UNA QUESTIONE DI ALLINEAMENTO E DI COERENZA
Avere a disposizione dello spazio su una rivista come Cibo Crudo è assai stimolante oltre che piacevole ma implica nel contempo non poche responsabilità, prima tra le quali la necessità di essere in linea ed in coerenza col titolo e lo scopo del magazine stesso, oltre che con le aspettative degli stessi lettori.
CHIARIAMO LE DIFFERENZE TRA CRUDO E COTTO
Da qui l’esigenza di chiarire il significato della parola crudo e di cosa vuol dire la parola crudista nell’ambito del vegetarianismo e del veganismo. Non ci sono dubbi sul fatto che crudo significa naturale e non cotto. Ma noi ci mettiamo spesso vicino aggettivi come tendenziale, sostenibile e personalizzabile, che servono a rendere la dieta più realistica, più accettabile e, se vogliamo, meno teorica e meno campata in aria.
IL CRUDISMO AL CENTO PER CENTO, APPLICATO DOVUNQUE E COMUNQUE, APPARE QUALCOSA DI CHIMERICO E DI IRREALE
Vero che esistono anche dei crudisti al 100 percento. Occorre però vedere in quale clima vivono e come se la cavano nel lungo periodo, perché è questo il criterio valutativo che conta. Una cosa è vivere nella fascia tropicale-equatoriale, dove il sole ti riscalda e ti inonda di luce tutto l’anno, e dove frutta e verdure fresche in larga varietà sono a disposizione in tutte le stagioni, e un altro paio di maniche è vivere nei paesi nordici, o ai limiti negli igloo ghiacciati della Lapponia, dove non esistono ciuffi d’erba e dove gli stessi muschi e licheni fanno fatica a crescere, e dove le sole renne ce la fanno a sopravvivere in regime di vegan-crudismo totale.
PIÙ CHE ZONA TEMPERATA LA NOSTRA È UNA ZONA DI SOFFERENZA CLIMATICA PER ALMENO SEI MESI ALL’ANNO
La zona alpina-appenninica-balcanica-mediterranea viene chiamata zona temperata, ma in realtà i rigori dell’inverno non la risparmiano per niente. La stessa America, nella sua fascia centrale-settentrionale dei grandi laghi, da New York a Chicago e a San Francisco conosce proprio in questi giorni temperature disumane e tempeste di neve. Idem per la Cina, dove la capitale e la Grande Muraglia sono sottoposte a temperature di 40 gradi sottozero.
LA PELLE UMANA È FATTA DI PORI, NON DI PELLICCIA, NON DI SQUAME E NON DI PIUME
Noi umani siamo privi di pelliccia e siamo inadatti per disegno e caratteristiche corporali ai climi extra-tropicali. Eppure pretendiamo di adattarci a qualsiasi situazione climatica e a non andare in letargo come fanno marmotte, scoiattoli e tanti altri animaletti. Pretendiamo anzi di essere attivi e impegnati per tutto l’inverno. Ecco allora che diventa basilare mettere in cantiere tutti i giorni le calorie sufficienti a rimpiazzare quelle che perdiamo lavorando, studiando, trafficando.
STANDO SUL 70% DI CRUDO SODDISFIAMO I CRITERI VALUTATIVI DI SHELTON
Crudismo tendenziale significa dunque inserire nella dieta una grossa percentuale di cibo crudo, una percentuale che varia grossomodo dal 50 all’80% a seconda delle proprie possibilità, dei propri gusti e necessità, per cui rimane uno spazio sufficiente per completare la dieta con una quota consistente di cibi cotti. Del resto, lo stesso Herbert Shelton, esponente di spicco dell’alimentazione naturale, si accontentava di avere un pubblico igienista orientato intorno al 70% di cibo crudo.
NON C’È ASSOLUTAMENTE POSTO PER LE COTTURE INTENSE E PROLUNGATE
Ovvio che il cotto deve essere un cotto intelligente, limitato nelle temperature e nei tempi di cottura, rapportato alle diverse caratteristiche dei cibi stessi, visto che i vegetali amidacei, tipo patate, carote, rape, cavoli, verze, legumi e cereali si prestano a resistere meglio al calore, senza perdere e senza compromettere troppo i loro valori nutrizionali.
NIENTE SCHEMI FISSI E NIENTE DOGMATISMI DI TIPO TEORICO
Per crudismo sostenibile si intende un sistema nutrizionale applicabile in concreto e non solo sulla carta, applicabile sia nel breve periodo che nel lungo periodo, applicabile sia al caldo che al freddo, e sempre senza causare ripercussioni negative. Quando poi diciamo crudismo personalizzabile indichiamo che ognuno deve attenersi non a schemi fissi standardizzati, ma deve ascoltare attentamente le esigenze del proprio organismo.
MINIMO IMPATTO AMBIENTALE
In ultima analisi, quello che più conta ed importa è perseguire obiettivi di salute personale, familiare e sociale, abbinati al massimo rendimento e al massimo rispetto per il prossimo umano ed animale, abbinati al minimo impatto ambientale e al minimo sacrificio possibile nei riguardi dell’ecosistema. Quando diciamo crudo e crudismo diciamo esattamente questo.
CONCRETEZZA, APERTURA MENTALE E BUON SENSO
Concentrarsi, uniformarsi e sclerotizzarsi intorno a una mitica e improbabile concezione di crudismo assoluto, dove il 100 percento equivale all’ideale e alla perfezione, e dove ogni cibo soggetto a calore o a lavorazione viene guardato in modo pregiudiziale, con sospetto e diffidenza, può ritorcersi contro di noi, può diventare improduttivo e fuorviante, può diventare un’arma a doppio taglio. La concretezza, l’apertura mentale ed il buon senso, sempre associati ai valori morali, etici ed estetici che ci caratterizzano, vengono prima di ogni altra considerazione.
UN BUON MENU PREVALENTEMENTE CRUDISTA SI SPOSA BENISSIMO CON QUALCOSA DI COTTO NEI SECONDI PIATTI DI PRANZO E CENA
Basti pensare che patate non irradiate e cotte con la buccia, similmente a carote, carciofi, verze, cavolfiori, zucche, legumi e cereali integrali, cotti nei modi e nei tempi giusti, si piazzano a livelli alti nella scala Simoneton rivelando inaspettate doti energetiche. Basta pensare che esistono cibi innocenti e straordinari che vanno dalle polpette vegane, a gnocchi, a minestre, a creme di zucca, a verdure saltate in padella, a farinate di ceci, a polenta e funghi, a pasta, pizza, cereali, a panini vegani con melanzane, zucchine, pomodori secchi, carciofini e olive in salamoia, risorse senza le quali il nostro panorama alimentare apparirebbe tutto sommato precario, grottesco e disagiante.
SIAMO CIRCONDATI DI STRANEZZE, CONTRADDIZIONI E PARADOSSI
Da rilevare poi che il nostro è un mondo pieno di stranezze, di contraddizioni e di paradossi. Vai a New Delhi pensando alle vacche sacre ed intoccabili, pensando al Mahatma Gandhi e ai Veda, per scoprire che ti trovi nel paese esportatore leader nella carne di bufalo. Vai in Filippine, paese dotato della frutta e delle verdure più succulente e diversificate del pianeta, e ti ritrovi con serie ininterrotte di fast food dove ad ogni tavolo troneggiano non il cocco o il succo di mango ma 2 bottiglie extra-large di Coca-Cola. Vai in Thailandia, beneficiata da frutti magnifici come durian e jack-fruit, e da verdure strepitose come il pak-boong e il pak-choy, e trovi che tuttora si vendono scorpioni arrostiti e sangue di coccodrillo. Al contrario, tornando dalle nostre parti, se vuoi trovare un buon panino vegano in circolazione, devi andare al Chef Express bar delle stazioni ferroviarie, che sono proprietà del Cavalier Cremonini, uno dei macellai più intraprendenti e micidiali del pianeta.
NON AFFLIGGIAMOCI CON INUTILI SENSI DI COLPA
Nessuno si senta pertanto misero, imperfetto ed incoerente. Nessuno alberghi in sé dei sensi di colpa privi di logica, di fronte a un piatto cotto, fintanto che esso non contenga sofferenza, sangue e cadaverina. Il vegetarianismo tendenziale crudista non è una periferia secondaria e spuria del crudismo, ma al contrario è il fulcro, la parte centrale di esso.
INCREMENTARE L’ASSUNZIONE DI ACQUA BIOLOGICA, OVVERO DI SUCCO ZUCCHERINO DALLA FRUTTA E DI CLOROFILLA VERDE DALLA VERDURE
Il fattore discriminante per noi sta nel maggiorato consumo di frutta acquosa, nell’assunzione regolare di spremute di agrumi e di melegrane, negli estratti di carote-sedano-ananas, o di bietole rosse e mele, nonché nell’inserimento a pranzo e cena di un abbondante piatto iniziale di verdure crude, lasciando ampio spazio per un secondo piatto di patate, legumi, verdure saltate, e ai tanti piatti vegetariani che caratterizzano la buona cucina regionale e la buona cucina mediterranea.
SOSTANZIALI DIFFERENZE TRA CIBO VITALE E CIBO SAZIANTE MA IMPOVERITO
La differenza tra crudismo e non crudismo sta nella giusta valutazione che noi crudisti attribuiamo agli enzimi, ai minerali organicati, alle vitamine, agli ormoni naturali, ai fitoestrogeni che abbondano nel crudo in tutta la loro efficacia, mentre scarseggiano o mancano del tutto nel cotto. La differenziazione sta nel nostro continuo richiamo rivolto alla gente a stare sì da parte del gusto, della buon digeribilità e del buon appetito, ma anche e soprattutto dalla parte della radianza, dell’infrarosso, della vibrazione, della forza elettromagnetica solare e della vitalità.
Valdo Vaccaro
Condivido al 100%. Certamente crudisti e fruttariani possono obiettare, ma a mio parere questo schema è quello più realisticamente adottabile dalla maggioranza delle persone. Poi se uno riesce a varcare il limite del tendenziale e assestarsi nel lungo periodo sul crudismo totale, tanto di cappello. Però pretendere che questa possibilità si estensibile alle intere popolazioni delle società moderne è a mio parere un'utopia.
Condivido anche io in tutto e per tutto e credo sia importantissimo essere felici a tavola essendo consapevoli che ciò che ci nutre corpo e spirito non ha causato sofferenza alcuna agli altri esseri viventi ne tanto meno a Madre natura.
Condivido anche io in tutto e per tutto e credo sia importantissimo essere felici a tavola essendo consapevoli che ciò che ci nutre corpo e spirito non ha causato sofferenza alcuna agli altri esseri viventi ne tanto meno a Madre natura.
Alla fine pur avendo adottato un cambio di rotta e modificato alcune convinzioni di partenza,mi ritrovo anche io su questo schema generale e sui principi che lo rendono valido. Va a mio avviso tenuto sempre conto delle esigenze particolari di ognuno.Non siamo di certo tutti uguali. C'è spazio per tutti,dal crudismo integrale fino agli sgarri saltuari di cui parla ogni tanto Valdo. Poi esistono anche alcune differenze tra le convinzioni di ognuno di noi.Io per es non rinuncerei mai alla frutta del mattino,altri sembrano farlo ogni tanto.Niente pane e pomodori e soprattutto niente saponette alla soia col pop corn come l'amico Devis.Non capisco cosa ci trovi.
No, basta saponette alla soia…troppo assuefacenti…meglio una tantum, quando ci si dedica alla toelettatura…della macchina! Altro che pulivapor…apri la bocca e vaiiii giù di brutto con la "bollacinosa" eruttazione saponifera!!! La carrozzeria risulta perfettamente lucidata e rimane avvolta da una iridescente nuvola multicolor, che ti permette di sfrecciare all'impazzata davanti al più cattivo degli autovelox senza che il dannato marchingegno possa in alcun modo riuscire a identificarti il numero di targa!!!
A parte gli scherzi, è senz'altro giusto osservare quanto Valdo ribadisca sempre di portare lo schema generale al caso particolare, compito che inevitabilmente ricade su ogni singolo soggetto.