IL BUSINESS STAGIONALE DEL DIMAGRIMENTO
Il tema è quello solito, e salta fuori ogni anno alle porte dell’estate. Milioni di persone in ansiosa attesa di riguadagnare un posto al sole, sulle migliaia di arenili che caratterizzano il nostro stivale adriatico, ionico, tirrenico, nonché mediterraneo. Per fare cassa, per guadagnare soldini e ingrossare i piangenti conti in banca, l’ingrediente fondamentale è quello dei grandi numeri. Quello delle diete, o meglio delle diete dimagranti, perché è di questo che si tratta, è da sempre un grosso business. L’uomo è facile preda di tre istinti. L’istinto del dolce, l’istinto del salato e l’istinto del grasso. La gente mangia troppo, mangia male e ingrassa, soprattutto durante l’inverno. Poi, non avendo tempo di rimettersi in equilibrio progressivo di tipo salutistico, cerca il rimedio urgente e immediato, cerca la salvezza estetica mediante una bella martellata al proprio adipe.
TENERE A DEBITA DISTANZA MEDICI E NUTRIZIONISTI
Le diete sono da sempre il rifugio delle menti deboli e scassate del nutrizionismo. Vuoi stare bene? Tieniti lontano dai medici. Vuoi stare in buon equilibrio e buona forma alimentare? Vuoi mantenerti in peso forma senza ritrovarti in condizioni di emergenza-grasso e di emergenza-sovrappeso? Tieniti alla larga dai nutrizionisti. Battute salaci, irriverenti e cattivelle? Questi sono i concetti-base che mi sento di esprimere e di rinnovare. Ma se uno ha questo tipo di problemi, tipo diabete, obesità, ristagno idrico, l’odiosa ed insopportabile cellulite, dovrà pur rivolgersi a qualcuno che agisca con prontezza ed efficacia, senza cadere nella filosofia attendista del “campa cavallo che l’erba cresce”.
AUTENTICI BIDONI PIÙ CHE SOLUZIONI LOGICHE E DURATURE
Negli ultimi anni se ne sono viste di tutti i colori. Non per questo la gente ha imparato qualcosa. Non per questo i medici hanno imparato qualcosa, oltre al banale e qualunquistico “un po’ di tutto e tanti litri di acqua”. Quando sei negato, sei negato, non c’è niente da fare. Low-Carb (Robert Atkins), Gruppi Sanguigni (Peter D’Adamo), South Beach Diet (Arthur Agatson), Zona (Barry Sears), Mediterranea Moderna (Carlo Cannella e Giorgio Calabrese), Indici glicemici (Montignac), Pasticche ittiche di Omega-3 (David Servan-Schreiber), Carne, Indici glicemici e pool enzimatico, in pratica carne e caffeina (Alberico Lemme). Queste ed altre ancora le diete che hanno impazzato negli anni scorsi e alle quali restano legati molti medici, denotando scarsa personalità e ancor più scarsa originalità.
L’ITALIA È TERRA DI CONQUISTA E DI TAPPETI ROSSI PER PER LE PIÙ INFAMI TRUFFE DIETOLOGICHE
E lo fanno anche in dispregio a fatti eclatanti come la totale messa al bando scientifica di tali dietologi da strapazzo, da parte dei ricercatori nei rispettivi paesi d’origine. E lo fanno in dispregio pure ai risultati spesso disperanti e contraddittori, confermati poi da precise statistiche. Peter D’Adamo e Barry Sears sono addirittura interdetti in aree internazionali tipo Singapore e Hongkong, dove dieci anni fa avevano accalappiato milioni di clienti, specie donne. Sono considerati giustamente imbroglioni di ultima tacca, stendendo un velo sui tanti che ci hanno pure lasciato malamente le penne, tipo Atkins e Montignac, o tipo Cannella e Servan-Schreiber. In America si descrive tuttora Atkins come quello che si intendeva di diete quanto il maiale dell’Arkansas si intendesse di astronomia.
NON ESISTE UNA SOLA DIETA CHE SI SALVI
Eppure il furbastro Pierre Dukan è riuscito a prendere il metodo Atkins e a riciclarlo in Europa, facendo calare i grassoni a suon di bistecche e di integratori, poco importa se temporaneamente, poco importa se con riguadagno dell’intero adipe più gli interessi dopo alcuni mesi, poco importa se con serie conseguenze sul fisico e sul morale. L’importante è calare di peso e non mancare all’appuntamento in spiaggia in condizioni presentabili. L’anno scorso è stato l’anno di Dukan, strombazzato a destra e a manca, ed anche l’anno della Dieta Tisanoreica, di cui ho parlato nella tesina “La Dieta Tisanoreica e il bandolo della matassa”, del 23/11/11.
UN PAESE DI GRADI TRADIZIONI MA STRANAMENTE IPNOTIZZATO DALLE FORMULE NUTRIZIONALI PIÙ ABERRANTI
È di moda che le diete odierne si appoggino a qualche ateneo. La Tisanoreica pare sia uscita dall’Università di Padova. Oggi tutto viene cancellato per magia e tutto viene fagocitato da una dieta a quanto pare perfetta, avanzata, priva di difetti e priva di limiti, oltre che nutrigenetica. Una dieta che metterebbe in riga tutti, basandosi su dotti principi e sul fatto che oguno di noi è diverso per cui serve personalizzazione e collegamento col Dna personale. In riga tutti e tutti sull’attenti. La Tisanoreica oggi si chiama già Tisanoreica Genetica. Il sito Albanesi ha piazzato il marchio Dieta Genetica suo suo sito. Cento e più voci su Internet esaltano la Dieta Genetica, e nemmeno uno spende una parola di critica. L’ipnosi dell’Italia sul piano alimentare è davvero sconcertante.
ENTUSIASMO GENERALIZZATO PER LA DIETA GENETICA
Basta che arrivi l’ultimo mona del villaggio e che sbandieri rumorosamente la soluzione vincente, e tutti gli vanno dietro come dei pecoroni ammaestrati. Oggi Parliamo della Dna-Slim presa dagli studi di un ennesimo americano, di nome Kirchner, che nel 2007 ha pubblicato le sue ricerche su una rivista di oltreoceano, dimostrando “alcune precise correlazioni tra Dna e alimentazione”. Questa volta l’Università di appoggio è quella di Trieste, col dr Keith Grimaldi, il dr Paolo Gasparini e la dr Cristina Zadro.
LA MIA È UNA VOCE FUORI DAL CORO
Non sto dando del mona a nessuno. Anzi, in questo caso si parla di nomi eccellenti, di classe dirigente, di VIP della nutrizione. Ma questa unanimità, e questo martellare ossessivo in televisione, mi rende alquanto sospettoso. Una specie di tentativo di appiattimento operato su larga scala, con investimenti pazzeschi. Cose facibili soltanto da qualcuno operante, in un modo o nell’altro, sulla scia delle multinazionali e del Codex Alimentarius. Gente che non promuove certamente innocenza e genuinità, tipo radicchio, carciofi e cavoli, ma molto di più. Prometto a tutti i lettori che nel mio sito, salvo che qualcuno non lo faccia di soppiatto o per scherzo, non apparirà mai il simbolo di questa alimentazione genetica, che io valuto come ennesimo bidone nutrizionistico stagionale. Non provo alcun imbarazzo ad essere l’unico in controtendenza.
I GENETISTI ALIMENTARI SEMBRANO IGNORARE LA CADUTA GLOBALE DELLA GENETICA
La genetica mondiale, tra l’altro, è appena uscita da una sciagurata disfatta storica. È reduce di un scivolone da tempo annunciato. Sessant’anni di ricerche, di testi, di lezioni, di dispense, di cattedre, di meeting internazionali, di specializzazioni, di premi Nobel. Tutto finito nell’immondezzaio. Come mai? Per un misto di errori clamorosi e non più sostenibili (lato negativo), ed anche per un minimo di coraggio e di coerenza scientifica (lato positivo). Qualcosa che doveva fare, che dovrebbe fare e che dovrà fare la medicina, fallimentare sotto ogni aspetto, ma tuttora abbarbicata testardamente ai suoi interessi speculativi e alle sue vischiose collusioni con i marpioni di Big Pharma.
UNA SCIAGURATA DISFATTA MA ANCHE UNA RIPARTENZA SU NUOVE BASI
I ricercatori seri del settore genetico hanno capito che non si poteva andare avanti con le bugie. La chiave di tutto il disastro sta nel fatto che per 60 anni tutti hanno creduto fermamente, con incrollabile fede, che il nostro codice genetico, il nostro Dna, fosse qualcosa di fisso e di inalterabile, a parte eventuali danneggiamenti o consunzioni delle nostre magiche spirali e dei nostri delicatissimi codoni.
Quando si è scoperto che il Dna fisiologico e normale non è per niente fisso e inalterabile, ma varia a seconda delle condizioni ambientali, e persino secondo il pensiero e il comportamento di ognuno di noi, c’è stata la caduta degli dei, il precipitare disastroso del dogma, in pratica la fine della genetica medievale ed arrogante che aveva caratterizzato mezzo secolo di scienza, fatta di illusorie e facili convinzioni.
IL PROFESSOR PIETRO PERRINO NON HA PELI SULLA LINGUA
Avendo personalmente incontrato uno dei migliori cervelli del settore, e parlo di Pietro Perrino, dirigente del CNR e docente di genetica all’Università di Bari, sono certo che i suoi commenti su questa ondata di dietologia basata sui geni, non potranno che essere critici e stroncanti. La grandezza, il carisma e la caratura scientifica del professor Perrino stanno comunque non tanto nelle referenze, che sono davvero di prim’ordine, ma nella sua personalità di scienziato semplice, umile e disponibile, caratteri che contraddistinguono solo i ricercatori trasparenti e di alto livello. Non me ne vogliano i nutrizionisti-genetisti triestini se darò tanto credito e se crederò ad occhi chiusi a Pietro Perrino, mentre scarso rispetto avrò per il loro nutrizionismo, con tutto l’affetto che mi lega all’Università di Trieste e alla regione istriana.
UNA METEORA ILLUSTRATA DALLA DR CRISTINA ZADRO
Vediamo dunque di capire qualcosa di più di questa Dieta Genetica di cui, all’improvviso, da oggi a domani, tutti parlano, quasi che fosse una meteora arrivata dallo spazio a fare tabula rasa e ad illuminare
l’umanità confusa sul modo vero e unico di nutrirsi. La dr Cristina Zadro, chimica e tecnologa farmaceutica, oltre che responsabile della divisione scientifica di G&Amp Life, ne ha parlato lo scorso 10 dicembre in occasione all’Autumn School del Progetto Nutrihear.
NUTRIGENETICA PER LA SALUTE CARDIOVASCOLARE, IGNORANDO PERÒ CHE IL DNA NON È FISSO MA VARIABILE
Riporto qui di seguito un riassunto sintentico su tale suo intervento, inteso a meglio comprendere meglio le interazioni tra geni e dieta, illustrando una nutrizione personalizzata al profilo genetico come strumento per ridurre il rischio cardiovascolare. “All’insorgenza delle malattie cardiovascolari contribuiscono sia fattori di rischio modificabili e che non modificabili. I fattori di rischio modificabili includono lo stile di vita (alcol, fumo, attività fisica), la dieta. Quelli non modificabili, l’età, il sesso, la storia familiare e il nostro Dna”. Ed ecco qui un chiaro punto di scontro e di polemica. La Zadro ha seguito i corsi genetici precedenti al Diluvio Universale e ragiona pertanto tuttora con quel tipo di strumenti obsoleti. Per lei il Dna è tuttora inalterabile. Evidentemente non ha avuto nemmeno il tempo di consultarsi con Noè.
NUTRIGENOMICA E NUTRIGENETICA
“La Nutrigenomica studia il modo in cui i nutrienti interagiscono con l’espressione genetica e influenzano il metabolismo. La Nutrigenetica studia la variazione genetica tra individui e come questa determina una diversa risposta alla dieta. Essa ci consente di definire le strategie alimentari personalizzate sulla base della risposta del singolo individuo ai nutrienti”.
LA DIVERSITÀ VALE AL MASSIMO PER I PICCOLI DETTAGLI
Anche qui non ci siamo. C’è sicuramente un fondo di verità in questo concetto della diversità individuale, ma c’è anche molto da ridire. I principi operativi basilari e fondamentali del corpo umano sono sempre gli stessi. Il sangue ha in ogni caso un pH 7.30-7.50, il fegato ha un suo codice di funzionamento, al pari di cistifellea, milza, pancreas reni ed intestino.
GRUPPI GENETICI, GRUPPI SANGUIGNI, GRUPPI ZODIACALI
La dieta genetica pare essere una specie di ripetizione della fallimentare Gruppi Sanguigni, dove si prescrivono ciliegie e fragole al gruppo caratteriale fruttariano, e nel contempo hamburger e bistecche al gruppo caratteriale carnofilo. La sola differenza sta nell’aver sostituito al gruppo sanguigno il gruppo genetico. Non mi sorprende e non mi scandalizza il fatto che in questi ambienti si parli anche di dieta individuale sensibilizzata ai segni zodiacali. Questo è teatro più che scienza.
STRATEGIA PERSONALIZZATA
“Nella prevenzione, l’approccio è cambiato in seguito all’avvento della genomica. Precedentemente le regole erano standardizzate a tutta la popolazione e veniva fornita una terapia generalizzata. Con la possibilità di analisi del Dna si possono individuare i soggetti a rischio, elaborare per loro una strategia, che includa un programma alimentare personalizzato e dei percorsi di monitoraggio delle loro condizioni nel tempo. La strategia personalizzata ci permette di stabilire la quantità e la qualità di nutrienti che consentono di ridurre il rischio delle persona di sviluppare le patologie intermedie (ipertensione, obesità, diabete) e pertanto riducono il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari”.
L’ANALISI GENOME-WIDE E CONFRONTO CASI-CONTROLLI
“Quali sono gli approcci per definire le varianti genetiche più interessanti per la valutazione dei soggetti a rischio? L’analisi genome-wide è un’analisi estensiva delle varianti polimorfiche del Dna in una casistica molto ampia che confronta casi-controlli. Può contribuire ad individuare nuovi geni e nuovi pathway metabolici legati alla malattia. Si ha un approccio a priori dei geni che si vogliono analizzare. Vengono analizzate varianti polimorfiche in geni già noti per essere legati alla malattia, e sensibili all’intervento nutrizionale”.
CARRELLATA DEI GENI PIÙ INTERESSANTI
“Si parla qui dei geni coinvolti nel metabolismo del glucosio e dei grassi, nei processi infiammatori ed ossidativi. 1) L’APOA5, che codifica per l’apolipoproteina A, deputata al trasporto dei grassi nel circolo. Una variante polimorfica influisce sui livelli di trigliceridi, sul colesterolo e sulle dimensioni delle LDL. L’effetto di questa variante può essere mitigato o innalzato in base alla quantità di grassi, in particolare acidi grassi polinsaturi, e vitamina E assunti con la dieta. 2) Il PPAR-GAMMA, che regola la spesa energetica, l’ossidazione dei grassi, l’infiammazione, i livelli di glucosio. Una variante di questo gene è collegata ad un aumento del rischio di insorgenza di obesità e diabete. Il rapporto tra la quantità di acidi mono e poli-insaturi assunti influisce sul rischio di obesità collegato alla presenza di questa variante. 3) Il TCF7L2, che regola la funzione delle cellule beta del pancreas. Una variante polimorfica di questo gene influisce sui livelli emeatici di glucosio e determina un incremento del rischio di incorrere in diabete-2. La quantità e la qualità di carboidrati consumati (modulazione richiesta di insulina e carico glicemico) influenza il rischio per il diabete. 4) Il TNF-ALFA, che regola le infiammazioni. 5) L’IL6, che è un fattore ad effetto pro e anti-infiammatorio. Varianti genetiche di IL6 sono collegate ad una aumento del rischio di ipertensione, diabete, obesità. Il rischio cardiovascolare legato a questa variante può essere ridotto utilizzando una dieta mediterranea che favorisce la perdita di peso”.
APERTURE VERSO LA MEDITERRANEA MODERNA, UNA DELLE DIETE PIÙ ROVINOSE
Anche quest’ultima faccenda del genio IL6, riducibile con dieta mediterranea favorente la perdita di peso offre notevoli spunti di riflessione. Sappiamo troppo bene che tale dieta, come viene propinata oggi dall’Agroalimentarre Italiano, impregnata di grana e prosciutto, di zampone e mortadella, di dolciumi, di vino e di amari alcolici, è da ritenersi prima responsabile dei gravi fenomeni di diabete e di obesità che caratterizzano e devastano la salute degli italiani. Il carnelattismo della dieta “cosiddetta mediterranea”, non ha certamente fatto bene al suo massimo mentore, il professor Carlo Cannella docente alla Sapienza, finito in modo alquanto tragico due anni fa, allo scoccare dei 50 anni.
OLTRE CENTO GENI CAPACI DI MODIFICARE IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE
“È importante riuscire a definire l’interazione gene-gene e gene-nutriente: questo ci permetterebbe di strutturare una strategia personale individuandone il profilo genetico per definire la composizione nutrizionale ideale tenendo conto sia delle interazioni tra le varianti polimorfiche e i nutrienti che ingeriamo e le relazioni tra le varie varienti polimorfiche presenti nel nostro Dna che potrebbero avere effetti additivi o contrastanti. Non possiamo tuttavia dimenticare che non è sufficiente la conoscenza del Dna dell’individuo ma è necessario conoscere la sua condizione clinica, le sue preferenze alimentari, le sue abitudini per fare una valutazione completa del suo stato e delle sue predisposizioni.”
UN GOMITOLO INESTRICABILE PER UNA DIETOLOGIA CARA, SOFISTICATA E AVARISSIMA DI RISULTATI CERTI, UNIVOCI ED AFFIDABILI
Qui la Zadro fa giustamente una piccola frenata. Quasi una condivisibile riflessione di saggezza. Oltre 100 geni solo per il rischio cardiovascolare fanno capire che le cose sono quantomeno complesse e complicate persino per chi considera i geni come entità fisse e immutabili. Se poi li guardiamo come sono nella realtà, cioè mutevoli in continuazione, ci ritroviamo di fronte a un caleidoscopio ingarbugliato e interminabile, fonte non di spunti avanzati, chiari e razionali, ma di confusione e di ragionamenti cervellotici sulle autentiche esigenze nutritive dell’uomo.
BIOMARCATORI, PREFERENZE PERSONALI E ALGORITMI
“Il ruolo di G&Amp Life nel Progetto NutriHeart è di creare un sistema in grado di fungere da collettore di informazioni legate ai parametri clinici della persona (biomarcatori), le preferenze alimentari, le sue abitudini, il suo profilo genetico per stabilire le relazioni tra i vari fattori di rischio genetico e non, e formulando una strategia adeguata al singolo. Nel progetto Nutriheart ci si occupa di selezionare gli SNP da inserire nell’analisi genetica, cercando di definire il peso di ciascun gene nel rischio e il tipo di relazione gene-nutriente. Per questo stiamo lavorando ad un algoritmo che sia in grado di stabilire le interazioni tra gene, nutriente e biomarcatore.”
C’È ANCORA MOLTO DA FARE
“Con la collaborazione degli altri Partner cerchiamo di comprendere quali siano i marcatori che siano più adatto a valutare il rischio CVD (cardiovascular disease) e quali sostanze-nutrienti possano essere utilizzati per fornire ai soggetti a rischio uno strumento per migliorare la qualità di vita, l’alimentazione e di conseguenza ridurre la possibilità che insorga la malattia o ritardarla. La nutrigenetica è una scienza nuova ed in evoluzione c’è ancora molto da fare.”
SERVONO STATISTICHE A LARGO RAGGIO
“Per avere maggiori dati a disposizione e chiarire il ruolo di molti geni nel rischio cardiovascolare, sarebbe necessario stabilire nuovi biomarcatori e avere a disposizione i profili metabolomici di molti soggetti. Inoltre la possibilità di avere degli studi di metanalisi che includano migliaia di soggetti potrà consentire di definire l’effetto combinato di più geni. Per far fronte alla necessità di utilizzare un numero tanto elevato di dati sarà quindi necessario implementare nuovi modelli matematici che permettano di definire tutti i geni legati al rischio e stabilire correttamente le interazioni gene-nutriente-biomarcatore.
Solo in questo modo sarà possibile offrire alla medicina cardiovascolare delle strategie veramente personalizzate.”
OCCORRE FIDARSI E METTERSI NELLE MANI DEGLI SPECIALISTI
“Per quanto riguarda strutturare una strategia personale per raggiungere e mantenere il peso forma, sfruttando le più recenti scoperte genetiche in campo metabolico e l’esperienza e le conoscenze nutrizionali, la nutrigenetica, oggi è possibile per il singolo accedervi facilmente grazie alle competenze altamente specializzate del team G&Amp Life e al programma nutrizionale realizzato specificatamente per ogni singolo individuo: la Dieta Genetica.”
COMMENTO FINALE SU UNA SCIENZA CHE NON È SCIENZA
L’affermazione più sensata della dr Zadro è quella dove riconosce che la nutrigenetica è una scienza nuova ed in evoluzione, per cui c’è ancora molto da fare”. Trattasi quasi di una confessione ingenua e sorprendente. In realtà chiamare scienza la nutrigenetica, appare del tutto fuoriluogo. Quattro idee messe in croce, derivanti da uno studio americano condotto nel 2007 su un campione ridottissimo di persone. Il tutto raccolto, trasferito e rielaborato in Italia, per essere lanciato sul mercato come un nuovo metodo rivoluzionario ed universale per dimagrire e per star bene. Direi un po’ poco, per giustificare gli annunci trionfalistici e le ambizioni di voler soppiantare ogni altra dieta, pur se le diete in campo sono una peggio dell’altra, per cui dar loro una bella batosta non sarebbe affatto un compito improbo e difficoltoso, per chi fosse armato davvero di armi veritiere e di adeguati appoggi finanziari e politici.
ECCESSIVA FRETTA DI AFFERMAZIONE
Direi anche un po’ troppo frettolosa ed ansiosa di affermarsi, questa impalcatura. Servono non 5 anni e nemmeno 50, ma almeno 500 o 5000, per avere qualche credibilità. La scienza genetica stessa, da cui si vorrebbe derivare la dieta genetica, dimostra come 60 anni di storia non siano bastati ad evitare il collasso totale della sua impostazione, e la necessità di rimangiarsi tutto e di ripartire ex-novo con pazienza, prudenza e umiltà.
IL GENE L6 GIÀ PRENOTATO DALLA CREMONINI
La vera scienza è quella che parla semplice e parla chiaro. Quella che non solo lo scienziato, ma anche l’uomo della strada è in grado di intuire, di comprendere e possibilmente di condividere. Mi chiedo quanti possano capire un progetto dove si lavora a “un algoritmo in grado di stabilire le interazioni tra gene, nutriente e biomarcatore”. Mi chiedo quanti comprendano concetti come “i pathway metabolici”, “i profili metabolomici”, “gli studi di metanalisi”, i modelli matematici e tutta la carrellata dei geni interessanti APOA5, PPR-GAMMA, TCF7L2, o il gene particolare IL6, prenotato da chi ama sangue e macelli e simili.
CONOSCERE LE PROPRIE TENDENZE ALIMENTARI COSTERÀ CARISSIMO SENZA OFFRIRE SOLUZIONI SICURE
Mi chiedo quanti siano disposti a memorizzare gli oltre cento geni di contorno, con relative sigle odiosamente indecifrabili. Mi chiedo poi quanti si fidino di un sistema personalizzato, dove un team di specialisti si prenderà cura delle proprie tendenze alimentari, con elaborati studi, sofisticati ragionamenti e costosissime apparecchiature diagnostiche.
IL SOVRAPPESO NON SI CONTRASTA CON LE DIETE, MA CON UN SISTEMA COMPORTAMENTALE CONGRUO
Ricordo ancora che la scienza igienistica non ha pregiudizi e preconcetti, e non critica le altre diete, inclusa la dieta genetica, per motivi di concorrenza o di partito preso. Il fatto è che l’igiene naturale non crede nei farmaci e non crede nelle diete. I problemi di peso non vanno combattuti con le diete dimagranti, ma con strategie globali di tipo salutistico. Il peso in eccesso non è malattia da curare ma conseguenza di scelte alimentari abominevoli a monte, ed è sempre e solo su tali scelte che dobbiamo indirizzare i nostri strali.
SIAMO PER IL BENESSERE STABILE E NON DOPATO
L’igiene non è una dieta ma un sistema di vita basato su leggi eterne. Il suo appoggio ad una alimentazione di tipo vegano parte da considerazioni primariamente etiche, estetiche e morali. Il suo appoggio al crudismo tendenziale e a una alimentazione virtuosa, vitale e non dopata da zuccheri industriali scassa-pancreas, da minerali inorganici scassa-reni, da latticini scassa-ossa e scassa-ghiandole, da cadaverine stomachevoli ed acidificanti, da caffeine dopanti, da cibi sintetici-stracotti e da cibi-spazzatura, deriva dalla necessità di garantire all’umanità intera un minimo di benessere e di salute psico-fisica.
STIAMO CON MADRE NATURA E NON CON I SOFISMI
Niente esaltazioni di frutti o di verdure magiche, ma semplice utilizzo delle risorse naturali messe generosamente a nostra disposizione da Madre Natura per mantenere l’organismo in semplice condizioni di funzionalità e di rapido metabolismo, ossia per permettere al sistema immunitario di condurre su basi quotidiane il suo lavoro di pulizia e di espulsione tossine, evitando accumuli tossici, incrostazioni, rallentamenti sanguigni e linfatici, intasamenti di detriti cellulari chiamati virus. È per questo che la dieta genetica appare vecchia, consunta ed obsoleta già prima di nascere.
CESTINIAMO TUTTE LE DIETE E ADOTTIAMO SENZA TIMORE IL NOSTRO CARBURANTE ELETTIVO
Il 95% della gente soffre di ritenzione idrica e di insufficienza renale. Serve un bagno universale nei bioflavonoidi della frutta, dei meloni, delle angurie, dell’uva delle pesche e delle ciliegie, altro che diete che accontentino i gusti perversi e guastati della gente. Una tesina tipo “I radicali liberi, lo stress ossidativo e la chiave flavonoica al benessere, datata 11/2/13, è solo un piccolo esempio di quello che serve veramente alla gente per riguadagnare l’equilibrio ponderale, la forma psico-fisica e il sorriso.
Valdo Vaccaro
Solo oggi, 12 agosto 2015, leggo questa relazione del 13 maggio 2013, nellaquale sono citato ed elogiato per le mie qualità di ricercatore indipendente. Mi dispiace non averlo scoperto prima. E' stato un caso, in quanto devo confessare che non sono un assiduo frequentatore dei blog, dei social network, ecc. Comunque, anche se con ritardo, potrei dire che anch'io ho letto tutte le diete o quasi tutte e non tutte con lo stesso interesse. La mia conclusione è che ciascuno deve alimentarsi in modo diverso, in funzione della sua genetica, attività fisica o lavorativa, stile di vita, la sua storia, inclusa quella durante la gravidanza e prima di nascere. Tra le cose certe c'è che la genetica è molto meno importante di quanto si pensava. Sulla base delle conoscenze attuali, l'ambiente è di gran lunga più importante della genetica. Ci sono individui che pur essendo predisposti (geneticamente ed epigeneticamente) a certe patologie non si ammaleranno se scelgono (o sono fortunati ad avere) una sana alimentazione ed un corretto stile di vita. D'altro canto, ci sono individui che pur non essendo predisposti (geneticamente ed epigeneticamente) si ammaleranno se scelgono (o sono sfortunati ad avere) un'alimentazione sbagliata. I geni non si esprimono, ma sono letti o non letti ed il lettore è l'ambiente, tra cui il cibo o l'alimentazione. Solo meno del 5% delle patologie sono genetiche. Queste patologie non interessano alle case farmaceutiche, perché non producono business. Tuttavia, se la ricerca si occupasse anche di questo 5%, sono sicuro che anch'esso potrebbe vivere senza o con meno problemi. Quello che occorre sapere è come usare i fattori ambientali per correggere i difetti genetici. Non siamo vittime dei nostri geni, ma sono i geni al servizio delle nostre conoscenze.
Ecco i mie tre modesti commenti sull'attrice Angiolina Jolie che si è fatta rimuovere anche le ovaie perché a suo dire gli è stato detto che era geneticamente predisposta al tumore al seno: 1) "L'attrice è stata mal consigliata. Si può essere geneticamente predisposti e si può evitare la patologia se ci si alimenta adeguatamente. I geni per la predisposizione non saranno letti. Chi non è geneticamente predisposto può comunque ammalarsi se si alimenta non adeguatamente, in quanto saranno letti altri geni che produrranno la malattia. Questo può succedere perché non è vero che l'uomo (Homo) è vittima dei suoi geni. I geni non si esprimono, i geni vengono letti o non letti. Il lettore è l'ambiente, nel nostro caso il cibo. Mi dispiace, ma la patologia di molta gente è nella mente. Cioè in quello che hanno fatto credere i medici all'attrice. Ora, l'asportazione degli organi avrà sicuramente delle conseguenze sulla bellezza ed altre funzioni fisiologiche della paziente. Purtroppo, non tutti i medici conoscono la nuova genetica. E' un invito alle donne a non imitare Angelina Jolie." 2) "La migliore battaglia contro il cancro è un'alimentazione sana. E' sufficiente eliminare o ridurre al massimo tutti i prodotti animali ed in modo particolare, per quanto riguarda il cancro al seno, il latte e derivati. Questa è la vera prevenzione. Non quella della mammografia." 3) "Conclusione: donne non prendete esempio da Angelina Jolie."