(MEETING-CONFERENZA SU CARNE E LATTE DELL’8/11/08 ALLA SEDE ABIN – ASSOCIAZIONE BERGAMASCA PER L’IGIENE NATURALE DI CARMELO SCAFFIDI – BERGAMO)
DOMANDE E DUBBI ESPRESSI DALL’AVV. MIMMO MASTRACCHIO AL MEETING DI BERGAMO
Pare che tutti o quasi siamo d’accordo sul fatto che condannare un animale a morte in modo aprioristico e pianificato, ed ammazzarlo a freddo, senza altro motivo se non quello di rubargli vigliaccamente la vita, la carne, il sangue, le ossa e la pelle, sia una azione imbarazzante, riprovevole, ripugnante e rivoltante. Eticamente parlando, non ci sono dunque difficoltà a convenire che l’abbattimento degli animali sia una insopportabile crudeltà che rode nel cuore e nell’anima dell’uomo, nonostante il tentativo continuo di tacitare il rimorso e i richiami della coscienza, mediante vane rimozioni e banali opere di sdemonizzazione del fenomeno. Ma normalizzare, ovvero rendere incruenta ed umanamente accettabile una macellazione che dà a tutti sgomento ed amarezza, non è cosa facile. Nessuna controversia su questo punto.
Dove manca invece unanimità è nell’aspetto salutistico e pratico dell’alimentazione, dove c’è gente (qualificata ma numericamente minoritaria, composta da ricercatori trasparenti, da scienziati, da artisti, da leader spirituali) che riconosce e ribadisce gli aspetti negativi della carne anche sotto l’aspetto puramente nutrizionale, e altra gente (meno qualificata ma in netta maggioranza numerica) che tende a sottovalutare i danni provocati dalla carne alla salute. Esiste dunque un insanabile strappo logico, un divario, una dicotomia tra etica e salutismo?
LE ASSURDE DISTINZIONI. PENSARE AL SALVATAGGIO DELL’ANIMA O ALLA SALUTE DEL CORPO? COERENZA DIVINA O CONTRADDIZIONI INSANABILI E PERENNI?
Non per fare pubblicità ai miei scritti, ma invito l’Avv. Mastracchio a leggere la mia tesina Le Assurde Distinzioni, che è in possesso della Associazione ABIN, che scrissi qualche mese fa in risposta alle posizioni espresse dal prof Giorgio Calabrese su questo specifico argomento. La posizione del number one della nutrizione italica, rivolgendosi con paternalistico affetto ai vegetariani, disse, in una delle sue rare apparizioni televisive, che l’etica è una cosa importante, e che comprendeva benissimo o addirittura stimava in una certa misura l’atteggiamento sensibile e morale del movimento vegetariano, ma che lui, da nutrizionista attento e responsabile, più che pensare al salvataggio dell’anima, doveva pensare alla salute del corpo.
Dissi a Calabrese che questo divario, questo baratro tra corpo ed anima, non esisteva affatto, se non nella sua bacata fantasia di paladino ufficiale della bistecca e del prosciutto e della proteina animale in genere. In effetti, sostenere una dicotomia e una incompatibilità tra etica e salutistica tra corpo e anima, significa, se ben pensiamo, accusare il creatore di aver allestito un mondo paradossale e contradditorio, e in particolare un essere umano destinato all’incoerenza e al conflitto insanabili e perenni. Un uomo portato psicologicamente e spiritualmente all’amore per il prossimo, alla compassione per il debole e il prigioniero, alla tenerezza verso il bambino e verso l’animale simil-bambino tenuto nella morsa delle catene e del macello, ma costretto poi fisicamente e concretamente a malmenarlo e a sgozzarlo al fine di mantenere se stesso in salute e in vita. Il classico principio del mors tua vita mea.
Personalmente non sono un credente, non frequento alcuna chiesa e non appoggio alcun movimento religioso, pur intravedendo nel creato il tocco, il segno indelebile, il marchio inconfondibile di una grande mente, di una organizzazione super-umana o divina. Ma, se fosse vera la dicotomia anima-corpo prima accennata, da rispettoso cittadino non-credente, o meglio non-schierato, da free-thinker o libero pensatore, diverrei all’istante un adepto della parte avversa, un ammiratore di Satana, mi tramuterei per reazione e delusione in un anti-dio e in un amico del male. Solo un diavolo con le corna e la coda, e con lo sghignazzo sempre pronto, potrebbe infatti inventare un mondo del genere, con conflitto non già tra il bene e il male, che è cosa comprensibile e rientrante nella alternanza e nella differenziazione naturale delle cose, ma tra l’aspetto etico-spirituale e l’aspetto fisico-salutistico della nutrizione, ove l’uomo, dotato di corpo fruttariano, fosse obbligatoriamente abbinato ad una dieta onnivoro-carnivora, e dunque costretto a un eterno e insostenibile conflitto interiore, ove il buono, il bello e il giusto, fossero del tutto incompatibili con l’utile, il pratico e il sano. Per fortuna le cose non vanno in quel modo, e c’è al contrario piena convergenza e logica tra etica e salutistica in fatto di alimentazione umana.
LA FRUTTA È NON SOLO ETICA, PROFUMATA E BELLA, MA ANCHE SALUBRE
La carne infatti è nel contempo anti-etica, anti-estetica ed anti-salubre, l’esatto contrario della frutta che rispetta alla perfezione i tre criteri fondamentali. Questa è la mia tesi, ampiamente supportata da fatti chiari e incontrovertibili, quali ad esempio:
- La frutta è non solo etica, profumata e bella, ma anche salubre, per il fatto di essere il cibo antiossidante per eccellenza, e quindi drastica riduttrice di radicali liberi e malattie.
- La frutta è non solo etica, profumata e bella, ma anche salubre, per il fatto di essere il cibo alcalinizzante per eccellenza, e quindi tampone antiacido e barriera contro l’osteoporosi.
- La frutta è non solo etica, profumata e bella, ma anche salubre, per il fatto di essere il cibo ripulente, purificante, anti-costipante e dimagrante per eccellenza.
Per converso, la carne e il latte, il pesce e i crostacei, le uova e i latticini, non sono solo crudeli e detestabili dal punto di vista etico ed estetico, ma sono pure micidiali per la salute fisica e mentale della creatura umana. Per compilare l’elenco completo dei danni enormi che tali sostanze provocano all’organismo non basta un intero foglio dattiloscritto per ciascuna di esse. Più che divario e contraddizione tra etica e salutistica, esiste una coesione e una convergenza a tutto campo. Diremo di più, e cioè che gli stessi micro-nutrienti normalmente magnificati dalla parte avversa a sostegno delle sue roboanti e sistematiche campagne commerciali pro carne-latte, finiscono per subire fatalmente la stessa sorte diventando, man mano che la ricerca scientifica procede, arma a doppio taglio, ovvero argomento che si ritorce contro gli scopi e gli intendimenti di chi lo ha tirato in ballo.
COSTANTEMENTE PERDENTE NEL SETTORE DELL’ETICA E DELL’ESTETICA, IL CARNIVORISMO È ALL’ETERNA E ANSIOSA RICERCA DI NUOVI PUNTELLI GIUSTIFICATIVI NEL CAMPO VIRTUALE DELLA NUTRIZIONE TOUT COURT
Il carnivorismo-onnivorismo, messo alle corde nel settore etico-estetico-spirituale, cerca pure rivincite impossibili nel campo salutistico, e punta invece tutto su fattori psicologici, sociali e goderecci, dove la sua forza d’urto è davvero impressionante, sorretto com’è dai martellamenti pubblicitari e dai lavaggi del cervello che creano moda e tendenza, travisando e imbrogliando le carte in continuazione. Punta forte sul fattore appetito e sul fattore gusto, trasformando, truccando, salando, dolcificando, cuocendo, mescolando, nascondendo, pervertendo, speziando. Punta fortissimo sul fattore socio-culturale. Pranzi e cene sono occasioni, prima ancora che per nutrirsi, per incontrarsi, socializzare, conoscersi e divertirsi, e questo è più facile se girano abbondanti bottiglie di vino, di birra, di aperitivi e digestivi, nonché tazze fumanti di tè e caffè, vale a dire di bevande micidiali per accompagnare cibi altrettanto micidiali.
L’idea che sia indispensabile abbuffarsi ed ubriacarsi, drogarsi ed abbruttirsi per rendere un incontro piacevole e divertente, non è naturale e nemmeno veritiera. Ci si può benissimo incontrare, conoscere, apprezzare, di fronte a una guantiera di mirtilli, a una terrina di insalata, a delle teglie colme di melanzane, zucchine e patate cotte conservativamente. Non serve ubriacarsi e prendere il Viagra per tradire la moglie e farsi la segretaria o la vicina di casa (il divertimento preferito per ogni buon marito), o per vendicarsi della scappatella e togliersi uno sfizio o un corno (altra soluzione tipica, preferita dalla controparte). Non serve ubriacarsi per gioire se la tua squadra del cuore ha vinto o per soffrire meno se ha perso. Fare le proprie cose preferite in condizioni perfette e non alterate, può solo dare maggiore piacere e migliore rendimento, o comunque minore sofferenza. Anche perché una persona pulita e sobria stimola e attrae, mentre una o un amante ubriachi o anche solo avvinazzati, intrisi di carne e di cabernet, puzzano inevitabilmente di cimiteriale cadaverina e di alcol, oppure, ancor peggio, di pesce e di tocai, tutte cose che tolgono la voglia e la motivazione, più che fartela venire. Un bicchiere di casta acqua, alla fine, resta sempre la soluzione migliore.
LE IMPOSSIBILI RIVINCITE IN CAMPO SALUTISTICO
Il carnivorismo, ovvero il carne-lattismo, non si dà mai per vinto, sorretto com’è dagli accumuli di mali-soldi derivati dallo sfruttamento e dalla persecuzione sistematica degli animali (a monte), e dai profitti ricavati dall’enorme mercato umano di sbocco (a valle). Esso cerca pertanto in tutti i modi di dare giustificazione salutistica alla sua esistenza. Dopo aver invischiato e corrotto medicina e farmacologia, dopo aver accalappiato ministri e governi, dopo aver foraggiato giornali e televisioni, è costretto a infinocchiare pure la massa dei consumatori. Sono ben note le sue strombazzate e il suo sistematico martellare sulla Vitamina B12, sul Ferro-Eme, sulle Proteine Nobili, sugli Aminoacidi Essenziali, sugli Omega3, pubblicizzati come argomenti-chiave a favore del macello e della latteria, della stalla e della pescheria.
I produttori di radicchio, di patate e di cachi, guadagnano troppo poco per entrare nella sala dei bottoni. Per macellai e casari, produttori di vini e di bevande gasate, fabbricanti di farmaci e di cibi in scatola, industriali del tabacco e del caffè, il discorso è totalmente diverso. Quelli sono i soli a poter investire pesanti capitali nella ricerca mirata e di parte, e lo fanno sempre con l’obiettivo disperato di contrastare l’inarrestabile e infinito flusso di prove salutistiche oggettive e veritiere a favore del movimento igienistico-etico-salutistico. Prove che caratterizzano la scienza e la storia della nutrizione, che viene alimentata da un lato dagli apporti ordinati e ritmati dei ricercatori seri, dei medici responsabili e dei biochimici trasparenti, e dall’altro lato da eclatanti e ansiogeni lavori di insabbiamento dati, da sistematiche sottovalutazioni degli esperimenti più importanti e più scomodi, da parte dei padroni del vapore. I quali non si limitano a tacitare e a nascondere, ma ricorrono anche allo sventolare e imporre i loro cosiddetti punti forti a favore della propria infausta mercede, che in realtà punti forti non sono, trattandosi sempre di trucchi, invenzioni, minacce, spaventapasseri, trovate, artifizi. Fatalità vuole infatti che tali malizie si rivelino alla fine autentiche armi a doppio taglio.
LO SPAURACCHIO DELLA COBALAMINA O DELLA VITAMINA B12
È successo con la B12, che è stata strappata con forza dal gruppo B cui appartiene, per essere spiattellata come realtà individuale, come fedele alleata della bistecca e come sostanza super-basilare e derivabile esclusivamente dal regno animale. Ma, se la natura l’ha confinata e l’ha confusa tra le altre vitamine del gruppo B, dandole pure uno spazio risibile e millesimale, al punto di farla apparire più come essenza-profumo-aroma (come cristallo rossastro difficile persino da rilevare strumentalmente nel sangue fluido, giusto e sano dei vegani, che ne contengono quantitativi ottimali, varianti tra 80, 100 e 120 mc/ml, microgrammi per millilitro di sangue), buoni motivi ce ne devono essere, salvo che non si voglia dare dell’imbecille e dell’incompetente a Dio.
Nei carnivori e nei consumatori inveterati di proteine animali e di carburante sporco, che oggigiorno formano la maggioranza della popolazione e che dunque inquinano e pervertono persino le statistiche, i livelli di B12 sono spaventosamente alti, con grande gioia dei macellai della Fda. La Fda ha infatti modificato le tabelle originarie della WHO (World Health Organization) che parlavano di una quota minima di 80 mc/ml, e di una quota massima 10 volte superiore, portandola a una gamma 154-1100 mc/ml), stabilita sulla base statistica della popolazione americana degli anni 70, già rovinata dalle altre tabelle vili e inique sulla carne (300 e oltre g di proteine nobili/giorno, contro i 75 g/giorno di oggi), e dalle altrettanto irresponsabili tabelle sulla vitamina C naturale e non sintetica (40-60 mg/giorno contro i 300 e oltre mg/giorno raccomandati da Cambridge e dalla stragrande maggioranza dei ricercatori mondiali sulla nutrizione).
Dati dunque assurdi e svianti, stabiliti sulla base di una popolazione-media-campione afflitta da cancro, cardiopatie, diabete ed osteoporosi, e non certo sulla base di un campione preso ad esempio tra i Mormoni d’America, che viaggiano vispi e sani con la B12 a 80-120 come deve essere. Ma consumando i 300 g di proteine nobili al giorno imposti dalla Fda nel 1970, era impossibile tenersi sui 120 mc/ml, ed ecco l’arbitraria dilatazione verso l’alto delle quote B12, e la contemporanea sottovalutazione della C e della E (entrambe vitamine antitetiche alla B12) da parte della Fda.
Come dire che ad una canagliata ne doveva seguire per forza un’altra. Col risultato che, come ogni buon medico sa, a un alto livello di B12 corrisponde sangue denso, alto rischio di infarto e ictus, soprattutto con clima caldo e con bassa pressione atmosferica. C’è poi da dire che, le persone tartassate da elevati livelli di B12, come si augura e spera la Fda, stanno pure ricevendo bassi livelli di vitamina C naturale (40-60 mg/giorno), e denotano pure un livello di 160-200 mg per dl di sangue per il colesterolo Ldl (ottimo livello per la Fda, ma che già mostra in realtà presenza di ateromi e di incipiente arteriosclerosi), e rivelano pure esagerati livelli di omocisteina tra 10 e 15 micromolecole per litro di sangue, che comportano rischi aggiuntivi per il cuore.
Gli altarini e la politicizzazione della Fda sui citati valori saltano all’occhio in modo flagrante, e sono messe in impietosa evidenza dall’esperimento Cambridge 2000, che ha sancito a livello internazionale nuovi modelli e nuovi minimi, con quote di vitamine C ed E moltiplicate addirittura per 6 volte. Ribadiamo che dire Fda significa dire ministeri della salute, uffici sanitari e pediatrici di tutto il mondo. Occorre citare inoltre un dettaglio importante, e cioè che la vitamina C è indispensabile a dosi massicce e continuative nell’organismo umano, mancando in noi la possibilità di immagazzinare tale vitamina.
La vitamina C naturale si trova solo nella frutta e nelle verdure crude, mentre la B12, necessaria a dosi impercettibili, è caratteristica delle acque fognarie, degli escrementi, delle urine e delle carni, ma si trova pure a livello bilanciato e di traccia nelle noci e nei cereali. Il fabbisogno di B12, importante contro l’anemia, è talmente minimo e risibile che la normale dotazione media di un vegetariano lo garantisce per almeno 3-4 anni. In più, sempre perché madre natura ha fatto le cose per bene, più basso è il livello di B12 nei vegetariani e più in alto si colloca automaticamente in loro il livello di B9 (acido folico), vitamina che sostituisce e rimpiazza validamente la B12, e che si cattura facilmente mangiando foglie verdi. Tant’è vero che, mentre l’anemia è assai diffusa tra le persone onnivore, è rarissimo verificarla tra i vegetariani.
LO SPAURACCHIO DELL’ANEMIA E IL FALSO MITO DEL FERRO-EME
L’impero della bistecca ha martellato per decenni, tramite la sua compiacente classe medica, sul Ferro-Eme derivato dalle fiorentine al sangue, nel tentativo di far credere alla gente che le anemie, le carenze di ferro e le insufficienze sanguigne, si curano mediante autentici travasi di sangue animale, e non con lo scadente apporto del Ferro Non-eme di derivazione vegetale. L’imbroglio e la truffa sono saltati fuori in modo eclatante grazie a ricerche più accurate condotte in questi ultimi anni. La differenza atomica reale tra il Ferro-Eme del sangue animale e il Ferro Non-eme derivato dalle piante sta tutta in un atomo di ferro al posto di quell’ atomo di magnesio che caratterizza il sangue vegetale o la clorofilla. Il problema è che i meccanismi complessi e delicati dell’assorbimento del ferro funzionano in modi molto diversi da quanto credono superficialmente, o fingono di credere, certi ricercatori medici.
Non ci vuole ferro per sostituire il ferro, ma piuttosto altri minerali compatibili che richiamino e riattivino il tantissimo ferro che ci circonda e ci accompagna costantemente fuori e dentro il nostro corpo. La clorofilla, le cui molecole sono accompagnate regolarmente da ferro organicato (chiamato Non-Eme), fa proprio questo tipo di azione, regalando alla fine un contributo bilanciato ed efficace di ferro. Il tanto declamato Ferro-Eme invece, dà solo stimolanti sferzate prodotte dalla moltiplicazione leucocitico-immunitaria, illudendo paziente e medico di ricevere incredibili benefici. Del resto, la pratica di travasare sangue agli anemici andava di moda nel Medioevo, quando i malati venivano fatti accomodare nei macelli, per delle cure intensive a base di sangue caldo tolto direttamente alle vittime di turno. Ma già a quel tempo ci si era accorti che tale cura vampirofila dava risultati apprezzabili nel breve periodo, ma faceva precipitare poi i pazienti in stati anemici ancora più drammatici nel lungo periodo, per cui tale pratica venne ben presto abbandonata.
Le più avanzate ricerche sul ferro e sull’anemia evidenziano come il migliore ferro possibile è quello delle foglie verdi e del succo fresco di carote, e che le anemie vengono provocate dalle carenze di vitamina C, vitamina E, e vitamina P, o rutina, (sinergiche col ferro), dagli eccessi di B12 (antitetica col ferro e con la vitamina C), e da problemi non di carenza ferrica, ma di scarsa assimilabilità ferrica, che è cosa molto diversa. Anche l’uso di sostanze proibite tipo fumo, tè e caffè (i cui tannini abbattono del 70 percento l’assorbimento ferrico), aspirine, zuccheri e dolcificanti industriali, analgesici e tranquillanti, latticini, sale, integratori, farmaci, tutte sostanze incompatibili e in contrasto col ferro. Il problema del ferro, guardato con ansia e angoscia soprattutto dal gentil sesso, non sta tanto nel mettere dentro di sé più ferro mediante cibi specifici o peggio ancora mediante integratori, quanto nel costruire giorno per giorno la propria salute. Con la alimentazione crudista vegetariana il ferro non si deve più rincorrere, ma arriva automaticamente nei punti giusti e nelle forme appropriate.
LA FARSA DEGLI ACIDI GRASSI POLINSATURI OMEGA-3 DI DERIVAZIONE MARINA
Gli acidi grassi polinsaturi DHA e DPA hanno notevole importanza per la salute, in quanto entrano nei meccanismi difensivi del sistema immunitario, e contengono le prostaglandine (C20H34O5), piccole molecole lipidiche che hanno ruolo centrale come regolatrici del flusso sanguigno e del battito cardiaco e che, nota bene, perché nessuno lo dice, si suddividono in PG tipo I e III positivo (quelle di origine vegetale) e in PG tipo II negativo (quelle di origine animale, delle carni e soprattutto del pesce). Ora, mentre gli Omega3 vegetali, da frutta e verdure crude, vengono assimilati rapidamente e senza effetti collaterali per il fatto che:
- sono state progettati e disegnati a misura d’uomo
- non subiscono il processo degenerativo della cottura, che danneggia tutti gli alimenti, ma ancora di più quelli a contenuto lipidico (le molecole insature diventano sature e pesanti)
Gli Omega3 del pesce, oggetto di continuo sbandieramento mediatico, anziché nutrire divinamente indeboliscono e danneggiano l’organismo umano, finendo tra il materiale Non-Self o Estraneo, non riconosciuto come compatibile dai sensori e dal sistema immunitario umano (cosa che succede ovviamente con tutti i non-cibi, i quali scatenano proprio per questo emergenze immunitarie nel sangue, a base di moltiplicazioni leucocitiche). Alla fine, il segreto della salute psico-fisica, la chiave che porta allo stare bene, è di una semplicità sconcertante. Basta cambiare i propri cibi da innaturali in naturali, da cruenti in pacifici, e assisteremo come per incanto a una serie di miracolosi cambiamenti. Basta cambiare i propri pensieri da negativi, cinici e nevrotici in positivi, trasparenti e sereni, e faremo un aggiuntivo salto di qualità. Non è forse questa la prova del nove della coerenza assoluta tra etica e salute?
Valdo Vaccaro
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