(Conferenza di Gorizia, 28 marzo 2014)
NATURA E NON NATURA
Parlando di vegetarianismo si pensa giustamente al verde, all’erba, alle fronde, ai germogli, alle bacche, ai boccioli colorati e ai frutti. Si pensa ai prati in fiore, alla boscaglia, alle pinete, al bagnasciuga, ai percorsi di montagna, ai ruscelli, al canto degli uccellini, alla lepre che velocissima attraversa i campi appena arati. Si pensa alla vita, al movimento, alla vitalità, alla salute. Ecco dunque che natura e salute vanno di pari passo. Il grande imperatore romano Marco Aurelio era esperto di queste cose, per cui auspicava per tutti gli abitanti di Roma antica non solo il “Conosci te stesso” inciso all’ingresso di ogni tempio, ma anche un “Vivere secondo natura” e un “Mens sana in corpore sano” intesi alla comprensione e al rispetto di se stessi e degli altri, in armonia coi principi dello stoicismo e dell’epicureismo che erano i pilastri filosofici della Roma Caput Mundi.
SENECA E LO STOICISMO DELLA GRANDE ROMA
Tra il milione di romani di allora, non mancavano ovviamente i crapuloni stile Trimalcione, e non mancavano nemmeno i romani di alta condizione bersagliati da Seneca (4 a.C-65 d.C). Seneca, uno dei più importanti filosofi del mondo antico, descrisse gli stili alimentari bulimici dell’antica Roma con le lapidarie parole “Vomunt ut edant, edunt ut vomant”, (mangiano per vomitare e vomitiamo per mangiare), dove i voraci commensali, avevano l’abitudine di provocarsi il vomito più volte allo scopo di rendere interminabili i banchetti. La bulimia dei romani era una forma di ingordigia edonistica, condivisa e codificata dalla società dell’epoca, che assomigliava assai poco alla bulimia nervosa che oggi conosciamo, la cui abbuffata è solitaria e segreta, assediata dai sensi di colpa.
IL MODERNISMO E L’ATTUALITÀ DI LUCIO ANNEO SENECA
Lo stile di Seneca, fatto di frasi brevi, vive sul fuoco d’artificio delle sue sententiae (sentenze) finali, e, nelle sue illimitate sfaccettature, riflette fortemente le agitazioni dell’individuo moderno, quell’alternanza di pensieri disparati, che non sono incoerenze, ma manifestazione della natura a bivio dell’animo dell’uomo. “Si perde ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente”, “È il tuo animo che devi cambiare, non il cielo sotto cui vivi”, “I mali incerti sono quelli che ci tormentano di più”, “Vuoi forse un filtro amoroso senza veleni, senza erbe e senza formule magiche? Se vuoi essere amato, ama!”, “Ognuno è infelice nella misura in cui crede di esserlo!”, “L’uomo più potente è quello che è padrone di se stesso”, “Non credere che si possa diventare felici procurando l’infelicità altrui”. Lo stoicismo è una filosofia della vita e della morte. Non sapendo vivere da eroe, lo stoico cerca almeno di morire da eroe.
L’EPICUREISMO, LE COSE CHE SONO, CHE FURONO E CHE SARANNO
A completamento dello stoicismo, va considerato l’epicureismo latino, derivato da Epicuro da Samo (341-270 a.C), per il quale l’uomo è nato sì mortale per natura, ma grazie alla sua mente assurge all’infinità non appena sa contemplare le cose che sono, che furono e che saranno. Formidabile la sua chiave della felicità, chiamata anche tetrafarmakos, per la quale 1) La morte non va temuta, poiché quando ci siamo noi non ci può essere lei, 2) Solo gli stolti vogliono ad ogni costo continuare a vivere, quando non esiste nulla di nuovo e quando accadono sempre le stesse cose sotto il sole, 3) La filosofia libera l’uomo dalla paura degli dèi, 4) La filosofia libera l’uomo dalla paura delle malattie e dalla paura della morte.
CON LE SCELTE NATURALI SI VA MOLTO LONTANO E SI RACCOLGONO PURE I MIGLIORI FRUTTI
Non a caso, era quello il millennio d’oro. Gli anni in cui Roma era sì potenza espansiva e conquistatrice di mezzo mondo, ma anche magnifica costruttrice di strade, ponti, stadi, opere pubbliche, acquedotti, piscine, vespasiani, anfiteatri, scuole. Non a caso erano quelli i tempi dei sette secoli senza la presenza di un singolo medico, visto che vigeva il divieto assoluto e legale di praticare la cosiddetta arte medica. Ovvio che, mancando i medici e gli speziali, l’alimentazione verteva sul cavolo, sulla bietola, sull’orzo abbrustolito, insomma sul “Cibum levem et facile” (cibo leggero e digeribile) auspicato da Plinio il Vecchio (23-79 d.C) e da Orazio (65-8 a.C), per il quale, uno stomaco funzionante valeva di più di qualsiasi regalo da parte di un re. Gli stessi cristiani delle origini predicavano e praticavano frugalità. Anche Sant’Ambrogio (339-397 d.C), disse che “Chi indulge in cibi e in bevande non crede all’al di là”. Leggasi pure la mia tesina “Certezze salutistiche e Vangelo Esseno della Medicina Naturale“.
LA ROMA DEL VEGETALE E DEL PANE
Tant’è che gli alimenti più utilizzati nei primi anni della fondazione di Roma erano prevalentemente di origine vegetale. Tra questi i più coltivati erano il farro e l’orzo, destinati ai soldati e ai cavalli. Venivano in parte mangiati crudi, schiacciando i chicchi con i denti, in parte sfarinati e utilizzati nella preparazione di polta o polenta, in cui la farina di farro veniva cotta in acqua e sale e addizionata talvolta da semi di lino. Con il passare del tempo i Romani insaporirono questa preparazione aggiungendovi fave, lenticchie, lupini, fagiolini, oltre a cavoli e cipolle, concludendo il prandium con fichi freschi e secchi. L’evoluzione alimentare portò ad allargare la gamma dei cibi. Al III secolo a.C. in cui si ha notizia di una vera panificazione. Ad accompagnare il pane, la polta e le focacce c’era il pulmentarium, che inizialmente consisteva di latticini, verdure, legumi, uova e, successivamente, di qualsiasi altro cibo facesse da companatico. Non mancavano pesciolini ed alici, formaggio bovino pressato a mano. La stessa plebe fatta di servitori, soldati e contadini consumava in media un kg di pane al giorno.
DIETA PREVALENTEMENTE VEGETARIANA E SALATA
Anche per quanto riguarda il consumo di vegetali, la civiltà romana conobbe 3 fasi. Nella prima si mangiavano erbe e frutti selvatici. A essa seguì un periodo in cui si consumavano diverse varietà autoctone di ortaggi coltivati negli orti, come il macerone, o corinoli comune o smirnio, famiglia delle Apiacee. Infine, con l’incremento degli scambi commerciali, vennero introdotti ortaggi provenienti da altri paesi. Tra i vegetali destinati all’alimentazione si elencano cavoli, cicoria, carciofi, cetrioli, piselli, ortica, malva, lattuga, bieta nera, pastinache, rape, carote, ravanelli, oltre a radici, germogli di varie piante e funghi. I Romani facevano inoltre grande uso di aglio, cipolla, crescione e bacche aromatiche come ginepro e mirto, nonché alloro, cipollette e porri. La dieta prevalentemente vegetariana dei primi secoli li indusse a consumare molto sale, utilizzato come esaltatore di sapidità, ma anche come companatico e agente conservante. Il largo consumo rese il sale un alimento di grande importanza nell’economia romana, come testimoniano le grandi saline che si trovavano alla foce del Tevere.
QUALCHE ALIMENTO DI ORIGINE ANIMALE
In epoca arcaica la carne, esclusa quella degli animali da cortile e la selvaggina di piccola taglia, era un alimento esclusivo, preparato prevalentemente bollito o arrostito. In questo primo periodo buoi, vacche e cavalli erano infatti utilizzati per il lavoro dei campi. Gli allevamenti bovini a scopo alimentare si diffusero solo dopo il IV secolo a.C. La zootecnia romana di questi primi secoli si reggeva quasi esclusivamente sull’allevamento di pecore e capre, il cui latte era utilizzato per la produzione dei formaggi. La carne diffusa era quella suina. Il maiale, un animale onnivoro e bisognoso di scarse cure, era molto comune, soprattutto nelle famiglie più povere. Molto apprezzate e di larga diffusione erano anche la carne e le uova di polli e oche, il cui allevamento era generalmente destinato alle donne. Si beveva vino mescolato a resine, pece ed acqua marina.
LE ACCIUGHE CONSERVATE E IL GARUM
Il pesce entrò nell’alimentazione romana in età tarda, ma si diffuse rapidamente diventando un alimento di primaria importanza. I Romani conoscevano e apprezzavano quasi tutte le specie oggi diffuse. Il garum, ossia la salsa di acciughe sotto sale, più aceto e pepe, veniva commercializzato in vasetti, al pari di diverse composte di frutta.
SPLENDORE GASTRONOMICO DELL’ETÀ IMPERIALE
Con il passare del tempo, le abitudini alimentari romane furono influenzate degli usi delle popolazioni che l’impero sottometteva. Vennero così introdotte o affinate nuove tecniche di conservazione e preparazione degli alimenti. Il massimo splendore fu raggiunto durante il primo periodo imperiale, quando la cucina divenne una vera e propria arte, praticata anche da persone di rango elevato. A tale riguardo, ricordiamo la figura di Marco Gavio Apicio che visse all’epoca dell’imperatore Tiberio (I sec. d.C.). Costui fu un ricco buongustaio, autore del libro De Re Coquinaria, un’opera molto importante che ci offre un quadro completo del mondo gastronomico nell’antica Roma, nonostante le omissioni e le aggiunte che le 468 ricette in esso contenute hanno subito nel corso dei secoli.
SAN FRANCESCO E SANT’ANTONIO
Anche San Francesco di Assisi si intendeva di natura, per il modo armonioso e religioso di porsi di fronte all’acqua, al sole, al vivere quotidiano, alla rinuncia, al digiuno prolungato, all’amore per le piante e gli animali, prima ancora che per i suoi simili. Per non dire di Sant’Antonio di Padova, difensore di maialini, di anatre e di asinelli. Leonardo da Vinci non gli era da meno quando espresse la frase “Verrà giorno in cui l’uccisione di ogni creatura vivente sarà giudicata orrendo crimine”.
LA SOBRIETÀ DI LUIGI ALVISE CORNARO
Quando poi il nobile veneziano Luigi Alvise Cornaro (1464-1566) seppe ribellarsi alla sentenza dei medici che lo voleva malato incurabile e moribondo all’età di 30 anni, diede un altro straordinario impulso a quello che possiamo chiamare un rapporto armonizzato tra uomo e natura, tanto che sopravvisse a quei medici, ai loro figli e ai loro nipoti e giunto all’età centenaria scrisse “Intorno alla vita sobria”, il primo trattato mondiale di igiene naturale. “Gratificare l’appetito ed il palato è causa di malattia e di morte prematura. Il più importante piacere della vita sta nella salute e nel buonumore”, è il succo del suo pensiero.
SOCRATE AVEVA DEL RESTO DETTO LE STESSE COSE
Del resto, il maggior filosofo antico della cultura occidentale rimane Socrate (470-399 a.C). “Io so di non sapere”, “Vada come sta a cuore al dio, alla legge si obbedisce”, “Come può un uomo dire che esistono i figli degli dei e che non esistono gli dei?”, “Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta”, “Nessun male può accadere ad un uomo giusto, sia durante la vita che dopo la morte”. Anche sui cibi Socrate si esprime a tutta chiarezza. “Meno l’uomo mangia è più si avvicina alla divinità”. Non certo un invito all’anoressia. Direi piuttosto un inno alla sobrietà costruttiva di Cornaro, che è cosa ben diversa.
IGIENE NATURALE E VEGETARIAN-CRUDISMO TENDENZIALE
La materia igienistica naturale, da vera scienza della salute, è di una semplicità disarmante, ed è basata sul rispetto assoluto della natura interna ed esterna, sull’equilibrio in-out, sul metter dentro e mandar fuori, sull’accumulo e lo sfogo, sullo stoppare gli squilibri, gli ingombri e le negatività. Si mette dentro aria pura (ossigeno 20% e azoto proteico 80%), per mandar fuori aria viziata, ossia ossido di carbonio CO2. Si mette dentro cibo per mandar fuori escrementi. “In” bevande e “out” sudore ed urina. L’igiene naturale rappresenta uno dei modi più straordinari di affrontare il problema della cura e del mantenimento del corpo umano.
UN CONTINUO E DINAMICO ALTERNARSI IN-OUT, DOVE IL MANDAR FUORI È PIÙ IMPORTANTE CHE IL METTER DENTRO
L’equilibrio non riguardasolo cibi e bevande. In energia e out attività fisica-psichica-mentale-spirituale. In eccitazione sensuale e out attività erotica, oppure sublimazione e incanalamento della libido. In crescita cellulare e out espulsione detriti cellulari esausti ed innocenti, chiamati dalla medicina virus. In motivazioni etiche ed estetiche, out impegno artistico-sociale-sportivo-spirituale-animalistico. In cattiverie e negatività, out bontà e positività. In stressors, out meliors. In acidificazioni, out alcalinizzazioni. In traumi emotivi, out relax-armonia-serenità. In Yin macrobiotico, out Yang macrobiotico. In intox o intossicazione, out detox o smaltimento tossine mediante influenze benefiche, preziose febbri, e tante altre manifestazioni-sintomo chiamate dall’igienismo non malattie ma benedite. Un sano e dinamico equilibrio cellulare si raggiunge quando la quantità di energia immessa equivale alla quantità di energia liberata.
UNA TRACCIA INDELEBILE E MILLENARIA PRIVA DI CONTRADDIZIONI
L’igienismo naturale è cultura avanzata, saggia e provata da 3000 anni di storia. Ingloba ovviamente in sé i principi basilari di Ippocrate, tipo “La Natura è sovrana mediatrice di tutti i mali”, e tutte le scoperte scientifiche successive, purché coerenti coi principi e la logica della natura.
QUALI CARENZE COLMA QUESTO REGIME RISPETTO ALLA NORMALE ALIMENTAZIONE
Le più comuni deficienze-carenze connesse alla corrente cultura alimentare sono l’acqua biologica (che sta sempre e solo nella frutta e nelle verdure crude), le fibre, i fitonutrienti, gli antiossidanti, gli alcalinizzanti, i vitalizzanti, i ricaricanti, e in tali categorie rientrano le vitamine rigorosamente naturali, i minerali rigorosamente organicati dalla micro-masticazione vegetale abbinata alla fotosintesi clorofilliana, gli enzimi vegetali, e le onde vibrazionali.
PUNTI-CHIAVE E DECALOGO SUL PIANO COMPORTAMENTALE ED ALIMENTARE
- Respirare aria buona in modo corretto (svuotando i polmoni, inspirando con ritmo lento e riempendo i nostri due mantici, trattenendo l’aria, preferibilmente secondo lo schema 1-4-2, ed espirando sempre con lentezza).
- Bere acqua pura e leggera, il più possibile priva di minerali inorganici e nocivi (vicina al pH 7.00).
- Alimentarsi in base al disegno biochimico umano e al nostro sangue fruttariano dotato universalmente di pH 7.30-7.50.
- Portare alla bocca solo cibo che dà (cibo crudo, naturale, innocente e vitale), e non cibo che toglie (cibo ladro, animal-proteico, cotto, salato, dolcificato e devitalizzato).
- Assorbimento massimizzato di sole e di aria tramite pelle nuda.
- Attività aerobica e traspirativa (vietatissimi gli antitraspiranti). In pratica camminare, correre, danzare, pedalare, nuotare, saltare, giocare, arrampicare, e guidare il meno possibile.
- Riposare, sgranchirsi (stretching), ridere e sorridere di più, ricaricare le batterie.
- Amare e rispettare se stessi innanzitutto, e poi il prossimo, soprattutto i deboli e gli indifesi, in particolare bambini e animali. Amore e rispetto dunque a 360 gradi.
- Darsi motivazioni sociali, economiche, politiche, culturali, etiche, estetiche, fisiche, mentali e spirituali.
- Curare l’autostima e le proprie motivazioni esistenziali.
COSA CENTRANO LE MOTIVAZIONI SPIRITUALI ED ETICHE CON L’ALIMENTAZIONE?
Cibo significa carburante adatto a mandare avanti il nostro motore chiamato anima-corpo-spirito. Un motore che non è composto solo da pistoni e da organi, ma da sensori e recettori che assorbono e captano cose ben più sottili, delicate e complesse chiamate emozioni.
NON SOLO MATERIALE DA MASTICARE, DEGLUTIRE, DIGERIRE ED ESPELLERE
Quindi non soltanto le sostanze materiali che portiamo alla bocca, ma anche quelle più sofisticate che travasiamo nella mente, ed anche quelle ancor più eteree che impregnano le parti più intime e sensibili della nostra persona, si chiamino esse interiorità, super-io, spirito ed anima. Dopotutto si parla di corpo fisico, corpo spirituale, corpo etereo, e di altre entità interne che caratterizzano i nostri sentimenti e le nostre emozioni più vere.
I NOSTRI ALIMENTI VANNO PIÙ IN LÀ DELLA CALORIA, DELLA VITAMINA E DEL MINERALE
Non solo insalate, succhi d’arancia, meloni e fichi d’India, non solo pane pizza e pasta, ma anche aria pulita e acqua dissetante, ma anche ingredienti primari chiamati valori, tipo equilibrio interiore, armonia familiare e sociale, sicurezza economica, appagamento emozionale, autostima, e tutte quelle cose che ci fanno sentire bene all’interno della nostra pelle, in pace ed armonia con la nostra coscienza.
CURIAMO IL NOSTRO PERCORSO SPIRITUALE
Vivere bene significa certamente anche divertirsi, purché ciò avvenga non alle spalle degli altri, non sulla pelle degli altri. Siamo soggetti non a una vita eterna fissa ed immobile ma a un percorso a tappe, verso la purificazione di noi stessi e verso l’armonizzazione col creato e con la natura che ci circonda sulla terra e sul resto dell’universo.
IL DRIBBLOMANE INNAMORATO DELLA PROPRIA PALLA
Avete presente il dribblomane nel gioco del calcio? Quello che vede solo se stesso, il prato e la palla, scordandosi che ci sono i compagni, e persino che c’è la porta avversaria su cui la tua squadra deve puntare? Usiamo dire in gergo che è innamorato della palla. L’umanità è esattamente quello. Una dribblomane innamorata patologicamente della propria vita. Incapace di staccarsene, di spersonalizzarsi, di armonizzarsi con la natura. Siamo troppo prigionieri degli oggetti, delle persone, delle idee. Stiamo attenti alla necessità di svuotare il nostro cestino, altrimenti il computer si blocca. Stiamo attenti che esiste anche la costipazione culturale, e non solo quella chiamata stitichezza. Puoi girare la terra in lungo e in largo, ma alla fine dobbiamo sempre tornare a noi stessi. Da questo non si scappa.
QUINDI COS’È L’UOMO PER L’IGIENISMO?
L’uomo è per noi unità inseparabile di corpo anima e spirito. Quando diciamo corpo, parliamo di corpo fisico sì visibile e tangibile, ma anche di natura vibratoria, soggetto pertanto alle influenze delle emozioni e dei pensieri che controllano e condizionano il sistema ormonale e il sistema nervoso. Il corpo fisico è poi contenuto da diversi involucri che si chiamano corpo eterico (modellato sui nostri lineamenti), corpo emotivo (sede delle emozioni e dei traumi), corpo mentale (sede dei pensieri e delle riflessioni), corpo spirituale o antenna argentata silver-cord (sede dei contatti con l’esterno e con la creazione). Il corpo è una macchina presa a noleggio per fare la nostra scorribanda terrena, per portare a termine la nostra Parigi-Dakar. Parliamo di un iceberg con una parte emersa e visibile, che è minima, ed una parte nascosta, che è la più importante.
QUAND’È CHE SIAMO REALMENTE IN SALUTE?
La salute umana altro non è se non armoniosa frequenza vibratoria tra spirito e corpo, musica sublime e non frastornante rumore, armonia rilassante e non fastidioso disordine. Se c’è dissonanza tra corpo e spirito diventiamo esseri tormentati, disarmonici, nevrastenici, insofferenti, disadattati, per cui prevalgono in noi il caos, lo stress, la sofferenza, la malattia. La strada per arrivare alla salute? Esiste, ed è la conoscenza delle leggi naturali, abbinata a un rispetto delle stesse.
UNA DISCIPLINA È SCIENTIFICA QUANDO È BASATA SU LEGGI CHIARE E VERIFICABILI
Le stesse leggi che stabiliscono l’orbita degli astri, che regolano il funzionamento dell’atomo, che presiedono la vita del regno animale dall’elefante al microbo, sono leggi della natura. La legge di causa ed effetto è una legge naturale. La legge dell’equilibrio, per cui il corpo tende a non andare contro se stesso ma ad auto-guarire, è una legge naturale. L’ordine per cui il regno minerale alimenta quello vegetale, e che il regno vegetale alimenta quello animale, è una legge naturale. L’analogia fisiologica e biologica dell’uomo con la scimmia, e la classificazione dell’uomo come massimo esponente dei primati e dei mangiatori di frutta e di verdura, è una legge naturale.
POSSIAMO PENSARE CHE CHI SI NUTRE IN MODO NATURALE NON SI AMMALERÀ MAI O SI AMMALERÀ DI MENO?
Per quanto concerne l’aspetto medico-terapeutico, l’igienismo naturale ha fatto sua, in totale coerenza con Ippocrate, la cura della non-cura e la cura della non-interferenza col sistema immunitario. Massima fiducia all’infallibile medico interno che sta in ogni essere vivente, e che si chiama sistema immunitario o angelo custode, localizzato non a caso lungo il tubo gastrointestinale, e dotato di 200 centraline linfonodali con rete di microscopici collegamenti col sistema endocrino, i vari organi e la materia cerebrale. Nessuno al mondo guarisce e pure l’igienista non guarisce, ma insegna a guarire, aiuta a guarire. Il principio-base della scienza igienista è che il corpo si pulisce, si cura e si mantiene da solo. Tutta la forza curativa dell’universo risiede infatti all’interno del corpo. Ogni malattia è considerata potenzialmente reversibile grazie alle leggi naturali. Leggi naturali che includono la tendenza corporale alla remissione spontanea e al riequilibrio.
IL CORPO VA MESSO NELLA CONDIZIONE CONDIZIONE DI COMBATTERE LE SUE BATTAGLIE AL MEGLIO, EVITANDO IL CRIMINE DEI MACELLI
In tutte le loro azioni gli istinti organici si comportano con determinazione e razionalità per una finalità benefica, e cioè riparare la causa del danno. Il primo passo per fare un salto di qualità è eliminare l’apporto di carne. Dal punto di vista etico è comprensibile la motivazione di fondo. Basta e avanza sapere che per mangiare carne e pesce sono costretto a provocare tradimento, imbroglio, sofferenza e morte a danno di creature ignare ed innocenti. Basta e avanza sapere con certezza che mangiar carne equivale commettere un ignobile ed imperdonabile crimine.
PERCHÈ È BASILARE EVITARE LA CARNE DAL PUNTO DI VISTA ORGANICO E FISIOLOGICO?
È ampiamente dimostrato che la carne devasta, ipertrofizza e gonfia organi basilari come il fegato e la milza. È ampiamente dimostrato come essa non sia per niente compatibile con quel tipo di digestione rapida e leggera che ci apporta sangue fluido e scorrevole, oltre che salute, equilibrio e benessere.
Chi si illude poi che le diete mediche cariche di proteine animali abbiano qualche senso logico, sappia invece che i medici A) Non hanno alcun tipo di preparazione alimentare, B) Non hanno interesse a insegnare salute ma preferiscono puntare sula farmaco-dipendenza, C) Appartengono militarmente e legalmente alla Sanità Pubblica, che è la più grande industria nazionale.
FORZE COSTRUTTIVE E FORZE DISTRUTTIVE
Nel nostro organismo ogni giorno nascono e muoiono milioni di cellule. Il programma di vita funziona per il bilanciamento fra due attività opposte e complementari, ciò che potremmo definire come l’azione congiunta delle forze di costruzione e delle forze di distruzione che si controllano a vicenda. Fino a circa i 21 anni sono le forze di costruzione a prevalere, dopodiché l’equilibrio comincia ad invertirsi. Nutrirci con alimenti contenenti cellule già morte o sostanze che vanno in quella direzione accelera il processo di distruzione.
UN MATERIALE DA OBITORIO E DA CIMITERO NON PUÒ ESSERE ALIMENTO UMANO
Ciò che noi tutti chiamiamo “carne” non è nient’altro che parti anatomiche del corpo di un animale morto sezionato e conservato in celle frigorifere, come un cadavere all’obitorio. La conservazione in ambienti refrigerati a temperature di 0-4 °C e con umidità elevate (80-90%) si rende necessaria per far sì che i muscoli induriti dal rigor mortis e immangiabili possano intenerirsi ed essere masticati. Il processo di rigor mortis inizia di regola un paio di minuti dopo l’abbattimento dell’animale nei cui muscoli continua per breve tempo un certo metabolismo anaerobico (senza respirazione e quindi senza ossigeno). Ciò comporta la trasformazione degli zuccheri del sangue in acido lattico che abbassa il pH della carne (acidifica). Successivamente i filamenti proteici contrattili del muscolo (actina e miosina), che normalmente scorrono fra loro e conferiscono elasticità, si legano tra loro in modo stabile e determinando accorciamento e irrigidimento dei muscoli, per cui la carne risulta pure immangiabile.
FROLLATURA E MARCESCENZA
La frollatura è l’operazione di stagionatura che consente di rendere la carne più tenera e più gustosa. Ma la frollatura non può essere concepita come un processo totalmente estraneo alla putrefazione, la quale può essere rallentata ma non fermata del tutto.
ALCALOIDI CADAVERICI CHIAMATI PTOMAINE
Già durante la frollatura i batteri della putrefazione presenti sulla carne sviluppano alcaloidi cadaverici chiamati ptomaine. I più famosi sono scatolo, indolo, cadaverina, putrescina, neurina che si producono maggiormente durante la stagionatura e sono sostanze naturali (alcuni di essi infatti sono presenti anche nei corpi umani e animali vivi) ma con effetti tossici. La loro presenza eccessiva determina la crescita delle cellule tumorali. Probabilmente anche per questi aspetti la carne è responsabile del’80% dei tumori al colon, del 70% di quelli alla prostata e del 50% di quelli alla mammella.
CATABOLITI TOSSICI E SUPERLAVORO PER FEGATO E RENI
Altri fattori tossici della carne sono dovuti alla presenza di leucomaine, un gruppo di ammine tossiche prodotte dal metabolismo animale. Sono cataboliti (scarti metabolici) che si producono nella carne e non c’entrano con la putrefazione. Parliamo di purine, acido urico, acido ippurico, ammoniaca. La loro tossicità è riconosciuta e può causare gotta, intossicazione, acidificazione dei tessuti e indebolimento del sistema immunitario. Lo smaltimento e la neutralizzazione di questi cataboliti richiede un superlavoro di fegato e reni che sono gli organi deputati alla loro neutralizzazione ed espulsione dal corpo. Per elaborare gli alimenti ai quali non siamo adatti biologicamente spendiamo una quantità enorme di energia nervosa.
STRESS, PAURA, ADRENALINA E MEMORIA DELL’ACQUA
Un ulteriore aspetto di tossicità delle carni è dato dalla presenza di adrenalina. L’adrenalina è un neurotrasmettitore prodotto dal corpo dell’animale in fase di stress. Prima dell’abbattimento l’animale ha piena coscienza di ciò che sta per accadergli, sente l’odore del sangue degli animali macellati in precedenza. L’animale si ritrae, si ribella, vorrebbe scappare ma viene trattenuto. L’adrenalina scorre nel sangue prodotta dalle ghiandole surrenali, l’animale muore. Il metabolismo si blocca e l’adrenalina non potendo più essere riconvertita rimane nelle carni. Residui di adrenalina possono aggravare i sintomi di soggetti ansiosi, aggressivi, nervosi. Ciò si acutizza anche grazie alla cosiddetta memoria dell’acqua per cui tutta l’acqua contenuta nelle carni (circa il 70%) vibri delle ultime emozioni che l’animale ha vissuto (paura, dolore, sfiancamento) che ci vengono trasferite al momento del suo consumo.
SVILUPPO ABNORME DELLA CARICA BATTERICA
Nella carne cruda si ha un notevole sviluppo della carica batterica per neutralizzare la quale sarebbe necessario un ambiente gastrico molto acido, una digestione rapida e un intestino corto per eliminare rapidamente le scorie. L’essere umano predilige mangiar carne cotta dove la carica batterica è notevolmente ridotta ma per il fatto che nel suo stomaco si raggiunge un’acidità molto inferiore a quella degli stomaci dei carnivori o onnivori per via della maggiore lunghezza (dodici metri!) la digestione risulta estremamente più lunga. Ciò non consente un transito veloce degli scarti. Alla fine la carica batterica si moltiplica a dismisura dando luogo a gonfiori, fermentazioni e fenomeni putrefattivi che impegnano oltremodo il sistema immunitario, distraendolo da altri compiti.
Le carni come tutti gli altri alimenti di origine animale contengono colesterolo LDL il cui eccesso nel sangue rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardio-vascolare.
MICIDIALI SOSTANZE TOSSICHE COME DIOSSINE E PCB (POLICLOROBIFENILI)
Il tossico benzopirene si forma con la cottura prolungata di grassi animali ad alte temperature. Si accumulano così pericolose quantità di diossine e di PCB (policlorobifenili). I PCB sono composti chimici ora vietati ma largamente utilizzati in passato per la produzione di pesticidi e di vari prodotti industriali. Le diossine sono inquinanti ambientali che si formano durante i trattamenti termici dei processi di lavorazione industriale o per trattamento termico dei rifiuti.
SOSTANZE TIPICHE DELLA ZOOTECNIA
PCB e diossine entrano nel corpo principalmente attraverso il cibo contaminato, sono liposolubili dunque sono i grassi degli animali i luoghi dove si accumulano maggiormente e attraverso l’ambiente circostante inquinato e attraverso l’utilizzo di sottoprodotti di attività industriale destinata alla zootecnia.
Altro problema delle carni è che contengono grassi animali che vanno incontro a processi di ossidazione.
PER IL PESCE LE COSE NON SONO AFFATTO MIGLIORI
Il pesce è carne di mare, fiume o lago. Esso presenta delle caratteristiche sostanziali che lo differenziano dalla carne soprattutto per quanto riguarda la quantità e qualità dei grassi. Mentre la carne contiene grassi prevalentemente saturi, i pesci hanno grassi hanno grassi prevalentemente polinsaturi e fra questi i famosi grassi essenziali omega-3 sia in forma indifferenziata ALA che in forma differenziata EPA e DHA. L’acido alfa-linolenico ALA è un acido grasso polinsaturi Omega-3 contenuto nell’olio di semi di lino. L’acido alfa-linolenico nell’organismo viene convertito in acido eicosapentanoico (EPA) e docosaesanoico (DHA). Gli acidi grassi Omega-3 sono acidi grassi essenziali in quanto l’organismo non è in grado di sintetizzarli e quindi possono essere introdotti solo con la dieta. Questi acidi grassi sono coinvolti in funzioni organiche fondamentali per l’organismo umano, in particolare svolgono un’azione antiaggregante piastrinica (effetto antitrombotico), controllano il livello plasmatico dei lipidi (soprattutto dei trigliceridi) e della pressione arteriosa, mantengono fluide le membrane cellulari ed elastiche le pareti arteriose.
MAGGIORE PUTRESCENZA DEL PRODOTTO ITTICO
Ma il vantaggio indubbio di questi grassi su quelli della carne viene meno dal momento che anche il pesce solitamente viene cotto con tutte le conseguenze saturanti e ossidanti sui grassi insaturi. Altro vantaggio del pesce sulla carne è che contiene meno tessuto connettivo e quindi risulta molto più digeribile, fatta eccezione per i molluschi con e senza guscio. A differenza della carne il pesce è però maggiormente putrescibile, nel senso che ci mette meno tempo a frollare e ad andare in putrefazione dopo il rigor mortis. Da qui la necessità assoluta di mangiare eventualmente solo pesce fresco e questo nella maggior parte dei casi è il problema più grande (salvo aggiungere additivi di ogni sorta a tal scopo).
ASPETTI PEGGIORATIVI RISPETTO ALLE CARNI DI TERRA
Per quanto riguarda quindi gli aspetti relativi a frollatura, ptomaine, leucomaine, adrenalina, carica batterica, colesterolo, i problemi del pesce rimangono analoghi a quelli visti sopra per la carne. Si aggiungano rischi di tifo, paratifo, salmonella, colera, epatite-A e parassiti intestinali sia per pesci che per i frutti di mare.
MERCURIO, CADMIO E PIOMBO IN QUANTITÀ CONCENTRATE
Anche nel pesce ci sono memorie di paura, angoscia e dolore, nonostante quest’ultimo concetto sia tutt’ora molto dibattuto. La fine dei pesci è in realtà molto peggiore di quella della maggior parte degli animali terrestri in quanto la loro morte è lenta per asfissia, per lacerazione delle carni con arpione o con amo da pesca.
LA SCOPERTA DEI NEURONI A SPECCHIO
I meccanismi di copia e risonanza sono tanto più supportati anche dalle nuove teorie e studi sui neuroni. Si è infatti arrivati a constatare che quando un soggetto ne osserva un altro mentre compie una certa azione si attivano anche dentro di lui le stesse aree cerebrali motorie, come se l’osservatore stesse facendo quella stessa azione. Ciò ha indotto gli scienziati a definire la capacità dei neuroni di apprendere facendo una copia di ciò che hanno esperito attraverso l’osservazione che può essere molto spesso anche inconsapevole. Tutta la materia sia organica che inorganica è ormai indubbio che si muova energeticamente in questo modo, ossia che viva facendo e trattenendo in qualche misura memoria di ciò che la circonda.
SEMPLICITÀ DISARMANTE DELL’ALIMENTAZIONE NATURALE VEGETARIAN-CRUDISTA
La scienza della salute naturale, o scienza igienistica, è di una semplicità disarmante. Ci alimentiamo per nutrirci prima ancora che per sfamarci. Mettiamoci d’accordo sui termini. Alimentarsi non è semplicemente bloccare i morsi della fame, ma piuttosto nutrire i nostri 100 trilioni di cellule, e questo non si fa certamente intasando il nostro corpo di materiale putrefatto e putrefacente, ma scegliendo cibo naturale, fresco, carico di enzimi, di vitamine e di minerali organicati. Cibo cioè carico di vitalità vibrazionale Angstrom. Cibo crudo perché è sinonimo di vitalità e di rene-compatibilità. Cibo crudo significa cibo carico dei suoi enzimi, delle sue vitalie, della sua acqua distillata, delle sue vibrazioni elettromagnetiche e dei suoi colori e profumi irradianti.
UN REGIME ALIMENTARE CHE RICHIEDE PRESA DI COSCIENZA
Che significa essere vegano in termini concreti? Significa essenzialmente rispettare. Rispettare se stessi e rispettare il prossimo a 360 gradi, e quindi non solo il parente e il familiare, non solo il simile e il bipede, ma anche chi sta fuori cerchia, anche e soprattutto chi viene discriminato perché debole e legalmente non-protetto dalla legge e dalla cultura corrente. il nostro organismo è e rimane vegano, con sangue a pH 7.30-7.50, orientato dunque sull’alcalino e non sull’acido, portato dunque a digestioni rapide e leggere, prive di fenomeni tremendi come l’acidificazione e la putrefazione. Perché crudista? Perché crudo è sinonimo di vitale e di rene-compatibile. Cibo crudo significa cibo carico dei suoi enzimi, delle sue vitalie, della sua acqua distillata, delle sue vibrazioni elettromagnetiche e dei suoi colori e profumi irradianti.
IL VEGAN-CRUDISTA È UNA BATTERIA CARICA CHE SPRIZZA DINAMISMO E FLUIDO VITALE
Una frase spot che caratterizzi l’essere vegan-crudisti? Più che una frase, il vegan-crudista è caratterizzato da una serie di verbi tipo dinamizzare, vivacizzare, elettrizzare, energizzare, fluidificare il sangue, lo spirito e la mente.
SFRUTTARE IL PREZIOSO EFFETTO STAGIONALE
Camminare per i prati, esponendosi al sole ed ascoltando la natura. Il cestino intanto di riempirà di tarassaco, selene, ortica, acetosa, equiseto, luppolo, papavero, farinaccio, amaranto, pungitopo, asparagi selvatici, aglio ursino, funghi di stagione.
SIAMO IN PERFETTA ARMONIA COL PENSIERO FILOSOFICO E SCIENTIFICO
Le nostre idee non sono polverose ed obsolete come qualche critico sbilenco osa affermare. Siamo in linea col Conosci Te Stesso dei Greci e di Pitagora. Siamo in linea col Mens Sana In Corpore Sano di Giulio Cesare Augusto. Siamo in linea col Vivere Secondo Natura dell’Imperatore Marco Aurelio. Siamo in armonia con la sincerità, la trasparenza e la gentilezza del Buddha. Siamo in armonia col Non Uccidere di Gesù Cristo e del Profeta Maometto, pur criticandone aspramente le chiese e il loro concreto operare. Siamo in armonia col Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi. Siamo in perfetto accordo col “Verrà giorno in cui ogni uccisione animale sarà giudicata orrendo delitto”, di Leonardo da Vinci.
RIGOROSA SCELTA ETICA
Siamo in perfetto accordo con la bocciatura stroncante e definitiva di ogni macello, da parte di Voltaire. Siamo in perfetto accordo con la bontà di Sai Baba e l’acume straordinario di Osho Raijnesh. Eppure non siamo niente e nessuno, a meno che non dimostriamo giorno per giorno, con risultati concreti e buon esempio comportamentale, la nostra fruttuosa adesione ai giusti principi che abbiamo prescelto.
Valdo Vaccaro
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