LETTERA
QUALCHE CONFUSIONE CIRCA L’UTILIZZO DELLE UOVA E DEI FORMAGGI DI MALGA
Ciao Valdo, sono Maria da Savona. Siamo un gruppo di tuoi lettori e da tempo mettiamo in pratica i tuoi consigli meglio che possiamo. E ci troviamo splendidamente. Ti scriviamo perché siamo tanto confusi dal fatto che attualmente nelle tue tesine consigli l’utilizzo seppur saltuario delle uova e di formaggio di malga. Anche ad ammalati. La cosa può essere piacevole per chi come me, nonostante tutto ha nostalgia di entrambi.
NON ERI PARTICOLARMENTE TENERO CON UOVA E FORMAGGI
Ma, rileggendo le tue tesine del passato, notiamo che nella maggior parte dei casi parli non bene delle uova e dei formaggi. Vedi per esempio la tua risposta nella tesina del farmacista. Ora, siamo a conoscenza, grazie alla tua correttezza nell’averla condivisa con i tuoi lettori tramite blog, che hai avuto necessità di integrare un poco la tua dieta con tali alimenti in un particolare momento della tua vita recente.
L’USO CON MAGGIORE FREQUENZA, FORSE PER NUOVE SCOPERTE CHE NON HAI MENZIONATO?
E tuttavia, da quella che poteva essere una occasionale rottura di schemi per particolari necessità, leggere che ora ne suggerisci, vedi tesina di oggi e anche altre precedenti, l’uso con maggior frequenza, ci ha spiazzati completamente. Ben venga l’essere elastici ma abbiamo bisogno di capire! Se uno ha patologie gravi, tumori e simili, può usare seppur con parsimonia quei prodotti animali o meglio di no. O addirittura meglio di sì, magari per nuove scoperte?
QUALCHE PAROLA DI CHIARIMENTO NON GUASTEREBBE AFFATTO
Sarebbe importante tu spendessi qualche parola di chiarimento su questo basilare aspetto, tu che hai anticipato sempre importantissime questioni quali la vitamina B 12 e la D, tu che hai sostenuto cose vere molto prima che uscissero evidenze scientifiche che ti hanno dato ragione, tu che siamo certi sei uno dei pochi capaci di tornare indietro sui propri passi e farne parte onestamente e in modo trasparente i tuoi lettori affezionati qualora necessario. Grazie. Un caro saluto.
Maria, Giulio, Lucia, Margherita, Gino e molti altri.
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RISPOSTA
RILEVATE DELLE DISCREPANZE MA SENZA ALCUNA MALEVOLENZA
Ciao Maria e carissimi amiche ed amici di Savona. Nel vostro simpatico e costruttivo messaggio ci sono perplessità e velate critiche, ma anche tanto affetto che persino mi commuove. Vedo che avete riscontrato qualche discrepanza nelle mie attuali posizioni rispetto a precedenti testi o alle tesine degli esordi, per cui vi sentite un po’ spiazzati. Ma tutto sommato non c’è traccia di malevolenza nei vostri appunti. Al contrario esprimete una vivace capacità di comprensione e una notevole flessibilità interpretativa, tutte qualità che per me sono segno di sensibilità e di intelligenza individuale e di gruppo, segno di apertura mentale non comune.
QUALCHE PICCOLA VARIAZIONE EVOLUTIVA CI PUÒ SEMPRE STARE, PURCHÉ NON SI TOCCHINO I PRINCIPI FONDAMENTALI
Ovvio che nessuno può permettersi di restare ingessato a vita alle proprie opinioni quando esistono motivi per rimettersi in discussione. Già prima di voi qualcuno mi ha chiesto se il Valdo prima maniera non fosse più rigoroso e drastico di quello odierno. Non ho tempo per rileggere in dettaglio i primi scritti e verificare quanta differenza esista. Qualche dettaglio e qualche sbavatura ci può anche essere. Ma non penso assolutamente che ci siano cose trascendentali e meritevoli di essere segnalate.
L’USDA, DATI ALLA MANO, BOCCIA LE PROTEINE ANIMALI E PROMUOVE A PIENI VOTI IL RADICCHIO
Le regole sono sempre quelle. Non ci sono affatto nuove scoperte che portino a un rinnovato interesse per le uova. Anzi, ad essere precisi, c’è una bocciatura ancora più sonora da parte della USDA (United States Department of Agricolture, database) di tutte le proteine animali, visto che le verdure crude contengono una incredibile percentuale del 22% di calorie/proteine in AS American Standard, di fronte a un 5,9% del latte materno, a un 6,7 della frutta, a un 11-13% di semi, cereali e frutta secca.
Solo i legumi superano l’umile radicchio, col loro 28%.
CI SONO I CONSUMATORI DI VERDURE RIPULITIVE E CI SONO I PRATICANTI DI SUMO
Ovvio che uova e latticini tutti siano anche acidificanti, cioè muco-formanti nel linguaggio di Arnold Ehret. Le eccezioni funzionano e sono accettabili in rapporto alla stagione, al proprio consumo energetico, al livello generale di cibi ripulitivi assunti. In effetti un vegano tendenziale, un consumatore intensivo di tarassaco ed asparagi, per paradosso, digerisce ed assimila meglio le uova di un carnivoro, potendo usufruire di fegato e cistifellea efficienti, di sangue fluido e di reni particolarmente filtranti. Faccio presente che gli atleti giapponesi praticanti lo sport del sumo, o dello strattonarsi, consumano una trentina almeno di uova al giorno, per mantenere peso e forma fisica secondo i loro particolari criteri.
I PRODROMI E LE AVVISAGLIE DELLE MIE TENDENZE SI RITROVANO NELLE INFLUENZE DEI MIEI NONNI PATERNI
Se andate sul mio testo Alimentazione Naturale, parlo anche dell’influenza notevole dei miei nonni paterni, dove mia nonna Marina era stata nominata a suo tempo Regina degli Asparagi di Tavagnacco, mentre mio nonno Markìn era un paladino della libertà, del sorriso, delle battute irriverenti e al vetriolo, della fisarmonica, dell’aria pura dei boschi, ma anche del sardellòn cotto sulla brace e del classico bicchiere di rosso. Lo chiamavano a suonare un po’ dappertutto, ma non legava davvero coi macellai, e nemmeno coi preti che andavano a benedire i macelli e che ricevevano in premio o contropartita la bistecca, la coscia del maialino e l’oca spennata.
L’UOVO CON GLI ASPARAGI ERA D’OBBLIGO, ALLORA COME OGGI
La nonna portava gli asparagi, che io avevo confezionato in mazzi assieme a Markìn, in piazza delle Erbe a Udine, da dove rientrava nel pomeriggio carica di ottima frutta. Chiaro che con gli asparagi, l’ovetto sodo o l’ovetto alla polacca rappresentava un menu fisso e razionale, a contrastare gli effetti super-depurativi dell’asparagina.
LA VITAMINA B12 SI TROVA DAPPERTUTTO IN QUANTITATIVI OPPORTUNAMENTE IMPONDERABILI
Non credo di avere mai anteposto il mio amore per la franchezza, la verità e la trasparenza, le mie vicende personali, le quali hanno sì valore ma non certo al punto di smuovere, al di là di qualche insignificante dettaglio, le mie convinzioni e la mia impostazione generale. Ho sempre comunque pensato che la cosa migliore sia di bazzicare il più possibile nell’area vegetariana-vegana, secondo le possibilità reali di ognuno. Non è che io creda alla magia o alla B12 o ad altre sostanze delle uova ruspanti. Resto dell’opinione ad esempio che la B12 si trovi dappertutto come le stesse proteine, e che non vada assolutamente cercata o rincorsa. Sulle uova e sui formaggi caprini a crudo, assunti in modo non necessariamente sistematico, sono sempre stato abbastanza flessibile, anche in ossequi al mio vegan-crudismo tendenziale e sostenibile, tendenziale e conciliante.
UNA ALTERNANZA TRA VEGETARIANISMO E VEGANISMO NON VA DEMONIZZATA
È solo una questione di energia concentrata, dove qualcuno trova conveniente l’alimento compatto in sostituzione temporanea di un pasto voluminoso e ingombrante di tipo vegetale, capace di creare a volte qualche meteorismo di troppo. C’è da dire che nella circostanza da voi citata, ho risolto le mie temporanee difficoltà nel giro di appena due settimane, essendomi ritornata ben presto la solita attrazione per la frutta e il radicchio, a dimostrazione che un minimo di disinvoltura applicativa, e di alternanza tra il vegetarismo e il veganismo non vada affatto demonizzata.
IL RIGORE VEGANO E VEGAN-CRUDISTA VALE TUTTORA NELLE FASI CURATIVE
Quello che trovo di particolarmente bello nel vostro messaggio è la domanda specifica sul fatto che ho ammesso qualche concessione alimentare vegetariana e non vegan-crudista persino nelle persone afflitte da qualche malattia. Questo è un punto delicato, meritevole certamente di approfondimento. Resto infatti dell’opinione che, nelle fasi di recupero-salute e di specifica cura terapeutica di una patologia in atto, le scelte vegan-crudiste e il pacchetto-salute vadano rispettate ai massimi livelli, e qui non esistono eccezioni o modifiche.
IL MALATO NON È UN MARZIANO
Resta comunque un fatto, ed è che il malato di qualsiasi patologia si tratti, non è un marziano ma resta una persona normale e terrestre, alle prese con delle alterazioni che lo stanno aggredendo ed indebolendo. I principi alimentari e comportamentali valgono dunque per lui al pari che nelle persone normali e sane, salvo i ritocchi e le limitazioni provvisorie e specifiche che il buon senso ci detta. Se uno ha il colon irritato, non puoi spingerlo ad assumere succo d’arancia prima che le sue mucose intestinali non si siano disinfiammate. Il malato deve comunque soddisfare anche le sue necessità gustative e caloriche.
APERTURA MENTALE E PERSONALIZZAZIONE SONO INDISPENSABILI
Ed è proprio qui che occorre esperire il massimo di apertura mentale, senza fissare troppe regole e troppi preconcetti. Ogni situazione è diversa e ogni soggetto è unico al mondo. Pertanto diventa prioritario confezionare per ognuno una dieta confezionata su misura, qualcosa di personalizzato che venga incontro alle sue reali esigenze. Coi sono malati di tumore che hanno subito operazioni e chemio, e che a volte sono immobilizzato a letto. E ce ne sono altri che si muovono e fanno pure degli sport.
GLI SCHEMI A VOLTE NON FUNZIONANO
Gli schemi fissi scricchiolano e perdono ragione d’essere di fronte alla estrema variabilità dei casi individuali. Chiaro che serve progressività e personalizzazione nella applicazione delle regole. Chiaro che in una patologia tumorale causata da carni e zuccheri, mai si dovranno ammettere eccezioni di quel tipo. Chiaro che in una patologia endocrina-ghiandolare determinata da latticini, mai si dovranno ammettere prodotti contenenti caseina. Chiaro che in una disfunzione metabolica a sangue viscoso, si dovrà puntare decisamente a un programma di disintossicazione. Spero di essermi spiegato, anche se il discorso rimane molto aperto. Un caro abbraccio a tutti.
Valdo Vaccaro
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