IL SALUTO MACABRO MA REALISTICO DEI FRATI TRAPPISTI
Mentre le canzonette tengono su il morale con rime tipo Vivere, finché c’è gioventù, perché la vita è bella e la voglio vivere sempre più, i Frati Trappisti tagliano le ali a tutti e, anziché dire Ciao, come stai?, ti salutano con un Dobbiamo morire, e tu dovresti per rispetto e correttezza rispondergli con un Morire dobbiamo. Più di qualcuno, messo alla prova, gli ha risposto con le dita a forma di corna e con un terapeutico Vaffanculo. Però, alla fine, a ben pensarci, hanno ragione loro, i Trappisti intendo. La formula della sopravvivenza del corpo non è infatti prevista nei manuali operativi della macchina umana. La sopravvivenza dell’anima di sicuro sì, con le modalità che il Creatore ha disposto per tutti noi, incluso gli animali, che finiscono i loro tribolamenti terreni tra le mura atroci di un macello. In effetti, i macelli sono autentici produttori di anime privilegiate, e i Paradisi Celesti traboccano di anime a quattro zampe, dotate di grossi crediti e di sostanziosi buoni-acquisto nel mondo invisibile, mentre il conto bancario celeste degli umani è sempre più in rosso.
SPECULAZIONI SULLA MORTE DEL DR HERBERT SHELTON
Il Dobbiamo morire riguarda tutti, vegetariani e non-vegetariani. Spesso mi succede di sentire che Herbert Shelton, con tutto il suo igienismo naturale, ha lasciato le penne pure lui, seguito a breve distanza da T.C.Fry, altro nome prestigioso della Scuola Igienistico-Naturale Americana. Che vale alla fine essere igienisti per poi morire più o meno come tanti altri? Diciamo intanto che Shelton è morto a 95 anni, una quota non elevata ma di sicuro rispettabile, per uno come lui, che ha avuto una vita intensa, appassionata, dedicata a scrivere una cinquantina e oltre di libri importanti. Per uno che ha aiutato a guarire del tutto decine di migliaia di pazienti seguendoli con pazienza e fiducia e risultati straordinari nel corso della sua vita. Per uno che ha dovuto sostenere pressioni indescrivibili e furibonde contestazioni mediche. Per uno che ha dovuto studiare giorno e notte e dedicarsi alla causa della salute umana più di chiunque altro al mondo. Per uno che, in nome delle sue idee, ha dovuto persino conoscere l’umiliazione delle carceri americane. Per uno che, in ogni caso, non ha sofferto in vita di alcuna malattia e non ha mai assunto un farmaco o mangiato della carne dai venti anni in avanti. Senza contare poi che Herbert Shelton era un uomo come tutti, e non veniva da qualche altro pianeta, pur essendo eccezionale e grande nella mente e nello spirito. La sua professione, oltre quella di guarire, o meglio di aiutare la gente ad auto-guarirsi mediante digiuni purificativi ad acqua distillata e radicale cambiamento dieta giornaliera, era quella di insegnare, di creare scuole ed insegnanti, di produrre scienza igienistico-naturale per sé e per gli altri, per il presente ed il futuro.
IL RAGAZZO DI CAMPAGNA HERBERT
Era nato da famiglia rurale, e fino ai vent’anni il formaggio era il suo cibo preferito. Odiava la violenza contro gli animali. Si affezionava a ogni singola mucca della stalla paterna sin da quando era bambino. Imparava che ogni animale era diverso per carattere come succede esattamente tra gli animali. C’era la mucca amica e docile, che quando si avvicinava lo leccava a ripetizione come fosse una seconda mamma, e che si lamentava quando egli la lasciava da sola legata alla mangiatoia. Ce n’era un’altra che invece faceva con lui la schizzinosa, e lo spingeva gentilmente da parte col muso, come per dirgli, Tirati da parte, che sei il figlio dell’aguzzino che mi tiene qui legata per rubarmi il latte e per ripagarmi poi col macello. C’era il maialino che gli correva dietro in continuazione dovunque egli andasse, e che si lamentava vivacemente quando il padroncino entrava in casa e gli chiudeva la porta in faccia. Ai tempi dell’università, il giovane Shelton si assentava a lungo dalla sua fattoria. Quando vi faceva ritorno, ogni animale gli mostrava rinnovato affetto, come a dire Dove sei stato tutto questo tempo? Perché mi hai lasciato solo così a lungo? Ben presto si accorse che le mucche, i maiali, le oche, le galline, i tacchini, erano tutte persone autentiche, non animali da carne da sfruttare e perseguitare, da ingrassare e da uccidere. Si accorse pure che non c’era logica e non c’era motivo per le genti del mondo di dipendere dal latte delle mucche, destinato dalla natura al preciso scopo di far crescere e svezzare il vitellino.
SPERIMENTAZIONI CON I SUOI ANIMALI IN FATTORIA
Da bravo sperimentatore quale era, faceva anche le sue prove. Cercava di dare del latte ai vitellini cresciuti, o alle altre mucche, e notava che, dopo una prima leccata di curiosità, scuotevano il capo per disapprovazione e riprendevano a ruminare la loro erba o il loro fieno. Solo gli umani mantenevano la ridicola e folle abitudine di ciucciare alle tette delle mucche, di fare i lattanti a vita, rinunciando ai veri cibi che la natura metteva generosamente a loro disposizione sui terreni e negli alberi da frutto. Per capire quanto le mamme amassero i loro cuccioli, prese con sé un maialino, sottraendolo per un po’ alla mamma scrofa che ne aveva già una decina. Lei e ne accorse, e venne a cercarlo vociando, come per dire Tornami il piccolo, che ha bisogno del mio latte. Per non dire di mamma anatra e di mamma gallina, gelosissime dei loro piccini. Una tacchina, divenuta chioccia e mamma di cinque suoi piccoli, ma anche di cinque pulcini e di cinque anatroccoli, voleva quasi più bene a questi ultimi che ai suoi tacchinetti. In una occasione, quando aveva cercato di sottrargliene un paio, lo aveva rincorso minacciosamente fino dentro casa.
IL PATOLOGICO, ATROCE E INDISSOLUBILE LEGAME TRA LATTE E CARNE
Il giovane Shelton si accorse anche del legame indissoluibile tra carne e latte, e su questo impostò la sua personale lotta senza quartiere contro il consumo di questi due prodotti, impropriamente chiamati cibi umani. Purtroppo, si era abituato al formaggio al punto tale da non potersene mai staccare del tutto. Confessava spesso ai suoi allievi prediletti, rammaricandosi della propria debolezza e riconoscendo quanto fosse brutto e disonorevole predicare bene e razzolare male, anche se la sua trasgressione era a giorni alternati e per quantità risibili, limitandosi alla fetta sottile di formaggio nei panini vegetariani che prediligeva. Seppi di questo dettaglio direttamente dal dr Ralph Cinque, allievo del Maestro, in una delle conferenze annuali della ANHS a Baltimora. La figura di Shelton non viene affatto scalfita o ridimensionata da queste frivolezze, da questa sua piccola debolezza. Shelton è grande per quello che ha saputo dare al mondo intero in fatto di cultura igienistica sopraffina. Non era un Dio e qualche peccatuccio lo faceva. La quale cosa lo rende ancora più umano e più simpatico.
LE SPECULAZIONI SULLA SCOMPARSA DI T.C. FRY, ALTRO GRANDE DEL SALUTISMO NATURALE AMERICANO
Il caso di T.C. Fry è estremamente diverso da quello di Shelton. Fry ebbe una vita molto sballata, tanto da giungere a livelli di peso inaccettabili e oltre il quintale, che seppe poi ridurre in modo pacifico e definitivo proprio grazie al sistema igienistico-naturale adottato in età piuttosto avanzata. L’incontro con Shelton avvenne nel 1970. Anche qui si sprecano speculazioni sulla sua scomparsa avvenuta nel 1996, quando aveva solo 70 anni. Di sicuro troppo presto. Ma prendere questi fatti come prova a sfavore della scienza igienistica, ovvero della scienza alla quale Fry dedicò, con intensità ed eccellenti risultati per sé e per gli altri, gli ultimi 30 anni della sua vita, è cosa ridicola e meschina. La sua scomparsa ha lasciato di sicuro molto rammarico, perché si tratta di un grande igienista, e lo provano le sue opere, come quel memorabile volume sull’Aids, che smontò punto per punto le traballanti e precarie teorie di Gallo e Montagnier, dieci anni prima ancora dell’opera di Peter Duesberg nella medesima direzione.
LA MORTE DI FRY NON È STATA AFFATTO UNA SCONFITTA O UNA DELUSIONE DELL’IGIENISMO NATURALE
Purtroppo siamo tutti uomini e dobbiamo morire in un modo o nell’altro. L’igienismo naturale ha fatto molto bene a T.C. Fry. Gli ha regalato anni di entusiasmo, di salute recuperata, di soddisfazioni, di riconoscimenti internazionali, come una laurea honoris causa conferitagli dall’Università parigina della Sorbona. I fattori che determinano la scomparsa di una persona sono molti. Alcuni sono controllabili e gestibili, altri rientrano nell’imponderabile, nei dati pre-acquisiti in fase di ereditarietà, nelle circostanze di vita quotidiana del soggetto, e persino nella Provvidenza Divina, ovvero nelle casualità della vita. Ci manca evidentemente la controprova, ma possiamo ipotizzare, senza troppe forzature che, se T.C. Fry non avesse conosciuto l’igienismo-naturale, e non fosse stato letteralmente folgorato dalle teorie e dalle esperienze sheltoniane, sarebbe stato molto peggio per lui e per chi gli stava intorno. Primo non avrebbe mai scritto i libri e gli articoli eccezionali che ha prodotto, e di cui l’America ha beneficiato. Secondo, non sarebbe probabilmente vissuto a lungo, con quel sovrappeso e quei problemi che si ritrovava addosso quando entrò nell’igienismo.
LE SPECULAZIONI SULLA SCOMPARSA DEL DR ROBERT C. ATKINS
Andando nella parte avversa, tra i più rappresentativi aversari dell’igienismo e del vegetarianismo, esiste il caso Atkins. In teoria, chi scrive ha un po’ la coda di paglia, avendo egli citato più volte il fatto cjhe il dr Atkins sia morto a 74 anni di cancro e cardiopatia associata, vale a dire dei mali che si prefiggeva di sconfiggere con la sua famosa dieta. Utilizzare la morte delle persone per ricamarne addosso insinuiazioni, pettegolezzi o teorie di comodo, è cosa estremamente antipatica, e può persino sconfinare nello sciacallaggio. Uno muore e semplicemente lo si rispetta, questa deve essere la regola. Il problema è che Robert Atkins non ha solo scritto decine di infausti libri, non ha solo causato nel mondo illusioni, dolori e sofferenze, non ha solo deluso e mandato anzitempo all’altro mondo migliaia di persone, ma anche lasciato una Fondazione Atkins che sta continuando la sua perversa corruzione mentale e culturale nel settore nutrizionistico.
LA DISEDUCATIVA PRATICA SCASSA-UOMO CHE È LA DIETA ATKINS
Esistono poi enormi diversità tra le morti di Atkins, di Shelton e di Fry, ed esiste pure enorme diversità tra la morte di Atkins e quella del suo vero rivale Nathan Pritikin, scomparso ancora negli anni 70. Atkins è stato stroncato improvvisamente, portato via in modo repentino e segreto dal male. La verità è rimasta a lungo nascosta al pubblico, mentre i suoi libri e le sue teorie assurde sulle diete low-carb (a bassi carbo-idrati) continuavano a mietere nuove vittime in America e nel mondo intero. In altre parole, Atkins aveva fatto male alla gente quando era in vita, e continuava a danneggiare pesantemente la popolazione mentre egli moriva ed anche dopo la sua morte. Tanto che oggi, a cinque anni dalla sua scomparsa, gli eredi della fortuna Atkins, tramite la fondazione omonima, continuano vendere prodotti Atkins, e continuano a propagandare quella pratica diseducativa e scassa-uomo che è la dieta Atkins.
LE ALTRE IDIOTE PROPAGGINI DELLA DIETA ATKINS
Con l’aggravante che molte altre diete pericolose e sconclusionate, tuttora in auge nel mondo intero, non sono altro che idiote propaggini o derivazioni della dieta Atkins, e fanno male nella stessa identica direzione, che è quella di sostituire il carboidrato, cioè il tipico carburante umano, con la proteina (il tipico anti-carburante velenoso per l’uomo). Ci riferiamo chiaramente alle diete a Gruppi Sanguigni di Peter D’Adamo, alla dieta a Stadi del chimico Barry Sears, alla South Beach del cardiologo Arthur Agatson, vendutosi a caro prezzo alla Kraft Food Inc., e alle diverse altre decine di diete meno famose che hanno impazzato in America negli ultimi dieci anni, causando lacrime e lutti, ma che continuano ad irretire troppi gonzi e troppe gonze sull’intero pianeta. Ero a Manila due settimane fa e c’era un grosso banco di libri nuovi in svendita a prezzi eccezionali.
UNA VALANGA DI LIBRI DERELITTI AL MACERO. SE MANCA L’ILLUMINAZIONE FINIAMO PER ESSERE TUTTI DEGLI IMBECILLI.
Testi in inglese di tutti i tipi. Volumi che in copertina valevano 30 dollari, venduti a peso di carta, per 1 o 2 miserabili dollari, dopo essere stati trasportati per via aerea a migliaia di chilometri di distanza. Diedi una sbirciata ai titoli. Rimasi sorpreso nel verificare che la maggior parte della merce era composta di libri americani sulle diete, soprattutto Atkins, D’Adamo e Sears, ma anche altri venti o trenta autori americani, i cui titoli erano tutti improntati alla low-carb diet di Atkins (il quale aveva a sua volta copiato ogni cosa da un altro emerito imbecille, il dr Stillman). Una valanga di malinconici e derelitti libri al macero. La scena si è ripetuta a Taiwan e a Singapore. Gli stessi libri, gli stessi identici autori, gli stessi prezzi da saldo per merci scadenti ed obsolete. Risorse umane buttate via malamente. Una valanga di scienza sprecata.
ALBERI DISTRUTTI PER PRODURRE CARTA AVVELENATA CHE NESSUNO LEGGE PIÙ
Alberi distrutti per produrre carta avvelenata dalla presunzione, dalla superficialità, dalla mancanza di orientamento, dalle sponsorizzazioni assassine della Coca-Cola, della Pfizer, della NDC (National Dairy Council), dei Macellai Riuniti d’America. Non c’era ovviamente un solo libro di Shelton, di Howell, di Duesberg, di Tilden, di Ehret, di Bircher. Quelli la gente se li tiene ben stretti. Non esistono stock di prodotto invenduto, per le scienze vere e genuine dei salutisti-naturali. I best-seller di Atkins, che il New York Times aveva regolarmente e pomposamente definiti come Number One New York Times Best Selling Book, finiti giustamente tra i rifiuti, cioè nel posto che gli spetta. Shelton e Fry se ne andarono in modo diverso, alla fine di un ciclo vitale intenso, appagante, lasciando una grossa eredità positiva per il futuro, tanti ottimi libri che fanno il vanto di chi li possiede, ma nessuna fondazione, e nessun residuo nelle discariche del mondo.
IL CASO PRITIKIN E IL DUALISMO PERDENTE CON ATKINS
Lo stesso Pritikin, le cui teorie a favore dei carboidrati risultarono perdenti in vita rispetto a quelle diell’avversario Atkins, in quanto la dieta Atkins era apparentemente più efficace nel disfare il grasso degli obesi, morì giovane. Ma nessuno dice che egli era nato e cresciuto già malaticcio, per cui la sua sorte era un po’ segnata. La traccia lasciata da Pritikin è tuttavia valida, anche se ai suoi tempi gli mancava il conforto scientifico dei food-enzyme, visto che le decisive ricerche del suo connazionale Edward Howell non erano ancora state divulgate sufficientemente. Contrastare la dieta filo-carnivora Atkins con la dieta vegetariana Atkins a base di carboidrati cotti, tipo pasta, pane, pizza e cereali, non poteva dargli i risultati che Pritikin meritava, soprattutto in termini di peso-riduzione. In quel senso, avevano torto entrambi, anche se Atkins faceva inizialmente calare di peso con successo molto superiore a quello ottenuto da Pritikin.
LA INEVITABILE SORTE DEI GRASSONI SOTTOPOSTI ALLA DIETA ATKINS (E A QUELLE DERIVATE TIPO SEARS O STADI, SOUTH BEACH E GRUPPI SANGUIGNI)
Infatti, sia i carboidrati di Pritikin che le carni di Atkins subivano regolarmente i rispettivi trattamenti di cottura. Ma lo sgrassamento degli obesi a sun di bistecche cotte avveniva ugualmente, enzimi o non, in quanto i grassoni di Atkins, privati di quasi ogni carboidrato non potevano fare altro che:
A) Scartare gli eccessi di carne e scaricarli inassimilati ed inassorbiti nei servizi igienici,
B) Autocannibalizzare le proprie risorse di grasso e perdere drammaticamente peso,
C) Sopravvivere temporaneamente grazie alle stampelle chimiche stimolanti di vitamine sintetiche e integratori minerali,
D) Restare belli e dimagriti, ma nel contempo dotati di una insostenibile concentrazione di veleni all’interno del loro organismo (il loro ex grasso che serviva razionalmente ad ospitare i tanti veleni assorbiti nei loro modi perversi di vivere e di mangiare, se ne era andato come lipido puro in modo magico e rapido, mentre gli associati veleni, non escretabili dai reni e dalla pelle proprio perché veleni, erano rimasti soli e scompagnati all’interno a diretto contatto delle mucose corporali, a diretta muscolazione col sangue, con incredibile potere distruttivo non più attenuato dai preziosi grassi protettivi di prima),
E) Morire di cancro e cardiopatia, oppure soddisfare la insaziabile sete di acqua e ricostruire velocemente le cellule lipidiche perse con la goffa soluzione Atkins, e ridiventare obesi come prima e più di prima, malridotti più di prima.
MAESTRI DA PRENDERSI COME ESEMPIO
Pretendere la prova del nove della sopravvivenza e della salute dai maestri salutisti è cosa logica e scontata, ma fino a un certo punto. Ricordo che molti anni fa andai con due amici a una conferenza salutistica-macrobiotica di una professoressa che pretendeva di insegnare al pubblico come stare in salute e in peso forma. Paradossalmente la donna era obesa in modo evidente ed imbarazzante. Parlava abbastanza bene, ma il suo corpo non era quello di una ballerina o di una modella. Può essere magari che in passato fosse stata ancora più balena, e che per lei quella situazione rappresentasse già un punto di arrivo importante. Fatto sta che era assai poco credibile e convincente. Alla fine ce ne andammo e volarono pure sottovoce alcuni commenti irriverenti. Se insegni dimagrimento sarà opportuno essere magro, o almeno normale, non certo obeso. Altrimenti farai figure poco simpatiche. La stessa considerazione vale per i medici e per gli igienisti in particolare. Come faccio a dire alla gente di comportarsi bene e di non fumare, se ho un pacchetto di Marlboro nelle tasche della giacca? Come faccio a dire che la mia proposta nutrizionale è formidabile e vincente, se poi sono pure io un perdente, se mi ammalo, o se muoio prima del tempo? Ci vuole il buon esempio concreto e non le contraddizioni, e servono pure risultati tangibilio e verificabili. A patto però di non fossilizzarsi sui numeri nudi e crudi, sui quantitativi di vita piuttosto che sulla qualità della vita. Vegetariani e non vegetariani, ambiamo tutti a vivere di più e meglio, anche se alla fine tutti morire dobbiamo. Ma noi vegetariani, assai più degli onnivori che indugiano sulle carni, puntiamo in particolare alla qualità della vita, alla qualità del nostro respiro, alla qualità dei nostri fluidi e dei nostri pensieri, alla serenità della nostra coscienza, alla intima convinzione di essere in sintonia, in armonia, con la natura e la creazione. Non disgiungiamo quanto ora detto dalla salute, perché salute e bellezza, salute ed etica, salute e gioia di vivere, salute e sesso, non sono per niente materie incompatibili.
Valdo Vaccaro
Comunque in tutte queste dissertazioni,parallelismi,di sicuro ed elevato profilo igienista,sono certo (purtroppo)che sia molto,o tanto difficile intraprendere la via igienistica.Una cosa è la morte naturale,….ma UN'ALTRA COSA,E'DETERMINARE la PROPRIA MORTE BIOLOGICA,PRIMA del TUO POSSIBILE CICLO di SOPRAVVIVENZA EFFETTIVO!!!Quindi,ne deriva di conseguenza,che per arrivare a questi risultati,ci vorranno molte generazioni di vita igienista per poter "bonificare"il nostro GENOMA DEGRADATO!!!,affinche' venga finalmente fuori un "soggetto biologico"PURO,senza traccia di violenza perpetuata sulle leggi naturali che lo abbiano concepito come ESSERE "IMMUNE""da tutti gli incidenti o interazioni biologico-negative….QUESTA è la SCOMMESSA IGIENISTA che vi ho sintetizzata,e per la quale stiamo qui a parlare,comunicare,interloquire,ecc,ecc,.ai posteri l'ardua sentenza…