Chi è Valdo Vaccaro
Valdo Vaccaro è ricercatore libero e indipendente, divulgatore e filosofo della salute, orgogliosamente NON-medico. Da sempre ha fatto della dieta vegeto-crudista tendenziale, dell’amore per gli animali e la natura un modo di essere e uno stile di vita, in tutta autonomia e libertà. Valdo ha tenuto centinaia di conferenze in giro per l’Italia e nel mondo trattando vari temi tra cui salute, etica, attualità e altro ancora. Al momento, oltre all’attività sul blog, è direttore scientifico e docente della HSU – Health Science University, la prima scuola di Igienismo Naturale Italiana. Quando non è impegnato nello studio si dedica alla cura dell’orto e alla raccolta di erbe, bacche, funghi e tutto ciò che la natura ha di buono da offrire.
Ma questo a te non basta. Ti preme cercare il punto di origine. E allora occorre andare indietro nel tempo fino ai primi genitori e maestri che sono gli stessi sia per me che per te, si chiamino uomini di Atlantide, si chiamino Omero, Ulisse, Alessandro, Diogene, Eraclito, Pitagora, Platone, Socrate, Seneca, Marco Aurelio.
MATTUGLIE 20 NOVEMBRE 1943
Se invece ti accontenti del passato prossimo, parliamo pure dei fatti più recenti, apparentemente più anonimi e banali, quasi buttati via, eppure di straordinaria importanza per capire chi siamo. Nel 1945 aveva due anni il bambino Valdes Sepich Vaccaro, registrato al municipio di Mattuglie (oggi Matulj), quando con la mamma Smigliana si presentò al punto confinario di Sesana, a quel nuovo confine italo-jugoslavo che, grazie alla strampalata mediazione angloamericana, tagliava fuori l’intera Istria italiana fino a Fiume (oggi Rijeka), regalandola senza titoli e senza meriti ai partigiani di Tito, troppo spesso ispiratori di odiosi delitti (vedi strage di Porzus) e autori diretti di scellerati massacri ed infoibamenti.
Era nato in una magnifica casetta con vista sul mare sottostante, raggiungibile in zona Volosca-Abbazia (oggi Opatjia) con stradina scoscesa in pietra, circondata da more, lamponi, vigne e castani. Al confine ferroviario gli venne assegnato un documento provvisorio con scritto Valdo Vaccaro, perché Valdes suonava straniero. Alla mamma tolsero il nome Smigliana, imponendole una strana traduzione Placida che nessuno avrebbe mai usato in Friuli, per cui alla fine, il ragazzo rimase per la gente Valdino e sua mamma rimase per tutti Smigliana, apprezzata ed amata sarta del paese e dintorni.
Lasciare quel magnifico scorcio di Eden e finire a Tavagnacco, borgata contadina a nord di Udine, coi tedeschi in ritirata, sotto i mitragliamenti e le bombe dei cosiddetti alleati liberatori, fuori e dentro i rifugi anti-aerei, non era un cambio molto interessante. Ma le paure del fine-guerra rendevano la situazione precaria ed insidiosa da entrambi i lati del confine orientale. La giovane madre aveva ricevuto qualche soffiata ammonitrice. Essere sorella di Emilio, pilota della flotta aerea italica, ed essersi sposata col sergente maggiore dell’Esercito Italiano Valter Vaccaro non era affatto cosa semplice e priva di rischi. Per cose assai più banali si finiva in fondo alle orride buche carsiche. Un anno prima, la sua migliore amica Rusiza, 19 anni e collega di lavoro alla scuola di cucito Necchi di Volosca, era finita in quel modo straziante, con la famiglia e l’intera comunità in lacrime. Quale il suo atroce crimine? Aveva regalato un innocente sorriso ed un cenno di saluto a un soldato tedesco che marciava per Mattuglie col suo squadrone. Qualche lazzarone aveva notato il suo gesto e aveva pure fatto la spia. Prelevamento notturno, interrogazioni, torture, stupri (troppo bella la fanciulla per non approfittarne), e volo nei sinistri, muti ed allucinanti anfratti della zona, legata col filo di ferro ai polsi di altri 9 disgraziati.
Tempi davvero tragici e balordi, dove la vita valeva meno di niente. I bambini vengono tenuti fuori e mantenuti all’oscuro, ma finiscono per percepire ed assorbire gli umori e le sensazioni dei propri genitori. Se pensiamo che questo succedeva nel 1945 e che le stragi di Srebrenica, da parte delle truppe serbo-bosniache guidate dal generale Radko Mladic e in zona protetta dalle Nazioni Unite, avvenivano nel 1995, 50 anni dopo, c’è davvero di che rabbrividire. Le 6416 vittime identificate grazie al test col Dna, e le altre migliaia di corpi nelle fosse comuni in attesa di nome e cognome, chiedono tuttora spiegazioni plausibili. Il più orribile genocidio della storia europea, avvenuto sotto gli occhi di tutti, in tempo di pace e non di guerra. Il seme della violenza non è affatto debellato.
IMMERSIONE NELLA SPLENDIDA NATURA TAVAGNACCHESE
Da una infanzia a dir poco travagliata e traumatica, ad una adolescenza bucolica, selvaggia ed avventurosa in Friuli. A Tavagnacco non c’è il mare blu del Quarnaro, ma c’è la Villa ed il Parco di Prampero, nonché gli amici e le bande rivali per i giochi alla guerra frecce e fionde tra indiani e federali (chiedere al conte di Prampero professor Pietro Enrico, blasonato docente all’Ateneo di Udine). Nella zona scorre il torrente Cormòr e imperano indisturbati i boschi tra Leonacco e Fontanabona, un autentico polmone verde, una oasi di querce e castagni, di ciliegi selvatici, di cornioli, di fragoline, di funghi e di ciclamini. Un mondo oggi fortemente disturbato e compromesso dal sordo mormorio e dai gas di scarico dall’autostrada Alpe-Adria. Tutte cose accennate anche nella tesina “La ridanciana goliardia tavagnacchese“. Ed è proprio in questo ridente habitat, in questo magnifico scenario naturale, che si forma il carattere dell’autore.
Valdo non esita a nominare il Cormòr come suo giardino selvatico e parco giochi preferenziale, sfuggendo sistematicamente al controllo familiare e a tutto il resto. Ed è qui che nasce la passione per la respirazione e l’efficienza fisica, per lo studio delle erbe selvatiche, per gli assaggi e le sperimentazioni, per la raccolta stagionale di fragoline, nocciole, castagne e funghi. Ci sono pure i nonni Marina e Marchìn, primi promotori storici dell’asparago di Tavagnacco, che gli insegnano a “boscare”, a far la legna, a raccogliere le patate residue e farne una abbondante scorta invernale, a cercare il tarassaco, il selene, la valerianella, gli urtizzòns (punte di luppolo), l’acetosa (pan e vin) e la barba di becco (pan e kuk, carica di inulina), gli spizzecùi per l’ottima confettura, seconda solo a quella di fichi e di susine. E non mancano purtroppo gli accoppatori di maiali e di bovini, di tacchini, galline ed anatre, quelli che oggi si chiamano elegantemente industriali della carne. Come non mancano i torturatori di magnifiche creature libere ed indifese, di leprotti, fagiani e caprioli, che oggi si chiamano eufemisticamente “cacciatori con licenza”.
Il ragazzino vive in prima persona questa realtà, ascolta e incide nei suoi indelebili nastri interni i pianti disperati di queste inermi creature. Le vede soccombere e crollare a terra su un lago di sangue, con la gola squarciata. Ne esce spoetizzato e schifato, ma anche fortemente plasmato.
CULTORE DEL VEGAN-CRUDISMO GIÀ A 8 ANNI
Senza che nessuno glielo insegni, e senza aver letto alcun libro vegetariano o igienista, senza nemmeno sapere cosa significhino le parole vegano, salutista, fruttariano e naturalista, diventa cultore del vegan-crudismo e dell’amore per quadrupedi, piumati e pinnati, all’età di 7-8 anni, scaraventando con orrore le tenere fettine di vitello al cane e al gatto, e ricevendo anche un paio di inutili schiaffi da una madre inizialmente disperata, che non capiva ancora di avere un figlio profondamente diverso dagli altri nelle scelte etiche ed alimentari. Alla fine i genitori lo comprendono e si adeguano, finendo per dargli ragione.
Una intensa attività nel mondo del ciclismo e del calcio dilettantistico, ricca di soddisfazioni personali e di goal, culminata con 3 anni di serie A in quel di Singapore, serve anche a mettere a dura prova la resa atletica e la resistenza fisica, in rigorosa assenza di bistecche, di cadaveri marini, di stampelle zuccherine, di cole, di caffè, di integratori e di doping legali ed illegali, ma con tanta frutta tra cui soprattutto il famoso durian.
CARRIERA SCOLASTICA
Le performance dell’autore in campo scolastico non mancano. Come quando veniva prelevato dalla seconda elementare della maestra Casarsa e condotto nelle classi quarta e quinta, a risolvere i problemi e le domande alla lavagna. La maestra Marangoni redarguiva i malcapitati scolari della sua classe. “Come mai Valdino, che sta in seconda, queste cose le sa e voi asini patentati non ci arrivate nemmeno dopo tante ripetizioni?” Quel ruolo non gli era certamente simpatico, anche perché giocava pure a calcio coi ragazzi più grandi, con immaginabile imbarazzo. Ma non aveva modo di evitarlo.
Una carriera scolastica ricca di eventi, di scelte errate, di parentesi lavorativa, di reinserimento scolastico all’Istituto Zanon per ragionieri, di importante primo premio regionale tra tutte le scuole superiori e i licei per il miglior tema sull’Europa, andando contro-corrente e scrivendo, nota bene, contro la costruenda Comunità Europea. A volte le cose non fatte sono più importanti di quelle realizzate. Come quando a diploma ottenuto con ottimi voti, viene assunto dal Mediocredito di Udine su consiglio e supporto personale del preside Oreste Mistruzzi e della mitica professoressa Bernardini. Convocato dal direttore per la presentazione, fa mezz’ora di attesa in sala d’aspetto, e osserva attentamente dalla vetrata i suoi futuri colleghi, sommersi tra cartacce, registri e giornali letti classicamente alla rovescia, mezzo intontiti dalle luci al neon, dall’aria condizionata e dalla noia. Capisce che per lui, ragazzo di boschi e campi di calcio, sarebbe la fine. Riguadagna l’uscita, inforca la bici e torna a casa, rinunciando al miglior posto-banca di tutta la regione, con ovvie lacrime materne di sconforto e disperazione.
A fine università, il professor Don Luigi De Marchi, docente di sociologia a Trento e a Trieste, lo convoca. Gli è piaciuta la sua tesi universitaria, pubblicata sulla rivista Terzo Mondo di Umberto Melotti (N. 12 del giugno 1971). “Ho chiesto su di te pure al prete di Tavagnacco e, per fortuna tua mi ha dato informazioni negative, nel senso che non ti ha mai visto in chiesa. Proprio per questo ho il piacere di offrirti un posto di assistente in politica economica presso la sede staccata di Gorizia”. Posto strategico ed importante, ma il neolaureato Valdo non può permettersi lo stipendio da fame proposto dall’Università di Trieste-Gorizia ed è costretto a rinunciare, con non pochi rammarichi.
Alla fine, il curriculum scolastico dell’autore comprende un pezzo di carta in economia, uno in filosofia e in naturopatia. Il percorso lavorativo include esperienze nel campo giornalistico (qualche centinaio di articoli firmati per il Messaggero Veneto, incluse interviste e articoli vari sull’Udinese-Calcio) e nel campo dell’insegnamento precario (Istituto Zanon), e culmina con 35 anni di lavoro indipendente e 300 voli intercontinentali, nei 5 continenti, prevalentemente in Asia, nel settore marketing e ricerche di mercato.
Per il resto, la storia di Valdo Vaccaro, cittadino italiano tuttora residente a Hongkong non per motivi di evasione fiscale ma per semplici esigenze operative, continua ad essere un libro aperto e trasparente. Tanto più che, dal luglio 1987, ossia dallo tsunami speculatorio sorosiano-clintoniano sulle valute e sulle Tigri Asiatiche, l’export italiano delle piccole industrie è letteralmente crollato, e i governi di centro, di destra e di sinistra, inclusi Sindacati vari e Confindustria, continuano a non capirci un accidente, passando di crisi in crisi, promettendo illusori miraggi e riprese economiche impossibili fino ad arrivare in progressione negativa ai 7 anni delle bibliche vacche magre moltiplicati per 3, fino a sfociare nel disastro inevitabile della penuria economica e della diffusa disoccupazione giovanile.
PRATICA SPORTIVA E COERENTE CULTURA ETICO-SALUTISTICA
Per fortuna che, in parallelo col lavoro di marketing internazionale da libero operatore, non è mai mancato tempo e spazio per l’attività sportiva e per la cultura salutistica, per la promozione di stili di vita compatibili con l’etica e la spiritualità, con l’alimentazione vegetariana tendenziale vegana e crudista, e col rispetto rigoroso di ogni creatura vivente. In questo senso si spiegano le sue scherzose schermaglie in aereo con Cassius Clay, vegetariano pure lui, che aveva incrociato a Sydney e poi ritrovato in aereo sulla tratta Sydney-Auckland.
In quegli anni si ritrova spesso a incontrare personaggi di rilievo. Vedi ad esempio l’incontro con il celebre Christiaan Barnard nella hall dell’Heerengracht Hotel di Città del Capo, poco dopo che aveva eseguito il primo trapianto di cuore. Faceva spesso viaggi organizzati dall’ICE, Istituto Commercio Estero, assieme a una ventina di delegati di altre aziende italiane. In ogni occasione, si trattasse di impegni promozionali ufficiali, o di meeting e pranzi rigorosamente vegetariani con degli importatori, o momenti di relax nei post-partita delle partite di calcio, non mancava di spiegare a tutti le motivazioni e i vantaggi di un vivere secondo natura e di adottare una dieta sobria, pulita, vitale ed innocente. E tutto questo lo faceva per pura e genuina dedizione alla causa della salute umana e della protezione degli animali dalle mostruose persecuzioni ordite ai loro danni.
Non fu per niente casuale l’aggancio con la Scuola Igienistica Americana (ANHS) e con gli allievi di Shelton a Baltimora nel 1995, quando ebbe il grande privilegio di conoscere personalmente e di familiarizzare con il Presidente dei Medici Igienisti dr Alec Burton e coi suoi colleghi di cordata Ralph Cinque e Frank Sabatino. Uno sbocco logico nel meglio del meglio, nella Cura della Non-Cura. Uno sbocco negli insegnamenti strepitosi come “La Natura non ha rimedi per le malattie ma soltanto penalità. Non esiste cura al di fuori del ritorno all’obbedienza”. Un mondo che disobbedisce e trasgredisce in continuazione alle leggi eterne di Madre Natura non può sperare di farla franca.
CHI SONO IN POCHE RIGHE
Chi sono? La domanda quasi mi spaventa. Più facile dire quello che non sono. Non sono uno che ama sciorinare titoli e referenze, e se lo faccio è soltanto perché le circostanze lo richiedono. Non sono uno che ama le etichette e le appartenenze. Non sono di destra, di centro o di sinistra. “Ma cos’è la destra, e cosa la sinistra?” cantava il grandissimo Giorgio Gaber. Simpatizzo fortemente per Adriano Celentano, come gusti, come canzoni, come idee. Non mi sento affatto vegetariano, vegano, ecologista, animalista o altre definizioni del genere, che trovo sciocche e riduttive. Sono una persona che rispetta il più possibile la propria entità corpo-mente-spirito, e quella degli altri, persone umane o persone animali. Sono in altre parole non un essere strano ed un oggetto misterioso, ma un soggetto normale e motivato come tutti dovrebbero essere.
Valdo Vaccaro