TTIP SIGLA OSCURA CHE DOVREMO AHIMÉ APPRENDERE A MEMORIA
Se col termine Bilderberg il mondo ha memorizzato in certa misura la situazione, intuendo che un gruppo di persone VIP altamente selezionate si raduna annualmente per decidere in gran segreto il buono e il cattivo tempo del mondo intero, col TTIP sigla aspra ed impronunciabile si va ancora più in là con la tendenza a nascondere, a mascherare, a non far capire un accidente alla popolazione più che mai disinformata, confusa e rimbecillita. La posta in gioco in questo caso è ancora più intrigante e consistente. TTIP sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, e sta a significare una Zona di Libero Scambio che, volenti o nolenti, sta per cadere sulle nostre teste. Da rilevare che in Italia si usa dire “Parla come magni” ogni qualvolta uno pronuncia parole o concetti poco chiari. Da rilevare inoltre che dalle nostre parti siamo pure refrattari alle sigle e che facciamo enorme fatica ad apprenderle, a tradurle e a ricordarle.
CONSOLIDATO ASSERVIMENTO DEI GOVERNI E DEI MEDIA CON TOTALE IGNORANZA DELLA POPOLAZIONE
L’amico Paolo De Santis mi ha cortesemente inviato in proposito un illuminante articolo di Pierluigi Fagan (http://pierluigifagan.wordpress.com/2014/10/29/geopolitica-dei-trattati-di-libero-asservimento/, e ho pure sottomano lo scritto di Giuseppe Montalbano, pubblicato sul web Il Corsaro. (www.il corsaro.info/). Vedrò di sintetizzare il tutto in modo compatto e comprensibile, visto che giornali e televisione italiana parlano di pagliacciate tipo l’Ebola 100 volte al giorno e mantengono invece le bocche cucite su scie chimiche che continuano ad insozzare i nostri cieli, su crisi economiche inventate e prive di apparenti sbocchi, su manovre oscure di banche speculative e su trattative TTIP di fondamentale importanza, portate avanti da molto tempo tra l’ignoranza più totale di chi dovrà subirle.
UN ACCORDO ECONOMICO MASTODONTICO CHE CAMBIERÀ IL MONDO
Nel generale silenzio dei grandi media, relegato in fondo alle pagine e ai siti specialistici di economia internazionale, al riparo da ogni pericolo di dibattito pubblico fra le diverse sponde dell’Atlantico e del Pacifico, un ristretto gruppo di negoziatori governativi e un numero di gran lunga più alto di lobbisti per conto delle più potenti multinazionali stanno pianificando da almeno quattro anni i due più mastodontici trattati commerciali internazionali del ventunesimo secolo.
CREAZIONE DI UNA GRANDE ZONA DI LIBERO SCAMBIO COMPRENDENTE ECONOMIE PER IL 60% DEL PIL MONDIALE
Un enorme programma di smantellamento delle residue barriere commerciali, giuridiche e politiche tra Stati Uniti, Europa e dodici paesi delle due sponde del pacifico, funzionale alla creazione della più grande area di libero scambio del pianeta, comprendente economie per circa il 60% del prodotto interno lordo mondiale. Area enorme sia per l’estensione geografica che per la profondità capillare con cui il programma di liberalizzazioni e deregolamentazioni abbatterà tutti gli ostacoli sul suo cammino, dai diritti del lavoro alla proprietà intellettuale, dai servizi pubblici fondamentali fino al diritto alla salute.
TAVOLI A PORTE CHIUSE E TRATTATIVE INACCESSIBILI AI MEDIA
Obama intenderebbe concludere il TTIP prima della fine dell’anno, escludendo di fatto il Congresso dalle trattative in corso e accelerando i tavoli a porte chiuse con i Paesi partner appartenenti al precedente accordo definito TPP, Trans-Pacific Partnership, che sono Giappone, Messico, Canada, Australia, Malesia, Cile, Singapore, Perù, Vietnam, Nuova Zelanda e Brunei e con gli oltre 600 rappresentanti delle multinazionali. I contenuti e i termini delle trattative in corso sono di fatto inaccessibili agli organi di informazione e persino ai parlamenti dei Paesi coinvolti.
TTIP E TPP COME FASI DI UNA STRATEGIA USA PER LA RICONQUISTA DELL’EGEMONIA GLOBALE
Entrambi gli accordi possono essere letti come fasi differenti di un’unica ambiziosa strategia statunitense per la riconquista di una nuova egemonia globale, contro l’incubo che il mutato quadro dei rapporti di forza a livello internazionale possa marginalizzare sempre di più la potenza americana.
CONTRASTO CON LE POTENZE EMERGENTI E IL MERCOSUR A TRAZIONE BRASILIANA
Da una parte le nuove potenze emergenti del secondo e terzo mondo, quali il Brasile, India, Sud Africa e Messico continuano a crescere e sviluppare il proprio mercato interno, rivelandosi difficilmente controllabili attraverso i vecchi e nuovi forum internazionali, come il G20, e in alcuni casi rafforzando la costruzione di nuove aree commerciali regionali per la prima volta sottratte all’influenza statunitense, come nel caso del Mercosur in America Latina a trazione brasiliana.
CONTRASTO CON L’ASSE CINA-RUSSIA IN ASIA E MEDIORIENTE
Dall’altro lato del Pacifico l’asse economico e geo-politico tra il gigante cinese e la Russia si va affermando prepotentemente come epicentro degli equilibri mediorientali e asiatici, in una graduale scalata al ruolo di leadership globale. La soluzione diplomatica della vicenda siriana, come l’accordo sull’arricchimento dell’uranio in Iran lo hanno dimostrato recentemente.
EUROPA INTRAPPOLATA E ALLO SBANDO
Nella morsa dei nuovi candidati all’egemonia internazionale, con il vecchio partner europeo allo sbando, intrappolato nella spirale economica e sociale dell’austerità, lo stanco e frustrato impero statunitense tira fuori le unghie, archiviando di fatto le negoziazioni del Doha Development Round, concepito come supporto ai paesi più deboli, per lanciare una controffensiva senza precedenti con gli strumenti e la piena complicità delle più potenti multinazionali economiche e finanziarie.
CONTROFFENSIVA AMERICANA SENZA PRECEDENTI, A BRACCETTO CON LE MULTINAZIONALI
Trattasi di un disegno di politica economica mondiale che vede, per la prima volta nella storia, il pieno protagonismo politico delle grandi corporation transnazionali, sedute negli stessi tavoli di negoziazione e trattativa alla pari degli attori nazionali, se non in posizione privilegiata. I due trattati si profilano così come la prima autentica costruzione di un’area planetaria di libero mercato costruita a tavolino da un’élite che supera i confini tradizionali tra Stato e privati, tra governi e interessi aziendali, sottraendosi a ogni controllo democratico. I contenuti dei due trattati TTIP e TPP che giorno dopo giorno si vanno delineando portano ben impresso il marchio degli interessi elitari da cui hanno preso forma.
LOGORAMENTO DEI SETTORI INDUSTRIALI EUROPEI INCAPACI DI REGGERE IL CONFRONTO
Settori come quello dell’allevamento, della produzione di fertilizzanti, di bioetanolo e di zucchero, potrebbero realisticamente subire un pesante colpo dai vantaggi competitivi che avrebbe l’industria statunitense sulla controparte europea, con un relativo impatto negativo sull’intero sistema industriale dell’UE. La libera competizione dell’industria americana sul mercato europeo, con i suoi standard produttivi e lavorativi, andrebbe a minare pesantemente diversi settori industriali europei più deboli e incapaci di reggere il confronto. Tale squilibrio di produttività industriale tra le parti potrebbe concretamente tradursi in un impoverimento ancora maggiore del sud Europa, già piegato dalla crisi e dagli effetti recessivi delle politiche d’austerità.
PERDITA ULTERIORE DI POSTI DI LAVORO E DI TUTELE SUL PIANO NORMATIVO
Oltre alla perdita dei posti di lavoro che tale concorrenza aggressiva da parte degli USA e delle multinazionali porterebbe in Europa, non bisogna sottovalutare il pericolo di un abbassamento generalizzato degli standard dei diritti del lavoro, sindacali e previdenziali che i lavoratori in Europa subirebbe, allineandosi col sistema di scarse tutele, di debolezza dei sindacati e di privatizzazione del settore previdenziale tipico degli USA.
RIPROPOSIZIONE IMPLICITA DELL’ACTA, TENTATIVO DI INTRUSIONE NELLA CULTURA GIÀ BOCCIATO DALLA COMUNITÀ EUROPEA
Le bozze del TTIP nasconderebbero un ritorno dello spirito e di interi paragrafi dell’ACTA (Anti-counterfeiting trade agreement), l’accordo multilaterale sulla proprietà intellettuale fortemente voluto dagli USA con cui il copyright avrebbe acquisito un potere legale e sanzionatorio enorme a scapito di un libero accesso alla cultura, concedendo alle multinazionali un potere di fatto illimitato sulla gestione dei dati personali degli utenti della rete a totale scapito della loro privacy. L’ACTA è stato fermato dal Parlamento europeo nel 2012 anche in seguito alle gradi proteste che avevano attraversato il continente, ma rischia adesso risorgere dalle ceneri nei dettagli dell’accordo trans-atlantico.
PERDITA DELLA PRIVACY E BENEFICI PER LE GRANDI INDUSTRIE FARMACEUTICHE
Insieme alla perdita della privacy e dei diritti digitali per tutti gli utenti di internet, tale accordo darebbe mano libera ai colossi multinazionali a fare del web un sistema di monitoraggio e sorveglianza, rappresentando una trappola per la libertà di informazione e di fruizione della comunicazione via web. Ma l’ulteriore fortificazione del regime della proprietà intellettuale avrebbe anche conseguenze ben più devastanti. In primo luogo ne beneficerebbero le grandi industrie farmaceutiche rispetto ai farmaci generici, vedendosi assicurate un regime di monopolio legalizzato contro una competizione che finora ha regolato verso il basso i prezzi, tutto a spese dei sistemi sanitari nazionali, delle tasche dei contribuenti, ma soprattutto della loro salute.
CADUTA DEGLI STANDARD DI QUALITÀ IN TEMA DI AMBIENTE, AGRICOLTURA ED ALIMENTAZIONE
Nella logica degli standard al ribasso tra Stati Uniti e resto del mondo finirebbero in pieno i regimi di tutela ambientale, climatica e agricola e, se consideriamo le scarse tutele americane in tema di emissioni inquinanti e uso di tecnologie e prodotti invasivi nel campo agro-alimentare, vi sono serie ragioni per temere uno dei colpi più violenti alla salvaguardia dell’ambiente degli ultimi decenni. L’armonizzazione degli standard qualitativi tra le due sponde dell’Atlantico potrebbe portare in Europa, all’abbandono del principio precauzionale che finora ha tenuto alla larga gran parte degli OGM, dei capi bovini dopati con ormoni e dei volatili sterilizzati chimicamente, tipici del made in USA.
LIBERO SVILUPPO DELLE TEMIBILI BIO-TECOLOGIE A VANTAGGIO DI MONSANTO, DUPONT E DOW CHEMICAL
Lo sviluppo delle bio-tecnologie alimentari, in primo luogo con la libera commercializzazione degli OGM, è proprio l’obiettivo delle campagne milionarie e decennali condotte da giganti multinazionali come la Monsanto, la DuPont e la Dow Chemical. Lo stesso vale per gli standard agricoli sull’uso dei pesticidi e la tutela del paesaggio che potrebbero realisticamente pendere dal lato del più liberale regime americano, tutto a svantaggio di un più elevato livello di sicurezza della qualità del cibo, della produzione in biologico, e della tutela dell’agricoltura europea costretta a subire, in particolare nell’area mediterranea, il durissimo colpo di un’impari ed aggressiva concorrenza statunitense.
DEREGOLAMENTAZIONE GLOBALE DEL SETTORE BANCARIO
I padroni della finanza tra Stati Uniti ed Europa starebbero approfittando di questo ambizioso Round di negoziazioni per ottenere un’ulteriore deregolamentazione del settore finanziario a livello globale. Occorre spezzare questo gigantesco cappio sopra le teste di milioni e milioni di cittadini in tutto il mondo.
ALTI E BASSI DELLA PRIMA GLOBALIZZAZIONE
La prima globalizzazione è finita. Scambi e flussi di tutti con tutti non hanno funzionato come dovevano, almeno secondo le intenzioni del principale promoter, gli USA. Si è trattato di un enorme trasferimento di ricchezza dai paesi ricchi a quelli poveri ma, contemporaneamente, nei paesi ricchi già provati dall’emorragia verso quelli emergenti, si è creata una dinamica di trasferimento di ricchezza dalle classi povere e medie a quelle già ricche, diventate super-ricche.
DETENTORI DI CAPITALI CHE SUCCHIANO RISORSE ALLA COMUNITÀ
Queste élite di super-ricchi, multinazionali e banco-finanza, si sono strette in una cerchia mondiale di detentori di capitali che succhiano risorse dalle comunità, dalla natura e dal risparmio e poi si trasferiscono denaro l’un l’altro, all’interno del vorticoso circolo della nuova finanza, borse e paradisi fiscali. Una circolazione di ricchezza per lo più apparente, alimentata dalla continua immissione di dollari nel circuito, ad opera della banca centrale americana e da tutti i potenziali creatori di debito come titoli, emissioni speciali, obbligazioni, derivati, prestiti al consumo, carte di credito.
COMPETIZIONE E CONFRONTO QUASI-MILITARE CON RUSSIA E CINA
Il problema principale della prima globalizzazione, è stato quello di aver allevato dei minacciosi competitor, inizialmente economici, poi finanziari, poi valutari, poi politici. In uno scenario di competizione che è il Mondo, il confronto con Russia e Cina, rischia di trascendere sul piano addirittura militare. Inizia quindi una fase di lotta non più per l’egemonia del Tutto per via diretta , ma per via indiretta, creando schieramenti e sistemi contrapposti ed attraverso il controllo di questi, tentare il controllo del Tutto. Da tutti e tre i trattati TTIP-TPP-TISA, sono rigidamente esclusi proprio i principali nuovi competitor che sono Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
RICOSTRUZIONE AMERICANA DEL BASTIONE OCCIDENTALE E ANNESSIONE DELL’EUROPA
L’amministrazione Obama già da tempo ha annunciato il ri-orientamento strategico della propria politica internazionale. L’intenzione è ricostruire il bastione occidentale, riannettendosi l’Europa come cinquantunesimo stato dell’Unione. La strategia sottostante il TTIP è quella di dare agli USA un controllo del sistema globale, ostracizzando e disincentivizzando ogni forma di scambio tra Europa e paesi emersi o emergenti.
EUROPA FORTE PER CAPACITÀ TECNOLOGICA MA PRIVA DI MATERIE PRIME
Europa infatti, è un omologo degli USA per quanto attiene molte capacità tecnologiche, mentre è ben mancante di materie prime di cui sono invece eccedenti gli emersi e gli emergenti. In teoria, questo sarebbe lo scambio perfetto, basato sulla reciproca compensazione delle eccedenze e della mancanze. Ma questo scambio perfetto potenzierebbe ulteriormente il progresso tecnico-produttivo dei competitor geopolitici, Cina e Russia in primis.
STRENUA DIFESA DEL DOLLARO COME MEZZO DI DOMINIO ECONOMICO-POLITICO-MILITARE-CULTURALE
Un commercio funzionante e libero dell’Europa con i suoi partner creerebbe pure una circolazione attiva di valute disparate tipo yen, yuan, rubli, euro, rupie. Questo finirebbe con l’emarginare gli USA. USA che non hanno alcuna intenzione di commerciare liberamente con coloro che vedono come rivali geopolitici esiziali. USA che temono la relativizzazione del dollaro più di ogni altra cosa al mondo, poiché è sul dominio assoluto del biglietto verde che si basa la loro forza finanziaria, quindi economica, quindi politica, coadiuvata da quella militare e condita da quella culturale.
ISTERIA AMERICANA SULLA QUESTIONE UCRAINA
L’isteria americana sulla questione ucraina va quindi letta in questo senso, separare da subito Europa e Russia per poi ostacolare anche le relazioni Europa – Cina. La Cina è, per ammissione esplicita dell’amministrazione americana, il main competitor globale. Ed infatti il ri-orientamento della politica strategica statunitense ha per titolo “Pivot to Asia”, perno sull’Asia.
INCIDENTI E MINACCE SUL MAR DELLA CINA
Obama ha compiuto diversi viaggi di corteggiamento e amicizia in Asia, in tutti i paesi confinanti con la Cina, paesi che vivono o sono invitati a vivere, la crescita cinese potenzialmente come minacciosa. Diversi incidenti nel Mar della Cina hanno infiammato le relazioni dei paesi costieri poiché ognuno sta correndo a ridefinire confini marittimi che in passato non avevano nessun preciso significato ma che oggi con il traffico dei cargo e petroliere, nonché per le promesse di sotterranei giacimenti di energia, diventano luoghi di aspra contesa.
PROVOCAZIONI E PUNZECCHIAMENTI ASIATICI CON CINA E RUSSIA
Sono numerose le provocazioni. Da satelliti ed aerei spia buttati giù senza troppi riguardi dai cinesi, alla questione del Tibet, al rinnovamento delle basi militari USA del Pacifico, al recente tentativo di destabilizzazione ad Hong Kong compiute ai danni dei cinesi che, peraltro, non se ne sono stati con le mani in mano. I cinesi, stanno aprendo porti e stendendo binari per creare la famosa Nuova Via della Seta che ricolleghi l’Asia con l’Europa. Acquisto di porti, aeroporti ed aziende occidentali, nonché land grabbing in Africa, condiscono la strategia di sviluppo armonioso del gigante cinese che per molto tempo ancora, baserà la sua crescita sull’export. Ma fino ad ora ha prevalso una certa prudenza, un punzecchiarsi reciproco, non ancora divenuta aperta sfida come è invece avvenuto con la Russia, dichiarata da Obama all’ONU, una delle tre minacce principali planetarie, assieme ad Ebola e prima ancora dell’Isis.
IL TRATTATO TPP PER IL PACIFICO-ASIA
L’area Ovest degli USA, il Pacifico-Asia è destinazione di un altro trattato gemello del TTIP, il TPP – Trans Pacific Partnership. Nato nel 2005 per costruire un’area di libero scambio merci-servizi-finanza tra Nuova Zelanda, Cile, Sultanato del Brunei e Singapore, il trattato originario si chiamava Pacific Four = P4, e rappresentava la logica naturale dei trattati basati su interessi puramente economici. I quattro paesi infatti sono del tutto complementari. Singapore è una città-stato che non produce nulla se non investimenti e servizi avanzati, il Brunei è un paese con meno di 400.000 abitanti, sprovvisto di tutto ma ricco di petrolio, Nuova Zelanda e Cile sono paesi con territorio e produzioni complementari. La Nuova Zelanda è priva di minerali, laddove primeggia il Cile. Questa è logica naturale di trattati di libero scambio basati sulle compensazioni tra eccedenze e mancanze strutturali, una circolazione di energia, finanza, materie prime ed industria e servizi che dota tutti di ciò che manca, scambiandolo con ciò che eccede.
TENTATIVO DI EROSIONE DEL POTERE COMMERCIALE CINESE E MANTENIMENTO DELLA PREMINENZA DEL DOLLARO
I paesi asiatici formano una prima cintura intorno alla Cina. Obiettivo del TPP è scalzare la Cina dal suo predominio commerciale in Asia. Ma l’obiettivo principe sta nel mantenere la preminenza del dollaro negli scambi. Dollaro che può al massimo sopportare la parziale convivenza con l’euro, stante che sul futuro dell’euro gli americani per primi, sicuramente non scommettono.
IL TPP NON VA PER NIENTE SOTTOVALUTATO
Chi valuta il TTIP non è portato a considerare il TPP ma ciò è un errore. Vale infatti il valore di concorrenza sul mercato americano. Gli Stati Uniti ad esempio, non si aprono solo all’agroalimentare europeo, ma anche a quello cileno, oceanico, malese e vietnamita. I vini italiani andrebbero in concorrenza non solo con quelli californiani ma anche coi cileni e coi neozelandesi. I servizi banco-finanziari con quelli di Singapore e di Tokio, le tecnologie con quelle del Giappone, le delocalizzazioni con Vietnam e Malaysia, il turismo con Oceania ed Sud America. Poiché l’intento geopolitico del TPP, al pari di quello del TTIP, è ben chiaro, una volta firmato, si deve prevedere anche un successivo allargamento a Thailandia, Filippine, Cambogia, Myanmar, Taiwan e chissà chi altro e chissà a quali condizioni di arrendevolezza, di sudditanza e di vantaggio comparato a favore USA.
IL TRATTATO TISA
Oltre al TTIP ed al TPP, un altro trattato è in ancora più segreta discussione, il TISA (Trade In Services Agreement). Il TISA è un trattato relativo ai servizi che ha un allegato specifico su i servizi finanziari. Si tenga conto che oggi i servizi, soprattutto nelle economie più avanzate, sono il comparto di gran lunga dominante rispetto a industria ed agricoltura (79% del Pil USA, 72% del Pil Mondo, dati 2013 The Economist).
ESCLUSIONE DEI BRICS A TUTTI I LIVELLI
Il trattato TISA include tutti i membri TTIP e quelli TPP ad eccezione del Brunei, Malaysia e Vietnam. A questi si aggiungono Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, Turchia in Europa, Israele in Medioriente, Taiwan, Hong Kong, Pakistan e Sud Corea in Asia, Colombia, Costa Rica, Panama, Paraguay in Centro e Sud America. Si noti l’esclusione in via di principio dei BRICS. I colloqui si svolgono a Ginevra e sono presieduti a turno da Stati Uniti, UE ed Australia ed a fine anno 2014, giungeranno al 10° round. La secretazione del TISA ha dell’incredibile prevedendo la pubblicizzazione solo cinque anni dopo l’entrata in vigore. Il trattato è ovviamente sospinto da lobbies tra cui il Team Tisa che riunisce 57 multinazionali, tutte americane.
ELEMENTI GENERALI DI VALUTAZIONE DEI TRATTATI
Le discussioni su TPP e TTIP hanno sedimentato una serie di punti controversi su cui occorre riflettere in generale, oltre alle ben note questioni sulla segretezza ed opacità dei contenuti, i polli al cloro, la carne agli ormoni, gli OGM, le esternalità ambientali e il negativo impatto occupazionale. Questi trattati vengono presentati come riferiti a questioni genuinamente economiche, ma la loro ratio intrinseca è politica o meglio geo-politica, ed è assai improbabile che contengano le convenienze economico-occupazionali che studi commissionati ad hoc, sembrano promettere. Questo è un punto di fondamentale ambiguità.
IL LIBERO SCAMBIO FAVORISCE SEMPRE LE ECONOMIE PIÙ FORTI
In linea generale non esiste solo la contrapposizione ideologica libero scambio contro autarchia. Esiste soprattutto la contrapposizione realistica tra libero scambio e scambio ragionevole, segnalata già all’inizio del XIX° secolo. Un economista liberale tedesco, Friedrich List (1789-1846) eccepiva che la totale libertà di scambio favorisce sempre il più forte. List si riferiva agli stati ma oggi il discorso vale anche per le imprese. Le multinazionali americane, inglesi, francesi, tedesche, olandesi contro la pletora di PMI o piccole e medie imprese di cui è ricca l’Europa e l’Italia in particolare. In termini di Stato, offrire un settore debole alla totalmente libera concorrenza, significa non solo perdere questa o quella azienda e la relativa occupazione ma nel medio-lungo periodo, l’intero settore. Esistono settori strategici, settori che persi, condizionano strutturalmente l’assetto completo del sistema economico e finanziario di un paese. Si pensi all’acciaio, ai semilavorati, alla diversificazione delle forniture energetiche, alle telecomunicazioni.
MIRABOLANTI ED INAFFIDABILI PROSPETTIVE DI CRESCITA
In Europa, dopo i fallimenti della globalizzazione, delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, del delirio banco-finanziario e dell’euro, gli stessi e soliti proponenti, giungono oggi a proporre nuovi trattati dalle mirabolanti prospettive di occupazione e crescita. Sarebbe come un venditore di aspirapolvere che per ben quattro volte ci ha rifilato una fregatura ed a cui continuiamo ad aprire la porta ben pieni di speranza. Irrazionale.
APPIATTIMENTI QUALITATIVI E RIMOZIONE DELLE DIVERSITÀ CULTURALI
Vi è poi una contrapposizione tra i concetti di standard e varietà. Questi trattati favoriscono esplicitamente la creazione di standard, di unificazioni, di appiattimenti qualitativi e di dominazioni. Il modello culturale di riferimento dei trattati è quello dello standard massificato, che è poi quello americano e non il nostro. Così come è negativo eliminare la biodiversità, è controproducente rimuovere le diversità culturali.
OMOLOGAZIONE E COLONIZZAZIONE STRUTTURALE
Perdere diversità è infatti perdere resilienza, perdere libertà e questo si traduce in definitiva in una mancanza di alternativa, quindi di flessibilità, ovvero in un aumento della rigidità. L’esatto contrario di ciò che si prescrive per affrontare i complessi tempi futuri. Attraverso degli innocui trattati infatti, si comincia con il commercio e si finisce con l’omologazione strutturale completa, con la colonizzazione strutturale.
L’AMERICA HA LE MANI LIBERE NELLO STAMPARE MONETA E NEL CHIUDERE IL RUBINETTO A SECONDA DELLE SUE CONVENIENZE
Un problema ulteriore, mai dichiarato, è che l’economia è fatta di merci, servizi, regole di scambio, cornici normative certo ma le cose si vendono e comprano con i soldi, ovvero con le valute. È noto che il dollaro è gestito da una banca centrale che stampa in grande quantità ed all’occorrenza svaluta ed è pure noto che invece l’euro è gestito da una banca che non stampa a richiesta e non svaluta. Nel campo americano inoltre, come abbiamo già indicato, ci si muoverà non solo contro la concorrenza indigena, ma anche contro la concorrenza dei paesi TPP, molti dei quali hanno una gestione della valuta ancor più disinvolta. È inconcepibile che l’Europa vada a firmar trattati concorrenziali con competitor che possono fare dumping valutario mentre lei se lo impedisce a priori col Trattato di Maastricht.
UNA LOGICA AMBIGUA E COLONIALE SUPPORTATA DALLE LOBBY BANCARIE E FINANZIARIE
L’intera logica della strategia dei trattati è quella di obbligare i singoli paesi tanto europei, quanto del Pacifico, gli attori industriali, agricoli e dei servizi, l’intera architettura della banco-finanza a formattarsi secondo gli standard americani, cosa che non riuscì per le vie troppo aperte del WTO ovvero per l’opposizione dei BRICS, acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sud-Africa paesi lasciati fuori da tutti e tre i trattati. All’appello americano rispondono eccitate le lobby atlantiste, multinazionali e banco-finanziarie europee, lobby che promuovono l’interesse dei Pochi e non certo dei Molti, che puntano a barattare i loro vantaggi in cambio della nostra integrale colonizzazione strutturale che, una volta operata, sarebbe nei fatti difficilmente reversibile. La logica sottostante la strategia dei trattati è ambigua, irrazionale, ingiusta, disadattiva, illogica, coloniale. Questo perché, come già detto ma val bene ripeterlo, la logica non è commerciale, ma geopolitica.
TTIP E TPP RAPPRESENTANO IL 635 DEL PIL MONDIALE
Il fine strutturale dei due trattati è creare due comunità economiche (TTIP e TPP) che sommano al 63% del Pil mondiale, dominate dal leader mondiale USA che detiene il 22,5% del Pil mondiale e la leadership assoluta del mercato finanziario, cioè della circolazione dei capitali. Lo schema è lo stesso delle società quotate in borsa, una minoranza (il 22,5%) controlla una azienda massiccia (il 63% del Pil mondiale) che controlla l’intero mercato. Le prime dieci compagnie di export USA controllano il 96% di tutto l’export statunitense (le prime dieci europee l’85%). Loro e la banco-finanza anglo-americana sarebbero i principali beneficiari del nuovo sistema dal punto di vista economico.
USA AL CENTRO DEL MONDO E SOFFOCAMENTO DELLE ECONOMIE EMERGENTI
Il fine a breve termine è altresì triplice. Il primo è frenare la contrazione occidentale insidiata da tutta la pletora delle economie emergenti. I trattati ovviamente non si curano della limitazione delle risorse e della saturazione dei consumi, né delle diseguaglianze che hanno depauperato i poteri d’acquisto. Il secondo è porsi come perno centrale della coalizione creata dai due trattati. Con i suoi 316 milioni di cittadini ed il 35,7% del valore economico del totale delle due comunità create con i due trattati, gli USA sarebbero il sole del nuovo sistema. Il terzo è soffocare l’area di sviluppo delle nuove economie emergenti. La strategia ha un corollario di operazioni che verranno deliberate contro Africa, Sud America ed India, mentre è in corso il riassestamento del Medio Oriente con la creazione di nuove entità statali e nuovi confini.
STACCO DELL’EUROPA DA RUSSIA E CINA
La separazione forzata tra Europa e Russia è già avanzata in seguito all’affaire ucraino. Questo dovrebbe garantire l’emarginazione totale di Russia e Cina che sono i concorrenti più temuti. I due trattati puntano a creare un sistema di lunga durata, basato sull’uniformazione di tutti gli standard sociali, culturali, normativi, valutari, banco-finanziari ed economici a quelli vigenti negli Stati Uniti e creante di fatto, una dipendenza di tutti dagli USA, impedendo la creazione di un mondo multipolare.
ESAUTORAMENTO DELLA POLITICA, DELLA DEMOCRAZIA E DELLA SOVRANITÀ DELLE SINGOLE COMUNITÀ NAZIONALI
Il beneficio a lungo termine sarebbe infatti che la struttura multinazionale e banco-finanziaria anglosassone dominerebbe un mercato economico che sempre più esautora la politica, la democrazia e la sovranità delle singole comunità nazionali, garantendo il controllo diretto ed indiretto della nuova complessità planetaria al sistema dominante, quello degli Stati Uniti d’America, basato su imprese multi-trans-nazionali, banco-finanza e dollaro e quando non basta, l’esercito di gran lunga più potente del pianeta.
CRISI PRESIDENZIALE DI OBAMA A METÀ MANDATO
La clamorosa bocciatura di Barack Obama e la massiccia avanzata dei Repubblicani alle elezioni di questi giorni, con maggioranze nette a Camera e Senato apporteranno delle revisioni o delle modifiche ai piani in corso? Non è da escludere. Va ricordato ad esempio che l’apertura storica alla Cina fu opera del repubblicano Richard Nixon, dettaglio politico di non poco significato. Ovvio però che le ambizioni di dominio mondiale degli USA non sono esclusiva del partito democratico o di quello repubblicano, per cui ci troveremo tutti a fare i conti con sigle enigmatiche e trattati internazionali disegnati e concepiti a nostra insaputa e sopra le nostre teste.
CHI TIRA LE FILA DOVREBBE ALMENO AVERE LA COSCIENZA A POSTO
La cosa più assurda e paradossale è quella di essere manovrati e messi in croce da un manipolo di falsari e di speculatori che stampano dollari svalutati, oltre che da agenzie di rating che sputano sentenze fallimentari e funerarie a ripetizione su Italia, Spagna e Grecia, paesi dove la gente sa ancora fare sacrifici e risparmiare, mentre in USA la gente ha spesso le mani bucate, e le banche sono indebitate e marce fino al midollo.
A QUESTO PUNTO PARLIAMO DEI DERIVATI BANCARI
I derivati sono strumenti finanziari complessi che, per la loro enorme diffusione sui mercati di capitali e per il loro consolidarsi nei primi anni dopo il Duemila, hanno finito per acquisire un ruolo di assoluta centralità nell’intera economia globale. Come si evince dal loro stesso etimo, i derivati non sono titoli muniti di un proprio valore intrinseco, bensì derivano il loro valore da altri prodotti finanziari, ovvero da beni reali alla cui variazione di prezzo essi sono agganciati, come il titolo, o il bene, o la materia prima la cui quotazione imprime il valore al derivato assumendo il nome di sottostante, o di underlying asset.
MEZZO DI COPERTURA RISCHI MA SOPRATTUTTO STRUMENTI DI SCOMMESSA E DI SPECULAZIONE
In linea astratta, i derivati possono assolvere tanto ad una funzione protettiva, ossia di copertura da uno specifico rischio di mercato, quanto ad una finalità meramente speculativa. Nel concreto, i derivati si siano affermati sul mercato finanziario soprattutto quale mezzo di speculazione. Ogni derivato ha ad oggetto una previsione o una scommessa sull’andamento futuro di un particolare indice di prezzo, come ad esempio quotazioni di titoli, tassi d’interesse, tassi di cambio tra valute diverse, prezzi di merci o di materie prime.
QUALUNQUE SCOMMETTITORE E QUALUNQUE AVVENTURIERO DI BORSA LI PUÒ ACQUISTARE
Una delle caratteristiche peculiari del derivato è quella di essere acquistabile sui mercati da un numero indefinito di scommettitori che non vantano alcun rapporto diretto col titolo o col bene sottostante o che, in altre parole, non sono direttamente coinvolti nell’operazione finanziaria dal cui andamento il prodotto derivato trae il suo valore.
FRODI MASSICCE CON MILIARDI DI DOLLARI SPARITI E NESSUN ARRESTO
Il fatto che la gente normale, negli USA e negli altri paesi industrializzati, non si sia riversata in strada per linciare gli alti papaveri delle banche centrali e i loro complici di Wall Street o delle altre piazze bancarie è una chiara dimostrazione di quanto sono stati abili i gruppi finanziari a infinocchiare e confondere le masse. Sono stati fatti sparire miliardi di dollari, ma ben pochi alti responsabili hanno sollecitato indagini criminali. Banchieri di primissimo piano, legali, esperti finanziari, legislatori e politici di tutte le tendenze hanno perpetrato frodi massicce, ma nessuno di loro pagherà per questi crimini. In cambio, il ragazzino che ruba un paio di dollari di merce nel negozio all’angolo viene sbattuto in carcere per cinque anni o più, malmenato e umiliato durante la detenzione.
TOTALE IMMUNITÀ PER BERNANKE, GEITHNER E I COMPARI DELLA GOLDMAN SACHS
I vari Bernanke, Geithner, Paulson, Larry Summer e i loro degni compari nella Goldman Sachs, JP Morgan, Citigroup, Merrill Lynch, Bear Sterns, Lehman Brothers, Fannie Mae, Freddie Mac o nelle corrispondenti banche europee, godono di una totale immunità e possono continuare a distruggere e saccheggiare l’economia globale. Se gli analisti finanziari e i commentatori onesti non semplificheranno analisi e spiegazioni, in modo da permettere a più gente di capire come sono state portate avanti le frodi, la situazione attuale non cambierà e il saccheggio continuerà immutato.
A QUANDO IL COLLASSO?
A quando il nuovo collasso del sistema bancario americano? Se lo chiede Michael Snyder su The Economic Collapse Blognon. Snyder non ha dubbi nel rispondere a domande postegli dai giornalisti. Compie un’interessante analisi sul mondo dei derivati negli Stati Uniti e rivela che gli istituti finanziari più celebrati del paese hanno oggi singolarmente oltre 40 trilioni di dollari di esposizione ai derivati.
WALL STREET MAGGIORE CASINÒ E MAGGIORE CASINO DEL PIANETA
Con un debito nazionale di circa 17.700 miliardi di dollari, 40 trilioni di dollari è una cifra quasi inimmaginabile. E, prosegue l’analista, a differenza di azioni e obbligazioni, i derivati non rappresentano investimenti in qualcosa di concreto, ma sono soltanto scommesse di carta su ciò che accadrà in futuro. Praticamente una forma di gioco d’azzardo legalizzato. Le banche “Troppo grandi per fallire” hanno trasformato Wall Street nel maggiore casinò nella storia del pianeta. Quando questa nuova bolla scoppierà, e scoppierà sicuramente, il dolore che causerà per l’economia globale sarà maggiore di quanto le parole possono descrivere.
ENORMI PROFITTI SUL FILO DEL RASOIO
Le banche “Too big to fail”, continua Snyder, producono enormi profitti attraverso i derivati. Secondo il New York Times, tali istituti contano quasi 280.000 miliardi dollari di derivati sui loro libri contabili, nonostante la crisi finanziaria del 2008 abbia dimostrato quanto ciò sia pericoloso. Le grandi banche hanno poi sofisticati modelli computerizzati che dovrebbero mantenere il sistema stabile e aiutarle a gestire questi rischi. Ma tutti questi modelli sono basati solo su ipotesi ideate da persone in carne ed ossa. E quando un evento imprevisto arriva, come ad esempio una guerra, una pandemia, una catastrofe naturale, o un crollo di un grande istituto finanziario, questi modelli si sgretolano in pochissimo tempo.
IL TONFO DELLA LEHMAN BROTHERS NEL 2008 NON HA INSEGNATO NULLA
Snyder riporta un breve estratto da un articolo di Forbes che descrive quello che è successo al mercato dei derivati dopo il tonfo di Lehman Brothers e il crollo finanziario nel 2008. L’America stava celebrando e brindando. L’economia era in piena espansione, tutti sembravano essere sempre più ricchi, anche se i segnali di pericolo stavano dappertutto. Troppi prestiti, investimenti folli, banche avide, regolatori addormentati al volante, politici desiderosi di promuovere la casa di proprietà per chi non poteva permetterselo, e gli analisti a ribadire inutilmente i loro ammonimenti.
PRESTITI SCONSIDERATI, RISCHI ECCESSIVI E NIENTE TRASPARENZA
Poi, quando Lehman Bros è caduta, il sistema finanziario e l’economia mondiale sono quasi crollate. Perché? La causa principale non era solo il prestito sconsiderato e la assunzione di rischi eccessivi. Il problema era la mancanza di trasparenza. Dopo il crollo di Lehman, nessuno riusciva a capire i rischi per la negoziazione di derivati e quindi nessuna banca voleva prestare o fare scambi con qualsiasi altra banca. Dato che tutte le grandi banche erano state coinvolte in misura sconosciuta nel commercio di derivati rischiosi, nessuno poteva dire quale poteva essere il prossimo istituto finanziario a implodere.
VALORE DEI CONTRATTI DERIVATI MONDIALI SCHIZZATO A 710000 MILIARDI DI DOLLARI
Dopo l’ultima crisi finanziaria, prosegue Snyder, ci avevano promesso che questo sarebbe stato risolto. Ma invece il problema è diventato molto più grande. Da quando la bolla immobiliare è scoppiata nel 2007, il valore dei contratti derivati in tutto il mondo era salito a circa 500 miliardi di dollari. Secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, si parla oggi dell’incredibile cifra di 710.000 miliardi di dollari. E naturalmente il cuore di questa bolla dei derivati si trova a Wall Street.
LE CINQUE MAGGIORI BANCHE ESPOSTE PER OLTRE 40 TRILIONI DI DOLLARI IN DERIVATI
A tal proposito, Snyder pubblica il Rapporto Trimestrale più recente della OCC (Office of the Comptroller of the Currency), independent bureau del Tesoro Americano, dove risulta che le cinque maggiori banche “Troppo grandi per fallire” dispongono tutte di oltre 40 trilioni di dollari in esposizione ai derivati. Non a caso, queste cinque banche vengono chiamate in America “Il Grande Puttanaio”.
Valdo Vaccaro
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