero dell’agricoltura statunitense ha ordinato il ritiro di 9.000 tonnellate di carne macinata di bue, contaminata dal batterio E.coli 0157:H7. È la seconda più grande requisizione di carne della storia americana. Il primato spetta al ritiro di 12.000 tonn operato sulla carne prodotta dalla Hudson Food nel 1997. Questa volta il ritiro del macinato è stato annunciato dopo che 19 persone si sono ammalate in California, Colorado, Michigan, South Dakota, Washington e Wyoming per aver mangiato hamburger prodotti nello stabilimento di Greeley, Colorado, della ConAgra Beef Company, la più grande produttrice di carne al mondo, con un fatturato annuo di 25 miliardi di dollari (mentre appena 25 anni fa era solo una sconosciuta compagnia del Nebraska).
I RECORD DELLA CONAGRA MAGGIORE PRODUTTRICE MONDIALE
Secondo una dubbia etimologia, la ConAgra deriverebbe da due parole latine significanti Alleanza con la terra. Oggi ConAgra è il maggior fornitore alimentare del Nordamerica, oltre ad essere il produttore numero uno di patatine fritte, attraverso la Lamb Weston. È anche la maggiore azienda Usa per la lavorazione della carne di ovini e tacchini e per la distribuzione di prodotti chimici agricoli, nonché la seconda azienda per la produzione di alimenti surgelati e per la macinazione dei cereali, la terza per la lavorazione di pollame e suini, oltre che una delle maggiori per la produzione di sementi e mangimi.
CONTINUE VIOLAZIONI DEI CODICI DI SICUREZZA
Con Ibp (Iowa Beef Packers, ora inglobata in Tyson Foods), Excel (una controllata da Cargyll) e National Beef, la ConAgra è una delle quattro aziende che assieme controllano l’85% del mercato americano dei bovini. Non è la prima volta che la ConAgra incappa in casi di avvelenamento. Quest’anno ha dovuto ritirare 200 tonnellate di minestre in scatola e 3 tonnellate di ravioli Chef Boyardee. Lo stabilimento di Greeley è stato citato almeno 10 volte negli ultimi tre anni per aver violato i codici di sicurezza dei lavoratori.
CONTROLLI E RICHIAMI MINISTERIALI ALL’ACQUA DI ROSE
Come in altri casi, il richiamo da parte delle autorità è più simbolico che altro, perché la carne prodotta tra il 12 aprile e l’11 luglio è già stata mangiata. Fin da maggio un impianto di macinazione di Denver avvertì la ConAgra che la sua carne presentava tracce di E.coli. Il 30 giugno la corporation ritirò solo 160 tonnellate. Il 10 luglio il dipartimento dell’agricoltura fu avvertito dei malori. E dieci giorni dopo ordinò il ritiro di altre 8.800 tonnellate.
AVVELENAMENTI ALL’ORDINE DEL GIORNO
L’avvelenamento da hamburger è una malattia cronica negli Stati Uniti, dove si contano 76 milioni di casi di avvelenamento da cibo all’anno (di cui 4 milioni da carne) e 30.000 ricoveri l’anno per Salmonella e Campilobatterio, che si contraggono dal pollame infetto, mentre si registrano 6.000 infezioni dell’Escherichia Coli 0157:H7, un batterio che spesso uccide. Il più grave fra gli avvelenamenti recenti si verificò nel gennaio ’93 a Tacoma, sulla costa dell’Oceano Pacifico, nello stato di Washington, in un ristorante della catena “Jack in the Box”. Avvelenamento non da poco, visto che questa azienda gestiva in 13 stati del West 1.170 ristoranti da hamburger, con un fatturato annuo di 800 milioni di dollari.
CEDIMENTI RENALI, DIALISI E MORTI
In quel fast-food di Tacoma i ricoverati furono 450 e per 29 di essi vi fu cedimento dei reni. Altri 21 ebbero bisogno di dialisi e tre bambini piccolissimi morirono. Avevano rispettivamente 17 mesi, 23 mesi e due anni. La colpa fu attribuita alla mancata osservanza dei nuovi standard di temperatura imposti per cuocere gli hamburger (almeno 150 gradi Fahrenheit, 77 gradi centigradi). Ma la carne era già infetta al macello. Proveniva da manzi del Michigan e del Colorado ed era stata trattata dalle Vons Companies (che possiedono la maggiore catena di supermercati della California).
CONTROLLI LACUNOSI
Sotto accusa l’ispettorato sanitario che non aveva scartato la partita di bovini infetti. Ma negli anni di Reagan, per i tagli al bilancio e la deregulation del mercato della carne, gli ispettori erano scesi dagli 8.400 del ’78 a 7.200. E su questi 7.200 posti, 550 erano vacanti. Nel corso del 2000 Clinton ridusse ulteriormente le ispezioni federali sui capi macellati. E George Bush fece altrettanto. In ogni caso, il governo federale non ha l’autorità di chiudere gli impianti che violano sistematicamente le norme igieniche e di sicurezza. Tutto è lasciato al buon cuore delle industrie.
PATTEGGIAMENTI E MULTE SIMBOLICHE
Quando poi viene provata la loro colpevolezza, le Corporations se la cavano con gli spiccioli. Per esempio Sara Lee, presidente della omonima corporation, si è dichiarata colpevole di aver venduto carne contaminata da Listeria, che nel 1998 ha causato 15 morti e 6 aborti. Ha poi patteggiato con una multa di soli 4,4 milioni di dollari e un contributo alla ricerca alimentare, una nocciolina per un gruppo le cui vendite ammontano a 17,7 miliardi di dollari l’anno.
SI ANALIZZA UNA CARCASSA BOVINA OGNI 290
Così l’avvelenamento di Tacoma ebbe solo il temporaneo, benefico effetto di far assumere altri 160 ispettori veterinari, comunque una goccia nel mare. Far analizzare una carcassa su cinque di mammiferi e pollame costerebbe 58 miliardi di dollari l’anno. Oggi il governo federale spende solo 1 miliardo di dollari l’anno, meno del 2% di questa somma. Vuol dire che è analizzata solo una carcassa su 290.
IL MITO DEI COWBOYS E DEL BISONTE ALLA GRIGLIA
Ogni anno nei 9.000 impianti degli Stati uniti vengono macellati e trattati, ossia processed, 7,3 miliardi di polli e 160 milioni di capi a carne rossa. Vale a dire 41 milioni di buoi, 113 milioni di maiali, un milione e mezzo di vitelli e 4,2 milioni di ovini. È il meat-packing, la redditizia carne in confezioni. Un’industria colossale che plasma il continente americano ed è alla base del suo mito più leggendario, quello dei cowboys sterminatori di bisonti e di indiani. Un’industria di cui gli statunitensi si accorgono, e per cui si allarmano, solo di fronte a casi clamorosi di avvelenamento.
Visti i metodi di allevamento e macellazione, sorprende che gli avvelenamenti siano tutto sommato limitati. Viene da pensare che l’americano medio abbia ormai degli intestini assuefatti ai miasmi putrefattivi della cadaverina.
DAI 30 BOVINI ALL’ORA AI 390 DI OGGI
Nei mattatoi del secolo scorso è l’animale ucciso che circola appeso a una catena, mentre ogni operaio sta sempre fermo al suo posto compiendo lo stesso gesto per smontarlo. Questa grande rivoluzione economica, fu realizzata a Chicago, i cui mattatoi furono il simbolo del macello capitalista. Ma tra i grandi mattatoi di Chicago e oggi c’è stata un’ulteriore rivoluzione del macello e soprattutto dell’allevamento del bestiame, rispetto alla quale i baroni della carne dell’Illinois sembrano dei chierichetti. Questa rivoluzione emerge chiarissima dai numeri. A fine ‘800 in un mattatoio di Chicago una squadra processava 30 buoi all’ora. Venticinque anni fa una catena di smontaggio ne lavorava 175, mentre oggi ne lavora 400. In Europa il limite massimo è fissato tra i 75 e i 100 corpi e in Australia a 115, che sono già dei ritmi allucinanti.
MACELLAZIONI E SCUOIAMENTI A RITMI DA CAPOGIRO
Il prezzo di quest’accelerazione è altissimo non solo per i poveri quadrupedi brutalizzati, ma anche per i lavoratori che li sezionano. Ogni anno sono vittime di incidenti gravi 43.000 lavoratori della carne, quasi un terzo dei 150.000 addetti al settore. Ma la stessa accelerazione comporta un prezzo anche per i consumatori. È proprio la velocità con cui vengono eseguite le varie operazioni (scuoiare, sviscerare, disossare, suddividere in tagli) ad aumentare la probabilità che il contenuto degli intestini che veicola l’E.coli venga a contatto con i tagli di carne che la gente consuma.
DALLA BUONA ERBA AL MAIS ACIDIFICANTE
Ma il problema nasce prima che il bovino entri nel mattatoio. La grande rivoluzione del secolo scorso è stata infatti l’urbanizzazione dei bovini in stalle mostruosamente grandi. Se allevati a erba, 42 milioni di bovini macellati ogni anno implicherebbero una popolazione di più di 100 milioni di capi. I buoi pascolanti impiegano più di due anni a raggiungere le dimensioni massime, ottimali per la macellazione. Per quanto vaste, le praterie americane non sono assolutamente in grado di sostenere 100 milioni di bovini. Un capo richiede più di un ettaro di terreno per nutrirsi a erba. Inoltre, dalla prima guerra mondiale in poi, il governo americano, come tutti quelli dei paesi industrializzati, ha pesantemente sovvenzionato la produzione di grano creando così enormi eccedenze di cereali. Da qui l’idea d’ingrassare gli animali con il mais e la soia, quasi sempre in versione Ogm-Monsanto.
METROPOLI BOVINE E MATTATOI DA 400 VITTIME/ORA
Sono così nate delle aree d’ingrasso (fedlots), vicine agli stabilimenti industriali che producono i mangimi, su cui vengono nutriti fino a 200.000 bovini alla volta. Sono perciò vere e proprie metropoli bovine affollate all’inverosimile, senza fognature, fonti di epidemie e contagi. Duecentomila bovini producono 6.000 tonnellate al giorno di sterco e urina. Con il suo mattatoio da 400 buoi l’ora e i suoi fedlots da 200.000 buoi, Greeley in Colorado, è la capitale dell’urbanizzazione bovina.
IL TRASFERIMENTO ALL’INGRASSO
Fino a sei mesi, la vita di un manzo è idillica. Pascola spesso accanto alla madre, bruca la sua erba e si riscalda al sole, ma non sa cosa gli aspetta. Viene ben presto deportato al centro-ingrasso dove in otto mesi deve raggiungere il peso di 600 kg, consumando circa 12 kg al giorno di mais arricchito da altre porcherie.
AGRICOLTURA FORZATA A BASE DI DISERBANTI E PESTICIDI
Ma i 100 milioni e passa di tonnellate di mais necessari a ingrassare i buoi vengono prodotti solo grazie all’industrializzazione dell’agricoltura, ai concimi, ai diserbanti e pesticidi che a loro volta sono prodotti con il petrolio. Per raggiungere il suo peso, un bue consuma perciò più di 1.000 litri di petrolio.
SISTEMATICA ACIDICAZIONE DA CEREALI E RICORSO A MASSICCE DOSI DI ANTIBIOTICI
Ma c’è un problema. Ed è che i bovini sono ruminanti fatti per mangiare erba, non granaglie, ad alto tenore di carboidrati che producono acidità. Ragion per cui, quando cominciano a essere nutriti a cereali, i bovini si ammalano, l’acidità nel loro stomaco cresce (al contrario dei nostri, gli stomaci bovini sono neutri come acidità), le pance si gonfiano, il fegato deperisce. Quindi bisogna trattarli con dosi massicce di antibiotici potenti a largo spettro (più di 100 grammi al giorno di Rumensin che tra l’altro inibisce la produzione di gas). Antibiotici che entrano incontrastati nella catena alimentare dei consumatori, causando pericolosi fenomeni di antibiotico-resistenza.
14 MESI L’ETÀ FATIDICA PER LA MACELLAZIONE DEL MANZO DA 600 KG
Ma in ogni caso i buoi non potrebbero superare i 14 mesi di età con una dieta a base di cereali, si ammalerebbero e morirebbero. Perciò, perché possano raggiunge il massimo peso entro i 14 mesi, la loro dieta va integrata con proteine, vitamine (a base spesso di farine animali che continuano a essere usate) e altre porcherie (negli Usa gli ormoni sono consentiti, in Europa no).
L’ESCHERICHIA COLI DI DERIVAZIONE BOVINA DIVENTA MICIDIALE
Come si vede, una volta innescata, la logica è implacabile, ogni passo discende dal precedente, non ammette né deroghe né alternative. Ma la natura a volte si vendica. L’E.coli presente negli intestini dei bovini era acclimatato a un regime neutro di acidità, quindi era annientato appena entrava nell’apparato digerente umano ad alto tasso di acidità. Ma da quando i bovini sono nutriti a granaglie, la loro acidità è cresciuta, l’Escherichia coli si è adattato alla nuova situazione e l’acidità dello stomaco umano non costituisce più una barriera biologica. Un vero e proprio batterio esterno privo di contrasto e di controllo.
DISTRUZIONE DELLA FORESTA AMAZZONICA
I terreni della foresta amazzonica, strappati al loro naturale splendore selvaggio, sono ormai devastati dall’uomo che ogni anno taglia alberi e massacra centinaia di specie animali e vegetali per far diventare quei terreni o pascoli per armenti, destinati alla produzione di hamburger per Paesi già ipercolesterolici. L’88% dei terreni disboscati dell’Amazzonia sono stati destinati al pascolo, così come il 70% di quelli panamensi e costaricani, distruggendo il più importante polmone del mondo.
DANNI IRREPARABILI ALL’ECOSISTEMA
I danni sono irreparabili. La deforestazione distrugge la biodiversità, toglie ossigeno, favorisce i fenomeni di desertificazione. Occorrono in media 16 chili di foraggio per produrre un chilo di carne e, se dai 1.000 a 2.000 litri d’acqua per produrre un chilo di grano mentre per ottenere la stessa quantità di proteine animali ne servono da 13mila a 15mila litri. Se tali risorse fossero impiegate per le colture cerealicole e leguminose, la fame nel mondo sarebbe solo un ricordo.
SERVE CONSAPEVOLEZZA E RESPONSABILITÀ
L’uomo è tenuto pertanto a responsabilizzarsi e a diventare più consapevole, visto che ogni sua scelta, ogni suo comportamento, ogni sua azione, finiscono per avere una ripercussione globale. Tra le diete vegetariane quella vegana, senza carne, pesce, uova, formaggi e derivati, è espressione di un profondo rispetto per l’ambiente e la natura. Apportandovi la giusta dose di crudismo, in proporzione ai propri gusti e alle proprie condizioni assimilative, si ottengono risultati strabilianti in termini di salute e di benessere. Vi si può arrivare per gradi, passo dopo passo. Decidere di diventare vegetariani e poi vegani fa bene non soltanto a noi stessi ma anche agli animali e a tutti quei popoli che, a causa del consumo sfrenato imperante nell’altra metà del mondo, diventano sempre più poveri e miserevoli.
L’ESSERE PIÙ SFRUTTATO E BISTRATTATO DELL’UNIVERSO
Mi sono fatto in questi ultimi anni un’idea molto precisa, che cerco inutilmente di mandar via dalla testa, ma che ritorna in continuazione giorno dopo giorno, in modo sempre più convincente. E cioè che il maiale sia l’essere più pulito, più civile, più giocoso e più intelligente che sta sulla crosta terrestre. Forse il più degno di vivere. Nel maiale vedo in sintesi l’elefante, il rinoceronte, il fagiano, la lepre, il gallo, il cinghiale, il tacchino, l’oca, il tonno, la balena, il vitello, la pecora e il pulcino. Vederlo rincorrere l’anatra e la gallina, senza mai pestarle o far loro del male, mi ha convinto della sua superiorità.
Valdo Vaccaro
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