ASSAD COME SADDAM: LE ARMI CHIMICHE CHE NON CI SONO (Le opinioni eretiche di Michele Rallo – Sintesi, titolo e sottotitoli di VV)
SADDAM E ASSAD OSTACOLI SULLA STRADA DEL GRANDE MIDDLE-EAST SOGNATO DAI POTERI FORTI DI TEL AVIV, RIYADH E WASHINGTON
Il titolo potrebbe sembrare provocatorio: le armi chimiche ci sono, eccome! A Idlib hanno fatto una strage orrenda, al di là di ogni dubbio. Eppure il titolo dice la verità. Perché Assad non ha armi chimiche nel suo arsenale, esattamente come non le aveva Saddam Hussein. L’uno e l’altro erano e sono semplicemente degli ostacoli sulla strada del “Grande Medio Oriente” disegnato dalla strategia mondialista dei poteri forti, fortissimi che comandano a Washington come a Tel Aviv, come in certe monarchie petrolifere del Golfo.
ARMI CHIMICHE BANDITE, CON ALCUNE RIMANENZE TUTTORA STOCCATE
Ma torniamo alle armi chimiche, che i paesi industrializzati hanno regolarmente utilizzato fino alla guerra cino-giapponese (1937-45), continuando poi a produrle ed a stoccarle sin quasi alla fine del secolo scorso. Dal 1997 sono state messe al bando da una Convenzione Internazionale, ma alcuni paesi (compresi gli USA) non si sono sbarazzati di tutte le rimanenze, ancorché senza più farvi ricorso.
ULTIMI CASI NELLA GUERRA CONTRO KHOMEINI E CONTRO I CURDI, E NELL’ATTACCO SARIN ALLA METROPOLITANA DI TOKYO
L’ultimo paese a fare uso di aggressivi chimici è stato negli anni ’80 (quindi prima del bando) l’Iraq di Saddam Hussein, al tempo sostenuto dagli Stati Uniti nella sua guerra contro l’Iran komeinista e contro la dissidenza kurda filoiraniana. Da allora, le armi chimiche sono state utilizzate soltanto da gruppi terroristici, e con non poche difficoltà. L’unico episodio notevole è stato quello dell’attacco con gas Sarin alla metropolitana di Tokio nel 1995 (12 morti e 5.000 intossicati).
ASSAD NON AVEVA E NON HA ALCUN INTERESSE A ROVINARSI CON LE PROPRIE MANI
Fin qui la scheda tecnica. Venendo invece all’attualità politica, v’è da dire che, quando la Siria nel 2011 fu invasa da potenze straniere che si celavano dietro i ribelli, furono in molti a sperare che Assad potesse far ricorso alle armi chimiche, in modo da avere il pretesto per un aiutino più esplicito ai tagliagole (come in Libia). Ma, poiché il Presidente siriano si guardava bene dal farlo, ecco che, provvidenzialmente, un episodio del genere ebbe comunque a verificarsi nel 2013. Senonché emerse chiaramente che ad usare le armi chimiche non era stato Assad, bensì l’esercito degli insorti, probabilmente allo scopo di offrire una scusa ad Obama per ripetere le gesta di Libia.
LE PROVE DIMOSTRANO CHE SOLO I RIBELLI HANNO USATO ARMI CHIMICHE
Lo disse anche la magistrata elvetica Carla Del Ponte, ex-procuratore del Tribunale Penale Internazionale per i crimini di guerra in Jugoslavia e, all’epoca, componente autorevole della commissione ONU che indagava sui crimini di guerra in Siria: Stando alle testimonianze che abbiamo raccolto, dichiarò la Del Ponte, i ribelli hanno usato armi chimiche. E ancora: Per quanto abbiamo potuto stabilire, al momento sono solo gli oppositori al regime ad aver usato il gas Sarin. Obama fu quindi costretto a richiamare i bombardieri ed a fare buon viso a cattivo gioco.
DAL GIUGNO 1994 LA SIRIA NON POSSIEDE ARMI CHIMICHE
A quel punto, onde evitare che qualcuno potesse ripetere il trucchetto, Assad si sbarazzò di tutte le armi chimiche che erano ancora conservate negli arsenali siriani. Americani e russi si accordarono perché gli ordigni venissero consegnati ad un custode certo non amico di Assad, la NATO, che nel giugno 1994 li imbarcò su una nave danese appositamente attrezzata, e li diede alle fiamme in pieno Mediterraneo (suscitando anche le proteste degli ambientalisti). Peraltro, ricorda in questi giorni Giulietto Chiesa, l’avvenuta consegna fu certificata anche dal portavoce del Pentagono, John Kirby. Dunque, dal giugno 1994 la Siria non possiede armi chimiche.
CHI È IL VERO AUTORE DELLA STRAGE DI IDLIB?
Ma, allora, chi –il 4 aprile scorso– ha fatto esplodere l’ordigno chimico a Idlib? La risposta logica non può essere che una: gli stessi che fecero il servizio tre anni fa, e cioè i ribelli, con il medesimo e solito obiettivo giustificare un intervento americano. Allora si sussurrò che a fornire armi chimiche ai tagliagole fossero stati i servizi segreti turchi. Ma si disse anche che quelle armi provenissero dai servizi americani: eravamo in piena stagione mondialista, con la Clinton al Dipartimento di Stato, e gli USA non avevano (e non hanno) dismesso il proprio arsenale chimico.
ENNESIMA FIGURACCIA ED ENNESIMA PREFABBRICAZIONE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
In questa occasione, ragionevolmente, i fornitori potrebbero essere stati gli stessi di tre anni fa. Ma non lo si saprà mai con certezza. La cosa incredibile è che oggi, dopo la figuraccia del 2013, il Presidente americano abbia fatto partire una rappresaglia. E con tanta fretta, prima che una qualunque inchiesta dell’ONU potesse dimostrare che, anche questa volta, si era trattato della solita bufala ad uso dei creduloni.
CAMBIAMENTO CLAMOROSO DI TRUMP, PASSATO DALL’ALTRO LATO DELLA BARRICATA
Ma, a ben guardare, c’è anche un’altra differenza fra i due casi: allora c’era un Presidente che era in piena sintonia con l’ambiente bellicista delle “primavere arabe” e delle “rivoluzioni colorate”, oggi c’è un Presidente che in campagna elettorale si era impegnato ad abbandonare quel mondo ed a cooperare con la Russia per distruggere l’ISIS e debellare il terrorismo. Teoricamente, quindi, Trump avrebbe dovuto essere certamente più prudente di quanto non lo fosse stato Obama tre anni or sono. E, invece, è stato esattamente il contrario: missili sulla Siria, con obiettivo reale la Russia. Il neo-presidente americano, evidentemente, è passato dall’altro lato della barricata. Là dove sono i “filantropi” che sognano la terza guerra mondiale. Michele Rallo (ralmiche@gmail.com) mailing@europaorientale.net On. Michele Rallo, Casella Postale 72 – 91100 Trapani (Italia)
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COMMENTO
DISINFORMAZIONE CONTINUATA 24 ORE AL GIORNO
Questa è l’ennesima prova che, di quanto ci viene propinato nei telegiornali mainstream, soggiogati e colonizzati come sono, poco o nulla corrisponde alla realtà dei fatti. Ci fanno vedere sempre quello che gli comoda, solo quello e niente altro che quello. È anche la prova poi che i presidenti americani vengono alla fine forgiati e manovrati dalla ganga delle armi, dalla potentissima combriccola dei farmaci e dei vaccini, nonché dallo stomachevole carrozzone Aids.
ITALIA TRADITA E MESSA IN GRAVI DIFFICOLTÀ DAI SUOI FALSI ALLEATI
La storia non si fa con i se e con i ma. Tuttavia, per come sono andate le cose, e per come gli Usa di Obama e dei Clinton, l’Inghilterra di David Cameron e la Francia di Sarkozy hanno letteralmente stravolto il corso degli avvenimenti, l’intera situazione politico-economica dell’area Mediterranea avrebbe assunto aspetti diversi e favorevolissimi al nostro paese. L’Italia ha pertanto grandi rivendicazioni da fare, anche se nessuno ne parla con la dovuta forza e con l’indispensabile chiarezza.
L’ASSASSINIO DI GHEDDAFI È UNA DELLE COSE PIÙ MOSTRUOSE DELLA STORIA CONTEMPORANEA
La realtà dei fatti è che, se i nostri squinternati e miopi alleati non fossero stati accecati dalla loro stoltezza, dalla loro idiozia, dalla loro megalomania e dalla loro imbecillità politica, ci saremmo risparmiati le scene allucinanti e sconvolgenti in diretta televisiva. Mi riferisco chiaramente al bestiale assassinio del leader libico, eliminato con imperdonabile e odioso cinismo mentre era già gravemente ferito e bisognoso di urgenti cure.
L’ITALIA HA PERSO TOTALMENTE LA SUA BUSSOLA E SI È ROVINATA CON LE SUE STESSE MANI
Se il colonnello Gheddafi fosse ancora al potere in Libya, e se fossero stati mantenuti 1) I promettenti legami con la nostra ex-colonia, 2) I crescenti coinvolgimenti azionari con le nostre industrie, 3) Gli evidenti avvicinamenti culturali (vedi visite clamorose e interviste col pubblico femminile a Roma), vedi uno dei figli addirittura intruppato tra le riserve dell’Udinese Calcio), 4) Le aperture straordinarie e storiche verso il nostro paese di cui Gheddafi era diventato genuino apportatore, l’Italia non sarebbe oggi invasa da immigranti disperati. E i suoi giovani troverebbero facilmente impiego. E non staremmo qui a piagnucolare sulla crisi insanabile, sulle paure terroristiche e su tutte le altre disgrazie che ci stanno rendendo la vita precaria e difficile.
ERRORI GRAVISSIMI E LACUNE ROVINOSE NELLA POLITICA ITALIANA
L’Italia non ha mosso un dito a favore di un personaggio straordinario che la poteva salvare, non ha mosso un dito a favore di un leader storico in momentaneo e risolvibile stato di difficoltà. Se lo avesse fatto si sarebbe assicurata pace, equilibrio e prosperità per decine di anni a venire. Troppa abitudine all’ipnosi colonialistica e alla subordinazione verso l’America. Gravissima carenza di personalità politica e di indipendenza. Pesantissimo e obsoleto schiavismo militare, con 20 basi americane segrete in Italia, come Aviano, Sigonella, Vicenza, alcune dotate di armi atomiche. Tante perdite e nessun guadagno. Tanta rovina e nessun risarcimento per gli enormi danni causati. Prostrarsi e prostituirsi all’America o a qualsiasi altra potenza è già disdicevole ed infamante di per sé, ma svendersi a titolo gratuito diventa autentico ed imperdonabile autolesionismo.
PAESE IN STATO DI INSANABILE DEGRADO
C’è da chiedersi cosa serva mai spendere soldi e scialacquare miliardi di risorse pubbliche per tenere in piedi presidenti, premier, parlamenti, ministeri, sottosegretari, con largo seguito di portaborse, parassiti, lobbisti e leccapiedi. Personaggi che non servono a niente se non a fare da belle statuine, a piagnucolare e a esprimere discorsi scontati, ovvi e ripetitivi in occasione di ricorrenze, di funerali e disgrazie. Necessari per firmare delle carte e per simboleggiare marginalmente una entità-stato svuotata di importanza di dignità e di potere? E allora si corrisponda loro uno stipendio marginale e delle pensioni marginali, e non retribuzioni da nababbi e da mangiapane a tradimento.
ITALIA 51° STATO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA
Se un paese degno di tale nome rinuncia alle proprie referenze e ai propri poteri, abbia almeno la coerenza e il coraggio di rinunciare pure alla sua denominazione e alle sue referenze, alla sua storia, alle sue strutture statali e al suo tricolore, proponendosi di diventare magari il 51° stato degli Stati Uniti, con parlamento a Washington e con Roma non più capitale d’Italia e ancor meno Caput Mundi, ma località turistico-storica di sfogo, con Campidoglio e Colosseo ricoperti da bandiere a stelle e strisce.
Valdo Vaccaro
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