LETTERA
Ciao Valdo! Ho trovato questo due articoli che mi sembrano importanti. Con affetto e immensa stima. Vanna Antonello
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ARTICOLO 1 (RISCHIO RIDOTTO DI ISCHEMIA CARDIACA TRA I VEGETARIANI)
STUDIO EPIC-OXFORD GENNAIO 2013
Lo dimostrano i risultati del nuovo studio Epic-Oxford di gennaio 2013. Sulla base dei risultati dello studio Epic-Oxford (appena pubblicati sul numero di marzo dell’American Journal of Clinical Nutrition, la più prestigiosa rivista scientifica internazionale che si occupa nutrizione), i vegetariani risultano avere un rischio ridotto di ischemia coronarica, fatale e non-fatale.
45000 SOGGETTI, SEGUITI PER QUASI 12 ANNI, CONFERMANO MAGREZZA IDEALE E RIDOTTI VALORI DI PRESSIONE SISTOLICA E DI COLESTEROLO NON-HDL
I ricercatori hanno seguito, per un periodo medio di 11.6 anni, 44.561 soggetti di entrambi i sessi residenti nel Regno Unito e hanno riscontrato come i vegetariani presentino un rischio ridotto di morte od ospedalizzazione per ischemia del miocardio, in confronto ai non-vegetariani, che consumano carne di animali (di terra, di aria, e d’acqua). I risultati dimostrano inoltre come i vegetariani siano più magri e presentino valori ridotti di pressione arteriosa sistolica e di colesterolo non-HDL.
L’AZIONE BENEFICA SUL CUORE RICONDUCIBILE SICURAMENTE ALLA DIETA VEGETARIANA
Poiché questa importante riduzione del rischio è risultata solo lievemente influenzata dal BMI (body mass index) e dall’abitudine al fumo, appare chiaro che essa sia riconducibile alle componenti stesse della dieta vegetariana, in grado di esercitare effetti favorevoli sia direttamente, che attraverso la sua azione sui valori di pressione arteriosa e di colesterolo non-HDL.
ENNESIMA PROVA, FORSE LA MILIONESIMA, MA SE IL SORDO NON VUOLE SENTIRE CHI MAI LO CONVINCERÀ?
Si tratta dell’ennesimo studio che conferma come i vegetariani presentino un rischio ridotto per le principali malattie croniche dell’età moderna. Ricordiamo come queste malattie, oltre a essere responsabili direttamente di invalidità e di morte prematura, sono inequivocabilmente state riconosciute come fattori di rischio della più devastante malattia che possa colpire un essere umano: la demenza. Ridurre il rischio di demenza è possibile, proteggendosi da queste malattie grazie a una dieta che ha dimostrato la propria efficacia, affidabilità e adeguatezza.
(Fonte: Crowe F, Appleby PN, Travis RC, Key TJ. Risk of hospitalization or death from ischemic heart disease among British vegetarians and nonvegetarians: results from the EPIC-Oxford cohort study. Am J of Clin Nutr. Published ahead of print January 30, 2013).
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ARTICOLO 2 (NUOVA SCOPERTA SULLA RELAZIONE TRA CONSUMO DI CARNE E ATEROSCLEROSI)
NUOVO TEST DEL CLEVELAND CLINIC’S HEART AND VASCULAR INSTITUTE
Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Cleveland Clinic’s Heart and Vascular Institute ha sottoposto a indagini cardiologiche un gruppo di 2595 pazienti, suddivisi in tre gruppi (onnivori, latto-ovo-vegetariani e vegani), e ne ha valutato i livelli di carnitina, di TMAO (trimethylamine-N-oxide) e il rischio cardiovascolare.
ALTO LIVELLO DI TRIMETILAMINA E DI CARNITINA UGUALE PIÙ INFARTO E PIÙ ICTUS
Lo studio ha evidenziato come nei soggetti che presentano più elevati livelli di TMAO, livelli plasmatici più elevati di carnitina risultino associati con un maggior rischio di cardiopatia, infarto, ictus cerebrale e morte. La carnitina è una sostanza che si trova nel muscolo e interviene nell’utilizzo dell’energia da parte del muscolo stesso.
AMPIO USO DI CARNITINA E BEVANDE ENERGIZZANTI NEGLI STADI E NELLE PALESTRE
Oltre ad essere presente nelle carni (vedi muscolo animale) è ampiamente utilizzata dagli sportivi come integratore e viene persino aggiunta ad alcune bevande “energizzanti”. La TMAO è un prodotto che deriva dalla trasformazione della carnitina stessa ad opera dei batteri intestinali, e che potrebbe favorire l’aterosclerosi, cioè la comparsa di ispessimento e indurimento delle arterie.
LA FLORA BATTERICA SAPROFITA, SIMBIOTICA, AEROBICA ED ANTIPUTREFATTIVA DEI VEGETARIANI LI MANTIENE FUORI PERICOLO
I livelli di TMAO sono quindi determinati dal tipo di flora batterica intestinale. La flora intestinale degli onnivori, che assumono le maggiori quantità di carnitina, produce anche più elevate quantità di TMAO, e questa combinazione potrebbe essere responsabile per loro di un maggior rischio cardiovascolare. Per contro, la produzione di TMAO da parte della flora batterica intestinale dei vegetariani (latto-ovo e vegani) risulta essere molto più bassa .
GRASSI SATURI, COLESTEROLO, CARNITINA E TRIMETILAMINA SUL BANCO DEGLI IMPUTATI
La carnitina è infatti virtualmente assente nelle diete vegetariane (sia latto-ovo che vegane), e i vegetariani che non utilizzino fonti artificiali di carnitina di fatto non la assumono con la dieta, cosicché essa non arriva all’intestino producendo metaboliti dannosi. Il loro organismo è comunque in grado di produrre carnitina a partire da precursori nelle quantità necessarie. Ecco quindi che, oltre al legame ormai ben accertato tra grassi animali (cioè grassi saturi e colesterolo) e malattie cardiovascolari, emerge la possibilità che altri composti contenuti nelle carni, come la carnitina e i suoi prodotti di trasformazione, aumentino il rischio di malattie legate all’aterosclerosi in chi mangia carne. Questo può contribuire a spiegare i ben dimostrati benefici cardiovascolari delle diete che escludono la carne, cioè le diete vegetariane.
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RISPOSTA
Ciao Vanna. Queste non sono prove ma superprove che portano fieno al nostro ormai incontenibile contenitore di verità. Solo i ciechi non possono accorgersi di queste cose. E pare purtroppo che troppa gente sia priva di vista, oltre che di buongusto e di capacità valutativa, visto che la bistecca macellata non basta più e si va a cercare quella staminale prodotta in vitro, cibo deficitario, puzzolente, putrefattivo e idiota al pari di quello offerto dai boia e dai loro biechi e miserabili datori di lavoro.
Valdo Vaccaro
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