LETTERA
Caro Valdo, innanzitutto ti dico subito che le tue risposte sulla tesina pubblicata oggi “Lavori in corso e crisi di risultati tabellari”, mi hanno rinfrancato non poco.
Non voglio instaurare una corrispondenza fiume con te (anche se mi piacerebbe) perché tu non hai molto tempo, ma avendomi suggerito di leggere anche la tesina “Cuore e panico da extrasistolia”, allora affronto il problema contenuto fra le righe. Un problema di tutti, o comunque di molti degli appelli che i “pazienti” come me ti rivolgono, che è quello dell’abbandono dei farmaci, ossia dei veleni.
Quella tesina calza a pennello perché, fra i vari problemi che ho io, c’è pure quello. Ti avevo accennato tempo fa che prendo la cardioaspirina, ma anche un sartanico come antipertensivo, e pure un betabloccante per la tachicardia.
Arrivo al punto. La mia adesione al veganismo tendenzialmente crudista nasceva proprio dall’idea di abbandonare tutte queste porcherie. Ho provato a ridurne il dosaggio, ma nel momento cruciale la pressione risaliva e gli attacchi di tachicardia o di extrasisolia ricominciavano.
Allora la domanda cruciale è la seguente. Posso riprovare ad abbandonare quei farmaci, ma evitando gli effetti avversi dell’abbandono? Ti garantisco che quando ti prende una tachicardia parossistica o un attacco di extrasistole (io ho anche quelle ventricolari, nonostante il cuore sia sostanzialmente a posto) si sta veramente male. Almeno nel mio caso è così perché è tutto sintomatico.
Se la risposta è sì, cosa suggerisci a livello di modalità e tempi di abbandono dei farmaci? Secondo me una tesina sull’abbandono progressivo, guidato e consapevole di questi farmaci e dei farmaci tipo i miei in generale sarebbe utile a tutta la comunità.
Capisco che forse ti esporresti, ma nessuno ti sta chiedendo di sfidare e sfiduciare la medicina tradizionale, che fra l’altro tutti sanno che tu rispetti, ma solo di darmi e darci suggerimenti alla luce di una idea alternativa e più avanzata di salute e benessere, anche spirituale oltre che fisico. Con affetto. Andrea da Firenze
RISPOSTA
IL TUO CASO DIMOSTRA QUANTO IMPORTANTE SIA SUPERARE L’OSTACOLO DELLA DIPENDENZA
Ciao Andrea. Questi ulteriori dettagli non fanno che rafforzare le mie convinzioni sul tuo caso. Come basta un caffè al giorno a fare da impedimento a una purificazione dalla caffeina, così basta un farmaco a bloccare ogni reattività ed ogni intraprendenza pulitiva da parte del sistema immunitario. E tu di dipendenze farmacologiche ne hai e non te ne sei mai liberato. Su questo argomento ho scritto degli articoli.
TESINE DA LEGGERE
- Liberazione dai farmaci e dai brutti pensieri
- Un anno senza farmaci, senza carne e senza latte
- Linus Pauling, ottimo uomo ma cattivo maestro
- Pauling e il bidone ortomolecolare
IMPOSSIBILE FISSARE NORME ESATTE SUI MODI E SUI TEMPI
Dire in dettaglio come fare con ciascun farmaco è un compito impossibile. Ogni persona ha una sua sensibilità, specialmente nei riguardi dei farmaci.
Sappiamo che i farmaci, come del resto gli integratori, sono veleni e non cibi, per cui creano effetti collaterali e creano dipendenza. Sulla base di questo sappiamo che occorre procedere per gradi e con una certa prudenza e progressività, commisurando ogni riduzione ad un incremento simultaneo del cibo vitale.
Ho fatto spesso l’esempio di un apparecchio elettronico con due pomelli su cui lavorare. Pomello nero per farmaci e integratori, pomello rosso per i cibi vivi. Bisogna operare a due mani su tali pomelli, diminuendo il nero e aumentando il rosso, fino all’estromissione totale e definitiva di tutti i farmaci. Non è cosa impossibile ed è al contrario auspicabile.
STRINGERE I DENTI E SCONFIGGERE LE DIPENDENZE
Comprendo le difficoltà ed anche i fastidi da superare. La dipendenza dalla caffeina produce molto mal di testa in fase eliminativa. Ma chi ha passato questa esperienza è stra-contento e non ricade più nella dipendenza dal caffè o dal the o dalle cole. Trattasi solo di un esempio.
La risposta al tuo quesito è comunque positiva. Si può sconfiggere la dipendenza, ma occorre stringere i denti, vincendo l’ansia e la paura.
Valdo Vaccaro
Ciao Andrea,ti voglio parlare di un mio amico fraterno al quale ho regalato i libri di Valdo nel mese di maggio. Il mio amico ha 70 anni ed ha avuto un ictus 7 anni fa. Nel mese di giugno mi ha comunicato di aver adottato l' alimentazione "valdiana" più passeggiate quotidiane e respirazioni e di aver lasciato di colpo tutti i farmaci: aspirinetta betabloccanti e antiipertensivi. Controllava la pressione quotidianamente e ogni tanto sentiva la necessità di una frazione di compressa, ma aveva ben chiaro che disintossicandosi, migliorando la fluidità del sangue e le digestioni non ne avrebbe avuto più bisogno. A giugno aveva 92 pulsazioni al minuto adesso 73. Evviva ce l' ha fatta! E' vero che non siamo tutti uguali ma ognuno puo' trovare la sua misura. Coraggio Andrea e auguri!
Andrea, io ho avuto un infarto a 50 anni, ora ne ho 62 e non prendo più, da 8 anni, alcun farmaco, nè l'aspirina nè il betabloccante nè l'ace-inibitore nè l'antipertensivo. Naturalmente ho fatto tutto di mia iniziativa, contro il parere del cardiologo: credo sia stata la scelta più giusta della mia vita. Ciao, Francesco