CARCINOMA MAMMARIO HOLLAND E CURA TAMOXIFENE

da 3 Dic 2013Tumore al seno

LETTERA

OPERATA DI CARCINOMA IN SITU POCO DIFFERENZIATO SECONDO HOLLAND E IN TRATTAMENTO RADIOTERAPICO

Buongiorno Dr Vaccaro, con la presente vorrei chiederLe un consiglio. Sono una donna di 47 anni ,
operata di un carcinoma in situ “poco differenziato secondo Holland”, intervento andato bene e successivamente ho fatto la radioterapia che sto ultimando in questi giorni.

CINQUE ANNI DI CURA CON TAMOXIFENE?

Ora mi trovo davanti ad una scelta, nel senso che alcuni oncologi mi hanno consigliato la terapia dei cinque anni con il Tamoxifene e altri, per questo tipo di carcinoma in situ assolutamente no, viste le conseguenze che potrebbe causare. Certo io voglio tutelarmi, ma è anche vero che, se si potesse evitare il farmaco sarei più serena. Ora chiedo a Lei un parere in merito a questo tipo di trattamento con il Tamoxifene. Nel ringraziarla per la Sua disponibilità, porgo cordiali saluti.
Lorella

*****

RISPOSTA

DOMANDE IMBARAZZANTI

Ciao Lorella. Vorrei innanzitutto ricordarti che ti stai rivolgendo a qualcuno che non crede nelle asportazioni dei carcinomi e nemmeno nelle cure farmacologiche invasive, e che lo fai proprio al termine di una operazione chirurgica e di una successiva cura radiologica in via di completamento. Ti stai rivolgendo, nota bene, a qualcuno che è decisamente contrario alla cura del sintomo denominato
“carcinoma in situ non differenziato secondo Holland”.

PER GLI STESSI ONCOLOGI LE FORME NON INVASIVE IN SITU SONO INCAPACI DI METASTATIZZARE, E DUNQUE NON SONO MALIGNE

Le Neoplasie maligne epiteliali non infiltranti della mammella costituiscono un gruppo eterogeneo di lesioni che si distinguono per la loro presentazione clinica, per i segni mammografici, per la loro estensione e distribuzione all’interno della mammella, per le caratteristiche istologiche e per i marcatori biologici. La caratteristica peculiare che accomuna le forme non invasive, “in situ”, di carcinoma mammario è la proliferazione di cellule epiteliali maligne all’interno del dotto (DCIS) o del lobulo (LCIS) senza invasione della membrana basale. Pertanto non essendoci infiltrazione di vasi sanguigni e linfatici, queste lesioni sono sostanzialmente incapaci di metastatizzare.

FOCALIZZAZIONE SUL DCIS, OSSIA SULLA PROLIFERAZIONE ALL’INTERNO DEL DOTTO

Le attenzioni mediche si focalizzano sul DCIS (carcinoma duttale in situ) poiché il LCIS (carcinoma globulare in situ) secondo molti autori non è da considerare una vera e propria lesione maligna ma, tutt’al più una alterazione ad alto rischio per un successivo carcinoma infiltrante, tanto da essere stata ribattezzata dai patologi “neoplasia globulare”. Questa premessa, ancorché contraddittoria con quanto appena detto sulla non metastatizzazione e sulla non malignità, appare fondamentale per comprendere la necessità di diagnosticare il carcinoma allo stadio non infiltrante, essendo ormai ampiamente accettato il concetto che buona parte dei carcinomi infiltranti origina dal carcinoma in situ.

UN CARCINOMA DCIS IN SITU DIVENTA INFILTRANTE FORSE IN UN TERZO DEI CASI

E’ infatti molto probabile che il carcinoma in situ sia una tappa obbligata nello sviluppo della forma infiltrante, anche se sappiamo che non tutti i DCIS hanno la capacità di evolvere verso una forma invasiva. In passato due studi (Page D., Rosen P.) hanno dimostrato che un carcinoma in situ diviene infiltrante in un terzo dei casi in un periodo di tempo che varia da 5 a 10 anni. Prima dell’avvento della Mammografia e del suo utilizzo come metodica di screening sulla popolazione asintomatica, la diagnosi di DCIS corrispondeva all’incirca al 5% di tutte le diagnosi di carcinoma mammario e la maggior parte di queste lesioni si presentavano voluminose e clinicamente palpabili, per cui erano considerate come neoplasie rare.

MAMMOGRAFIE AUMENTATE COMPORTANO OVVIAMENTE INCREMENTO DI NEOFORMAZIONI DIAGNOSTICATE

Negli ultimi vent’anni il tasso di scoperta di queste forme precoci è cresciuto in maniera determinante costituendo esse il 20-40% di tutti i carcinomi mammari diagnosticati alla Mammografia. Di conseguenza la diagnosi di queste forme avviene quando esse sono ancora di piccole dimensioni, non palpabili e spesso mostrano come unico segno radiologico la presenza di microcalcificazioni.

TANTI TIPI DI INFILTRAZIONI DUTTALI DCIS

La svolta più significativa nelle conoscenze riguardo il DCIS si è avuta dopo gli studi condotti da Holland e collaboratori su mastectomie in cui era presente tale lesione. Dalle loro osservazioni si giungeva alla conclusione che il DCIS si estende in maniera continua all’interno del sistema duttale di un singolo lobo senza che si interpongano aree di tessuto sano. Questa teoria si contrapponeva al concetto di origine multifocale di carcinoma mammario e supportava l’esperienza di quei radiologi che avevano potuto osservare una maggiore incidenza di recidiva nella sede del tumore mammario primitivo. Il grande interesse dei patologi verso questa lesione ha portato ben presto a comprendere che il DCIS include un insieme di lesioni che si distinguono in primo luogo per la loro differente probabilità di divenire infiltranti.

IL SOLITO LINGUAGGIO FUMOSO ED INCOMPRENSIBILE DELLA MEDICINA

Quanto appena esposto negli ultimi 5 sottotitoli, non è farina del mio sacco ma materiale medico, e lo si capisce dalla tipica mancanza di chiarezza e di coerenza del linguaggio che caratterizza la sponda medica. Si parla di malignità e di benignità, di metastasizzazione e di non metastasizzazione. Si parla di diagnosi precoci e di microcalcificazioni. Si parla di probabilità di questo e di quello. I soliti modi di complicare le cose semplici e di renderle fumose ed incomprensibili.

L’IGIENISMO VA NELLA DIREZIONE OPPOSTA

Non sono sicuro, cara Lorella, che le mie opinioni, a questo punto, siano prive di controindicazioni. Potrei ingenerarti confusione e incertezze, mentre hai più che mai necessità di serenità e di rilassatezza in questa delicata fase della tua vita. Dopotutto stai facendo delle cure in cui credi, condivise con un rispettabile team di oncologi nei quali credi. Che senso ha chiedere a questo punto un parere di tipo igienista?

UN’OPINIONE SCONTATA CONTRO OGNI FORMA DI CUROMANIA

L’igiene naturale non è certamente una finestra cui affacciarsi per curiosarci dentro e vedere cosa ne pensano gli altri, prendendone i lati buoni ed inserendoli tra le cure mediche in corso come dei cerotti correttivi. L’igiene è una reale alternativa ideologica e terapeutica alla medicina. Qualcosa che fa letteralmente a pugni con le scelte e le opzioni della curomania di stampo medico, ma finanche di stampo omeopatico e naturopatico.

NIENTE INQUIETUDINI E NIENTE RAMMARICHI

Detto questo, una risposta concreta e logica occorre darla a chi te la richiede e non mi sottraggo alla regola. La prima cosa da farsi in questo momento è voltare pagina e non farsi prendere da inquietudini e da rammarichi verso le scelte fatte, buone o non buone, buone in realtà o buone solo in apparenza.

CREDERE IN SE STESSI

Hai bisogno di credere nei poteri autoguaritivi del tuo corpo anche se la intensa e drammatica fase medico-curativa ha totalmente ignorato e contraddetto in pieno tali principi. La seconda cosa da farsi è quella di stare il più possibile lontano da ulteriori veleni, sia a rispetto delle regole igieniste in generale che a rispetto della incompatibilità dei farmaci con un eventuale percorso depurativo-fruttariano.

PENSARE IN POSITIVO RICORDANDO LE CURE FRUTTARIANE DI GERSON

Vale poi il detto per cui finché c’è vita c’è speranza. E vale il buon esempio di un Max Gerson che, contro ogni opinione dei colleghi, andava a recuperare malati terminali e ridava loro vitalità e anni di vita usando per l’appunto intense cure fruttariane, e tu non sei affatto una malata terminale ma al contrario una paziente in attiva lotta recuperativa.

EFFETTI COLLATERALI LEGGERI E GRAVI DI UN FARMACO ANTI-ESTROGENICO

Da circa 30 anni il Tamoxifene viene impiegato in milioni di donne in tutto il mondo, soprattutto per il trattamento del tumore della mammella. Gli effetti collaterali più frequenti del Tamoxifene includono vampate di calore, secchezza e perdite vaginali, sudorazioni notturne, ritenzioni idriche, aumenti di peso, mancanza improvvisa di pulizia interna per carenza di flusso mestruale, tromboflebiti, endometriosi e tumori all’utero.

TAMOXIFENE INIBITORE DI RECIDIVE MA INGENERATORE DI ALTRI TUMORI

Le ultime ricerche sul cancro al seno dicono che le donne curate con questo farmaco sarebbero ad alto rischio di contrarre un altro tipo di tumore, più aggressivo e più difficile da curare. Il Tamoxifene, prescritto dopo l’operazione al seno, impedisce il riformarsi del tumore inibendo gli effetti degli estrogeni, ormoni femminili da cui le cellule cancerose traggono giovamento.

TERAPIA RISCHIOSA E DA EVITARE

Il nuovo studio condotto dal Fred Hutchinson Cancer Research Centre di Seattle e pubblicato sulla rivista Cancer Research mostra che un trattamento di quattro o cinque anni a base di Tamoxifene aumenta di ben quattro volte (440%) il rischio di sviluppare un tumore al seno non dipendente dagli ormoni estrogeni. “I benefici clinici del Tamoxifene sono indiscutibili”, sostiene Christopher Li che ha condotto gli studi, “ma bisogna riconoscere che questa terapia ha dei rischi” (Ansa).

Valdo Vaccaro

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Scritto da Valdo Vaccaro

Valdo Vaccaro, classe 1943, è ricercatore indipendente, divulgatore e filosofo della salute. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana.

DISCLAIMER
Valdo Vaccaro è orgogliosamente NON-medico, ma igienista e libero ricercatore. Valdo Vaccaro non visita, non prescrive e non cura. Le informazioni presenti su questo sito hanno solo scopo informativo, non intendono e non devono sostituire il parere del medico curante.

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